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Lui & Lei

Scoprendo Mari


di Rave74
02.09.2024    |    234    |    6 9.2
"Mi rispose scrivendo: “Non so, vediamo se trovo qualcosa che mi piace nell’armadio..."
Sono ormai tanti anni che non sto più con Mari. Dopo 5 anni di relazione il sentimento che mi univa a lei era svanito e la lasciai. Non so se sia stata una cazzata però è andata così. Ma non posso negare che ancora oggi se ripenso a delle cose successe tra noi sento una scossa dentro.
Ci mettemmo assieme quasi per gioco: entrambi single, aiutati da amicizie comuni, flirtammo per un po’ di tempo ed alla fine visto che ci si piaceva iniziammo una relazione. Lei viveva in città con la sorella nell’appartamento acquistato dai genitori per dagli la possibilità di studiare all’università: provenivano da un piccolo paesino dell’entroterra il che non faceva immaginare la “vitalità libertina” che di lì a poco tempo dimostrò di possedere. Io invece vivevo in un piccolo paese a venti chilometri dalla città. Chiarimmo fin dall’inizio come la pensavamo sulle relazioni: lei mi fece un discorso sul fatto che all’occorrenza poteva lasciarsi andare a qualche scappatella se ne valeva la pena. Io, affetto da un po’ di gelosia, mi arrabbiavo e lei si divertiva a farmi cuocere a fuoco lento. Non ho mai saputo se mi abbia mai messo le corna visto che per lavoro ogni tanto faceva dei viaggi come tutor per dei ragazzi stranieri: ma questa potrebbe essere un’ altra storia (di fantasia).
Quella che invece vi voglio raccontare parla di come una volta scoprii quanto Mari fosse porca. Successe quasi per caso. Il sesso tra noi era più che soddisfacente. Pur vedendoci solo un paio di volte la settimana scopavamo tanto e pian piano iniziammo anche a fare l’amore.
Un pomeriggio durante la settimana, rientrato dal lavoro le scrissi un SMS per metterci d’accordo per vederci la sera. Ero un po’ su di giri e le chiesi se avesse voglia di indossare una gonna visto che perlopiù usava sempre pantaloni. Mi rispose scrivendo:
“Non so, vediamo se trovo qualcosa che mi piace nell’armadio. Come mai questa richiesta?”
“Così Mari, -le risposi- non ne usi mai”
“Mmmmmmm, hai qualcosa in mente sporcaccione ;)”
Questo breve scambio di messaggi fece scattare in lei qualcosa e dopo poche ore ebbi il piacere di scoprirlo.
Passai a prenderla dopocena. Suonai il citofono per avvisarla che ero davanti al palazzo. Rispose semplicemente con un “Sto scendendo”. C’era un po’ di freddo e salii di nuovo in macchina: l’autunno anche se eravamo in una città di mare cominciava a farsi sentire. Alla radio stavano passando “One” degli U2: uno degli ultimi capolavori della band irlandese. Passarono pochi minuti e vidi Mari scendere dai gradini esterni del palazzo. Aveva accolto il mio invito: indossava una gonna lunga alle caviglie assieme ad un paio di scarpe azzurre col tacco che aveva acquistato da poco per il matrimonio di una cugina. Salì velocemente in macchina. Si sedette e rimase ferma per qualche istante: poi si girò, mi guardò fisso e si avvicinò stampandomi sulla bocca un bacio bagnato e pieno di passione. Quando si staccò mi disse sottovoce:
“Hai visto? Ti ho accontentato” e sorrise con malizia.
“Grazie amore” le risposi mentre cercavo di riprendermi dalle sue labbra umide e piene di desiderio.
“Quando ho letto il tuo messaggio stasera - mi disse - mi hai colto un po’ di sorpresa... mi sono eccitata... mi sono bagnata...”.
“Avevo voglia di vederti vestita diversamente oggi: avevo voglia di vederti più donna...”
Sorrise ancora con malizia e mi disse:
“Andiamo?”
“Va bene – le risposi – andiamo a bere un bicchiere di vino in centro?”
“No, non mi va – disse sottovoce – stasera ho solo voglia di te” E si avvicinò per darmi un caldo bacio sul collo per poi salire e leccarmi l’orecchio.
