Gay & Bisex
Al parco con un nero e...

04.03.2025 |
13 |
0
"Non mi era mai capitato un cazzo così peloso..."
(Storia vera)Non son perché si fosse interessato a me, avevo quarant’anni mentre lui solo venticinque, ma soprattutto era nero. Non potevo lasciarmi scappare l’occasione di un bel cazzo nero a mia disposizione!
Ci siamo dati appuntamento a tarda sera al parcheggio vicino al parco di Montecatini. Pensando di farlo arrapare mi ero messo dei pantaloni neri della tuta che erano praticamente dei leggins, e mettevano ben in evidenza il mio sederino da nuotatore.
Quando ci siamo riconosciuti lui era ancora in auto, sono andato vicino al suo finestrino e per presentarmi mi sono chinato e gli ho appoggiato una mano sulla coscia, lui ha subito raggiunto una mia chiappa, palpandola con decisione, prima sopra il tessuto, poi entrando dentro. Il contatto fra la sua mano e la pelle liscia del mio sedere mi diede un brividino che andò diretto al mio pisello. Era contento di trovarmi senza mutande.
Scese dalla macchina e ci avviammo verso la parte più buia del parco; era di poche parole, ma serio e deciso, come piace a me. Si appoggiò ad una pianta con le spalle, dando per scontato che era il mio momento per mettermi al lavoro. Mi accovacciai, gli slacciai la patta e tirai fuori il suo attrezzo, ancora mezzo moscio. Lo presi subito tutto in bocca, per saggiarne la consistenza e perché temevo che se fosse cresciuto troppo poi non ce l’avrei più fatta a tenerlo per intero dentro. Aveva un buon sapore di pulito e io presi un buon ritmo fra leccate e ciucciate. Lo sentivo ansimare adesso, sottovoce mi faceva ogni tanto qualche apprezzamento: “Che brava troia! Sì, così. Oddio che bocca!” Così capivo che gli piaceva quello che stavo facendo e mi dava soddisfazione e nuovo impulso per succhiarglielo più forte e più profondo. Oramai era completamente duro ma non era molto grande come ci si sarebbe potuti aspettare, comunque non ero deluso, un bel cazzo nero e duro a mia disposizione, io accovacciato nel buio del parco con lui che adesso mi teneva la testa da sopra e mi stava scopando la bocca; cosa volevo di più! Adesso potevo sentire il gusto del suo cazzo, dopo qualche minuto erano usciti i fluidi e mi stavano saturando la bocca e apprezzavo quel liquido salato che mi aiutava a farlo scorrere in bocca, ormai praticamente all’ingresso della gola, tanto che si potevano distinguere chiaramente i suoni osceni prodotti dai continui inserimenti della cappella: “Gagghh, arghh, gahhh” e iniziavano a formarsi dense bolle ai lati della mia bocca.
Di colpo si fermò, temevo ci fossero poliziotti ed il cuore mi saltò in gola. Mi sussurrò: “Aspetta qui!”, si rimise l’uccello dentro e si allontanò. Si stava avvicinando ad un altro albero dove, non mi ero accorto, c’erano altre due figure seminascoste nell’oscurità. Ne approfittai per rialzarmi, sentendo le gambe bruciare, e per asciugarmi la faccia dai liquidi che vi si erano spalmati. Anche sui leggins all’altezza del pisello si era formata una pozzetta che cercai di asciugare come potevo.
Li vidi che si stavano avvicinando tutti e tre verso di me. “Anche loro stavano giocando e si unirebbero volentieri” mi disse. Non riuscivo praticamente a vederli nel buoi pesto, non avevo idea della loro età o del loro aspetto. Risposi ok, più per l’eccitazione, ma non avevo ben chiaro cosa sarebbe successo ed i ruoli che avremmo avuto. Il mio giovane amico nero mi fece abbassare di nuovo e presentò nuovamente il suo cazzo all’attenzione della mia bocca; gli altri due lo imitarono subito e si avvicinarono a me. I ruoli erano stabiliti, io troietta e loro stalloni. Ero ripartito un po’ timidamente visto il cambio di situazione, ma il suo cazzo era tornato subito duro al contatto con il caldo della mia bocca ed adesso avevo gli altri due cazzi in mano e li menavo. Non avevo mai avuto tre cazzi davanti davanti tutti per me, capii che dovevo darmi da fare e sfruttare al massimo l’occasione. Presi in bocca quello alla mia destra che sembrava il più grosso; in effetti lo era ma era anche pieno di peli. Non intendo solo il pube, che era foltissimo, ma anche tutta l’asta aveva peli che la circondavano quasi fino in cima. Non mi era mai capitato un cazzo così peloso. Cercai di non farci caso e di concentrami sul buon sapore di fava che aveva; doveva essere l’altro a succhiare perché si sentiva che era stato usato, aveva già un forte odore di sesso. Dopo poco mi sembrò giusto provare anche l’ultimo. Non era molto grande ma aveva una bella cappella a palla ed era durissimo, come l’acciaio. Lo stringevo forte mentre me lo guidavo dentro e fuori dalla bocca; in realtà era bello largo, dava soddisfazione stringergli le labbra intorno, attendendo poi che venissero dilatate dalla larga cappellona. Questo era anche un bel porcello, perché me lo strusciava in faccia e me lo picchiettava sulla guancia.
