Gay & Bisex
DAY HOSPITAL
di Amreck
09.06.2015 |
16.584 |
7
"Io obbedii, e mi fu subito chiesto di voltarmi sul lato sinistro, guardando il muro, e scoprendo così le natiche..."
Mi abbandonai sul letto con un sospiro di sollievo. Il viaggio era finito e la mia giornata di ricovero alla clinica stava per cominciare.Da quando posso ricordare, sono sempre stato un paziente “medical fetish”. Più che un feticista medico, mi definirei un entusiasta delle pratiche infermieristiche. Mi piace moltissimo sottopormi a qualsiasi tipo di procedura infermieristica come paziente. In questo modo posso godere di lunghe e rilassanti sedute senza alcun tipo di stress. Sapete… semplicemente godendo del fatto che ci sia qualcuno che si prende cura di voi. Non so come sia cominciata questa passione. Molti, da bambini, hanno subito clisteri, o hanno avuto qualcuno che misurava loro la temperatura per via rettale. Queste esperienze hanno fatto di loro dei feticisti “medical”. Nel mio caso… non so. Non so come sia successo e non so perché. So solo che sono fatto in questo modo e… mi diverto MOLTO!
Con l’inizio dell’era di internet , scoprii che ci sono moltissime persone come me, e molti posti per soddisfare I bisogni di queste persone. Così, dopo un paio di false partenze, cominciai a visitare cliniche “fetish” in giro per il mondo, soprattutto in Europa e in America. Siccome viaggio molto per lavoro, la cosa mi è sempre stata abbastanza facile. Adesso, dopo circa dieci anni passati in queste ricerche, mi considero un paziente piuttosto esperto, e la maggior parte della paura e dell’agitazione delle prime visite è ormai scomparso.
Oggi, ero in Belgio, nella città di Anversa. Durante una delle mie visite in rete, avevo trovato questo posto incredibile che si chiama “Operating Room Roleplay”, abbreviato in O.R.R.
Il posto contiene una sala operatoria incredibilmente realistica e un fornitissimo staff di dottori/infermiere fetish. Ho inserito un link alla fine di questa storia, così chi fosse interessato può dare un’occhiata.
Telefonai immediatamente al numero fornito sul sito. Come ho detto, io sono più un paziente per procedure infermieristiche, e il posto mi sembrava più adatto alle esigenze di un paziente chirurgico, ma il tutto era così incredibilmente ben organizzato che avevo pensato “… DEVE esserci qualcosa anche per me!” E… ragazzi, avevo ragione!!
Il responsabile con cui avevo parlato al telefono, di nome Steve, si era dimostrato molto gentile e disponibile. Credetemi… questa è una rarità. Nella maggior parte di questi posti, nessuno vuol parlare al telefono, per cui alla fine non si ha idea se il posto è adatto, o no. Nel caso di Steve, questo non era successo. Lui rispose a tutte le mie domande, per e-mail e per telefono e (incredibile!), accettò di incontrarmi lui stesso la sera prima della seduta, per discutere le cose ancora più in profondità. Troppo bello per essere vero.
Così, ero saltato sul primo aereo per il Belgio (io vivo nel nord Italia) e dopo qualche ora, eccomi arrivato ad Anversa.
Mi ero incontrato con Steve nella hall del mio albergo e avevamo parlato a lungo. Lui era stato incredibilmente paziente e disponibile, e dopo averlo ossessionato con una raffica di domande, avevo chiesto e ottenuto un appuntamento per il giorno seguente.
Sarebbe stata una seduta molto lunga, sette o otto ore, e i miei infermieri sarebbero stati Steve stesso e Bo, l’infermiera/chirurgo responsabile di O.R.R. Visto che io volevo una seduta infermieristica e non chirurgica, Bo aveva accettato di lavorare su di me come infermiera. Generalmente preferisco sottopormi alle cure esclusivamente di infermieri maschi, così la seduta rimane professionale e non sessuale, ma in questo caso Steve mi aveva convinto che Bo sarebbe stata professionale, distaccata e completamente “a-sessuata” come una vera infermiera da sala operatoria… così avevo accettato. Era parecchio tempo che un’infermiera femmina non lavorava su di me.
La mattina dopo (avevo dormito a fatica) ero saltato su di un Taxi ed ero corso all’indirizzo che mi era stato dato.
