bdsm
Una Mistress e il suo gioco
di mida
06.10.2020 |
5.688 |
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"Godi e soffri, non credo tu sappia più distinguere le due cose..."
Osservo i miei piedi che camminano veloci, lasciando impronte nella neve caduta da poco e che continua ad imbiancare la città. Milano è un incastro di pensieri, gente che corre veloce e clacson che suonano.
Non ho un abbigliamento particolare anzi.. è scoraggiante forse a volte come arrivo vestita ad un incontro. Stivali neri, in pelle, poco tacco, arrivano fino al ginocchio. Una gonna corta, nera a tubino stringe i fianchi, una camicetta bianca fa risaltare il seno ed un giaccone che copre tutto non sono proprio la parola sexy... non c'è nulla di tutto questo. Ma le sorprese arrivano pian piano... non si dice così?
I capelli li porto lunghi, ricadono sulle spalle, sciolti, liberi così come mi sento io.
Due cuffiette mi trasportano in un mondo molto più vecchio di quel che vivo ora, ma la musica mi da la forza per fare ogni cosa.
Non è un incontro al buio.
E' pensato, ponderato, valutato..Ma resta sempre qualcosa che non so, un salto nel vuoto. Nel piccolo zainetto c'è tutto quello che ho e tutto quello che mi serve.. “all'attrezzatura”, così mi piace definirla, pensa sempre l'uomo. Io chiedo e troverò. Mi occupo solo delle calze, autoreggenti bianche o nere, di intimo quello si sexy, solitamente nero, e di vestitini che mi danno quel giusto senso di eccitazione e potere.. corpetti per lo più. Quel vedo-non vedo, abbinato ai miei occhiali e agli stivali fanno molto “indovina chi comanda?”. Ma l'uomo in questione lo sa già.
Ogni volta è sempre uguale.. le sensazioni non cambiano, le emozioni si sovrastano.. la tensione la sento appena penso a quello che farò e l'eccitazione prende il sopravvento portando alla mia mente immagini di ciò che vorrei accadesse.
Non so cosa aspettarmi.. non so nemmeno cosa voglio esattamente.. non ho nemmeno ben chiaro cosa devo fare..so solo che alcune situazioni mi danno un piacere immenso, un piacere che è più di quello fisico, parte dalla mente ed arriva fin laggiù dove lascio che faccia da sé, senza nemmeno aver bisogno di sentire che ci sono fisicamente..
So per certo che lo trovo meglio del sesso .. il piacere mentale non è paragonabile, mi da un orgasmo più forte, prorompente, inarrestabile...me lo sento dentro e non c'è storia che tenga, mi fa godere come non mai...a volte mi sento così sadica che mi faccio quasi paura.. godo della sofferenza che riesco ad infliggere, mi inebrio dell'umiliazione altrui, mi esalto per l'imbarazzo che creo, amo la sensazione di potere che trasmetto e traggo immenso piacere dal vedere un uomo totalmente sottomesso..
Non riuscirei con una donna, è l'uomo l'oggetto del mio sadico piacere.
Nelle mie fantasie sono visi angelici e corpi perfetti, nella realtà nemmeno ci faccio caso, conta quello che sente l'altro ed il piacere che lui stesso riesce a darmi. L'aspetto fisico conta poco.
Nelle mie fantasie il sadismo non ha fine, nella realtà è una linea sottile... so che potrò arrivare fino ad un certo punto; se vedo che infliggo solo dolore senza far provare piacere non mi diverto più e perdo l'eccitazione che mi accompagna.
Dipende molto da me, da come mi sento, da quello di cui ho voglia. Non so bene come è nata questa cosa so solo che c'è sempre stata.
Sono selettiva e molto pignola sugli uomini che “utilizzo” per questi giochi, almeno così io li definisco. Devono essere aperti mentalmente un po' a tutto, e devono essere capaci di giocare su due aspetti, la ribellione e la sottomissione. Devono essere capaci di sopportare, di non compiacere solo per il gioco. Il mio piacere è proporzionale a quello di colui che sottometto. Non ci sono scappatoie , si dice chiaro da subito quello che piace e quello che no e se non si è compatibili si molla la presa. Non ha senso inscenare ridicole scenette, non è quello che cerco, mi sentirei solo sciocca.
Poi c'è la logistica.. location, età, esperienze personali variano da uomo a uomo e devo essere consapevole che contano parecchio in quel che cerco.
