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Guarda la mia signora


di tuttofare2019
11.09.2020    |    7.657    |    4 8.8
"Lui non disse nulla, obbedì e basta, ma uscendo la guardò con tenerezza ed abbassò lo sguardo..."
Sono un uomo siciliano che come molti si è trasferito al nord per motivi di lavoro.




Mi piace giocare, con diverse coppie ho avuto delle bellissime esperienze e spero di farne molte altre. Una la ricordo in particolare, già dal messaggio iniziale mi intrigò da subito, come oggetto c'era scritto "guarda la mia signora".
Aprii il messaggio e mi apparì la foto di una donna meravigliosa, bendata, in un intimo succinto che evidenziava le sue curve mozzafiato. Ovviamente risposi immediatamente ed iniziai una conversazione con il marito.
Lui aveva delle richieste particolari per la moglie, che desiderava fosse dominata.

Sinceramente non avevo molte esperienze di questo tipo, ma conoscevo bene la mia indole e non mi scoraggiai. Fissai subito un appuntamento con il marito, preferivo conoscere lui prima davanti ad un caffè,
per capire cosa effettivamente si aspettasse, il suo ruolo durante l'incontro ed alcuni altri dettagli, per il resto gli avrei detto che pretendevo carta bianca.

Dopo le presentazioni e quattro chiacchere per rompere il ghiaccio, gli raccontai come volessi che il gioco iniziasse. Mi feci comunicare la safeword, indispensabile anche perché non ci conoscevamo.
Decisi inoltre di dar loro le chiavi di casa mia. Dopo un'ora avrebbero dovuto raggiungere la mia abitazione ed entrare.

Così successe.

Entrarono e trovarono alcuni accessori, una benda per gli occhi, delle manette, un plug anale per lei e un mio biglietto con le istruzioni.

Al mio rientro a casa dovevo trovare lei al centro della stanza semibuia, nuda, bendata e ammanettata, con il plug anale inserito. Aspettai la chiamata del marito e rientrai a casa.
Scena meravigliosa: lei incantevole, corpo tonico e ben fatto, una perfetta terza di seno, capezzoli ritti, pelle vellutata, in un profumo avvolgente. Accesi delle candele per creare una luce adeguata e dell'incenso.
Lei avverti la mia presenza e iniziò a respirare più profondamente. Le sfiorai i capezzoli e le diedi uno schiaffo sulla natica sinistra, che lei gradì. La lasciai li al centro della stanza ed andai a farmi una doccia.

Terminata la doccia, indossai un semplice jeans e una camicia nera, andai nel freezer e presi dei cubetti di ghiaccio e una bottiglia di prosecco, che non deve mancare mai.
Presi un cubetto e glielo strofinai sui capezzoli, ne feci scivolare delle gocce lungo la sua schiena. Lei non disse nulla, solo il suo respiro si fece più affannato, il décolleté che iniziò ad arrossarsi,
le appoggiai una mano sul petto e sentii i battiti del suo cuore accelerati, in un angolo il marito muto spettatore. Presi una scodella, versai del prosecco e la posai a terra.
Presi dal mio cassetto segreto un collare con guinzaglio e lo indossai alla signora.

Le chiesi "Hai sete cagna?".

"Sì" rispose lei.

"Si come?" le domandai con voce più dura.

"Si Padrone" si corresse subito.

La liberai dalle manette e tirai in giù il guinzaglio, così da farle capire che si doveva mettere a quattro zampe e seguirmi. La diressi alla scodella, le chinai la testa a terra ed inizio a bere come una cagna assetata.
Le strattonai il guinzaglio e lei capì che doveva smettere di bere. La portai un po’ in giro per la casa, poi l’ammanettai a 90 gradi su una sedia, con una verga le picchiettai l’interno delle cosce che lei divaricò immediatamente.
Presi un cubetto di ghiaccio e glielo infilai nella figa, lo accolse tutto senza fiatare. Mi chinai dietro di lei e iniziai a leccare quella figa fresca che già si stava gonfiando.
Lei si dimenava gradendo quel trattamento, la liberai, la girai verso di me e tirandola a me dal guinzaglio l’avvicinai alla patta dei miei pantaloni, allentai la cintura per farli scivolare a terra.
Tirai di più il guinzaglio verso di me, tanto da avvicinare il viso della mia schiava al mio slip. Lei in ginocchio, iniziò a leccare con evidente voglia il mio membro da sopra l'intimo
, si percepiva la sua impazienza, così l’assecondai, abbassai gli slip, afferrai la sua testa e le infilai non troppo dolcemente il cazzo in bocca “Ora ti scopo la bocca, cagnetta vogliosa” le dissi.

Lei continuava ad essere bendata, il marito un silenzioso spettatore.

Le tolsi la mascherina, volevo vedere i suoi occhi, la loro espressione sperduta. Lei come prima cosa cercò dove fosse il marito, la sua vista si doveva ancora riprendere dall'oscurità della mascherina, appena incrociarono gli sguardi,
vidi lo sguardo di lui duro, ma preoccupato. Lei dolcemente si rivolse a me "Mandalo via, voglio essere tua". Non capivo la motivazione di tale richiesta, ma glielo concessi.
Mi rivolsi a lui dicendogli "Vai a comprare del sushi e fai con comodo". Lui non disse nulla, obbedì e basta, ma uscendo la guardò con tenerezza ed abbassò lo sguardo.
Rimanemmo soli, le abbassai nuovamente la testa e capì che doveva riprendere a succhiare.

