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Lui & Lei

Una serata insieme - Pt.1


di Lyonard
23.01.2023    |    1.973    |    1 9.3
"Appena il miele tocca le tue labbra, sussulti e ti ritrai..."
Eravamo a casa. Una giornata lunga, un bel sole fuori e un freddo gelido, rinvigorito da un vento tagliente.
Una di quelle giornate dove hai il dubbio se godere del calore di casa, del parquet, di una bella tazza di tè oppure uscire a fare una passeggiata, con l'ambizione di godere del sole ma la consapevolezza che quei raggi non scalderanno il tuo volto morbido, tanto è presente la bora.
Al calare della sera ti sento sbuffare, le tue palpebre inumidiscono poco i tuoi occhi, tanto sei concentrata a guardare chissà quale documento che stai scrivendo.

Decido di aprire il frigorifero e inventarmi la più buona cena gourmet con i pochi superstiti che trovo dentro: un panetto di burro, qualche pomodoro, due tristi carote, un cetriolo, tre lime, un paio di bustine di salsa di soia e di zenzero rimaste dopo una pigra cena di sushi a casa, qualche formaggio comprato al mercato locale.

Opto per tre assaggi: un piatto sapido, uno acido e un pinzimonio di verdure.
Il rumore dei tasti inesorabilmente colpiti dalle tue dita veloci è rilassante. Suona come progresso, produttività e speranza che tu finisca presto: ho una voglia di baciarti e di toglierti quel maglione che non sai.

Sublimo il desiderio attaccando le carote. Inizio lentamente a togliere la buccia. La lama si infila e scorre perfettamente sotto pelle. Nessuno spreco.
Ascolto le tue mani attaccare la tastiera a più riprese.
Una veloce serie di tasti.
Poi una pausa.
Un'altra serie di tasti premuti.
Di nuovo silenzio.
Un sottofondo di bassi riempie il volume d'aria che separa la mia bocca dalla tua.
Mi voglio sbrigare per poterti dire "Amore, è pronto! Andiamo a mangiare".

Inizio a prendere il ritmo: taglio le carote per la lunghezza, apro il cassetto, prendo una piccola ciotola di porcellana dipinta di blu con un motivo orientale.
Ci metto un po di sale e pepe.
E osservo l'olio uscire denso dalla bottiglia e infrangersi silenzioso sul fondo di grani brizzolati.
Lo immagino scorrere su di te. Dalla tua bocca scivolare sul collo teso, infilarsi nell'ombra propria del tendine, scivolare sulla clavicola e scendere giù, tra i tuoi seni.

Passo ai pomodori.
Li taglio tutti in otto pezzi, velocemente e con precisione, riempio il piatto fondo e ci spremo un po' di lime e zucchero di canna.
I formaggi sono tre. Impiattamento facile, simmetria radiale e al centro.. al centro cosa?

Fortunatamente ti piace il miele. Un millefiori un po' datato ma naturale e semicristallizzato. L'arancione opaco si sposa perfettamente col piatto. La consistenza è perfetta.

"Amore, è pronto! Andiamo a mangiare"

...

Silenzio.
Sento solo le tue dita ticchettare ritmicamente.

"Amore?"
"Arrivo, ho quasi fatto! Cinque minuti."

Odio e amo questo momento. E' il bivio serale che inesorabile arriva e mi mette alla prova.
Oggi so cosa fare.

Vado in camera da letto e prendo la mascherina per dormire. Devo essere rapido e non darti il tempo per pensare, sorprenderti e deliziarti con un'alternativa migliore di un documento su cui, ormai è chiaro anche ai muri, stai mettendo l'anima.

Indosso un pantalone nero, una cinta di pelle. La camicia bianca che ti piace tanto. Due gocce di profumo sul polsi e sul collo.
Mi metto la mascherina in tasca.

Tornando in salotto, prendo velocemente un pezzo di formaggio e lo intingo di miele. Lo tengo tra le dita della mano sinistra, dietro di me.
Cammino lentamente verso di te. Non mi avresti comunque notato, le tue dita ancora danzano.

Ti accarezzo la spalla destra con la mano libera e ti do un bacio sul collo.
Mi infilo la mano in tasca e prendo la mascherina. Con un gesto abile, te la assicuro sulla fronte e dietro la testa, poi la faccio scivolare sugli occhi.
Sento la pelle del tuo collo cambiare tensione e tendersi in tanti piccoli puntini. Stringi un po' le spalle, ma subito ti rilassi e sorridi. Forse hai sentito il profumo.
Mi prendo cura dell'altra metà del tuo collo con una carezza, lentamente avvicino alla tua bocca il premio che ti meriti per non aver opposto resistenza.

Appena il miele tocca le tue labbra, sussulti e ti ritrai.
Di nuovo ti avvicini e, schiudendo la bocca, mugoli sorridendo e mordendo la fetta rettangolare di formaggio che ti ho portato.