Dopo aver discusso ore su cosa fare e no ci vuole sempre un incontro di conoscenza. Capita a volte che un uomo mi vada a genio dietro uno schermo e poi nel reale non mi vada per nulla. Dopo un po' comincio a capire cosa si cerca e se si pensa al sesso, con me hai subito chiuso.
Già perché il sesso in queste cose non c'entra proprio nulla..è qualcosa di mentale ma molti credono sia una scappatoia per trovare una che ci stia più velocemente.
Ma esattamente cosa mi piace? E' difficile da dire, da far comprendere e da mettere in pratica..
Questo incontro è in una casa. La vedo più pericolosa di altri posti a volte... ma non devo pensarci, conosco i rischi che corro, ma il piacere è più forte. Prendo le mie precauzioni e la cosa davvero sciocca è che a volte l'uomo le precauzioni te le offre lui stesso. Basta solo portarlo dove vuoi arrivare. Vogliamo chiamarla manipolazione? Forse. Alla fine è un gioco erotico mica etica professionale. Sembra triste detta così.. ci si usa. Non in tutti gli incontri. Con pochi (davvero troppo pochi) ho instaurato un amicizia che va oltre ogni limite; non c'è amicizia più vera di quella che nasce da questi incontri perché è dare all'altro qualcosa di così intimo e privato che condividerlo poi anche come amici è sensazionale. Se ne può parlare, apertamente, senza nascondere emozioni e sentimenti come si fa nella società. Senza vergogna. I pregiudizi sono ancora fortissimi che non oso raccontarlo ai più.
L'arrivo mi da sempre un brivido; rileggo l'sms ma è chiaro.. -la casa rossa in fondo alla via, quando ci sei davanti mi chiami-.
Ci sono direi. La tensione non mi molla, è un pugno chiuso nello stomaco.
Cellulare alla mano “Sono qui..” secca e senza convenevoli, non servono.
“Ti apro” quasi intimorito, e io ancor un poco più eccitata al solo sentire una vocina così.
Con passo veloce e deciso entro, chiudendomi la porta alle spalle. E' in piedi davanti a me.. vestito... indossa quello che gli avevo chiesto di mettere. Ridicolo..
“Spogliati!” il comando è deciso e perentorio.
Lo osservo sorridente mentre mi guarda con un aria un po' spaesata..
“non è che prima vorresti..” tentenna non sa che dire.. risposta sbagliata!
“ti ho detto forse che puoi parlare?” il potere aumenta a dismisura quando qcn non obbedisce.
“no..” quasi un sussurro..
“allora perché lo fai?”
“chiedo scusa..” sguardo basso “credevo forse che prima noi..” continua e non si arrende, tra me e me penso.. allora vuoi proprio la guerra..
“credevi male” lo spintono, non se lo aspetta e indietreggia in malo modo “adesso spogliati e non fartelo ripetere, non amo dire le cose due volte, mi annoia e le persone noiose non mi piacciono!”.
Resto ferma davanti a lui ancora sulla soglia. Lo guardo mentre con gesti goffissimi si leva i vestiti; si sposta per appoggiarli su una sedia.. lo blocco.
“ho detto appoggiali?” lo sguardo è severo, la voce quasi a compatire.
“no” fermandosi con i vestiti in mano, senza capire bene.
“Impara, un comando è un comando. Tu fai quello che io ti dico, se dico spogliati è solo spogliati! Chiaro?” mi guarda con una faccia un po' ebetita.. carino, mi piace già.
“si, è chiaro..” vedo che ha compreso perfettamente il meccanismo dei nomignoli di cui avevamo parlato in precedenza e qs mi fa piacere. Niente padrona, signora, mistress, tutte cazzate per me. Io comando tu no, tanto basta.
“molto bene, ora appoggiali li, su quella sedia, poi mettiti in ginocchio faccia contro quel muro, mani sui fianchi e non muoverti.” Con un'erezione che è già evidente, imbranato e un po' imbarazzato esegue velocemente ogni comando. Un altro punto a suo favore..
Lo osservo da dietro.. un bel fisico non c'è che dire.. sta respirando piano, lo sento..
E' strano ma percepisco chiaramente il suo timore, la sua paura.
Lentamente mi levo la giacca che, con fare disinvolto, lascio cadere sul divano.