Da lì in avanti furono loro a decidere quando e come usare la mia bocca. Mi facevano girare da uno all’altro, contendendosi la mia testa, scopandomi loro più che facendomi fare pompini. Mi piaceva che tre maiali si fossero impossessati del mio corpo e del mio spirito, oramai sottomesso al loro volere di machi. Mentre ciucciavo il nero e segavo quello più piccolo, l’altro si porto dietro ed iniziò a palparmi le chiappe: “Ci siamo, pensai, adesso mi fa il culo” un po’ con voglia ma soprattutto con ansia. Farmi fottere da uno sconosciuto in un parco buio era molto eccitante come idea, ma avevo il cuore in gola. Non potevo dire niente perché in quel momento il cazzo nero mi stava scopando la gola tenendomi la testa con due mani, cosa che mi fa impazzire, facendomi sentire impotente ed usato. Loro commentavano e parlavano con forte accento toscano, ma io non facevo nemmeno caso a cosa si stessero dicendo. Poi quello dietro di colpo provò ad infilarmi un dito nel sedere, senza nessuna lubrificazione, nemmeno un po’ di saliva; mi fece male e mi lamentai. Lui rinunciò e tornò a presentarmi il calzone peloso che ripresi a scucchiare fino a quando tutti i peli lungo l’asta non erano fradici ed impiastricciati.
Il primo a godere, dopo che si erano alternato nella mia bocca una decina di volte, fu il mio amico, che mi regalò una lunga sborrata, densa e gustosa, che mandai giù con voracità, mentre lui finiva di svuotarsi ancora con l’uccello dentro. Mi lasciò la testa ed il suo cazzo che si stava ammorbidendo scivolò fuori, insieme ad un rivolo. Si spostò di lato e si mise a contemplare il resto della scena mentre si risistemava il pacco. Mi girai verso quello col cazzo più piccolo che era pronto anche lui. Se lo stava menando furiosamente, mi prese la testa da sopra con l’altra mano e me la fece inclinare. Aprii la bocca e tirai fuori la lingua nell’attesa. Mi stringeva la testa forte e mi faceva male per come mi stava torcendo il collo, ma oramai stava per godere e partirono vari schizzi che nelle sue intenzioni sarebbero dovuti arrivarmi in bocca, ma la maggior parte mi colpirono in faccia, sui capelli e sul petto (mi avevano anche alzato la maglietta dietro al collo per strizzarmi i capezzoli). Per fortuna era liquida e trasparente, altrimenti sarei sembrato glassato!
Mancava il cazzone peloso; lo dovetti leccare e poppare ancora per alcuni minuti prima che si decidesse anche lui a grugnire e a godermi in bocca, praticamente in gola. Era densissima e faceva schifo; era amara ed aspra al tempo stesso. Sputai quella che potevo, ma la maggior parte me l’aveva mandata troppo in profondità. Il tempo che mi rialzai dolorante anche lui aveva già il cazzo nei pantaloni mentre io, mi resi conto, ero tutto fradicio in mezzo alle gambe per il liquido che avevo prodotto mentre la mia bocca veniva usata da quei tre maiali. Io ero un po’ scosso, ma il mio cazzo fradicio mi dava la misura di quanto mi fosse piaciuto essere stato accovacciato a succhiare il cazzo di tre perfetti sconosciuti.
Gli altri due si erano già dileguati. Il mio amico mi riaccompagnò al parcheggio e mi fece piegare sul cofano, palpandomi di nuovo e a lungo il sedere: “La prossima volta ti faccio inculare da tutti, ok?” mi disse vicino all’orecchio. Cosa potevo rispondere? “Ok…” balbettai.
Mentre tornavo a casa in auto avevo il cazzo durissimo e continuavo a tastarmelo, sentendo ancora il retrogusto dell’ultima sborrata ricevuta. In fin dei conti un po' mi dispiaceva di non essere stato scopato, dovetti ammettere...
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore.
Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Commenti per Al parco con un nero e...:
