Gay & Bisex
Giuseppe...
di amolanale
13.07.2022 |
834 |
4
"“Voglio che ti fermi qui a dormire e poi domattina, quando ci svegliamo, lo facciamo ancora perché penso che avrò anche voglia di fotterti il culo in modo..."
Era estate, faceva molto caldo ed io me ne stavo andando, senza troppo affanno, a passare qualche giorno in Liguria, per tirarmi un po’ via dal bailamme di vivere in una grande città come Roma, per staccare non soltanto dal lavoro, ma anche da amici e conoscenti. Per vivermi un’estate un po’ “alla deriva”.Era stato un inverno particolarmente impegnativo ed ero stato fin troppo “serio”: meritavo
tre settimane coi freni mollati.
Proprio perché non avevo affanni né premure (in fondo era solamente il secondo giorno di tre
settimane di ferie che mi aspettavano di lì in avanti), avevo deciso nientemeno che di spezzare il viaggio in due parti e fermarmi a dormire una notte da qualche parte, in Toscana, in qualche paesino dal quale mi sarei lasciato ispirare sul momento.
Stavo percorrendo la litoranea, erano già le venti e non avevo ancora né mangiato né deciso dove fermarmi per la notte, avevo però, da qualche chilometro, il bisogno urgente di andare in bagno così, quando vidi una sorta di autogrill mi fermai con l’intenzione di fare pipì e prendermi un panino... che almeno avrei risolto il problema della cena.
Parcheggiai la macchina di fronte al bar e, dopo aver preso e divorato il mio panino, mi recai in fretta e furia alla toilette, posta sul retro dello stabile.
Notai subito che come posizione non era particolarmente felice: dava direttamente sul parcheggio dei camion e non era neppure particolarmente illuminata né, a dire il vero, pulita.
Entrai ed andai all’ultima toilette per fare la mia pipì, anche qui lo standard era pessimo, con un sacco di scritte e scarabocchi sulle pareti, qualche disegno osceno ed un odore non proprio di primavera.
Mentre stavo espletando la mia funzione corporea, notai in basso, a circa mezza altezza,
quello che doveva essere un forellino. Era abbastanza mimetizzato da una sorta di disegno erotico che raffigurava una donna con le gambe aperte che si offriva agli avventori della toilette e diceva che era una porca, ma soffermando lo sguardo, si capiva chiaramente che era un forellino.
Ebbi un tremito…
Mi venne istintivo chinarmi ed appoggiare un occhio per vedere il panorama dall’altra parte del
foro.
Nella toilette accanto non c’era nessuno ma si capiva chiaramente che, ad un eventuale persona che fosse entrata per fare pipì, avrei visto perfettamente l’uccello di profilo… ebbi un altro tremito.
La cosa aveva cominciato ad eccitarmi, decisi di aspettare.
C’era molto traffico e pensai che di lì a poco avrei spiato qualcuno nel momento intimo dell’urinare… di nuovo un tremito.
Tempo due minuti infatti ed entrò quello che doveva essere un signore sui trent’anni. Non potevo vederlo a figura intera ma dall’abbigliamento e dal fisico decisi che doveva avere all’incirca quell’età. Non si accorse della mia presenza, si sbottonò la patta dei pantaloni, tirò fuori un uccello di tutto rispetto mezzo barzotto ed iniziò ad urinare una pipì di un colore giallo intenso.
La visione di quel membro così grande unita al fatto di vederlo urinare e farlo di nascosto, mi
provocò quello che fu il tremito in assoluto più grosso: ero decisamente eccitato e decisi che avrei passato qualche altro minuto in osservazione. Dopo di lui entrarono nell’ordine un anziano e panciuto signore con un mini pisello ma con una vescica incredibilmente piena, un asiatico dal fisico mingherlino, un altro signore di circa una cinquantina d’anni, un uomo di colore con un uccello mastodontico ed infine Giuseppe…
Nessuno si accorse della mia presenza, tranne lui, Giuseppe…
Era vestito davvero bene, pensai che fosse appena stato ad una qualche cerimonia, aveva una sessantina d’anni, una bella pancia tonda ma tonica ed un uccello incredibilmente largo, non lunghissimo ma largo in modo spropositato, come forse non ne avevo mai visti prima. Iniziò a fare la sua pipì poi di colpo si bloccò come se appunto avesse notato il forellino dalla sua parte ed il battito delle mie ciglia all’interno, si voltò leggermente verso di me come ad accertarsi che veramente aveva avuto la sensazione giusta e poi tornò tranquillamente a fare la sua pipì.