Appoggio borsa e zaino sul tavolo e gironzolo per la casa.
Scruto, osservo, mentre il suono dei mie passi è l'unico rumore che riempie il silenzio.
Ogni oggetto è già tra le mie più impensabili fantasie.
Cammino passo passo fin dove non potrei; ma il bello comincia ora mi sono insediata e se la casa è tutta mia, lui lo è ancor di più.
Sorrido maliziosa mentre torno verso di lui che, obbediente è rimasto al suo posto.
Mi verrebbe voglia di urlare.
DA ADESSO COMANDO IO!
Mi metto comoda su un divano.. lo guardo, da adesso si gioca.
“Forza vieni qui..!” ordino
Lo vedo alzarsi.. lo fermo subito “a quattro zampe, vieni qui forza, vicino ai miei piedi, avanti..” non sono severa ma condiscendente come se parlassi ad un bambino che non sa cosa deve fare.
Lo osservo mentre gattona verso di me.. ridicolo ancora..
“sei ridicolo lo sai?” gli dico mentre lui accenna ad alzare la testa “non ti ho detto di guardarmi o sbaglio?” con la mano gli prendo il viso in malo modo “ordini hai presente? Te l'ho detto prima o no?” lo fisso negli occhi che tiene bassi.. attendo..
La sua voce è un sussurro “si”
“allora giù la testa” spingendogliela verso il basso proseguo con il mio monologo
“Dicevo che sei ridicolo ora sai? Non sei più il gran signore in giacca e cravatta della settimana scorsa.. bell'incontro il nostro.. ora sei solo un uomo nudo che striscia ai miei piedi.. tutto ribaltato.. ridicolo e divertente non trovi?” lo schernisco e la cosa mi diverte.
Gli metto gli stivali davanti alla faccia. Vedo che l'eccitazione sale.
“forza levameli.. lo vedo che stai bramando per farlo, tra poco sbavi..” Lentamente e dolcemente mi sfila gli stivali, e osserva i miei piedi come se fossero la porta del paradiso.
Con un po' di goffagine li tiene li, in mano, come se non sapesse bene cosa farci.
“Appoggiali no?!” gli indico un posto a caso.
“E adesso dimmi cosa vorresti fare con i miei piedi?” li guarda con adorazione.
“Leccarli, Signora”
“Concesso!” rispondo.
Comincia a leccarli pian piano, tra le dita, sulla pianta, cerco di spingere tutto il piede in bocca. Mi eccito.
“ora , pensi di essere capace di mettermi le autoreggenti? Prendi quelle nere, nel mio zaino e vediamo cosa sai fare!”
Prende le autoreggenti come fossero reliquie, e un po' impacciato, le infila. Su mio ordine mi rimette gli stivali.
Mi alzo e lo lascio così. Tolgo la camicetta con gesti sicuri e adesso si fa sul serio. Un bel corpetto stringe il mio piccolo ma sodo seno, la gonna nera avvolge i fianchi e lascia intravedere le autoreggenti. Lo stivale da il tocco finale.
“sdraiato per terra” gli dico.
Calpesto proprio la, dove la sua eccitazione continua prorompente a farsi strada.
Geme ma resiste.
“Qual'è la tua parola?” gli chiedo “quella che ti salva?”
“non lo so”
“Te la do io la parola e sarà caramella!”
“si” sussurra
“quando la devi usare? Ripeti forza!”
“Quando non riesco a sopportare più il dolore!”
“Sbagliato cazzo, sbagliato!!” urlo e lo guardo davvero male! “Ma allora non hai capito niente!!”
Mi guarda spaesato e silenzioso..
“Quando il dolore non è più piacere, a questo punto dirai...”
“caramella!” sussurra di nuovo
“Voce cazzo voce!!”
“CARAMELLA!”
ecco così va meglio!
Gli oggetti che ho chiesto di preparare sono li che aspettano solo di essere usati.
Amo gli oggetti di uso comune che possono trasformarsi in oggetti di sadico piacere.
Comincio con le corde e tutto sta al mio ingegno e alla mia fantasia.
Dove e come posso legarti? Mi guardo in giro, osservo la stanza e trovo i punti giusti.
Blocco le mani, blocco i piedi, gambe aperte.
Esposto, così mi piace, osservo soddisfatta il mio lavoro.
Molto lentamente mi sposto, giro intorno e sento la sua paura, il suo timore, quella tesa eccitazione dell'attesa.
