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Geometrie e penetrazioni


di Membro VIP di Annunci69.it vanelsing
15.11.2021    |    267    |    0 6.7
"Per un attimo cercò di riprendersi ma il dolore e la perdita di sangue non gli permettevano ormai di essere troppo lucido..."
Geometrie e penetrazioni


Tutto ciò che è rigidamente regolare (che si avvicina alla regola matematica) ha in sé qualcosa che ripugna al gusto e se non ha espressamente per iscopo la conoscenza o un determinato fine pratico, produce noia (Kant, Die Kritik der Urteilskraft, 1790)


Giacomo era arrivato con largo anticipo all’appuntamento. La ragazza con la quale parlava da più di un mese gli piaceva molto e mai avrebbe creduto che una tale bella ragazza potesse interessarsi a lui. Gli venivano in mente le lezioni di estetica kantiana dove il giudizio di gusto viene sganciato dal segno della logica o della conoscenza e risultava pertanto soggettivo, estremamente conseguente al campo del soggetto. Ma se il buono (Gut) è ciò che filtrando attraverso la ragione piace al suo concetto, Giacomo non aveva ancora un concetto chiaro della ragazza. Era sicuramente giovane, aveva una bella voce che lo aveva catturato per telefono, avevano scambiato foto e le sembrava una vera Dea. Giacomo al contrario era brutto, molto brutto, un corpo esile, con una spalla più bassa dell’altra, aveva pochissimi capelli, un viso smunto, la stessa peluria sul corpo era ridicola posizionata a chiazze, una carnagione pessima e delle mani storte. Inoltre Giacomo era impotente, aveva un cazzo piccolo, quasi del tutto privo di erezione, o comunque impossibilitato a penetrare, non aveva mai avuto una donna, non aveva mai neanche tentato di avvicinarsi se non tramite contatti virtuali. Delle volte aveva tentato con delle professioniste, ma mai era riuscito a salire al primo piano.
Questa ragazza era diversa, era stata davvero molto dolce con Giacomo, si sentiva capito, avevano parlato di Kant, di poesia, di cinema, non aveva mai problematizzato la cosa, quando qualcosa è bello è bello e Giacomo non faceva assegnamento su altro che su questo giudizio, eppure una critica della ragione come giudice della ragione lo riportava ancora una volta al metodo trascendentale, quindi a Kant e di conseguenza al Giudizio.

La ragazza aprì la porta, era vestita in modo elegante, una gonna lunga con taglio laterale, delle scarpe Louboutin tacco 12 a punta, una camicia chiara e capelli sciolti. Gli occhi erano azzurrini ancora più di quanto Giacomo potesse immaginare avendo visualizzato le foto, erano grandi, delle labbra disegnate, delicate e dei capelli neri lunghi. Giacomo restò inchiodato di fronte alla sua bellezza – Entra pure – disse la ragazza. Nell’entrare in casa non poteva non notare che quella casa non solo era situata in un luogo molto isolato, elegante, collinare, ma era arredata nei minimi dettagli con un gusto sopraffino. Materiali vari componevano l’arredamento, dalla pietra lavorata alle tavole in legno, conchiglie che scomparivano tra la moltitudine di quadri, colonnine tortili con capitelli in bronzo e coni di pietre murati a secco con strisce preziose, si avvertiva il succedersi della storia in quella casa quando Giacomo restò colpito da un mobile che come una libreria mostrava scarpe preziose delle più svariate marche. Erano scarpe preziose che sottolineavano una vita di lusso e dedita al piacere. Continuarono delle vecchie conversazioni telefoniche sulla funzione del tacco nella donna, su quanto fosse un elemento trascendente, un prolungamento del corpo, sul gotico rovesciato che rappresenta. Sempre sulla linea di Kant i due si chiedevano se esistesse una configurazione superiore della donna sul tacco, dato che la Critica della Ragion pura in apertura si chiede se esiste una facoltà superiore di conoscere. La Critica della Ragion pratica si chiede se esiste una facoltà superiore di desiderare, mentre la Critica del Giudizio si chiede se esiste una forma superiore di piaceredispiacere. Giacomo si chiedeva cosa rappresentasse la donna sul tacco, forse una forma che trascende la donna, che la trasporta su un piano diverso? Non si poteva trattare di trascendenza su una donna senza tacchi perché la facoltà della percezione si rapporta ad un romanico orizzontale, in una forma inferiore che trova legge nella percezione e non in se stessa, non si dà legge da sé. Ma quando la donna sul tacco trova in se stessa una nuova legiferazione del portamento, del movimento e della geometria allora essa stessa legifera sugli oggetti della conoscenza come fosse un Dio.