Io non mi mossi e continuai ad osservare: ero pietrificato dall’eccitazione.
Anche quella di essere stato scoperto.
Fece delle lente scrollate alla sua gigantesca cappella e dopo, anziché rimetterlo nelle mutande ed uscire, si voltò dritto dalla mia parte e cominciò a farsi una lentissima sega.
Ero rapito. Ero stato scoperto e la cosa mi eccitava da impazzire, soprattutto per il fatto che qualcuno si stava facendo una sega per il piacere dei miei occhi… l’uccello di Giuseppe, da duro era davvero notevole: non lunghissimo come ho detto, ma tutto grosso! Dalla base alla cappella dove, diventava addirittura più grosso ancora… una cappella liscia e voluminosa che diventava sempre più rossa.
Dopo un po’ Giuseppe, nel pieno dell’eccitazione, sembrò voler infilare il suo grosso uccello nel minuscolo forellino dove non sarebbe entrato neppure se gli fosse esploso in mille pezzettini, per farmelo succhiare, ma evidentemente si accorse anche lui che sarebbe stato impossibile e così, un attimo dopo, lasciò andare il suo cazzone e mi fece segno con la mano di raggiungerlo nella toilette.
Ero eccitatissimo ma non avevo preso minimamente in considerazione l’idea di trovarmi con uno sconosciuto dentro ad una toilette, così esitai qualche attimo di troppo.
Dall’altra parte Giuseppe sembrò scocciato di questo mio tentennamento, si ricompose in fretta ed uscì dalla toilette prima ancora che potessi rendermi conto che in effetti mi dispiaceva e che in fondo, quantomeno, avreimesso volentieri alla prova la mia gola con quell’uccello strepitoso…
Ci rimasi male anche io… di me stesso più che altro.
Così un attimo dopo mi ricomposi ed uscii dalla toilette a mia volta.
Giuseppe era fuori, appoggiato al muro che mi aspettava. Quando mi vide uscire mi porse la mano e si presentò: “piacere, sono Giuseppe”.
La sua figura così elegante, il fatto che mi avesse aspettato di proposito ed il tono gentile della sua voce, mi diedero come una sensazione di familiarità, di feeling consolidato, come se fosse una persona che conoscevo già da tempo anziché uno sconosciuto che avevo appena spiato mentre faceva pipì e poi si menava l’uccello. Smascherato, non mi sentii per niente in imbarazzo, non mi venne neppure da chiedere scusa, né per il fatto di averlo spiato, né per la mia esitazione a raggiungerlo dalla sua parte. Mi venne semplicemente da sorridere e porgere la mano a mia volta e presentarmi: “piacere, sono Marco”.
“In effetti sarebbe stato piuttosto squallido se mi avessi raggiunto…”
“Ed anche altamente rischioso”, dissi io accennando un sorriso…
“Però se ti va io abito non lontano da qui in un posto molto tranquillo… potremmo approfondire il discorso a casa mia…”
Stavolta non feci neppure finta di essere in imbarazzo o di avere tentennamenti dissi semplicemente “Molto volentieri”.
Giuseppe era davvero una persona signorile ed elegante, aveva una voce profonda e soave che sapeva mettere subito a mio agio e decisi di iniziare la mia estate col freno mollato, prendendomi qualche piccolo rischio calcolato.
Due minuti dopo lo stavo seguendo con la macchina... tra l’altro Giuseppe aveva anche una bellissima Tesla di colore blu, pensai che non se la doveva passare per niente male ed ebbi anche un po’ il timore che, la mia scassatissima e datata Renault 4 potesse in qualche modo farlo ricredere sulla voglia di approfondire la mia conoscenza.
