Lui & Lei
Un tempo infinito come le carezze
di Gunny76
02.02.2019 |
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"Ti scruto da capo a piedi e scuoto la testa in modo canzonatorio..."
Un tempo infinito come le carezze .
Era una domenica mattina , avevo passato la serata con degli amici tra vari locali e non era stata di certo una serata tranquilla .
Squilla il cellulare. Ero talmente cotto che avevo dimenticato di spegnerlo .
Sono le otto, fuori è giorno, ma non per me. Io vivo di notte. E di mattina, a tapparelle completamente abbassate permetto alla mia tenebra di prolungarsi, sfidando le leggi dei ritmi circadiani.
Sono uno che lavora , che gioca a calcetto, che accompagna la mamma a fare la spesa, che si confida maggiormente con amiche, piuttosto che con amici che litiga, che viaggio abbastanza anche se spesso in posti non proprio bellissimi o comunque zone non proprio tranquille . Insomma una persona normale, semplice; di giorno.
Di notte la storia è un'altra: speso libero dal lavoro curo la sicurezza in alcune discoteche , night e a volte a feste private, senza parlare che curo alcuni problemi di letto di alcune coppie , ormai più degli amici ,piuttosto che essere il loro semplice bull .
Ma questa vita è un segreto per tutti o quasi ed è il mio vanto.
Mi sforzo di vincere il torpore del sonno e cerco nell'oscurità il cellulare.
Lo sento più pesante del solito, la vibrazione intermittente mi accende una lampadina , creandomi un sussulto improvviso .
Sei tu: rispondo semplicemente - dimmi - - sento dall'altra parte la voce turbata e ansiosa che scandisce - ti aspetto da me, il portone lo sai - - poi più niente. Rivedo all'istante il portone: quante volte ti ho accompagnata a casa, quanti baci ti ho rubato mentre tu guardavi furtivamente intorno per il timore di essere l'oggetto dei pettegolezzi dei vicini.
L'immagine del tuo portone mi intriga, il mio livello di vigilanza di colpo si alza, sono lucido e il mio corpo è in fermento. Accendo la luce e rimango alcuni minuti tra le coperte ad assaporare questo dolce trionfo. Sì, perché questa è già una vittoria.
Tu dicevi, superba, che non saremmo mai andati oltre un bacio. Io ti rispondevo con lo sguardo di chi la sa lunga. - Vedremo - . Intanto non disdegni gli assaggi di quello che potrei darti.
Mi alzo con calma, mi dirigo verso il bagno, sorrido e mi faccio l'occhiolino allo specchio. L'autostima è alle stelle. Mi infilo sotto la doccia, mi lavo senza toccarmi troppo; ci penserai tu, dopo. Me lo devi.
Mi vesto di una tuta, senza slip , non le porto quasi mai . Ho le idee chiare.
In macchina sono rilassato, vado piano, e intanto penso a come sei entrata nella mia vita e nel mio desiderio.
Ti ho vista la prima volta ad un corso a cui ci eravamo entrambi iscritti con motivazioni diverse .
- Una finestra sul benessere - dal riequilibrio vitale alla consapevolezza di sé - : per mesi frequentavamo le lezioni e io avevo uno strano sentore. Quel incontro mi avrebbe portato qualcosa di bello. Quel qualcosa diventasti presto tu.
Il primo giorno eravamo quindici persone in cerchio, uomini e donne, seduti per terra.
Lo psicosessuologo moderatore ci fece presentare, uno alla volta.
Ascoltai tutti avidamente, fino a quando non fu il tuo turno e poi il mio.
Tu, donna: amante della casa, sposata da poco, dopo un lungo e fedele fidanzamento. Eri da poco rientrata dal viaggio di nozze che doveva essere stato più culturale che passionale. Eri una precaria della scuola , con l'hobby del teatro. Come attrice ti sentivi brava, come insegnante avresti voluto essere più empatica, più brillante.
Io, ragazzo: amante della notte, e del divertimento. Con un lavoro molto particolare e spesso pericoloso inquieto sentimentalmente è sempre alla ricerca di emozioni , forse per non perdere quel adrenalina che spesso accumulavo per mesi quando il lavoro mi portava via dal Italia .
Avrei voluto imparare l'arte del dispensare energia a piccole dosi. La mia strana ansia e anche il mio lavoro respinge le fortunate dal fare l'amore con me una seconda volta. Era quasi sempre avventure , le uniche con cui avevo un intesa sessuale e anche un po’ di vita erano alcune coppie e qualche amica lesbica e bsx , ma alla fine ero pur sempre quasi un estraneo nelle loro vite .
E questo mi dispiace, mi lascia l'amaro in bocca.