Chissà con cosa deciderò di iniziare?
Mollette, cera? O forse un po' di solletico? La sua mente brama per ottenere risposte. Ma scelgo un altra corda.
Mi avvicino e schiaffeggio il pene che svetta in alto. Geme
Con la corda giro intorno ai testicoli, ed ecco eccitazione dolorosa assicurata.
Le mollette ai capezzoli sono una delle cose che mi piace di più..
Continuando a toccare il pene durissimo, stuzzico i capezzoli e metto due mollette, Ancora geme ma non si muove.. torno giù e comincio a mettere le mollette intorno ai testicoli, lentamente, una dopo l'altra. Lo osservo e comincio a bagnarmi. Sono davvero eccitata.
Adesso attendo, lascio che gli oggetti facciano il loro dovere. Voglio sentirti urlare, implorare quando toglierò tutte le mollette.
Poi mi giro, e la vedo. La riga. Uno dei miei oggetti preferiti.
La prendo, la accarezzo, mi guarda spaventato, ma la riga è mia amica, da sempre.
Comincio batterla sul pene, adesso finalmente sento la sua voce. E' ancora troppo leggera per i miei gusti, devi urlare, urlare di più. E allora batto sempre più forte, colpisco pene e testicoli. Sento le mollette tintinnare al tocco della riga, lo vedo muoversi soffrire, e niente mi da più gioia. Sono calda, bagnata di nuovo, e ho appena cominciato
Poi improvvisamente smetto.
Lo guardo e torno in me, interrompo per un secondo.. “tutto bene?” chiedo.
Risponde di si, ma si vede che soffre.. La parte materna sta prendendo il sopravvento. Mi siedo accanto al suo viso e lo accarezzo.
Mi dispiace fargli male? My God, nemmeno un po'.
La carezza diventa uno schiaffo.
“non dirmi che devi già usare la parolina magica?” Lo provoco mentre le mie dita scorrono sul suo corpo provocando un leggerissimo solletico.
“no resisto..” ride per il solletico.
Bene, staremo a vedere.
Quel corpo legato, l'erezione obbligata che svetta, le mollette che si muovono mentre gioco con la riga, è tutto così divino. E poi ci sono le candele.
La cera bollente che cade sul corpo, tra i capezzoli, poi verso l'ombelico, e arriva fin dove già c'è un delizioso fastidio.
Urli, adesso si, mentre sulla punta del pene continuo a far cadere la cera.
Urla, ma forza, andiamo, ne voglio sempre di più.
Molto lentamente comincio a togliere le mollette una ad una dai testicoli, pizzicando, tirando. Non sai con quale molletta lo farò, non sai quando toccherò la pelle per farti più male e mentre l'erezione pulsa, togliendo le mollette schiaffeggio testicoli e pene. Sobbalza, geme, a tratti urla.
Adesso mentre salgo su, comincio a solleticarlo con forza. Ridi e chiedi che io mi fermi. Guardo le mollette che si muovono, mentre non resisti al solletico. Il viso è tirato mentre mi dici “no, no stop”, le sensazioni si mischiano tra loro. E' piacere, dolore o fastidio?
Continuo, sotto le ascelle, all'ombelico, sotto i testicoli, solletico senza fine, fino a che vedo che non hai più fiato.
Allora torno su ai capezzoli, muovo le mollette, ruoto, pizzico, tiro, ma non le tolgo. Ora urli e non ridi più.
“adesso le togliamo, ti senti pronto?”
“no, no per favore” implori..
“ come no? Non vorrai tenerle per sempre?”
Continuo a torturarlo e quando me se lo aspetta, via una molletta.. e poi col dito a massaggiare il capezzolo così dolorante. Non c'è urlo più bello.
Non smetterei mai di sentirlo. Sempre più calda, sempre più bagnata.
E adesso via la seconda molletta, lentamente e tirando, e poi ancora li col dito a massaggiare dove fa male. Torno velocemente all'erezione che ormai non può più aspettare.
Massaggio, abbasso la pelle, urli.
“Fa male vero?” chiedo sorridendo
“si” sussurra, mentre soffre.
“bene, deve far male..!” Comincio a togliere la corda lentamente, mentre schiaffeggio i testicoli. La mia mano comincia un lento su e giù, su e giù e glielo chiedo... “vuoi venire?”...