Avevano parlato quasi un’ora di questi argomenti quando la ragazza prese Giacomo per una mano, anche se Giacomo non aveva mai accennato direttamente alla sua impotenza la ragazza aveva percepito nella sua timidezza delle volte eccessiva su alcune tematiche che qualcosa non andava. D’altra parte Giacomo aveva cercato in tutti i modi di celare questa sua mancanza, non voleva in nessun modo perdere il dialogo con una ragazza che finalmente sembrava non solo capirlo, ma addirittura apprezzarlo. La ragazza accompagnò così Giacomo nella sua stanza da letto, un letto grande con attorno diversi specchi che amplificavano l’imbarazzo in quanto gli mostravano l’abissale differenza tra il suo corpo e quello della Dea, la sua bruttezza contro una tale grazia. Fenomeno che si ingigantiva quando la ragazza delicatamente iniziò a spogliare Giacomo mostrando tutta la sua bruttezza, ma non era solo una questione di bruttezza, era goffo, poco simmetrico e quando completamente nudo mostrò il suo cazzo minuscolo la ragazza portandosi una mano alla bocca non riuscì a trattenere una risatina mentre gli sussurrava avvicinandosi con le labbra al suo volto – Sono sicura che ci divertiremo molto questa sera –. Di fondo Giacomo non aveva idea di come sarebbe potuto succedere, la ragazza si era spogliata quasi del tutto mentre lo tirava su di sé sul letto. Aveva lasciato solo tacchi e calze, gli aveva aperto le gambe davanti mentre si toccava i seni e si muoveva in modo sinuoso. Giacomo disse – non possiamo solo parlare questa sera – mentre la ragazza gli passava le unghie sul petto e lo aveva agganciato con le gambe dietro la schiena in modo da non lasciarlo scappare. Giacomo cercava di svincolarsi in alcuni momenti ma la ragazza era molto più forte di lui e comunque in qualche modo quella situazione lo intrigava – Dai, hai detto che mi avresti fatto godere, ora non essere timido – ma per Giacomo era impossibile immaginare di darle piacere. Timidamente le toccava ogni tanto il seno, la ragazza teneva la mano di Giacomo sul proprio seno e con le gambe lo stringeva a sé, ad un certo punto prese il cazzo e iniziò a segarlo, ma non otteneva altro che un’erezione blanda. Giacomo provò ad un certo punto a baciarla, aveva delle labbra molto belle, ma la ragazza disse – Solo se facciamo l’amore – e lo scansò, attirandolo a sé e continuando ogni tanto a segarlo cercando di farglielo venire duro.

La lama di una spada gli si accostò silenziosamente all’ombelico, era una katana, una spada giapponese e quella lama brillava tanto era pulita e sembrava affilata, quando una voce – Sai cosa non sopporto più di quelli che provano a scoparsi la donna che amo? Quelli che non riescono poi a scoparsela. Come si fa a non riuscire a scopare una Dea come lei? – Giacomo fece uno scatto per cercare di svincolarsi da quella situazione, ma la ragazza lo trattenne a sé serrando le gambe attorno alla vita dell’impotente – Stai calmo, stai calmo – cercava di tranquillizzarlo ma Giacomo era terrorizzato, mai si sarebbe aspettato un uomo, una spada. Cosa significava adesso quella situazione? La ragazza disse – Devi stare tranquillo, ti ho detto ci saremmo divertiti –. Nel visualizzare l’uomo il nostro si rese conto di trovarsi di fronte un Dio perfetto, un corpo definito, simmetrico, l’uomo era nudo, ma non aveva niente che non andasse, dei pettorali sviluppati ad un braccio possente. Capelli curati, addominali scolpiti, istintivamente mise una mano sulla lama come per spostarla, ma l’uomo gli tirò un ceffone in faccia talmente forte da farlo sanguinare, poi afferrandolo per il viso e tirandolo verso di sé gli disse – Non devi mai, mai toccare la spada, non devi mai più toccarla ti è chiaro? – Giacomo fece cenno di sì mentre sanguinava dal labbro inferiore, gli occhi della Dea erano eccitatissimi – Devi fartelo venire duro e scoparmi – gli disse la ragazza. La mano sinistra di Giacomo tenuta dalla mano della ragazza, le gambe che lo tiravano a sé, l’uomo alla sua destra non gli permettevano di visualizzare nessuna via di fuga, così provò in tutti i modi di farselo venire duro, la giuovine ogni tanto si portava la mano sul corpo, Giacomo era sempre più terrorizzato ad un certo punto per lo stress aveva le lacrime agli occhi. Il fisico perfetto della Dea lasciava in Giacomo la speranza di superare l’impotenza, sarebbe bastata una sola volta, sarebbe uscito via da quella situazione e mai più in vita sua avrebbe contattato una donna, soprattutto una bella donna. La ragazza si muoveva in modo eccitante vicino al cazzo di Giacomo, lui ogni tanto guardava quel corpo così perfetto, i suoi seni, i capelli che le incorniciavano il viso.