Ora sono sotto casa tua, parcheggio la macchina lontano dal tuo portone. Iniziò a praticare le accortezze tipiche degli amanti. Sì, già mi arrogo il diritto di essere il tuo amante. Il tuo matrimonio continuerà sicuro tra alti e bassi, avrai un bambino da viziare, gatte da pelare... ma ci sarà anche la mia amicizia speciale a mettere il sale sulla coda della tua tranquilla esistenza.
Ogni mattina al corso ,nel grande cerchio facevamo circolare le nostre emozioni, i docenti disquisivano le attività che avrebbero proposto in giornata, accogliendo le nostre richieste come si fa con i bambini volubili, ascoltando con rinnovato interesse i nostri racconti portati da casa. Noi esprimevamo quello che avevamo voglia di svelare, e rinnovavamo l'interesse a partecipare con dedizione ed emozione condivisa, ai giochi che ci venivano offerti. La freschezza e la suggestione dei pensieri che evaporavano dal gruppo, l'amore per la musica, l'armonia nei movimenti e negli esercizi di bioenergetica, a coppia o in gruppo, mi preparavano lentamente lo sfondo e lo scenario per accogliere te.
Durante le lezioni ti sorprendevo a cercare il mio sguardo, a volte in modo fuggitivo, pudico, altre volte intuivo un moto malizioso nei movimenti degli occhi. Quando accadeva di incrociare il tuo sguardo mi estraniavo all'istante e mi divertivo a sostenerlo, ad ancorare i tuoi occhi densi di curiosità mascherata a innocente vivacità, ai miei invece inquieti, carichi di muto desiderio.
Suono il citofono, tu mi fai attendere; non so se è tattica, ma funziona.
La mia calma olimpica lascia il posto all'impazienza, all'urgenza che ho di te.
Mi riattacco al campanello, il dito preme forte sul pulsante quasi a voler perforare le tue difese, ho il cuore in gola, la mente mi brucia. Resto in attesa, la mia sicurezza vacilla.
Finalmente mi apri. Sei vestita di tutto punto, hai addirittura le scarpe... ti scruto da capo a piedi e scuoto la testa in modo canzonatorio. Penso teneramente che sei ridicola ad essere così già elle 9 del mattino di domenica e dopo avermi svegliato .
Tu mi leggi nel pensiero?
Nella casa c'è un'atmosfera sospesa e cerchi di fare la disinvolta. Mi mostri i vani del tuo appartamento austero, di cui vai tanto fiera, curati fino al minimo dettaglio. Mi fai entrare nella cameretta del bambino che prima o poi verrà.
Tu parli ma io non ti ascolto. Torno in sala e tu non puoi non seguirmi.
Mi inviti ad accomodarmi sul divano, dove la sera guardi la tv con tuo marito. Ma io non mi siedo.
Io non sono la tua routine: con me la tua dimora la vivrai in modo diverso, fidati di me.
Tu continui a fare la padrona di casa con atteggiamento da professoressa, io non commento, mi limito a fissarti intensamente. Ti piacciono i miei occhi, dici che sono belli, espressivi, di ottimo taglio; penso di avere un bel corpo e so di piacerti, e molto.
Tu sai cosa voglio, percepisci la mia tensione, nel mio sguardo spavaldo scorgi la profondità del mio desiderio guardando in basso .
Esiti, aspetti un mio segnale.
E' un momento complicato e non ti senti a tuo agio; questa casa non è il teatro dove ti esibisci di solito. E questa non è una commedia. Anzi, questa volta non si recita affatto.
Lancio il giubbotto sulla sedia, come farebbe un uomo che torna a casa da un viaggio senza sesso e comincio a tirare giù le tapparelle, completamente. E' quasi buio, ti vedo quanto basta per sostenere il tuo sguardo e per sentirti, dopo.
Di nuovo mi avvicino e aspetto. Tu capisci che non è uno scherzo, non si scherza con il fuoco, soprattutto quando lo si accende in due.
Con gli occhi accarezzi le forme del mio corpo, così diverso da quello di tuo marito ,di nuovo l'insicurezza ti avvolge, lo sento.
Mi hai confidato dei tuoi complessi: ti senti un po' goffa, ma non sei in sovrappeso solo che non hai molta esperienza in fatto di sesso, figurati con un uomo che non fosse tuo marito.
Empaticamente, senza parlare, ti dico - sei perfetta per me e ti pretendo, adesso - .
All'unisono ci abbracciamo, come a farci coraggio. È un abbraccio di affetto, un mix di dolcezza e turbamento.
Ci baciamo, come abbiamo fatto altre volte e meglio ancora, in tutti i modi possibili. Queste effusioni mi confermano che la passione è paritaria, condivisa, reciprocamente alimentata.