Timore che divenne terrore quando varcammo il cancello di casa sua, uno splendido cascinale in pietra tutto ristrutturato che sembrava appena uscito dalla copertina di una di quelle riviste di settore dove mostrano case da sogno che fanno invidia alla gente…
Scesi dalla macchina Giuseppe forse notò la mia titubanza e cercò di mettermi a mio agio
raccontando che era una vecchia proprietà ereditata dai suoi nonni e che lui non ci aveva speso un soldo di suo, che l’aveva giù trovata così e che in effetti, era anche troppo impegnativa per lui che non a caso, passava gran parte del suo tempo in un appartamentino decisamente più piccolo, alle porte di Firenze. L’interno era arredato con altrettanto gusto e signorilità, pensai che l'eleganza di Giuseppe avesse un’origine ben chiara in qualcuno dei suoi nonni o magari in entrambi…
Poi Giuseppe disse una cosa che abbatté in un attimo qualunque difesa o freno potessi avere nei suoi confronti (ammesso che ne avessi), disse: “Visto che hai mangiato soltanto quel panino squallido di autogrill, vorresti che cuciniamo qualcosa?”… Mi spiegò che in autogrill mi aveva notato appena entrato ma che era con un suo amico e che ci aveva messo un po’ a scaricarlo. Disse che mi aveva seguito con lo sguardo andare nella toilette e che sperava di potermi raggiungere prima che me ne andassi. Che quando aveva visto che non ero più uscito aveva intuito potesse essere per via del il forellino della toilette (del quale era evidentemente a conoscenza) e che, da quel momento, non aveva fatto altro che pensare a me che mi chinavo per succhiarglielo.
La cosa mi fece sentire desiderato come non lo ero mai stato prima e, come ho detto, mi liberò di qualsivoglia freno inibitore nei suoi confronti.
Tenendo lo sguardo fisso nei suoi occhi mi chinai ai suoi piedi senza dire una sola parola e presi a slacciargli lentamente la cintura dei pantaloni, quando sbottonai il primo bottone avvertii che, sotto le mutande il suo uccello aveva già preso consistenza e me ne stupii. Gli chiesi quanti anni avesse e lui mi rispose che ne aveva 62… complimenti vivissimi pensai fra me e me…
Gli baciai l’uccello ancora dentro le mutande, era profumato ma aveva anche un odore di maschio che mi fece molto eccitare, lo accarezzavo e poi glielo baciavo, glielo leccavo, volevo farlo impazzire di desiderio. Quando finalmente glielo feci uscire dalle mutande quel coso enorme si mostrò davanti ai miei occhi in tutta la sua magnificenza. Pensai che doveva aver fatto felice un sacco di gente...e che fra poco avrebbe fatto sicuramente felice me.
Ci passai sopra la lingua per inumidirlo bene, iniziai dalla cappella e scesi giù fino alle palle. Lo percorsi tutto per un bel po' di volte finché non fu umido della mia saliva, allora provai ad infilarlo in bocca. Dapprima soltanto la cappella poi cercando di scendere sempre un pochino di più.
Giuseppe aveva dei sussulti ad ogni millimetro in più che mi infilavo in gola, era in piedi davanti a me ma non cercava di spingermelo in gola, lasciava che fossi io a guidarlo fino in fondo.
Intanto la mia bocca, messa a dura prova da quella circonferenza così notevole, aveva preso a produrre saliva in quantità industriale, più continuavo a succhiare e fare su e giù sul suo cazzo, più la saliva diventava filamentosa e densa, lo inzuppava tutto, mi impiastrava le mani, le sue mutande non ancora calate fino ai piedi, il viso…
Cominciai a spingermelo più a fondo, volevo a tutti i costi riuscire ad ingoiarmelo tutto fino alle
palle anche se sapevo che non sarebbe stato per niente cosa facile. Dopo i primi quattro o cinque affondi e respiri per riprendere il fiato, quando tentai di scendere ancora di più ebbi il primo accenno di conato: sentii la saliva che mi saliva dallo stomaco e riuscii a trattenerla giusto in tempo.