Trasalii per un attimo e pensai che forse era il caso di andare subito a casa.
“Facciamoci un giro in macchina in città prima di andare da te – mi disse – voglio farti un piccolo regalo”.
“Va bene amore – le risposi – alla fine del giro, uscendo dalla città mi fermo al solito bar tabacchi chè ho finito le sigarette”.
“Va bene amore, andiamo...” sussurrò mentre si allacciava la cintura e mettendo il ginocchio piegato sul suo sedile per girarsi verso di me.
Partii mentre la sua mano si posava sulla mia coscia: la muoveva su e giù e ad ogni salita mi sfiorava il cazzo.
“Ehi piccolo – mi disse sempre sottovoce – ma ti sta venendo duro?”
“Vedi un po’ tu” le risposi mentre mi immettevo in viale san Vincenzo.
“Stanotte te lo faccio scoppiare quel cazzetto che hai” mi disse questa volta con un tono che non le avevo mai sentito prima: ebbi un sussulto e lei mi strinse il cazzo con la mano ed aggiungendo senza cambiare tonalità “questo è mio, è soltanto mio...”.
Aveva ragione: me lo stava facendo scoppiare con questo atteggiamento da troia.
Attorno a noi un traffico non eccessivo ci portava verso il centro. Scendevamo verso viale Regina Elena affiancando un pulmann dell’ACT. Alla vista del semaforo che diventava rosso, mentre si slacciava la cintura di sicurezza, mi disse sempre con quel tono deciso e sensuale:
“Fermati al fianco del bus, anche se sei lontano dalla macchina che ti precede”.
Feci come mi disse e lei, inarcando il busto e sollevandosi la lunga gonna, si sfilò le mutandine che indossava. Notai che un ragazzo sul bus assistette alla scena e strabuzzò gli occhi. Io ero impietrito. Mari arrotolò lo slip e me lo appiccicò al naso dicendo: “Sono bagnata fradicia da quando ho letto il tuo messaggio di questo pomeriggio: senti l’odore della mia figa, senti il sapore, leccalo. Guarda che maiala mi fai diventare con i tuoi messaggini ambigui”.
Io obbeddii come in trance avvolto dall’odore dei suoi umori e dall’umido salato delle mutandine.
Scattò il verde ed io partii quasi stordito dirigendomi verso l’uscita ovest della città, mentre Mari con la gonna ancora sollevata si toccava la figa umida e a cadenza alternata portava la mano pregna del suo desiderio di cazzo una volta alla sua bocca e una volta alla mia.
Arrivai al bar tabacchi e trovai parcheggio proprio davanti alla vetrina dalla quale si vedeva la cassa dell’angolo tabacchi. Feci per scendere ma Mari mi bloccò. Vado io a prenderti le sigarette. Aprì lo sportello senza preoccuparsi di abbassarsi la gonna e scese dalla macchina spalancando le gambe correndo il rischio di farsi vedere da qualcuno. La gonna si abbassò da sola appena scese. Entrò nel bar ormai vuoto e si avvicinò all’angolo dei tabacchi. Prese le sigarette mentre scambiava due parole con il gestore: si girò verso la vetrina rivolta verso di me che potevo assistere a tutta la scena. Si sollevò la gonna un’altra volta mentre cercava nell’espositore delle caramelle le sue preferite. La vedevo lì, con la figa leggermente pelosa ma curata, con il terrore che passasse qualcuno e la vedesse: ero impietrito ma il mio cazzo stava esplodendo sul serio.
In un attimo tutto finì. Mari uscì dal bar e risalì in macchina. Porgendomi il pacchetto disse con la solita dolcezza-
“Le tue sigarette amore”
“Gr... Grazie” le risposi degluttendo a fatica.
“Sei un po’ nervoso stasera piccolo?” – disse tornando al tono da troia usato in precedenza e mettendomi la mano sul cazzo.
“Il tuo cazzetto sembra proprio pronto: però è ancora presto. Voglo divertirmi ancora un po’ prima di farlo svuotare. Adesso puoi andare caro.”
Misi in moto e partii verso l’oscurità della statale lungo la costa: la notte prometteva d’essere molto lunga e calda...
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