Steve aveva aperto la porta e mi aveva condotto in un confortevole salotto. Avevamo preso un caffè e dopo un po’ eravamo stati raggiunti da Bo, che è una ragazza eccezionale, giovane e molto bella (di mestiere fa la “dominatrice” in uno studio S/M – ma come Steve è incredibilmente esperta di pratiche medico/infermieristiche). Steve e Bo mi avevano dato tutto il tempo necessario per ambientarmi… e poi era venuto il momento di iniziare la seduta.
Mi avevano condotto al piano di sopra. C’era un breve corridoio, con un tavolo, alcune sedie e equipaggiamento medico. Questa, mi aveva detto Steve, era la sala degli infermieri. Poi aveva aperto una porta e… non potevo credere ai miei occhi!!
La stanza era bianca e c’era moltissima luce. Lungo le pareti c’era una moltitudine di armadietti metallici con le ante in vetro, e poi strumenti medici, sostegni per fleboclisi, tubi, aghi, ecc. Nel mezzo della stanza c’era un grande tavolo operatorio (notai le “staffe” ginecologiche… gulp!) Una di quelle grosse lampade chi sono nelle sale operatorie completava la scena. Posso dire senza vergogna che sentii immediatamente qualcosa che si muoveva in mezzo alle mie gambe, e sentii che mi si piegavano le ginocchia dall’emozione. Non sono molto bravo a descrivere le cose, per cui chi vuole può dare un’occhiata al sito (ci sono un sacco di foto nella parte “libera” e moltissime altre nell’area a pagamento). Ma credo sia sufficiente dire che mi sentivo nel bel mezzo di una vera sala operatoria (nel mio caso, quella sarebbe stata la sala in cui avrei subito i trattamenti infermieristici che avevo richiesto).
Steve aveva aperto un’altra porta, e mi aveva fatto entrare in una stanza da ospedale, piccola ma perfetta. C’era un letto da ospedale e un comodino in metallo cromato. Mi era stato detto di spogliarmi e indossare il pigiama (Steve mi aveva detto di portarne uno da casa per la prima parte della seduta… come in una clinica vera e propria).
- Quando sei pronto, stenditi sul letto, e aspetta. – aveva detto Steve con un sorriso, e poi era uscito dalla stanza chiudendosi dietro la porta.
E adesso ero lì, sdraiato sul letto, in attesa che si aprisse la porta e cominciasse la seduta. Ero un po’ nervoso (lo sono sempre quando mi sottopongo alle cure di un infermiere per la prima volta) ma anche molto eccitato. Il posto era incredibile e Steve e Bo sembravano persone in gamba, e anche molto esperte. Mi aspettava una giornata molto piacevole. Non sono molto bravo con i “giochi di ruolo”. Preferisco situazioni vere, e per questo avevo chiesto a Steve di eliminare qualsiasi tipo di “recitazione”, per accontentarmi… ma quando si aprì la porta fui quasi risucchiato nella scena.
Steve entrò per primo, seguito da Bo, che spingeva davanti a sé un piccolo carrello in acciaio inossidabile, con sopra degli strumenti. Entrambi erano vestiti in tenuta chirurgica verde e avevano degli stetoscopi intorno al collo. Entrambi sorrisero gentilmente e all’improvviso… tutto sembrò vero. Questa era una clinica, e loro erano infermieri… capite cosa voglio dire? Non erano solo i vestiti o gli strumenti… sembravano proprio veri, “gioco di ruolo” o no!
Smisi immediatamente di preoccuparmi e mi adattai alla scena.
Steve mi visitò con cura. Mi controllò il polso, la pressione, i polmoni, la gola e le orecchie. Mi mise un termometro in bocca (sì… ho detto in bocca. Niente battute stupide…☺!) e mi palpò dappertutto. Mi abbassò i pantaloni del pigiama e tastò delicatamente il mio addome e poi pene e testicoli, per tutto il tempo dando istruzioni a Bo, che stava riempiendo la mia scheda. L’esame durò parecchio tempo. Fui palpato, tastato, fatto alzare e sdraiare, vestito e svestito… e fu eccezionale!
Ad un tratto, mi fu chiesto di sdraiarmi sulla pancia e di rilassarmi e sentii la mano di Steve che mi introduceva delicatamente una supposta nell’ano. Probabilmente in preparazione per il clistere, pensai. Nessuno, negli ultimi trent’anni mi aveva più infilato una supposta,e devo dire che la cosa mi fece veramente sentire come se fossi in clinica… wow! Dopo aver concluso l’esame, Steve mi disse che avrei ricevuto un clistere, seguito da un esame rettale molto accurato. Questo avrebbe concluso le procedure della mattina. Nel pomeriggio avrei ricevuto un massaggio, seguito da alcuni trattamenti rilassanti, e la giornata si sarebbe conclusa con una lunga seduta di massaggio anale.