Lei mi si rivolse maliziosamente e sfidandomi con gli occhi mi disse “Allora, vogliamo cominciare a giocare davvero ora che siamo soli?”.

La sua richiesta mi infastidì, tanto da urtare la mia virilità.

Tirai improvvisamente in su il guinzaglio, strattonandola, quasi a soffocarla, lei non se l’aspettava. Si alzò dignitosamente, la presi dalla nuca spingendola con il viso verso il muro.

“Ora cominciamo” le sussurrai all’orecchio.

Presi la bacchetta, le feci aprire le gambe ed appoggiare le mani in alto sul muro.

“Ad ogni colpo dovrai dirmi Grazie Sir”, se non ce la fai, potrai sempre uscirne con la tua safeword, la canzonai duramente. E le sputai sulla guancia.

Cominciai dall’interno cosce, 10, 20, 40… 70… mi fermai. Lei nulla, impassibile. Dosavo la mia forza per non farle troppo male, il suo corpo perfetto non era fatto per essere violato così.

Cambiai posizione, presi un bastone più grosso e infierii sulle natiche, ma aumentai di forza. Lei cominciò ad irrigidirsi ad ogni colpo, e la voce ad affievolirsi.

“Non ti sento cagna, non ringrazi il tuo Padrone?”

“Certamente. Grazie Sir”, disse imbarazzata.

Arrivai a 90 e mi fermai.

Volevo darle tregua, mi chinai e la penetrai con le dita, prima una, dopo due, poi tre, gliele giravo, man mano che si bagnava aumentavo, lei allargava le gambe e assecondava,
e si spingeva contro per accoglierle, capii che voleva tutta la mano, quindi aumentai, senza pensarci troppo, infilai anche il pollice e le risali dentro.
Lei non riuscì a trattenere un urlo di dolore misto a piacere, dicendomi “Ti prego Padrone fammi male”.
Continuai a girare e rigirare la mia grande mano dentro di lei, sembrava in trance, quando sentii il suo corpo dapprima irrigidirsi, poi essere pervaso da spasmi incontrollati… ed con un altro urlo scaricò il suo violento orgasmo.
Togliere la mano ora risultava difficile, e lentamente cercai anche la sua collaborazione, ma era evidentemente esausta.

Riuscii a far uscire la mano e lei finalmente cadde in ginocchio.

Il suo sguardo dolce, inerme più che mai, che cercava solo un abbraccio. Appoggiò la testa sul mio petto e non riuscii a non abbracciarla.

“Ricominciamo” mi disse abbassando la nuca “sono pronta”. Prese la bacchetta che era per terra e me la porse. Allungò le mani girandomi i palmi e cominciai a percuoterglieli.

Mi girai e con una frusta mi concentrai sulla schiena. Ormai ogni parte del suo corpo era arrossata e gonfia, ma lei non cedeva, continuava nel suo gelo.

Presi una sigaretta e l’accesi… cominciai anche con quella, sui palmi e poi all’interno delle braccia. 10, 20… e lei ogni volta “Grazie Sir”.

Sembrava indistruttibile, il suo corpo perfetto era martoriato a causa mia, non capivo se davvero fosse masochista o cosa, ma sapevo che io non ero un sadico.
Non capivo cosa fosse o cos’altro mi stesse chiedendo di fare. Cominciai a schiaffeggiarla in viso, sempre più forte, ed una lacrima le scese dagli occhi.
Capii, no, non era masochista, mi stava mettendo alla prova. Mi fermai e le dissi “Adesso basta, si fa come dico io”.

“Grazie Sir” mi disse ranicchiandosi tra le mie braccia.

Me lo stava chiedendo con dignità, dall’inizio me lo stava chiedendo con dignità ed orgoglio. Non avrebbe mai pronunciato la sua safeword, ma chiedeva a me,
il Signore a cui aveva dato la sua appartenenza, a cui si sentiva istintivamente attratta, di decidere per lei, di difenderla persino da se stessa.

La presi in braccio, baciandola sulla fronte la appoggiai sul letto, le sfiorai le gambe, che inevitabilmente si aprirono, offrendomi il paradiso.
La mia lingua cominciò a leccarla dappertutto, a penetrarla persino. Tolsi il plug e le mie dita si insinuarono dentro il buco del suo culo perfetto, in un dentro e fuori sempre più veloce.

Il mio membro, duro ed eccitato, cominciò a montarle la figa e lei a gemere sfinita. Il suo viso era in estasi, la sua figa grondava di umori che le bagnavano l’interno cosce.
La girai e la penetrai da dietro, come il cane alpha fa con la sua cagna.

Sentii la porta appoggiarsi era suo marito di ritorno col sushi.

Continuai a scoparla, desideravo che lui ci vedesse, che vedesse sua moglie godere sotto un altro uomo. Un marito che cede la propria moglie senza obiettare doveva essere punito così. Le venni dentro.
La baciai e le mi sorrise. Quando il mio cazzo uscì da lei anche della sborra colò tra le sue gambe.

Guardai il marito e rivolgendomi a lui gli ordinai “Puliscila con la lingua, voglio che tu senta il sapore di un vero uomo, e cerca di farla godere di nuovo solo con la lingua”.
Eseguì e mentre lo osservavo mangiavo ciò che aveva comprato.

Mi tornò di nuovo duro, ma mi trattenni. Lei mi guardava sorridendo. Appena lui finì, mi alzai la presi in braccio, la baciai in bocca con la lingua e gliela porsi. “Cerca di averne cura, perché questa ormai è Mia
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