bdsm
L'inizio
di psycouple
13.08.2020 |
4.978 |
19
"Trovò appena il tempo di chiedergli quale altro compito avrebbe dovuto
svolgere, che lui la bendò e le chiese di rimettersi carponi..."
Decise di non cenare quella sera, scegliendo di nutrirsi di quelle parole eimmagini ancora in parte sconosciute.
Si mise comoda su una poltrona al centro del suo terrazzo, e fu subito
assalita dal vento caldo e umido che da giorni insisteva tra le mura della città.
L'afa che la circondava pareva non curarsi dell'arrivo della sera, concedendo
alle cicale qualche minuto in più per esibirsi nel loro canto ipnotico prima di
scomparire.
Era sola, in compagnia di un libro ritrovatosi in valigia dopo il suo ultimo
weekend trascorso con uno sconosciuto incontrato per caso a una cena con
amici. Quel libro sembrava avere un particolare significato per lei.
Testimoniava l'ardore e la veemenza sperimentata in quelle notti, un pegno
per rivivere quelle emozioni, e forse anche qualcosa in più.
Era una ragazza ormai adulta, minuta ma ben fatta, un sorriso fiero e
appagato che accompagnava con grazia i contorni gentili del suo viso.
I fianchi stretti ne accentuavano le curve, che muoveva con eleganza e
disinvoltura senza farsi troppo notare. I capelli folti, mai invadenti,
sembravano avere una vita propria, cambiando continuamente a seconda del
tempo; ora lisci ora ricci.
Indossava una comoda maglietta di cotone che ben si adattava alla
temperatura estiva del periodo. Una gonna e nient'altro indosso.
Avvertì come un impulso quella sera, spinta forse dal desiderio di scuotere la
sua vita, costruita con pazienza e rettitudine, per sperimentare qualcosa di
diverso, un viaggio introspettivo verso una nuova consapevolezza di sé e del
proprio sesso.
Quella stessa provata giorni prima tra le braccia di quell'uomo.
Arrivò quasi per caso, come spesso accade nei momenti importanti della vita,
quel bacio rubato per gioco durante un pomeriggio al mare.
Immersa nell'acqua, si ritrovò all’improvviso seminuda tra le sue braccia,
vivendo con inaspettata naturalezza l'attrazione per il suo corpo e per il modo
con cui lui le parlava e la metteva a suo agio.
Si lasciarono dopo due notti trascorse insieme, portando con loro i ricordi di
quel letto disfatto e impregnato dei loro odori.
Capì subito che sarebbe stata più di una banale avventura, quando
nonostante i timori iniziali e il lungo viaggio da compiere, decise di incontralo
nuovamente.
Lo fece e non se ne pentì.
E di tutte le cose rimaste impresse nella sua memoria, fu proprio la scoperta
di una nuova forma di piacere interiore, celato ma potente, a stupirla oltre
ogni immaginazione.
Un miscuglio di sensazioni intime, quasi inconfessabili, portatrici di una forza
tale da minare alcune delle sue più profonde certezze.
Aprì con cura l’ultima pagina letta il giorno precedente, e riprese il suo
viaggio.
Fu subito rapita da racconti di donne che avevano scelto un percorso di
totale sottomissione al proprio uomo. Storie di intimità, a volte perversa, nate
al confine tra dolore e piacere, sofferenza e redenzione, tutte con l'unico
scopo di sperimentare con coraggio i confini del proprio pudore, di aprire la
porta a nuove emozioni, cercando nel proprio io le chiavi di una nuova
dimensione.
Quella appunto che lei, per la prima volta nella sua vita, sentiva di poter
sperimentare insieme a lui.
Mentre leggeva, le immagini dei racconti si sovrapponevano ai ricordi di
quelle sere, creando un groviglio di emozioni pronte a esplodere da un
momento all’altro.
Le disse di inginocchiarsi davanti a lui, in segno di reverenza, così da poterla
raggiungere comodamente con il palmo della mano e accarezzarla sulla
testa prima, dietro le orecchie e sulle guance poi. La mano era gentile ma
pesante, trasmetteva passione e intimoriva allo stesso tempo.
Le chiese di non sorridere mentre lo faceva e di non sottovalutare
l’importanza di quel gesto. Non era un gioco ma un momento in cui potersi
connettere con la parte più profonda di sé, attraverso una forma di dedizione
incondizionata.
"Serve la massima concentrazione perché tu possa sentirti completamente
mia. Lo capisci questo vero?”, le disse con voce ferma e suadente.
"Si" rispose lei, fissandolo negli occhi mentre cambiava espressione.