In Giacomo erano sorti dei dubbi, una ragazza così bella con lui non ci aveva mai parlato, ma i vari discorsi, l’interesse per la filosofia, per Kant gli avevano fatto supporre che fosse diversa, mentre ora si trovava in quella situazione assurda. Ora la sua impotenza lo logorava, era devastato dall’impossibilità dell’erezione e non si spiegava come fosse possibile possedere una donna. Non aveva mai capito l’arcano della forma penetrativa, il suo colossale malinteso. Per come la penetrazione si presenta non dovrebbe essere altro che mistificazione, feticizzazione del corpo e Giacomo era dalla parte della trascendenza. Nello sfibrante logorio della masturbazione forzata lo colse una smania di agire, improvvisamente cercò di divincolarsi dalla situazione, ma bastava la giuovine per tenerlo ancorato a sé. Con le guance in fiamme, lo sguardo terrorizzato, la voce rauca, l’animo terrorizzato egli traboccò in una preghiera disperata, li implorava di poter tornare a casa, di voler uscire da quella situazione – Non voglio morire – disse, ma la ragazza sorridendo con gli occhi accesi di piacere rispose – Non è solo una morte, sarai trapassato dalla lama, lentamente e poi io scoperò con la spada nel tuo corpo – Giacomo ebbe un sussulto e per la seconda volta sfiorò la lama, un secondo colpo questa volta un pugno sul viso – Ti ho detto che non devi mai sfiorare la spada, sei sordo oltre che impotente? – disse l’uomo. La spada spingeva sempre di più dentro il suo corpo, nonostante fosse magro la lama poggiava in profondità nell’ombelico di Giacomo e il taglio era rivoltò verso l’alto. – Non mi sembra molto carino non riuscire a far godere una donna così bella, soprattutto dopo un mese che le stai scrivendo da mattina a sera, non ti sembra? – La situazione stava degenerando, i due colpi avevano più che ferito il volto di Giacomo, lo avevano stordito e devastato. La sola cosa che Giacomo tentava di fare era masturbarsi il cazzo, in tutti i modi cercava di farselo venire duro, ma niente, la giuovine ogni tanto sembrava volerlo aiutare toccandogli le palle, ma poco dopo lasciava tutto per passarsi una mano sul corpo e godere del terrore dell’impotente in quella condizione. L’uomo diventava impaziente – Ti sembra giusto deludere così una donna, devi scoparla – ma non c’era modo di farlo. Ad un certo punto l’uomo disse – Se non lo strizzi non verrà mai duro – per la ragazza fu come una sorta di codice, probabilmente qualcosa che avevano fatto più volte, un segnale per sincronizzarsi su quello che doveva succedere. Le gambe che erano state serrate da sempre attorno al corpo di Giacomo in un attimo vennero tolte così che lei gli restava di fronte a gambe aperte, ma senza più serrarlo in quella presa che lo faceva sentire oppresso. Continuava a tenerlo solo con la mano destra, ma il tempo di sentirsi per un attimo libero e Giacomo avvertì una strana sensazione, come un freddo improvviso, nello stesso tempo una sensazione di strappo, poi di bagnato, non riusciva a visualizzare bene la cosa fin quando guardò gli occhi azzurrini della Dea, apparivano lucidi di piacere mentre diceva – Il dolore si placa con il sangue e dato che non puoi essere all’altezza del tuo amore, alimenta la tua disperazione, essa ti sosterrà fino alla fine del tuo tempo – Giacomo abbassando lo sguardo vide che la lama era dentro il suo corpo, era entrata nell’ombelico, ma ancora non si rendeva conto di quanto fosse entrata dentro. Come prima sensazione pensava pochi centimetri, solo guardandosi nei vari specchi della stanza si rese conto che il colpo era stato secco e deciso e che ben trenta centimetri di lama gli uscivano già dalla schiena. Era un momento surreale, per un attimo pensò di sognare, di trovarsi in un incubo e che di lì a poco si sarebbe svegliato, ma niente, la scena persisteva, si rese conto della gravità della situazione quando la lama iniziò a calare lentamente attraversando il suo corpo. Le gambe della donna, che si erano tolte