Deglutii, perché all’improvviso apparve un rigonfiamento sotto le lenzuola, proprio in mezzo alle mie gambe.
I due infermieri sorrisero e lasciarono la stanza. Io mi rigirai un po’ nel letto in attesa di quello che sarebbe successo.
Non dovetti attendere per molto. Dopo qualche minuto qualcuno bussò alla porta e Bo entrò nella stanza. Appoggiò una piccola bottiglia sul mio comodino (quel tipo di bottiglia da cui devono gli ammalati, in modo da non rovesciare liquido sul letto). Era acqua, nel caso mi venisse sete durante il ricovero. Dopo un attimo, entrò anche Steve, spingendo un carrello sul quale c’erano ora parecchi strumenti dall’aria pericolosa. I due infermieri si misero al lavoro e, una volta ancora, l’illusione fu perfetta.
Mi venne tolto il pigiama, e mi fu dato un camice da paziente. In questo modo, gli infermieri avrebbero avuto completo accesso alla mia zona anale e genitale. Mentre Bo mi aiutava ad allacciare il camice sulla schiena (non potei fare a meno di notare che il camice era piuttosto corto e arrivava a stento a coprirmi il pube) Steve si avvicinò al letto, tolse il lenzuolo, scoprendomi e mi chiese di sollevare leggermente le natiche in modo da poter posizionare sotto di esse un grosso telo assorbente, una sorta di “pannolone”. Io obbedii, e mi fu subito chiesto di voltarmi sul lato sinistro, guardando il muro, e scoprendo così le natiche. Io lo feci e appoggiai confortevolmente la testa sul cuscino. Sentii immediatamente il ben noto “slap” di guanti di gomma che venivano indossati dagli infermieri. In questi momenti, io chiudo semplicemente gli occhi e cerco di godermi appieno quello che succede intorno a me. Sentii le mani di Steve che gentilmente mi speravano le natiche e mi massaggiavano lentamente la parte esterna dell’ano. Poi
- Adesso sentirai un po’freddo.- disse Steve-
e l’inconfondibile sensazione di freddo della gelatina lubrificante che veniva spalmata generosamente sul mio sfintere anale. Steve massaggiò la gelatina intorno all’ano per un po’ e poi spinse lentamente il dito medio fino a quando non lo infilò completamente nel retto.
Massaggiò ancora per un po’, spandendo la gelatina e lubrificando l’ano, fino a quando i muscoli divennero morbidi e rilassati, e poi sentii qualcosa di duro che veniva lentamente inserito… la cannula.
Sentii un fioco “click” e… ehi, cos’è questo calore? Mmmhhh… potrei veramente abituarmi a questa sensazione (in realtà… lo sono). Il clistere mi fu somministrato lentamente e con gran piacere da parte mia. Sentii il calore riempirmi il ventre e spandersi lentamente verso il mio addome. Girai la testa e riuscii a vedere Bo che reggeva l’enteroclisma, mentre Steve muoveva gentilmente la cannula dentro e fuori, per aumentare la sensazione. Non c’erano assolutamente crampi, solo una leggera sensazione, come di essere “pieno”. Dopo un po’ sentii la cannula che si ritirava e mi fu ordinato di girarmi sul dorso e cercare di trattenere la soluzione del clistere per qualche minuto. Gli infermieri lasciarono di nuovo la stanza e io rimasi da solo. La camera era calda, in modo piacevole, e piano piano il liquido dentro di me causò una forte necessità di espulsione. Rimasi fermo per un po’, godendomi la sensazione e poi mi alzai e andai in bagno. I pazienti della clinica O.R.R. di solito espellono il clistere in una padella da ospedale, assistiti da un’infermiera, ma io avevo chiesto a Steve di permettermi di andare in bagno… (non sono un fan dello “scat” per cui non vi racconterò quello che successe in bagno).
Quando uscii, Bo mi stava aspettando. Mi guidò gentilmente verso la sala operatoria, dove la luce era adesso accesa, e il tavolo ginecologico mi stava aspettando. Steve e Bo mi aiutarono a salire sul tavolo e a infilare le gambe nelle staffe ginecologiche. Ad un capo del lettino c’era un piccolo cuscino rotondo (a forma di salsiccia… tipo quelli che si usano in Francia), e io potei appoggiare la testa comodamente. Le mie gambe furono fissate alle staffe con cinghie imbottite e il mio camice venne alzato, scoprendo ano e genitali. A questo punto tutto succedeva silenziosamente e in maniera veloce. Bo e Steve possedevano la tranquilla sicurezza che ho spesso notato nei veri infermieri. Molto cortese, con una traccia di autorità, e l’impressione che avessero fatto queste cose centinaia di volte in passato. E’ molto difficile spiegare in dettaglio queste sensazioni… sentivo di potermi fidare completamente… e questa è la cosa più importante in una seduta di questo tipo.