"Brava… così va meglio", rispose accennando a un debole sorriso.
Lei fece un respiro profondo, come per allentare la tensione che sentiva
crescere dentro lo stomaco, si rilassò, chinò il capo e baciò il dorso della sua
mano.
Lui le prese la nuca stringendole con dolcezza i capelli, le spinse il viso sul
suo ventre, tanto da lasciargli appena lo spazio per respirare, e le intimò di
non muoversi.
"È un atto di rispetto”, aggiunse lui.
"Si, lo so», rispose lei, mostrando di averne capito il significato.
Trascorse quasi un minuto senza che nessuno dei due disse una parola, un
tempo lunghissimo per certi versi, ma sufficiente a offrirle quelle risposte che
da tempo cercava.
"Credo di capire ora mio Signore”, disse con voce tremante rimanendo
immobile a un centimetro dal suo ombelico.
Lui sorrise appagato, chiuse gli occhi e sperimentò un’erezione potente che
lo pervase all’istante. Il membro si riempì di sangue, s’inturgidì, sfiorandole
appena la guancia.
Un respiro profondo tradì le sue emozioni, portandola istintivamente ad aprire
la bocca per sentirne la consistenza.
Lui l'allontanò di scatto strattonandola per i capelli, mentre i suoi occhi, colti
da una smorfia di stupore, si interrogavano sul perché di quel gesto.
"So che siamo ancora agli inizi, ma non dimenticare mai chi sei in questi
momenti, cosa ti è consentito fare e cosa no", le disse provocandole una
smorfia di piacevole dolore.
"Si mio Signore", rispose lei stringendo i denti e mostrando un sincero
pentimento. Lui la guardò senza pronunciare parola, con aria inespressiva, fissandole la
lingua che si intravedeva per averle piegato il collo all’indietro in segno
comando.
Lei capì, e senza attendere altre istruzioni, spalancò la bocca per ricevere la
sua punizione. Un getto copioso di saliva densa e biancastra la raggiunse in
pieno, riempiendole la bocca e ricoprendo interamente il labbro inferiore.
"Resta immobile", le disse, stringendo ancor di più i folti capelli dietro la nuca.
Le piegò nuovamente il collo, osservando lo strato di saliva che lentamente
scivolava giù verso la gola.
Lei respirava a fatica e si impegnava al massimo per non tossire.
"Voglio vederti ingoiarla senza deglutire", ordinò fissandola negli occhi.
"So che puoi farcela", continuò con dolce fermezza.
Non potendo rispondere, fece un cenno con la testa, rassicurandolo sulla
riuscita di quel compito con la sola intensità dello sguardo.
Ebbe una seconda violenta erezione a seguito di quel gesto, e faticò nel
mostrarsi impassibile mentre osservava il suo liquido scomparire lentamente
nel fondo del palato e l’impegno di lei nel controllare il respiro per impedirsi di
deglutire.
"Bene", disse lui, mollando la presa per concederle il tempo di riprendere
fiato. Lei deglutì istintivamente, fece un profondo respiro e sorrise con
composta soddisfazione asciugandosi le lacrime prodotte dallo sforzo.
“Non abbiamo ancora finito”, disse lui osservando la sua reazione.
“Puoi fare quello che vuoi mio Signore, io sono qui per servirti”, fu la risposta
che sussurrò con un filo di voce, spalancando nuovamente la bocca e
fissandolo con disarmante innocenza.
Questa volta lui avvicinò le dita alle labbra, e con delicatezza, le infilò in
bocca accarezzandole la lingua dalla punta per poi scivolare delicatamente
verso il fondo.
Si fermò per osservare la sua reazione, per capire se provasse le emozioni
che lui si aspettava, se la sua volontà era totalmente proiettata verso di lui,
verso la profondità di quel gesto, quell’atto di sottomissione che l’avrebbe
fatta sentire ancora più sua.
Aggiunse un terzo dito, per riempirla ancora di più e impedire in parte il
passaggio dell’ossigeno.
E ancora una volta, lo sguardo di lei, intimorito, tenace e pronto
all’obbedienza, scatenò in lui una nuova improvvisa erezione.
“Non deglutire”, le disse, “rilassa il collo”, continuò, chinandole lentamente il
capo verso di lui. Una copiosa quantità di saliva trasparente fuoriuscì stavolta
dalla sua bocca, scivolando ai lati dell’inguine e provocandogli un piacevole
solletico ai genitali.
Lui la guardò dritto negli occhi, come per avvertirla che era arrivato il
momento. Lei capì, e con un cenno impercettibile del capo si preparò
abbandonandosi completamente.
