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Gay & Bisex

Servizio NCC con sevizie – Parte 4


di Darkdaddy
19.04.2022    |    8.133    |    7 8.6
"Il tizio muscoloso oltrepassò il cerchio, ponendosi di fronte ai miei amici..."
Attenzione: le scene descritte in questo racconto potrebbero urtare la vostra sensibilità. Se vi ritenete sensibili, non proseguite.

Dopo un tempo che sembrò eterno, sentii dei rumori provenienti dall’esterno. Erano un misto di passi e di lamenti, con un sottofondo di risate.
Degli uomini varcarono la soglia del portone ancora aperto: erano in cinque, vestiti con jeans stretti e una t-shirt bianca, mascherati da clown. Al loro seguito comparve Matteo, trascinato dentro da altri due uomini. Aveva un occhio tumefatto, e molto lividi su tutta la schiena e sulle gambe. Sui pettorali e sullo stomaco aveva delle bruciature di sigaretta.
“È tornato il figliol prodigo. Come penitenza, ha ricevuto la morte della bellezza, ben descritta da Palahniuk. Si potrebbe forse dedurre che ciò basti, ma la nuova squadra ha forse in mente un’altra tipologia di penitenza, che ora si accingerà a mostrarci. Considereremo questo una sorta di epilogo del quarto gioco”.
Legarono i polsi di Matteo alle catene pendenti dal soffitto che ci tenevano prigionieri appena risvegliati. Si disposero in cerchio attorno a lui, non prima di essersi muniti di alcuni strumenti, tra cui delle fruste e dei bastoni. Gli attaccarono delle pinze ai capezzoli, facendolo gridare, e applicarono degli elettrodi ai testicoli. Il tizio muscoloso mostrò loro una museruola, che però rifiutarono: preferivano sentirlo urlare, per ottenere maggiore godimento.
La prima frustata arrivò senza preavviso, ferendo la schiena in maniera obliqua. La seconda colpì la spalla destra e parte del braccio. La terza centrò lo stomaco. La rapida successione con cui avvennero zittì le urla di Matteo, rimasto senza fiato da quei colpi improvvisi. Non paghi delle frustate, fu nuovamente bastonato sullo stomaco tre volte, e poi gli tirarono i capezzoli con le pinze. Lo frustarono nuovamente, sulla schiena, a cadenza regolare, colpendo talvolta le gambe e le spalle. Quando perse i sensi, gli elettrodi ai testicoli lo fecero sobbalzare, e tutti risero, tranne Matteo, che singhiozzava. Qualcuno lo prese a cazzotti nello stomaco, ed uno in faccia alla fine.
Continuarono a torturarlo finché non si stancarono, e uno di loro gli tolse gli elettrodi per dargli una ginocchiata nei coglioni, facendolo svenire nuovamente.
Matteo era una maschera di dolore, con lividi un po’ ovunque. Lo misero sulla sling, dove era stato Nicola prima di lui, gli legarono polsi e caviglie, e si denudarono tutti e sette.
Gli gettarono dell’acqua fredda in faccia, e non appena rinvenne, cominciarono a scoparlo in bocca e in culo, alternandosi tra di loro, talvolta mettendogli anche due cazzi in bocca. Qualcuno gli pisciò anche in bocca mentre gli scopava la gola, bloccandogli la testa per obbligarlo ad ingoiare tutto.
Non durarono molto: sborrarono tutti e sette dentro il culo di Matteo, che prese le scariche senza proferire parola, ormai anestetizzato dall'umiliazione ricevuta. Della sborra gli colava fuori dal culo, ed uno la raccolse con due dita e gliela mise in bocca, facendogliele leccare per bene. Un altro ancora prese un pezzo di carta da cucina, inserì due dita nel culo e tirò fuori altra sborra, che poi fece colare dentro la bocca di Matteo, obbligandolo a tenere fuori la lingua per raccogliere ogni singola goccia.
Matteo venne liberato e fatto scendere dalla sling, e si accomodò sul materasso dove si trovava anche Nicola, che nel frattempo stava tornando in sé.
Gli uomini si rivestirono ed uscirono dal capannone, lasciando il portone aperto. Uno di essi tornò indietro, si inginocchiò di fronte a me, e mi rimise in libertà, mormorando qualcosa che non capii.
Feci per alzarmi ed andare dai miei amici, ma il muscoloso tese il braccio per fermarmi, cosa che feci.
Matteo abbracciò Nicola, e ci guardammo tutti e tre: non ci dicemmo nulla, ormai si erano perse le parole per quella situazione così assurda.
“Ora cominceremo la fase finale. Due di voi saranno i protagonisti assoluti, ed uno farà solo da testimone”.
Entrarono altri uomini, almeno una ventina, in tuta da ginnastica. Tutti indossavano un passamontagna, attraverso cui si vedevano gli occhi. Accerchiarono il materasso dove si trovavano Matteo e Nicola, e si spogliarono completamente: chi muscoloso, chi grasso, chi magro, chi normale, tutti dai quaranta, quarantacinque anni in su, a giudicare dalla pelle. Nessuno badò a me.
Il tizio muscoloso oltrepassò il cerchio, ponendosi di fronte ai miei amici.
“Prima di iniziare, è necessaria una introduzione, valida sia per voi due che parteciperete alla fase finale, sia per il vostro amico laggiù.
In inglese si dice “karma is a bitch”, che non ha bisogno di traduzione.