La tua lingua mi manda in estasi, così affusolata e armoniosa. Sembra un piccolo clitoride che mi fa dannare, perché sfugge.
Solo ieri sera sono stato con una ragazza , e mi è piaciuto: non mi sentivo come adesso perché ora il cuore mi scoppia di felicità e il corpo intero mi brucia di voglia.
Ti tolgo la camicia e il reggiseno con gesti lenti e ansiosi, poi ti faccio stendere sul tappeto.
È una cosa nuova per te, sono sicuro .
Bacio ogni centimetro della tua pelle, mentre con le mani mi do un gran da fare, tutto quello che speravo te lo sto facendo. Ti tocco e ogni singola sensazione che vivi la rifletti sul mio corpo, con la stessa densità o così mi sembra.
Cerco di sfilarti i pantaloni, ma tu mi blocchi e sussulti - no, quello no - , ti stringi la lampo dei jeans, mi allontani la mano.
Mi diverte la tua reazione, mi fai tenerezza. La mia presunzione sa che è solo questione di minuti, non sono mai stato così sicuro in vita mia. Ricomincio a prestare attenzione al tuo busto nudo, quello che mi è concesso e infatti tu ci sei, di nuovo partecipe. Il respiro te lo sento corto, affannato. Immagino tu sia bagnata ma non vuoi dirmelo, poi provi a strofinare la tua vulva sulla mia coscia, agiti la gambe e cerchi di - farti - da sola.
Stavolta sono io che dico no; se vuoi godere, devi spogliarti completamente.
Ti faccio cenno di sfilarti quello che ti rimane.
Tu sei bollente ma combattuta; forse è la decisione più difficile della tua tiepida vita.
Io metto da parte la mia aria da maschio dominante e ti abbraccio. Capisco il tuo turbamento, l'ho vissuto anch'io con la mia prima donna, ma non tirarti indietro. Ne vale la pena.
Ti lavoro la bocca con la lingua, come se fosse il tuo sesso e poi scivolo piano fin laggiù.
Anche con i pantaloni senti la mia bocca, ansimi... Ti sento le labbra che si gonfiano, ne sento anche il profumo. I tuoi jeans sono intrisi di umori.
C'è ancora un'ombra di reticenza ma ti togli tutto, rassegnata e vogliosa. Io sono estasiato con il naso che sfiora il tuo clitoride, ormai esposto alla mia lingua: sembra il bottone del campanello del tuo portone che prima ho premuto con violenza.
Premo delicatamente, ad intermittenza, con movimenti circolari, e si pian piano apri la tua porta.
Mi tuffo anima e corpo, tra le tue cosce, tutto il resto scompare.
Te la bacio e te la lecco con una delicatezza che non sapevo di possedere, cerco di rallentare quando ti vedo al limite per poi riprendere, aiutandomi con le dita. I miei movimenti a diversi ritmi, sono lentissimi, studiati. Tu li senti di una dolcezza struggente. Non resisti più a questa tortura, vuoi venire, ma prima ti voglio baciare in bocca per farti sentire il sapore dei tuoi umori.
Poi ritorno sul tuo sesso e decido di accontentarti. Faccio più pressione con la lingua e ti stimolo il bottone con più audacia. Ti infilo un dito nella porta, poi due, poi tre... sento le contrazioni della tua vagina che mi massaggiano le dita e il liquido mi bagna la mano.
Liberi i tuoi gemiti: mi sembra di vederti cantare da un palcoscenico e io, il tuo spettatore , ti guardo incredulo, beato.
Sono passate ore ma tu non lo sai.
Mi sdraio vicino a te su un fianco, esausto, annientato, con la mano sotto la nuca.
Ti stringo la mano per trasmetterti la oleosità del tuo balsamo. Giocherelliamo con le dita impastocchiate.
Ci facciamo le coccole e riposiamo in silenzio, mentre i nostri battiti si placano... chiudo gli occhi e godo il momento perfetto.
Poi ti sento che armeggi con la mia felpa, me la tiri... solo ora mi accorgo che sono ancora vestito: sono sbigottito.
Mi sono sempre sentito nudo, forse perché sotto non ho niente.
Ora tu mi spogli completamente. Ti guardo sorniona e mi dici - stronzo, sei venuto qui con le peggiori intenzioni - e io ti rispondo crudo: - mi hai chiamato per questo e per altro ancora - .
Tu mi rispondi - porco - e scuoti la testa. Io con fare superbo mi metto comodo e mi distendo sul tappeto, sento il mio corpo che aderisce al suolo. Spudoratamente allargo braccia e gambe e con gli occhi chiusi aspetto che si invertano i ruoli di questo dramma.
Tu ti distendi sopra di me, sento il tuo corpo che mi schiaccia e mi riscalda come una coperta.