Muovendo in avanti l’avambraccio spinse con decisione le dita fino a toccare
le parti molli del palato, riempiendole completamente la bocca e
provocandole un conato che riuscì a controllare con paziente maestria.
Lo fece ancora, immobilizzandole stavolta la testa con l’altra mano per
prolungare quella doverosa afflizione.
L’abbracciò mentre lo faceva, con tutto l’affetto che provava per lei.
Quel gesto, che durò una manciata di interminabili secondi, le causò un
principio di soffocamento, lieve e brevissimo, ma in grado di regalarle una
inspiegabile sensazione di eccitazione e di appartenenza.
Come una sorta di rito di iniziazione, sancì il loro legame di estrema intimità e
fiducia, a dimostrazione di una totale e incondizionata sottomissione di lei, e
della promessa di eterno possesso da parte di lui.
Le concesse di tossire alla fine, di liberarsi sul suo corpo della saliva in
eccesso, come a suggellare la sacralità di quel momento.
Le chiese poi di aprire le gambe, di mostrargli la vagina.
Era gonfia, completamente aperta e pronta a ricevere qualunque cosa lui
volesse. La toccò con un gesto rapido, quasi indelicato, avvicinando le dita al
solo scopo di percepire il frutto della sua eccitazione.
Era completamente bagnata e così scivolosa che le dita penetrarono più del
previsto. Lei emise un gemito, accompagnato da un sorriso carico di eros e
di appagamento, e dopo aver raccolto i loro umori, ne assaporarono il gusto
in un lungo e interminabile bacio.
Non curante della passione che lei stava sperimentando in quel bacio,
l'afferrò con forza, come fosse una bambola di carne, la mise a cavalcioni e
la penetrò con il suo sesso duro come il marmo per tutta la sua lunghezza,
senza incontrare resistenza.
Sentendosi completamente riempita iniziò d’istinto a muoversi.
"Resta ferma, immobile", le intimò con tono minaccioso.
Appena udì quelle parole, un irrefrenabile lamento le fuoriuscì dal centro del
petto, e con esso un orgasmo incontrollato, violento e diffuso che la paralizzò
all'istante.
Si strinse a lui con tanto vigore da lasciargli i segni delle unghie sulla schiena.
"Stringi più che puoi", le disse, “fammi male”, le sussurrò all’orecchio mentre
la vedeva scrollarsi di dosso i suoi tabù, le sue incertezze e quelle false
credenze che portava ancora con se, mentre lui, inorgoglito, aspettava con
ansia che il dolore si trasformasse in un folgorante brivido di piacere.
Rimasero alcuni minuti l’uno dentro l'altra a contemplare il calore dei loro
corpi, il piacere di quell'unione tanto violenta quanto appagante.
"Ora fai di me ciò che vuoi", le bisbigliò all'orecchio, "sono il tuo oggetto mio
padrone. Usami!".
Quelle parole provocarono in lui un fremito lungo la schiena, aumentando
ancora di più il desiderio di dominarla.
La prese con decisione spingendola per terra, le spinse la testa sul tappeto
costringendola a mettersi carponi. La penetrò con forza da dietro, facendola
urlare dal piacere.
La percosse ripetutamente sulle natiche, senza badare all'intensità dei colpi.
Tutto avveniva in modo istintivo, animalesco e senza controllo. E quando si
accorse che stava per raggiungere un nuovo orgasmo, lui si fermò di colpo e
si allontanò, manifestando disinteresse al solo scopo di riaffermare la sua
autorità, di sentirla gemere e pregare di ricevere ancora la sua carne.
"Mi stai facendo sudare", le disse con sguardo di rimprovero, "prenditi cura di
me ora", continuò lasciandola avvicinare carponi come un cane farebbe col
suo padrone.
Lei lo raggiunse fissandole il pene, pregustando lo spessore che avrebbe
riempito la sua bocca.
"Non lui, lecca giù", la fermò con tono deciso.
"Asciuga il sudore che ho in mezzo alle gambe, con dolcezza e senza fretta".
Lei obbedì fiera del comando ricevuto, passando la lingua sui genitali e più
giù, fino a trovare il foro del suo sfintere.
Capì che era quello che lui voleva e vi si dedicò con tutta la passione che
aveva in corpo.
Si masturbò facendolo, senza darlo troppo a vedere, come una bambina che
gioca col suo giocattolo preferito nonostante gli fosse stato vietato.
Perseverò a lungo nel farlo, muovendo la lingua umida sui piccoli contorni e
cercando con dolcezza di infilarla dentro per quanto poteva.