Tempo fa, approfittando della sua bellezza e del suo sex appeal, Nicola convinse un suo compagno di classe, un bravo ragazzo, a fargli i compiti per casa, e a farlo copiare durante le verifiche in classe. Lo illuse circa potenziali atti sessuali, dato che il bravo ragazzo stava scoprendo la propria omosessualità. Nicola si spinse a spogliarsi completamente di fronte al ragazzo, lasciandosi toccare, leccare, e succhiare; tuttavia, il bravo ragazzo non sapeva di essere ripreso da Matteo, il compare di Nicola, che a sua volta era diventato il confidente del bravo ragazzo, poiché si era innamorato di Nicola e si confidava proprio con Matteo.
Matteo finse comprensione per il bravo, ragazzo, raccogliendo i suoi sfoghi, anch’essi registrati”.
Guardavo scioccato i miei due amici: non sapevo nulla di questa storia. Loro due tenevano la testa bassa, per non dovermi guardare negli occhi. Mi ricordavo di quel ragazzo, uno molto timido, secchione, che passava i compiti in classe a Nicola, ma mi aveva detto che glieli pagava settimanalmente… e ci avevo creduto senza dubitare.
“Chiedendo una prova d’amore al bravo ragazzo, gli impose di regalare la propria verginità ad un uomo maturo, il quale si approfittò del bravo ragazzo, coinvolgendolo in un’orgia a sua insaputa, durante la quale venne drogato e stuprato da almeno cinque uomini dell’età di suo padre, se non più vecchi. Lo scoparono in bocca e in culo, alternandosi tra i due, sborrandogli tutti in culo, e pisciandogli poi tutti in gola, obbligandolo a bere. Due lo fistarono, ed uno osò addirittura praticargli lo scat, proprio mentre l’effetto della droga stava svanendo, ciononostante non si fermò.
Quando tornò da Nicola, umiliato e distrutto, Nicola lo cacciò via, dato che ormai la promozione era stata assicurata e non aveva più bisogno del bravo ragazzo, chiamandolo con epiteti mostruosi, tra cui il più ‘tenero’ fu forse “frocio di merda”. Frattanto Matteo aveva provveduto a diffondere via WhatsApp alcuni video in cui il bravo ragazzo succhiava il cazzo di Nicola, che ovviamente non era riconoscibile nel video, ed altri in cui era in balia dei vecchi pervertiti, i cui volti erano coperti e i cui corpi non erano riconoscibili”.
Matteo e Nicola si portarono entrambe le mani sul volto, piangendo sommessamente. Non potevo credere a ciò che il tizio stava dicendo: certo, Nicola tendeva a fare lo spaccone, ma non potevo credere che si fosse comportato come un bastardo con quel ragazzo. E Matteo… che carogna, come aveva potuto tradire la fiducia di quel ragazzo così buono e timido.
“Il bravo ragazzo, completamente straziato nell’animo ed incapace di guardarsi allo specchio, senza nessuno con cui confidarsi, troppo imbarazzato per parlarne coi genitori, che pure stravedevano per il loro unico figlio, convinto che la sua vita fosse rovinata per sempre, si lanciò nel vuoto da un ponte. Quel giorno morì anche la sua famiglia… la mia famiglia. Mia moglie morì di crepacuore poco dopo, lasciandomi solo”.
Ora Matteo e Nicola piangevano senza ritegno, coprendosi il volto con le braccia conserte, appoggiate sulle ginocchia. Ricordavo bene quella notizia: ci sconvolse tutti, e la scuola organizzò un incontro con degli psicologi per affrontare quel momento. Ed ora capivo dove avevo visto quel tizio muscoloso, pur col volto coperto: in palestra avevo notato un signore che si allenava ogni giorno, quasi cercando di morire sotto i pesi, e lo avevo intravisto una volta negli spogliatoi, notando la sua possente muscolatura, e il mio trainer mi aveva detto che quello era proprio il padre del ragazzo morto suicida. Il padre di quel bravo ragazzo aveva organizzato tutto ciò per vendicare il figlio.
“Accecato dal dolore, decisi di capire cos’era successo, e di sapere tutto quello che aveva vissuto mio figlio, e non ci volle molto a scoprire che dietro a tutto ciò c’erano questi due ragazzi. Indagando sul loro conto, scoprii che non erano nuovi a queste forme estreme di bullismo: da ragazze illuse e sverginate per noia, a ragazzi molto bravi a calcio la cui potenziale carriera era stata stroncata da falli micidiali organizzati ad hoc per pura invidia, ad altri ragazzi presi di mira perché diversi, magari di famiglia non abbiente o con un fisico non conforme ai loro canoni. Insomma, c’era un nutrito gruppo di vittime, e di genitori spesso impreparati a gestire queste situazioni di sconforto e di tragedia. Bisognava intervenire, e il momento giusto si è finalmente materializzato stanotte: tutto è stato organizzato per impartirvi una lezione, per farvi pensare ai vostri comportamenti sbagliati, per illuminarvi circa le tragedie che i nostri figli hanno vissuto per causa vostra, per impedire che lo facciate ancora in futuro. L’unica colpa di Davide è stata quella di esservi stato amico nonostante tutte le vostre malefatte: ritengo che quanto ha vissuto e testimoniato in queste ore gli basti per poter cambiare vita… mentre voi, invece, siete marci dentro, e stanotte siete diventati marci anche fuori.
L’introduzione è conclusa: si dia inizio alla fase finale”.

P.S. Vi ricordo che, essendo un racconto, fatti e persone sono puramente frutto della mia fantasia.
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