Fu allora che Giuseppe perse il controllo, forse questa cosa lo aveva eccitato in modo particolare.
Mi afferrò con le mani da dietro la testa e mi spinse tutto sul suo cazzone enorme che si fermò all’incirca a tre quarti e poi, spinto dalle mani di Giuseppe, forzò all’improvviso la mia gola aprendosi la strada verso un deeptrhoat di tutto rispetto!
Io ero in totale balia delle sua mani, del suo uccello che mi toglieva il respiro e sentivo che non avrei resistito tanto. Giuseppe mi fece tirare il fiato un attimo e poi me lo spinse nuovamente in gola, come prima si fermò circa a tre quarti per un attimo e poi lo spinse decisamente dentro, a fondo, e restò fermo così col suo uccellone sparito nella mia gola e la saliva che grondava da tutte le parti. Tentò di scoparmi la gola, ma al secondo affondo ebbi un vero e proprio conato e vomitai saliva sul suo cazzo costringendomi a lasciarlo uscire per non soffocare: non mi era mai successo.
Lo sentii dire “fantastico” e capii che avrei passato un brutto quarto d’ora. (si fa per dire...)
Neppure il tempo di sputare tutta la saliva e togliere i filamenti che mi imbrattavano la faccia che Giuseppe me lo stava già ricacciando in gola, stavolta senza troppo riguardo: lo spingeva dentro fino in fondo, lo lasciava lì un attimo e poi lo tirava fuori quasi per intero e poi di nuovo a fondo.
Vomitai nuovamente sul suo uccello tutta la saliva che avevo.
Trovai un attimo di sollievo intanto che Giuseppe finiva di sfilarsi pantaloni e mutande ma poi mi fu davanti ancora col suo uccello enorme che bramava di entrarmi ancora in gola. Sentivo che se avesse continuato così mi sarebbero usciti gli occhi dalle orbite, lacrimavano e li sentivo bruciare per lo sforzo. Ma lui non si curò di questo. Adesso ogni volta che affondava il suo uccellone dentro la mia gola sembrava volerlo spingere sempre più a fondo; io ad ogni spinta avevo un nuovo conato di vomito. Facevo una fatica bestiale ma ero eccitatissimo, lo riconosco.
Lo lasciava dentro sempre una frazione di secondo di più e lo spingeva sempre di più, senza riguardo né pietà. Penso sia stata la volta in assoluto in cui mi sono sentito più troia.
Siamo andati avanti così per non so quanto tempo finché ad un certo punto ho sentito che intensificava le spinte e non si curava più neppure dei miei conati e della saliva che espellevo da ogni parte, persino dal naso… Dopo un minuto lunghissimo che credo di aver passato in totale apnea l’ho sentito irrigidirsi sulle gambe, spingere il suo grosso cazzo all’interno della mia gola e cominciare a pulsare. Mi stava sborrando in gola!
Ed io ho ingoiato tutto, saliva, sborra, più in fretta che potevo per non rimanere soffocato, è stata un’esperienza davvero forte, decisamente non alla portata di tutti. La mia gola bruciava, i miei occhi erano lacrimanti ed avevo il viso rosso per lo sforzo, in bocca un sapore misto fra sborra, saliva, bile e cazzo… credo sia stata una delle esperienze più hard della mia vita.
Giuseppe è crollato sul divano continuando a ripetere “cazzo sei uno spettacolo”!
Io ero sfinito e continuavo a pensare che se è così a farselo succhiare chissà come doveva essere a scopare, ma ovviamente mi sono ben guardato dal dirglielo perché avevo bisogno di una tregua.
“Voglio che ti fermi qui a dormire e poi domattina, quando ci svegliamo, lo facciamo ancora perché penso che avrò anche voglia di fotterti il culo in modo altrettanto duro”…
Altri brividi…
Se non altro avevo risolto il problema del dove dormire.
Avevo anche il sentore che, dopo essermi fatto scopare da Giuseppe, mi sarebbe venuta la voglia di rimanere qualche giorno in più in Toscana, ,ma questa poi è un’altra storia...
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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