Ti sussurro all'orecchio: "Amore, è pronto... Andiamo a mangiare?"
Fai cenno di si con la testa e mi offri la pelle del tuo collo, chiedendo un bacio. Non me lo faccio ripetere di nuovo: poggio le mie labbra sul tuo collo, due centimetri sotto l'orecchio, e ti accarezzo con la lingua.

Faccio scorrere le mie mani sulle tue spalle, stringendo un po' quando arrivo ai polsi. Ti invito ad alzarti e, ancora bendata, ti accompagno al divano.

"Torno subito, rimani qua.." - ti dico, mentre vado a stappare il rosso che ho comprato ieri e lo verso nei calici.
Portando il vino, ti vedo immobile sul divano, attenta ai suoni che ti circondano e cercando di indovinare cosa stessi facendo.

Mi avvicino con i calici e subito porto i tre piatti. Mi senti arrivare e sorridi.
Un altro mugolio mi invita a proseguire.
Mi siedo vicino a te, sul divano e poggio la mia mano sulla tua coscia nuda.

Prendo un altro pezzo di formaggio, stavolta al tartufo.
E' freddo.

"Non ti muovere" - sussurro.

Individuo il punto dove la pelle sul tuo collo, ritmicamente, è mossa dall'aorta. Senza toccarti, ci poggio il formaggio.
Fai un verso sorpreso, sorridi e ti scosti.

"Non ti muovere" - sussurro di nuovo...

ll formaggio viaggia su per il collo, seguendo la linea della mascella, arriva al mento e alle tue labbra, leggermente aperte.
Lo faccio scivolare nella tua bocca.
Mi accarezzi la mano, sorridendo.

Inizio ad accarezzarti la coscia destra, partendo dal ginocchio con un dito e disegnando linee curve con il polpastrello.
Con l'altra mano, prendo il tuo calice. Ne bevo un sorso: è un buon vino, aromatico e non troppo forte.

Sollevo il dito dalla tua coscia. Smetti di respirare per un attimo, in attesa.
Mi godo la tua pelle d'oca quando il calice ti tocca.
Allunghi la tua mano, le prime tre dita afferrano lo stelo del calice.
E bevi un sorso fin troppo generoso: sei proprio veronese.

Ripongo il calice sul tavolo e intingo l'indice nel succo che i pomodori e il limone hanno secreto.
Ti bagno il labbro inferiore della bocca.

"E questo cos'è?"
"Non saprei. Fammi riprovare."
...
"Pomodori, forse? O limone?"
"Brava, tutte e due!"

Sorridi soddisfatta mentre con un dito ti tocco il mento, girandoti delicatamente il volto e ti bacio il piccolo monte che si forma sullo zigomo quando sorridi. Amo quell'angolo così segreto e così in vista di te.

"Ultima prova, vediamo se indovini anche questa"
Ti accarezzo la guancia sinistra e le mie dita si insinuano tra i tuoi capelli, seguendo i sentieri che la cute offre nella tua foresta dorata.
Con un bacio ti invito a sdraiarti, con la mano sinistra accarezzo e raccolgo le tue cosce e le guido sopra il divano.

Intingo una carota nel pinzimonio. La inzuppo, per la verità.
E inizio lentamente a muoverla sopra di te: l'olio inizia ad accumularsi sullo spigolo geometrico che ho definito prima con coltello e tagliere, in una bellissima goccia dorata.
Che cade.
Cade e si infrange sull'interno della tua coscia destra, scivolando tra le tue gambe, freddo.
Sorridi e inizi a muoverti, ritmicamente.

Faccio cadere ancora qualche goccia sulle tue gambe per poi chiederti provocatorio: "beh, allora, cos'è questo?".
Ovviamente protesti "ma non me l'hai nemmeno fatto assaggiare, come faccio a saperlo? forse una crema?"
"Molto lontana, amore" - Avvicino la carota al tuo ginocchio, sussulti e ti zittisci.
"Allora, hai capito?" - Lascio una scia di olio che inesorabilmente va verso la tua Yoni.
"Non saprei, ma è freddo! Hai comprato qualcosa oggi?" - Non ti rispondo, e con la mano sinistra ti accarezzo l'altra coscia, facendo spazio... Inizi a respirare più velocemente.
Mentre continuo ad accarezzarti con la mano, inzuppo ancora un po' la carota nell'olio, la lascio sgocciolare sopra di te, fino alle mutandine bianche che finalmente mi concedono un po' di trasparenza e la meravigliosa vista del tuo tempo sacro.

Appoggio delicatamente la carota tra le tue gambe.
"Ancora non hai capito amore?"
"mmmh, un finocchio?" - apri un po' di più le gambe. Secondo me hai capito benissimo.
"Sbagliato, sbagliato, riprova" - Comincio a stimolarti delicatamente da sopra le mutandine, facendo scorrere la radice per tutta la sua lunghezza sul tuo clitoride.
"Allora è una carota..."
"Brava, ora puoi mangiarla" - Ti dico sorridendo.

... To be continued
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