Steve si sedette su un piccolo sgabello, situato ai piedi del lettino ginecologico, posizionandosi così esattamente fra le mie gambe divaricate, con accesso completo alle mie… zone basse. Bo era invece in piedi, alla mia sinistra. Entrambi indossavano guanti in lattice.
- … bene, adesso diamo un’occhiata al retto. – disse Steve.
Ancora una volta chiusi gli occhi e lasciai che accadesse l’inevitabile. Ragazzi… era piacevole! Sentivo le dita di Steve sul mio ano, che massaggiavano lentamente, palpando i muscoli, rilassando i tessuti. Allo stesso tempo Bo lavorava sul mio pene, carezzando il glande e tirando il prepuzio. Non posso dire quanto durò questa fase, perché, come mi succede sempre, persi la cognizione del tempo. So che ad un certo punto Steve decise che non avrebbe inserito uno speculo nel mio ano come previsto, perché il mio sfintere era troppo stretto, e continuò il trattamento con le dita. Passò ancora del tempo e ad un certo punto Steve e Bo scambiarono il posto. E… ragazzi! Anche se è una donna (o forse proprio per questo) Bo sa veramente come si massaggia l’ano di un uomo! Steve cominciò a masturbarmi lentamente, mentre Bo continuava a infilarmi le dita nell’ano, dentro e fuori… e dopo un po’ non riuscii più a resistere. Fu un orgasmo molto lento. Non so spiegarlo altrimenti. Non ero in erezione e non pensavo che sarei venuto, ma… ecco l’orgasmo. Cominciò da qualche parte in me, molto in profondità e “sorse” all’improvviso nel pene, nei testicoli e nell’ano. Mi tesi all’improvviso e cominciai ad eiaculare con lunghe straordinarie ondate di piacere. Mi mossi sul lettino, mentre Bo continuava a lavorare sul mio ano e Steve sul mio pene, e il piacere mi sommerse. Doopo un po’, quando fu finito, ricaddi sul lettino. Entrambi gli infermieri, l’uomo e la donna, sorridevano… il trattamento era stato un successo! Ma la parte più incredibile dovava ancora venire. Fui lasciato sul lettino, a riposare, e Bo prese un bacile d’acqua calda e mi lavò lentamente. Fu allo stesso tempo la cosa più simile ad un trattamento da clinica e la cosa più imbarazzante. Lo dissi a Bo, ma lei sorrise e continuò a lavorare.
Così, tornai in camera, pulito e rilassato. Lo staff della clinica si prese una breve pausa mentre io mi concedevo un breve pisolino… in attesa di quello che doveva ancora succedere.
Dopo un po’ udii nuovamente bussare la porta, e entrò Bo. Mi chiese di seguirla di nuovo nella sala dei trattamenti. Il lettino era cambiato. Le staffe erano sparite. Mi venne tolto il camice e mi fu detto di sdraiarmi sul lettino a faccia in giù. Sentivo l’aria fresca sulle natiche nude, e mi resi conto di essere in quel momento completamente esposto e vulnerabile. Bo e Steve si misero ai miei lati e mi appoggiarono le mani addosso… e fu incredibile. Stavo ricevendo un massaggio a quattro mani. Non avevo mai provato niente di simile prima. Ero già stato massaggiato in passato… ma avere due paia di mani che lavoravano su di me allo stesso tempo era incredibile. Non riuscii a trattenere un gemito di piacere, mentre le mani massaggiavano gambe e piedi. Poi si fecero strada lentamente verso le mie natiche e lì si fermarono per un po’. In un massaggio cosiddetto “legittimo”, le natiche sono in genere coperte e non vengono mai massaggiate… e vi assicuro che è un vero peccato! Mi scappò qualche altro mugolio di piacere mentre i due infermieri mi massaggiavano. Le natiche, poi su per la schiena e le spalle. Poi mi fu chiesto di girarmi sulla schiena, e tutto ricominciò di nuovo. Dalle gambe, su fino al pene (lì solo un tocco leggero… doveva succedere qualcos’altro in quell’area…) poi l’addome e i pettorali. Io tenni gli occhi chiusi tutto il tempo e mi godetti quella sensazione deliziosa. Qualcuno ha detto che, per quanto civilizzati siamo, abbiamo perso completamente l’arte del toccare. Molto poche persone al giorno d’oggi sanno cosa significa essere toccati in questo modo... addirittura da due persone contemporaneamente.