per l’affondo erano ritornate attorno al suo corpo, al di sotto della lama, avendo il taglio verso l’alto non rischiava di tagliarsi e lo avvinghiarono nuovamente a sé. Giacomo tentò un breve sussulto di fuga, ma fu subito spento dalle gambe che lo imprigionarono nuovamente e dalla lama che prese ad entrare dentro spinta dal braccio muscoloso e potente dell’uomo – Guardami, guardami negli occhi – disse mentre gli spingeva la spada nel corpo, ma lo sguardo di Giacomo si perdeva più che altro nel vuoto, mentre emetteva dei suoni e cercava con la mano di allontanare inutilmente l’uomo spingendo il braccio che lo tratteneva per non farlo muovere troppo mentre affondava la lama. Mentre avveniva il trapasso il corpo di Giacomo aveva dei sussulti, come da convulsioni che facevano eccitare non poco la giuovine, mentre l’impotente restava quasi del tutto a bocca aperta mentre rantolava ed aveva tanta saliva in gola che non riusciva né ad ingoiare del tutto né a inghiottire, mentre l’uomo si avvicinava al suo viso la spada era quasi completamente nel corpo di Giacomo che appariva privo di forza – Devi guardarmi, voglio che mi guardi forza – gli disse l’uomo mentre gli respirava praticamente in faccia. Anche lui era molto eccitato, lo teneva stretto a sé e gli calava dentro la lama, sentiva ogni tanto piccoli ostacoli nel corpo ma bastava una spinta leggermente più forte per far scendere nuovamente subito la lama. Verso la fine delle urla prive di forza un po’ soffocate si spegnevano sul braccio dell’uomo mentre Giacomo gli riversava tutta la saliva sul pettorale, una saliva mista a sangue. A quel punto l’uomo si fece passare un fallo che veniva applicato sul manico della spada che restava esterno al corpo trapassato e nel fare questa manovra Giacomo sentì non poco dolore. Nel trapasso non c’erano stati movimenti di oscillazione della lama, il tutto era avvenuto in modo abbastanza lineare, ma nell’inserire quel fallo che aderiva perfettamente, andando molto stretto sull’impugnatura della spada Giacomo sussultò più volte, era tutto sudato e digrignava i denti al di sopra della spalla dell’uomo che gli posizionava il fallo sulla spada che aveva in corpo – ora hai un vero cazzo, guarda – , disse l’uomo. Subito la ragazza – Mettilo a quattro zampe su di me – in effetti mentre lo posizionavano Giacomo vide che un cazzo di gomma bello grosso sporgeva dal suo corpo, come solo nei suoi migliori sogni erotici avrebbe potuto immaginare. Era un vero cazzo, aderiva perfettamente all’impugnatura, se non fosse stato per gli specchi nei quali ogni tanto aveva avuto occasione di guardarsi che gli mostravano tutta la lama fuoriuscire dalla sua schiena, per un attimo gli sembrava davvero di avere un bel cazzo, solo che gli usciva dall’ombelico. Nel posizionarlo Giacomo continuava ad emettere rantoli e sbavare ogni tanto, ma appena la giuovine si infilò il fallo nella fica il cazzo dell’uomo che era stato da sempre in tiro sborrò tre getti belli pieni di sperma sulla faccia dell’impotente. Giacomo era ormai a 4 zampe sulla ragazza che gli stava sotto, sorretto dal braccio dell’uomo che lo manteneva in modo tale che la Dea avrebbe potuto scoparlo comodamente, altrimenti le sarebbe crollato completamente addosso. Ma in tutto il momento del trapasso della lama, la ragazza aveva masturbato l’uomo, che in effetti respirava come godendo, alitava contro il volto di Giacomo mentre lo infilzava e così aveva goduto nel ferire a morte quell’uomo inferiore. Ora che l’impotente aveva un cazzo poteva lasciarlo al piacere della sua donna e la prima cosa che fece la ragazza appena si infilò il cazzo che proveniva dal ventre di Giacomo nella sua fica fu leccare tutto lo sperma dal volto dell’impotente. Non aveva mai avuto un volto di donna così vicino, vederla così piena di piacere lo inquietava, sembrava una tigre, non una donna. Non aveva più nulla della dolcezza che aveva immaginato, si sentiva sbranato più da quegli occhi che dalla lama.

