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Coppia in crisi parte decima


di masterfill
22.07.2024    |    2.735    |    0 9.6
"Ancora una volta, li respinsi con un solo sguardo di disapprovazione..."
Dopo averlo fatto venire una prima volta con la bocca, Simona si ritirò leggermente, guardandolo negli occhi. "Non basta," disse con voce roca. "Voglio di più." Michele, pur desiderando ardentemente di soddisfare sua moglie, esitava, consapevole del divieto del loro Padrone.

Simona decise allora di usare tutte le sue armi di seduzione per farlo cedere. Si girò, sollevando lentamente il vestito per rivelare il suo sedere burroso, i fianchi larghi che ondeggiavano leggermente mentre si muoveva. Si piegò in avanti, appoggiando le mani sul letto, lasciando che Michele avesse una vista completa della sua "rosellina" scura e grinzosa.

“Guarda quanto lo voglio,” disse, la voce intrisa di desiderio. Iniziò a massaggiarsi lentamente il clitoride con una mano, mentre l'altra scivolava verso il suo ano, accarezzando delicatamente l'ingresso stretto e pulsante. "Ti prego, Michele... fallo per me."

Michele era ipnotizzato dalla vista, il suo membro tornava a pulsare di desiderio. Cercò di resistere, ricordando i miei ordini, ma la visione di Simona in quella posizione, il modo in cui si toccava, era una tentazione troppo forte. Fece un passo avanti, le mani tremanti mentre le posava sui fianchi morbidi. Iniziò a massaggiarle il sedere, affondando le dita nella carne morbida e sensuale.

Simona gemette, il suono un invito irresistibile. "Così... sì... adesso, per favore," implorò, spingendo leggermente il bacino all'indietro, verso di lui. Michele, combattuto tra il desiderio e la paura di disobbedire, infine cedette. Si inginocchiò dietro di lei, avvicinandosi ancora di più, e iniziò a leccarle delicatamente l'ano, sentendo i muscoli che si contraevano sotto la sua lingua.

Simona gemeva forte, i suoni di piacere riempivano la stanza. "Ancora... ancora," lo incitava, muovendosi contro di lui. Michele intensificò i suoi sforzi, leccando e succhiando fino a quando sentì che era pronta. Poi, con una mano, iniziò a lubrificare il suo membro, mentre con l'altra continuava a stimolarle il clitoride, proprio come le aveva visto fare.

Finalmente, si posizionò dietro di lei, il membro che pulsava di desiderio. Con un movimento lento e deciso, cominciò a penetrarla. Simona gemette forte, il corpo che tremava di piacere e anticipazione. Sentiva Michele riempirla, ma non era abbastanza. Era abituata al mio membro, più grosso e lungo, e il confronto era inevitabile. Tuttavia, non si lasciò abbattere. Mentre Michele si muoveva dentro di lei, Simona continuò a stimolarsi il clitoride, intensificando le sue sensazioni.

Il ritmo aumentava, i gemiti di entrambi riempivano la stanza. Michele spingeva con forza, cercando di darle tutto il piacere possibile. Simona, con le dita veloci sul suo clitoride, sentiva l'orgasmo avvicinarsi. Il corpo di Michele si tendeva, il respiro diventava irregolare, e alla fine raggiunse l'apice, riempiendo Simona con il suo calore.

Simona, nonostante la delusione iniziale per il confronto, riuscì a trovare il proprio piacere. Il corpo si inarcò, un grido soffocato che riempiva la stanza mentre l'orgasmo la travolgeva. Si accasciò sul letto, esausta ma soddisfatta, le dita ancora tremanti sul clitoride.

Michele si distese accanto a lei, il corpo ancora tremante per l'intensità del momento. La guardò negli occhi, un misto di amore e soddisfazione. "Ce l'hai fatta," disse con un sorriso stanco. "Sei incredibile."

Simona sorrise, annuendo. "Lo siamo entrambi," rispose. "E questo è solo l'inizio. Insieme, scopriremo piaceri che non avremmo mai immaginato."

La mattina successiva, il rimorso avvolse Michele e Simona come una nebbia fitta. La consapevolezza di aver disobbedito ai miei ordini li pesava come un macigno. Decisero di confessare immediatamente, sperando in un perdono che sapevano sarebbe stato difficile da ottenere.

Appena mi telefonarono, sentii l’urgenza nelle loro voci e acconsentii a incontrarli. Ci trovammo nel mio studio, un ambiente austero con mobili in legno scuro e pareti coperte di libri. Appena iniziarono a parlare, la mia rabbia crebbe. Le loro parole si confondevano nel mare del mio disappunto. Quando finalmente ebbero finito, il silenzio si fece pesante.

"Avete disobbedito," dissi con voce fredda e tagliente. "Non voglio più saperne di voi."

