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Il regalo della laurea pt.2


di ciccio_piccolo
17.08.2019    |    610    |    0 6.0
"Mi ero avvicinato con il viso, ero a 2 cm di distanza, con il piccolo movimento che avevo fatto, lei aveva aperto gli occhi, ed eravamo rimasti a fissarci..."
La mattina dopo, mi ero svegliato perché avevo la vescica piena, appena avevo aperto gli occhi, avevo visto la mamma rannicchiata davanti a me con la faccia rivolta verso la mia, la mano destra sulla mia vita, osservando il suo viso beato addormentato, aveva quel che di donna matura che mi attira da tanto tempo, ma sembra anche una giovane ragazza che ha bisogno di essere protetto, mi era venuto un’idea: voglio baciarla.
Mi ero avvicinato con il viso, ero a 2 cm di distanza, con il piccolo movimento che avevo fatto, lei aveva aperto gli occhi, ed eravamo rimasti a fissarci negli occhi per dieci lunghi secondi, poi aveva sorriso :”Che cosa fai? Vuoi approffitare di una donna addormentata?”
Avevo sorriso imbarazzato, ma non demordevo, allora l’avevo supplicato: “Mamma, ti prego, posso baciarti? solo un bacino”
Non aveva risposto, prima di chiudere gli occhi, mi aveva fissato con gli suoi occhi grandi azzurri che qualunque uomo potrebbe perdersi all’interno, poi lì aveva chiusi, avevo considerato ciò come il tacito assenso, quindi avevo avvicinato le mie labbra alle sue, attaccandomi alle sue labbra umide, non sapevo più cosa fare, poi lei aveva fatto la prima mossa, aveva aperta leggermente le labbra, e come per scherzo la mia lingua si era intrufolata nella sua umida cavità orale, dal che aveva preso un bell spavento, l’avevo abbracciato, quando la mia lingua era entrata in contatto con la sua, è come se eravamo stati colpiti dal fulmine, ovviamente non mi ero ritratto, la mia lingua continuava ad intrecciarsi con quella della mamma, che aveva cominciato a divincolarsi, poi avevo cominciato a sentire la mancanza d’ossigeno, quindi l’avevo lasciata andare.
“Vuoi soffocarmi?” aveva chiesto respirando a pieni polmoni
“No, certo che no, come potrei”
“Però non volevi neanche staccarti, sei sstato come una ventosa e ti eri appiccicato alle mie labbra” mi aveva rimproverato la mamma
“Sì, ma era la mia prima volta, volevo che durasse un pò di più” avevo cercato di giustificarmi, quindi mi ero avvicinato di nuovo, e l’avevo baciato di nuovo, questa volta era andata meglio, le sue soffici labbra erano incollate alle mie, mentre le nostre lingue cambiavano continuamente cavità orale, ora nella sua, subito dopo nella mia. La nostra effusione era durata tantissimo, mi ero staccato, lei non aveva fatto altro che respirare rumorosamente, doveva essere stanca da già da un pò. Quando si era ripreso, aveva detto: “birbante, mi hai stancato molto, neanche tuo padre mi baciava così”
“Beh, papà può farlo tutti i giorni, mentre io no” le avevo risposto io sorridendo sornione.
Mentre mi ascoltava, si era alzata, e avviata verso il bagno, per prepararsi ad uscire, dopo che aveva finito, io ero ancora sul letto, “Perché non sei ancora in piedi?” mi aveva chiesto
“Voglio che mi tiri sù te”
“Dai muoviti pigrone”
“No, tirami sù te”
“Va bene, se è questo che vuoi” quindi si era avvicinata al bordo del letto, si era chinata in avanti, attraverso la sua scollatura avevo visto le sue tette nude, ero rimasto incantato, erano così grosse, così bianche, e addirittura senza reggiseno.
La mamma aveva notato qualcosa di strano in me, e aveva capito cosa stavo fissando, quando si era seduta, e le avevo detto:”Sono bellissime mamma, posso vederle?”
“No, siamo madre e figli, non possiamo” mi aveva negato
“Si, ma quello che era successo l’altra sera?”