La donna si muoveva avanti e indietro al di sotto del corpo di Giacomo prendendo il cazzo di gomma tutto dentro, ovvio che ad ogni penetrazione della donna seguiva un sussulto di Giacomo, la lama si muoveva nel suo ventre. Le gambe erano come paralizzate, non le sentiva più, sentiva solo una sensazione mista a freddo, la mano sinistra di Giacomo era tenuta ferma dalla mano destra della Dea, e l’uomo sorreggendolo dall’altro lato gli bloccava anche l’altra mano. Era quindi completamente immobilizzato mentre veniva scopato, emetteva solo dei gemiti, rantoli, ogni tanto cercava di parlare ma le parola si frantumavano in bocca. La spada non era più uno strumento nelle mani dell’uomo, aveva smarrito la sua finalità ed era diventata un mezzo che utilizzava l’uomo in duplice modo, da una parte come falloprotesi per far godere una donna, dall’altro lato come fallolama per trapassare un corpo nell’ombelico, ombelico diventato una sorta di ficaferita da scopare anche quella. Così la spada diventa un modo per assorbire piacere da un lato e trasferirlo all’altro lato, la lama si ergeva di fronte a Giacomo come esistenza di un godimento, come dominio sul corpo del malcapitato. La spada era un modo per creare un plusgodimento, ma per poter generare questo godimento doveva essere prima incorporata nel corpo dell’impotente per diventare estrinsecazione di piacere. Così Giacomo si inseriva in questo processo di oggettivazione del proprio corpo che diventava un modo per tener ferma una lama, ma nello stesso tempo non essendo un corpo morto, rispondeva alla penetrazione della ragazza e delle volte restituiva dei sussulti, soprattutto quando non affondava avanti e indietro normalmente, ma quando lei si concedeva dei movimenti ondulatori che laceravano le interiora di Giacomo facendolo sussultare, in quel momento restituiva una spinta decisa nel corpo della Dea. Era una forza che creava godimento e dolore nello stesso tempo, all’immiserimento di Giacomo corrispondeva la valorizzazione del piacere della giuovine. La funzione del corpo allora era funzionepiacere, anzi si può dire che il corpo dell’impotente era diventato corpo di un piacere personificato: corpo-piacere. Il dominio su Giacomo era un dominio dell’uomo che riduce a cosa un altro uomo dove i mezzi stessi diventano non più solo mezzi, ma fini stessi del piacere. Era un processo di espropriazione del corpo (Entäußerung) che appunto non aveva un fine solo negativo, perché tutto il dolore di Giacomo veniva incorporato nel piacere della giuovine che aveva goduto già più volte. Il processo di penetrazione della lama nella ficaferita di Giacomo era da intendere come processo di valorizzazione del piacere della Dea, così l’autovalorizzazione del piacere era la sola ossessione di quella coppia, lo scopo animatore, dominante ed ossessivo che animava il loro operare, un contenuto talmente astratto, per alcuni aspetti, meschino per altri, che faceva apparire la ragazza come sottomessa al piacere al punto tale da non rappresentare altro che il polo opposto al piacere dell’impotente che in quanto tale non poteva provare piacere, esisteva come privazione del piacere.