La sentenza fu immediata e definitiva. Michele e Simona si guardarono, lo sconforto evidente sui loro volti. Non riuscivano a credere di aver perso il privilegio della mia guida e il legame che ci univa.

Per tre giorni, Michele e Simona cercarono in tutti i modi di riconquistare la mia fiducia. Il primo tentativo avvenne la mattina seguente. Mi inviarono una lunga lettera di scuse, scritta a mano con un’attenzione meticolosa ai dettagli. In essa, promettevano di seguire ogni mio ordine senza esitazione e imploravano il mio perdono. Ogni parola trasudava pentimento e desiderio di redenzione. Descrissero quanto fossero pentiti e quanto necessitassero della mia guida per raggiungere nuovi orizzonti di piacere e sottomissione. Tuttavia, la mia risposta fu breve e fredda: "Non basta."

Il secondo tentativo fu più diretto. Si presentarono a casa mia, vestiti in modo impeccabile, e mi aspettarono all’ingresso. Quando uscii, mi trovarono inginocchiati sulla soglia, gli occhi abbassati in segno di rispetto e sottomissione. Michele mi offrì il suo portafoglio, simbolicamente rinunciando a qualsiasi pretesa di controllo o indipendenza economica, mentre Simona mi porse una busta contenente foto intime di loro due, esprimendo la loro completa vulnerabilità e disponibilità a qualsiasi mio comando. Ancora una volta, li respinsi con un solo sguardo di disapprovazione.

Il terzo tentativo fu il più audace. Mi invitarono a un incontro privato, promettendo una dimostrazione concreta della loro devozione. Al mio arrivo, trovai Simona inginocchiata su un tappeto di velluto, completamente nuda, con un collare al collo. Michele, vestito in modo formale, mi porse una scatola. Aprendola, trovai una gabbietta di metallo per il suo membro. "La indosserò sempre," disse, "per dimostrare la mia dedizione e la mia rinuncia a qualsiasi piacere sessuale senza il tuo consenso."

Simona si avvicinò, il corpo tremante di nervosismo e anticipazione. "Siamo disposti a tutto, Padrone. Ti prego, puniscici e accettaci di nuovo sotto la tua guida."

Il mio silenzio fu pesante, ma il loro gesto di sottomissione era innegabile. Dopo un lungo momento, annuii lentamente. "Ci sarà una condizione," dissi. "Michele indosserà la gabbietta per il membro, e Simona subirà una punizione: cento colpi sul sedere. Se accettate, potrete tornare sotto la mia protezione."

Michele e Simona annuirono con fervore, accettando senza esitazione. Le ore che seguirono furono un rito di preparazione e anticipazione. Michele si mise la gabbietta con mani tremanti, sentendo il freddo metallo stringere il suo membro, mentre Simona si preparava mentalmente per la punizione.

Nel mio studio, il silenzio era rotto solo dal ticchettio dell’orologio. Simona si posizionò su un banco appositamente preparato, il corpo nudo esposto. Le natiche bianche e morbide erano tese in attesa del primo colpo.

Impugnai la frusta con mano ferma. Il primo colpo ruppe il silenzio con un suono sordo e deciso, facendo trasalire Simona. Una sottile linea rossa apparve immediatamente sulla sua pelle bianca. Ogni colpo successivo era un crescendo di dolore e disciplina. Il secondo colpo, il terzo, ognuno accompagnato da un gemito soffocato di Simona.

Colpo dopo colpo, il suo culo si colorava di un rosso intenso, passando poi al viola. Le linee si intrecciavano in un mosaico di dolore, ogni segno un monito della loro disobbedienza. A metà della punizione, la pelle cominciava a lacerarsi leggermente, goccioline di sangue che si mescolavano al sudore.

Simona non smetteva di gemere, ogni colpo era una penitenza e una purificazione. Alla fine dei cento colpi, il suo culo era un quadro di rosso e viola, segnato da striature di sangue. Le lacrime scorrevano sul suo viso, ma negli occhi c’era una luce di gratitudine e accettazione.

Michele, con la gabbietta che lo stringeva, guardava la scena con un misto di orrore e sollievo. Sapeva che quella punizione era necessaria, un passo verso la loro redenzione.

Mi avvicinai a Simona, accarezzandole delicatamente le natiche livide. "Avete dimostrato il vostro pentimento," dissi con tono solenne. "Siete di nuovo sotto la mia protezione. Ricordate questo momento, perché ogni azione ha le sue conseguenze."

Michele e Simona annuirono, profondamente riconoscenti. La strada davanti a loro sarebbe stata lunga e piena di prove, ma con la mia guida, avrebbero esplorato nuovi orizzonti di piacere e sottomissione, legati indissolubilmente da quella notte di redenzione.
continua ...
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