Poi cominci dai miei capezzoli , con impegno, e insisti sui capezzoli.
Mi massaggi le spalle , l'interno coscia. Ritorni in alto e mi baci sul collo.
Mi inumidisci con la lingua ogni dove, ma in modo diverso e nuovo da me prima.
Ti avvicini all'orecchio e mi sussurri i complimenti che nessuna domma mi ha fatto, con un tono teatrale che mi fa impazzire; io non parlo mai durante l'amore.
Ti dedichi al mio corpo con insperata maestria, altro che tiepida, sei un vulcano; e io stupido mi ritrovo a dover quasi imparare da te. La mia eccitazione cresce, il mio sesso mi pulsa svetta fiero e rigido , sento il sangue che affluisce localmente, con sussulti come se volesse crescere a dismisura e pulsa come se ti chiamasse .
Ho ancora gli occhi chiusi ma sento una tua titubanza, quasi paura.
Allora ti agguanto i capelli e ti bacio con gratitudine.
Sono estasiato persa, adesso lo ammetto, la mia presunzione si scioglie e ti dico “sei da amare”- .
Mi sorprendo di me stesso ,ormai la gaffe è fatta. Mi sento colto con le dita nella marmellata.
Apro gli occhi lentamente, e ti guardo con pudore.
- Ho sentito bene? - mi chiedi a bocca aperta. E l'arroganza si rimpadronisce di me: - si, ma non rompere, ne parliamo dopo, adesso continua - .
Ti prendo la testa e te la spingo forte giù sopra il mio sesso ormai gonfio di mille desideri e di pulsioni , quasi a soffocarti qualsiasi replica.
Mi osservi il sesso da vicino e sento il tuo respiro sul glande . Me lo studi e questo appaga la mia vanità.
Il mio è diverso da quello di tuo marito .
Ho sempre pensato che anche i genitali rispecchino il carattere.
La tua peluria è discreta, come te, bionda come i tuoi capelli, rosa, sullo stile nordico, sembra quasi vergine. E' perfettamente simmetrica e tonica. Potrebbe essere la - cosa - di Barbie. Con la punta della lingua inizi ad accarezzare il glande con le mani massaggi i gioielli di famiglia .
. È un modo insolito per me. Chissà se tu forse ti masturbi magari pensando a me.
Lo lecchi tutto e me lo accarezzi intorno con la lingua , senza indugiare troppo. Quando è diventato gonfio e pronto, lo avvolgi nella tua bocca voluttuosa con più pressioni e con diversi ritmi.
Dolcemente vengo. E un immagine forte che sento , sembra una scena di qualche documentario sulla bomba atomica E ora tu me lo baci per farmi sentire che il sapore del mio sesso e qualcosa che ti piace è dolce quasi zuccherato non ha acidità ma è forte. Mi piace.
Ci abbracciamo quasi a congratularci, il tappeto è sudato, l'aria è consumata.
L'incantesimo si rompe. Tu riprendi i contatti con la realtà, guardi l'ora sul display dello stereo e sussulti col panico in gola: - Le tre ?! Sono le tre di pomeriggio ?! -
Io annuisco compiaciuto, ti rispondo calma: - Sì, è dalle nove di mattina che stiamo qui, sul tappeto - .
La tua espressione di disgusto mi smonta. Sei sconvolta, non ti capaciti di come sia potuto accadere.
Hai saltato il pranzo, non hai telefonato al maritino, non hai studiato il copione della tua prossima commedia, non hai fatto la spesa.
Il tuo viso è una maschera di disappunto, dispiacere, incredulità.
Sento la tua vergogna che mi ferisce, sto male. Cerco di abbracciarti, rassicurarti, riderci su, ma tu mi allontani. Sei furiosa con me e con te stessa.
Cerco di sostenere il tuo sguardo per scuoterti, ma non ti fa più effetto. Tutta la curiosità e l'attrazione sono svanite in una bolla di sapone. Il tuo atteggiamento pentito e cinico mi procura un dolore lacerante, insopportabile.
L'umiliazione mi attanaglia, mi impedisce di muovermi.
Tu mi scuoti ancora con il tuo tono insolente: - tra un po' torna lui - , mi dici senza guardarmi.
Io afferro il concetto, velocemente mi vesto. Provo l'ultimo tentativo: mi siedo vicino a te e provo a baciarti, sperando che sia un arrivederci.
Tu ricambi, ma non come prima. Mi prendi il viso tra le mani e mi premi le labbra quasi serrate sulla bocca. Non ci metti la lingua, sembra un bacio di addio. Lo è.
Me ne vado e mi lascio alle spalle la tua porta, e te, nuda sul tappeto.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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