Il corpo di Giacomo non era mai stato così bramato come in quel momento, anche se serviva solo da supporto ad un fallo, anzi si potrebbe dire che non era altro che la protesi di un fallo, riceveva piacere in cambio di dolore, spesso la lama usciva leggermente dal suo corpo quando la ragazza andava indietro per poi ritornare dentro pienamente appena affondava di nuovo il fallo nella sua fica. Era una doppia penetrazione che faceva vibrare la ragazza di piacere quanto Giacomo di dolore, il quale perdeva spesso dei fiotti di sangue dalla bocca misti a bava. Sicuramente la lama iniziava a lacerare organi importanti, le budella erano come frullate a causa dei movimenti della ragazza e lo stomaco ormai era stato tagliato più volte, si abbandonava sempre di più ai sussulti della ragazza, insomma alla coppia che lo aveva così ridotto. La ragazza era in movimento costante non gli dava un attimo di tregua, delle volte sembrava volerlo baciare avvicinandosi al viso ma poi non faceva altro che affondare di più dentro, sbatteva così forte contro il ventre di Giacomo da causare dei rumori di carne contro carne. Lo sguardo di Giacomo al contrario diventava sempre più vitreo, stava morendo. Ad un certo punto la Dea al culmine del piacere tirò fuori il fallo e diede a Giacomo un bacio sulla fronte, l’uomo subito lo mise in ginocchio alzandolo e sganciando subito il fallo di gomma dall’impugnatura della spada – come vedi ci hai fatto godere non poco – disse subito la ragazza sorridendo e giocando con le unghie sulle labbra dell’impotente. Giacomo vibrava, tremava tutto, vomitava ogni tanto bava dalla bocca e aveva difficoltà a respirare, la perdita di bava dalla bocca diventava sempre più abbondante, oltre che la lama aveva ormai allargato la ferita in modo importante ed il sangue usciva copiosamente. Per un attimo cercò di riprendersi ma il dolore e la perdita di sangue non gli permettevano ormai di essere troppo lucido. La ragazza si rimise sdraiata a pancia in su, gli puntò la scarpa con il tacco sul petto e con molta forza lo spinse con violenza indietro mentre tratteneva la spada con la mano, sfilandola dal suo corpo che cadde giù dal letto, stordito, soprattutto dopo aver sentito ancora una volta la lama attraversargli il corpo. Rovesciato a terra privo di forza e con le gambe come attorcigliate in quanto prive di sensibilità e movimento, cercava di concentrarsi sul respiro che diventava sempre più pesante mentre riversò un’abbondante quantità di bava sul pavimento e di sangue gli sgorgava dalla ferita ormai non più tamponata dalla lama. Un grido misto a pianto lo portò per un attimo a riflettere sulle ragioni di quell’incontro, per una volta aveva cercato un contatto umano, un contatto con una ragazza, sicuramente bella, ma che gli era sembrata dolce e comprensiva. Invece si ritrovava riversato a terra mezzo sventrato dopo essere stato trapassato e violentato da una lama. Voleva un incontro con il sublime, così come lo aveva studiato, ma non aveva trovato altro che un godimento perverso a scapito del suo corpo. Mentre si lamentava e piangeva, i suoi ultimi rantoli di terrore accompagnavano la coppia che si baciava e si scambiava complimenti su quanto avvenuto. Giacomo cercava con una mano che tremava troppo e in una posizione troppo scomoda di rimettere dentro la pancia delle budella che erano venute fuori dopo la caduta come fossero un’ernia infinita di dolore. Il respiro era sempre più faticoso i due ridevano come matti pensando a cosa avrebbero fatto all’indomani. Giacomo contava i respiri che riusciva ancora a portare a compimento, sentiva ogni tanto le risatine della sua Dea, ma sbagliava i conti e ricominciava, ormai respirava con i denti che venivano fuori e gli occhi si dilatavano e c’era un sibilo costante nei suoi respiri finali, nello stesso momento un gorgoglio come stesse affogando nella sua stessa bava. Sarebbe morto di lì a poco a bocca aperta, come un cretino.


Si può definire così il sublime: è un oggetto (della natura) la cui rappresentazione determina l’animo a pensare l’impossibilità di raggiungere la natura come esibizione delle idee (Kant, Die Kritik der Urteilskraft, 1790)

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