Sfortunatamente, come tutte le cose belle, anche questa finì.
Fui ricondotto in camera e mi fu detto di riposare e rilassarmi ancora un po’. Sapevo che si stava avvicinando l’ultima parte del m io ricovero alla clinica e ebbi un brivido di anticipazione. E’ difficile dire come mi sentivo in quel momento. L’illusione era stata perfetta. Dal modo in cui I due infermieri, sia l’uomo che la donna, si muovevano, come parlavano, l’atteggiamento e il comportamento… tutto faceva pensare ad una vera clinica. Non riuscivo neanche ad immaginare quanto potesse essere realistica la seduta “chirurgica”. In ogni caso, ormai mi fidavo completamente e avevo goduto sinceramente di ogni trattamento, così quando la porta si aprì di nuovo, fui solo contento di ubbidire alle istruzioni dell’infermiera Bo.
Mi avrebbe somministrato, disse, un altro massaggio. Ma… questa volta lavorò sui miei piedi e sulle mani! Ancora una volta mi trovavo di fronte ad un trattamento che era assolutamente simile a quelli praticati in clinica, eppure era estremamente piacevole e rilassante. Bo cominciò dai miei piedi. Massaggiò la pianta e la parte superiore e poi le dita, una per una… mmmhhh, potrei veramente abituarmi a questo lusso, sapete?
Dopo, si avvicinò al lato del letto e mi chiese di darle le mani. Nessuno mi aveva mai massaggiato le mani, e non capisco il perché. Bo massaggiò gentilmente ogni dito , e poi le palme. A quel punto ormai facevo le fusa per il piacere. Non credevo che fosse possibile, ma ero completamente rilassato e aperto a qualsiasi esperienza mi aspettasse… di lì a poco.
Dopo i soliti cinque minuti trascorsi in solitudine nella mia stanza, respirando a fondo con gli occhi chiusi, la porta si aprì di nuovo e Bo disse che dovevo essere trasferito di nuovo nella stanza dei trattamenti… e così fu, per l’ultima volta.
Il lettino ginecologico era di nuovo in posizione, comprese staffe e tutto il resto, e io fui nuovamente aiutato a salirvi. Ancora una volta mi furono infilate le gambe nelle staffe e appoggiai la testa sul cuscino.
Questa volta era Bo ad essere seduta sullo sgabello ai piedi del tavolo in mezzo alle mie gambe aperte e Steve era in piedi ad un lato del lettino. I guanti di lattice furono indossati e il massaggio anale ricominciò.
Come ho detto prima, mi è difficile tenere conto del tempo in queste situazioni. Posso solo dire che le quattro mani su di me sembravano quaranta. Il mio ano era caldo e la pelle e i muscoli incredibilmente sensibili. Il piene si indurì subito, questa volta e il piacere fu più veloce.
Le dità di Bo si posarono sul retto e si infilarono nello sfintere, con un lento movimento “dentro e fuori”. Steve lavorava sul mio pene alternando massaggio lento e veloce. Non so quanto andò avanti, ma no credo per molto… venni piuttosto velocemente. Non riuscii a resistere alle sensazioni. Io sono sempre stato piuttosto sensibile nella zona anale (ho sempre pensato che tutti gli uomini, etero o gay che non hanno mai ricevuto stimolazione anale, davvero non sanno cosa si perdono).
L’orgasmo fu più lungo del precedente, quasi più profondo. L’atmosfera nella stanza era molto tranquilla e piacevole e mentre mi lasciavo andare e mi abbandonavo alle onde di puro piacere, ogni cosa mi sembrò incredibilmente vera. I due infermieri, la clinica, il trattamento. Tutto.
Bene… non mi rimane molto da raccontare. Di nuovo Bo mi lavò con attenzione e poi mi lasciò scendere dal lettino. Tornai nella stanza e mi rivestii.
Fuori era buio, adesso. Era sera. Ero stato nella clinica per quasi sette ore. Ci sedemmo tutti e tre e discutemmo la seduta.
Io mi sentivo completamente esausto e appagato. Prima di salutare, dissi a Steve e Bo che mi avrebbero rivisto presto… sto già progettando una nuova vista a Anversa.
Tornai alla mia stanza d’albergo e andai a letto quasi immediatamente.
Quella notte dormii come un bambino.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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