“Era per motivarti nello studio, abbiamo già sbagliato, e non possiamo continuare a sbagliare”
“I seni della mamma sono per dare il latte ai figli, no? l’avevo fatto da piccolo, poi guardami” avevo rincalzato e spostando le lenzuola avevo mostrato la mia portentosa erezione, “Dai, mamma, ti prego” e l’avevo girato tirandola per un braccio, mettendola a faccia faccia con la mia erezione.
La mamma si era morsa le labbra, e sembrava che stesse per scuotere la testa, non resistevo più, preso da un momento di follia, aiutato dall’eccitazione e dal coraggio che non credevo di avere, avevo allungato la mano, e tirato giù la spallina sinistra del suo vestito da notte, fino a mostrare una bella porzione del suo seno sinistro, “Guarda che così non si può” mi aveva rimproverato.
Credevo che fosse un rifiuto, quindi mi ero alzato, e infilato in bagno, “intendeva che non si poteva togliere così il vestito, che scemo che sono” aveva pensato nella mia testa, dopo qualche secondo, lei si era presentata sul ciglio della porta, senza il vestitino, con le mani davanti alle sue mammelle, se prima ero eccitatissimo, adesso lo sono anche di più, mi aveva allungato la mano, l’avevo preso, ed eravamo tornati a letto, lei si era seduta al bordo del letto, io al suo fianco, e l’avevo girato prendendola per le spalle, e staccato le sue braccia dal suo petto candido, mostrandomi tutta la sua bellezza, avevo lasciato le sue braccia senza accorgermi, e le mani ero andati su quelle due bocce di carne bianche adornate da un’areola leggermente più scura con un capezzolo in stato eretto.
Avevo cominciato a palparla, erano sode e lisce, e per nulla cadente come le immaginavo, strizzando i capezzoli leggermente ogni tanto, e la osservavo, aveva i zigomi arrossati, doveva essere eccitata anche lei.
Continuando a giocare con i suoi seni, avevo cominciato ad osservarla, lo sguardo scendeva dal viso, alle tette, alla pancia leggermente in carne, arrivando infine alle sue mutandine, portava un paio di mutandine bianche di pizzo, si notava dei corti peli scuri che spuntava, lasciai una tetta, con la mano libera le avevo accarezzato una gamba, quando la mia mano era entrato in contatto con la sua carne, aveva tremato, sentivo inoltre la pelle d’oca che cominciava a presentarsi. Il mio palpeggiamento continuava, la mano sulla gamba si era fatta coraggiosa, volevo arrivare a quella parte del corpo da cui ero uscito anni fa, poi aveva parlato: “Se quella mano continua ad avanzare, mi arrabbio” disse lei trasudando di eccitazione.
“Ok, ma mi aiuti?” avevo detto io portando la sua mano sul mio cazzo in erezione.
Aveva capito che cosa volevo sbuffando, aveva allungato una mano, mi aveva estratto il cazzo dai miei slip, e cominciato a segarmi.
Mi aveva scappellato in pochi movimenti, il pene era umido dall’eccitazione, aveva cominciato a produrre il liquido preseminale, il che aveva aiutato la mamma a masturbarmi. Nel frattempo mi ero steso sul letto, nello stesso movimento avevo costretto lei a fare altrettanto, lei essendo più minuta di me, era stesa vicino a me su di un fianco, la mano allungato sul mio pene, le sue tette erano vicino alla mia bocca, così non avevo resistito alla tentazione di prendere il capezzolo sinistro in bocca, cominciando a succhiarlo subito, questo aveva causato in lei un violento tremito e come causa, la sua mano andava sempre più velocemente, non riuscivo più a resistere nemmeno qualche dieci secondi, gemendo violentemente, venni, fu la sborrata più copiosa che avevo fatto negli ultimi anni, gli schizzi erano dappertutto, sulle lenzuola, sulla sua pigiama che era sul cuscino, sulla mia pancia e nelle sue mani.
Dopo aver goduto ogni momento del mio orgasmo, le ho detto: “Grazie mamma, sei sembra più brava, e scusami per pigiama, te la lavo io dopo”
“Chi ha detto che devi lavarla te” aveva ribattuto sorridendo
Sorridendo, mi accorsi che la mamma e mio padre facevano spesso così, quindi forse forse…



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