Lui le spinse il viso contro, con un gesto talmente rozzo e maldestro da
stridere con la sua grazia, quasi a sottolineare che quello era un lusso che
solo lui poteva permettersi.
"Assaggiami", le sussurrò, "voglio che il mio sapore ti resti in bocca per tutto
il giorno.
"Si, mio Signore", le rispose trattenendo a stento la foga che metteva nel
farlo.
Trovò appena il tempo di chiedergli quale altro compito avrebbe dovuto
svolgere, che lui la bendò e le chiese di rimettersi carponi.
Le intimò di seguirla, di trascinarsi al suo fianco, lentamente e in ginocchio.
Pur non vedendo, lei riuscì nell'operazione seguendo i movimenti delle sue
gambe, in modo lento e impacciato, fino ad accorgersi di essere giunta nella
sala da bagno, proprio davanti al wc.
"Puoi sederti se vuoi", le disse con premura, gratificato per quel nuovo gesto
di sottomissione. Lei lo fece, afferrandosi con forza alla seditoia, ma senza
rinunciare alla grazia che le apparteneva.
Scese il silenzio tra i due. Lui le era di fronte, in piedi, sperimentando quel
senso di potere che solo un momento del genere poteva regalargli.
Lei, bendata e intimorita, aspettava con ansia il prossimo comando.
Respirava a fatica, presa dall'eccitazione e dall'ignoto che la circondava.
Quel silenzio, che lui protrasse oltremodo e con astuzia, era quando di più
erotico e stimolante lei avesse mai provato.
Trascorse un tempo indefinito, quando all'improvviso un getto caldo, prima
sottile e poi sempre più abbondante, la raggiunse sui seni.
Avvertì un odore inconfondibile, e con esso una sensazione di impotenza mai
sperimentata prima. Senza che lui aggiungesse altro, iniziò a cospargerselo
addosso, sulla pancia, sul collo, sul viso, ricoprendosi ovunque del suo odore.
Scivolò con le dita giù verso la vagina, dove la maggior parte della sua urina
si era raccolta. Si masturbò, prima delicatamente e poi con sempre maggior
vigore, fin quando l'ultimo zampillo le sfiorò il clitoride provocandole un orgasmo
di una tale intensità da farla gridare come mai era successo, proiettandola
finalmente in quella nuova agognata maledetta dimensione.
Esausta, appagata e frastornata si preparò a svolgere l'ultimo incarico.
Senza che lui proferisse parola, e con gli occhi ancora
bendati, scivolò per terra e spalancò la bocca.
Lo fece con un'avidità mai sperimentata.
"Apri bene", fu l'ultima parola che udì prima di sentire gli schizzi bollenti del
suo seme colpirle la gola, la superficie della lingua e il viso.
La imbrattò con il suo sperma dolce e bianco come il latte, facendola sentire
ancora una volta completamente sua.
Ingoiò senza esitare, raccogliendo con le dita le gocce sparse che aveva sul
viso per assaporarlo ancora, e continuò, finché la pelle non si asciugò del
tutto. Chiese di potersi togliere la benda, e nel farlo si accorse che alcuni
schizzi avevano colpito il bordo del wc.
Con un gesto che stupì perfino sé stessa, si avvicinò, e con la lingua le ripulì
lentamente, una ad una, assicurandosi che lui la guardasse.
Si sentì sporca nel farlo, ma dannatamente eccitata.
Lui sorrise, e d’istinto la prese da dietro, sfruttando gli ultimi affondi del pene
ancora rigido, al solo scopo di regalarle un ultimo sfinente orgasmo.
Aprì gli occhi di colpo, come al risveglio da un sogno dannatamente reale, e
si guardò intorno per capire dove fosse.
Il frastuono delle cicale aveva ormai lasciato il posto al canto gentile dei grilli,
che insieme alla frescura della sera, sembrava aver smorzato l’intensità della
sua immaginazione.
Sentiva il respiro ancora affannoso e l’inguine completamente inumidito.
Si toccò, rivivendo con incredibile vividezza quelle istantanee ancora
impresse nella sua memoria. Fu intenso, rapido e avvolgente, quel senso di
libertà e di consapevolezza che la condusse verso un piacere sublime.
Decise di andare fino in fondo, di varcare quella soglia, di lasciarsi possedere
completamente da quell’uomo, sperimentando quel percorso di cui era solo
all’inizio.
Chiuse il libro, si girò sul fianco immaginando di sentire per un’ultima volta il
peso delle sue mani, e scivolò in un sonno profondo.
Daniele
Bali - 2 Agosto 2017
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore.
Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.