Adesso la sofferenza sembra dimenticata e risponde un bel “si” deciso.
Allora comincio a giocare portandolo al limite, e poi ricominciando. Una lenta negazione del piacere che tanto brama.
Senza che minimamente se lo aspetti, lo slego.
Credevi fosse finita qui? Abbiamo appena iniziato.
“mettiti a quattro zampe” obbedisci silenzioso ed impaurito.
Riprendo la riga e te lo ricordo di nuovo “ ricordati.. caramella”
Poi comincio a sculacciarti. Voglio vedere le natiche diventare rosso fuoco. Urli da subito, questa cosa la sopporti poco.
Ma è una delle mie attività preferite e non rallenterò
Fermarmi meno che mai, non è in programma. Mentre urli, godo e godo.
La riga lascia un bel segno.
Nonostante il dolore mantieni la posizione, saldo, stoico deciso a non cedere.
Dopo 50 battute mi fermo. Ti accarezzo le natiche, ti ritrai.
Ti lascio così 4 zampe e mi siedo, poggiando i miei piedi sulla tua schiena. L'eccitazione riprende. E' tutto un sali – scendi.
Dopo un tempo che pare infinito mi decido a testare un'ultima parte, anche questa mi da molto piacere
“Sdraiato di nuovo pancia su, tieni su le gambe, posizione pannolino” resta un po' stordito, ma capisce subito e alza le gambe.
Ed ecco il buchino, quel buchino con cui tanto mi piace divertirmi. Non c'è cosa più goduriosa per me che infilarci una mano.
“Troppo peloso.. lo sai vero?”
Arrossisce un po', mi fa molto piacere abbia preparato anche la ceretta, così come avevo chiesto.
Con molta calma, prendo le strisce e scaldo la cera.
Guarda il soffitto, si vede che è spaventato.
“farà male anche questo!”
“lo so”
“fermo e tranquillo, è solo l'inizio. Ricordami qual'è la tua parola?”
“caramella”
“bene, che la depilazione abbia inizio”
Striscia dopo striscia, urla dopo urla, godo, mentre mi congratulo per l'eccellente lavoro. Un buchino senza peli. Perfetto, liscio e preciso.
“ti do una pausa, stendi le gambe per un po'.”
Si rimette sdraiato, faccia rossa, gli do tregua, anche se breve.
Ne frattempo mi metto dei guanti in lattice e comincio a metterci sopra un olio. Mi strofino le mani, lascio che l'olio copra tutta la superficie dei guanti.
Mi guarda, teso e spaventato.
Lo picchietto sulle cosce “forza forza di nuovo su le gambe”.. ed eco di nuovo quel buchino, così depilato e perfetto. Mi avvicino lentamente, olio, poi un dito, infilo, giro, tolgo. Le tue smorfie provocano un'eccitazione immediata.
Ancora un dito, poi due dita, poi tre.. Adesso gemi e ti sento soffrire.
E poi di nuovo dentro e fuori, dentro e fuori, tre dita, quattro dita... voglio arrivare ad infilarci tutta la mano, bramo quel momento e continuo ad aprirti sempre più.
Urli e implori ma non mi importa. Mi fermo con la mano dentro.. e comincio a massaggiare. Ed eccola di nuovo li l'erezione.
Godi e soffri, non credo tu sappia più distinguere le due cose.
Esco da te, rapida e veloce “respira” dico
Mi sfilo i guanti e ti faccio abbassare le gambe, torno su quell'erezione che chiede sfogo.
La mia mano indugia, sale e scende, si muove sul pene, fino al momento, ti guardo, voglio vedere il tuo piacere.
Esplodi in un attimo, le tue smorfie, il tuo godere è il mio momento.
E poi non mi fermo. Con la mano bagnata continuo un su e giù senza fine, il piacere provato svanisce e un lento doloroso fastidio s'insinua.
Chiudi le gambe, implori di fermarmi, ti vedo fremere.
Con la mano gioco con la tua punta, stuzzicandola.
E poi, finalmente, mi fermo. Sono bagnata, appagata.
Mi sdraio accanto a lui, che non fa altro che ripetere “cazzo, oh cazzo”..
“guarda che ho finito” dico.
Ridiamo.. una risata sana, intima, piacevole, complice.
Poi ti guardo, sei spiazzato quando ti dico “Ricominciamo?”.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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