Lui & Lei
Con Michela, in università.
di DioBacco
28.02.2018 |
17.955 |
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"Per fortuna non si sono fermati..."
Ero arrapato come non mai oggi. Da stamattina appena sveglio mi sono ritrovato con un’erezione da far male ma per il poco tempo a disposizione e la fretta di dover prendere il bus non ho potuto soddisfare le mie voglie. Ho cercato in tutti i modi di deviare la mia attenzione su qualunque altra cosa. Mi sono letto le news sul cellulare, ho ascoltato musica, ho ripassato i miei appunti, ho letto si e no tutti i cartelloni pubblicitari per strada; per un po’ ha funzionato. Almeno fino a quando sono entrato in classe. Nel mio corso di laurea siamo una ventina di studenti di cui quindici femmine. Inutile dire che appena ho visto le mie compagne tutti i miei sforzi di auto-controllo e distrazione sono stati nulli e vani. Mi siedo nelle prime file e appena inizia la lezione la mia attenzione è e deve rimanere rivolta solo alla lavagna, alla spiegazione del professore e alle note che prendo. So che appena il mio sguardo si volgerà verso una delle mie compagne mi ritornerà la voglia e non voglio cedere. Non è né il luogo né il momento per comportarsi come cane arrapato. Sono quasi giunto alla fine della lezione senza incidenti; per fortuna ho solo questo corso per oggi. Quando la lezione finisce tutti i miei compagni se ne vanno. Io rimango indietro ancora seduto continuando a scrivere. Faccio un cenno di saluto ai miei amici e dico loro di non aspettarmi. Per fortuna non si sono fermati. Finalmente sono solo e posso andare in bagno a sfogarmi. Non faccio in tempo ad alzarmi che mi sento chiamare. Mi giro; si tratta di Michela, una delle mie compagne. Mi chiede se posso spiegarle un passaggio della lezione che le è poco chiaro visto che siamo gli ultimi rimasti. Si è attardata a sistemare i suoi appunti per questo non è uscita con tutti gli altri. Questa non ci voleva proprio. La mia speranza di un po’ di svago personale sfuma. Non venendomi in mente alcuna motivazione per dirle di no l’accontento. Si siede al mio fianco e mentre mi spiega il passaggio che non ha capito, la osservo con la coda dell’occhio. Ha la mia età, capelli castani chiari corti, un viso dolce, da bambina quasi, due guance piene ma non paffute, due labbra sottili in un perenne sorriso, e occhi color nocciola incorniciati da occhiali grossi di montatura. Indossa un maglione verde, un camicetta bianca e dei jeans scuri. Di corporatura è grossa, almeno ottanta chili li raggiunge sicuramente, pancia e ventre gonfi, frutto di troppe abbuffate di dolci. I fianchi sono rotondi e sensuali e stranamente persino il culo, per quanto grosso sia, rimane sodo alla vista. Il seno abbondante, credo una quarta a colpo d’occhio, non ne sono sicuro visto il maglione che indossa. Non ha la bellezza di modella di intimo ma sicuramente è attraente.
Riesco a staccarle gli occhi di dosso con grande sforzo mentale e a fatica le spiego il pezzo di lezione. Fisicamente mi sento allo stremo della resistenza; sento che potrei infilarle la lingua e in bocca e farmela in questo preciso istante. Ma devo resistere. Finito la spiegazione mi ringrazia e mi promette di offrirmi un caffè per l’aiuto. Finalmente spero di avere un po’ di tregua per ora.
Mettiamo via i nostri appunti e ci alziamo in contemporanea. Per un movimento improvviso finisce con l’appoggiare il suo fondoschiena contro la mia patta. Sento che il mio cuore perde un colpo. Non può non aver notato la mia erezione in questa posizione compromettente. Mi aspetto che scappi via scandalizzata e inorridita. Tuttavia resta in quella posizione, come se saggiasse le mie dimensioni con il sedere. Sono immobile, indeciso su cosa poter fare per non complicare la situazione. La sua voce mi fa scattare. Si complimenta per le mie dimensioni e dice che le fa piacere che mi fa questo effetto. Si gira e ci guardiamo negli occhi. Decido di buttarmi.
La bacio. Lei risponde infilandomi la lingua in bocca. Pomiciamo come amanti affamati di sesso. Mentre ci baciamo le afferro il culo con la destra mentre con la sinistra la tengo per il collo. Lei mi afferra l’uccello attraverso la stoffa dei pantaloni e inizia a massaggiarlo. Ci stacchiamo dopo un paio di minuti. La voglio scopare e lei vuole essere scopata. Prendiamo i nostri zaini e ci dirigiamo su per le scale verso l’ultimo piano, vuoto a quest’ora. Entriamo nel bagno dei professori, vuoto e più ampio rispetto a quelli degli studenti. Blocco la porta, gettiamo gli zaini in un angolo e riprendiamo dove avevamo interrotto. Il bacio è vorace e lungo. Continuiamo a toccarci da sopra i vestiti ma a me non basta più ormai. Mi stacco e le sollevo il maglione. Le stacco i bottoni della camicetta e la sua quarta di seno esplode davanti a me; non indossa il reggiseno la ragazza. Le massaggio, ne succhio e mordo i capezzoli duri. Michela ansima di piacere, la sua mano non si stacca dai miei pantaloni. Mi spinge via a forza e si inginocchia davanti a me. Mentre mi appoggio al lavandino lei mi cala giù pantaloni e mutande; guarda il mio cazzo con occhi voraci. Non si perde via e lo ingoia in un colpo solo fino alla radice. Nonostante le labbra piccole riesce a tenere ben aperta la bocca. Va veloce e succhia con forza. Le dico di rallentare se non vuole che finisca troppo presto. Cala il ritmo e si concentra sulla cappella rossa, massaggiando le palle piene. Va avanti così per qualche minuto, lento ma con un risucchio da paura. Non resisto più ormai; la voglio. La faccio alzare e la faccio girare. Questa volta sono io che le tiro giù jeans e mutandine. Ha un culo da paura, proprio come lo avevo immaginato. Grosso, sodo e senza imperfezioni, con una passera depilata e bagnata. Le do una lunga leccata dal clitoride fino al buchino di sopra; freme dalla voglia pure lei. La succhio e la penetro con la lingua, gustandomi i suoi umori. Mi prega di scoparla. Non me lo faccio ripetere. Mi alzo, mi infilo un preservativo e le infilo il cazzo duro nella figa con forza. Gemiamo entrambi di piacere; è bollente e aderisce come un guanto. Esco lentamente facendole sentire ogni mio centimetro che la sta abbandonando per poi rientrare di nuovo con forza. Geme ogni volta che la penetro. Comincio a prendere un ritmo più veloce. Ad ogni colpo che le do, vedo attraverso le specchio del bagno che le sue tette sobbalzano in avanti. Continuò ad affondare con più vigore, godendo del suo viso in estasi. Ad un tratto mi spinge via. Si sdraia a pancia in su aprendo oscenamente le gambe. La sua passera è arrossata e sgorga umori come una fontana. Mi stendo su di lei e la penetro di nuovo. In questa posizione mi afferra e mi bacia nuovamente. Le strizzo le tette e inizia a mugolare. Continuo in questa posizione fino a che si irrigidisce sotto di me. Sta venendo con forza e soffoca il suo godimento infilandomi la lingua in bocca. Do ancora un paio di colpi fino a che non resisto più nemmeno io. Esco da lei e sfilo il preservativo. Mi inginocchio sul suo petto e le infilo il cazzo gonfio tra le sue mammelle. Lei capisce e inizia a masturbarmi facendomi una spagnola. Vengo; vengo in abbondanti fiotti di sperma che le imbrattano le tette fino al volto. Mi tolgo da lei e mi siedo sul pavimento riprendendo fiato.
Dopo qualche minuto ci alziamo e ci ricomponiamo. Le porgo qualche fazzoletto di carta per pulirsi il viso e il seno. Usciamo dal bagno con discrezione, attenti a non farci vedere. Scendiamo alle macchinette per prenderci un caffè. Offro io e la ringrazio per l’aiuto che mi ha dato. Lei ricambia e mi ringrazia per la spiegazione. Mi chiede se potrei aiutarla con gli studi, magari a casa sua qualche volta. Se mi accoglie con una buona tazza di caffè volentieri. Lei dice che oltre al caffè potrebbe offrirmi anche qualcos’altro.
Dopotutto la giornata è lunga ancora e io non credo di essermi sfogato abbastanza.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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