Lui & Lei
Per Elisa - L'incontro (in collaborazione con elisa979)
di geco1972
12.02.2013 |
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"Voglio incontrare il tuo sguardo, voglio vedere nei tuoi occhi l’espressione di sorpresa almeno per un attimo..."
Rimanere affascinato da una splendida creatura e cominciare a scrivere pensando ad un incontro con lei.Per poi trovarsi a condividere il racconto, decidere di rivederlo e continuarlo insieme.
Per Elisa, una vera meraviglia.
Buona lettura,
g
Per Elisa - L'incontro (capitolo 1)
Mi immagino di averti incrociata un giorno qualsiasi nel centro storico di una città di provincia, di averti guardata, di aver incontrato il tuo sguardo compiaciuto per la passione che susciti negli uomini. Il tutto senza conoscere le tue birbanti abitudini: il solo pensiero mi mette caldo!
Incrociarti, non sapere nulla di te, incontrare il tuo sguardo, perderti per le vie e i negozi del centro, dimenticarti. Per poi, qualche giorno dopo, inaspettatamente, ritrovarti ai tavolini di un bar. Eccoti li: stretta in un vestito bianco e beige, leggero, corto ma non troppo. I tuoi piedi, con quei sandali beige, sono una meraviglia; il tacco 12 slancia ancor di più le tue gambe lunghe e ben tornite; infine il dettaglio mancante, che non delude: la tua voce. "Un caffè, per favore" dici al cameriere. E siamo di nuovo uno di fronte all'altra, di nuovo i nostri occhi con sguardi intensi quasi si amano con passione; attimi carichi di tensione, di studio reciproco. Poi il tuo lieve sorriso: la gamba destra sovrapposta alla sinistra si scavalla, le mani sistemano il cellulare nella borsa. E' questione di pochi secondi, ma sembra un'eternità. Le tue splendide gambe sono tra loro discoste ed è come se potessi percepire la tua fragranza di donna, a meno di un metro di distanza. Mi sento un lupo, occhi e naso protesi per notare d'un tratto che sei splendidamente, meravigliosamente, straordinariamente, fantasticamente senza slip!!! E forse intenzionalmente, con eleganza, hai voluto donarmi la vista del tuo sesso per qualche secondo. Sei un piccolo diavolo.
Fine dello spettacolo. Chiudi le gambe. Ti alzi molto lentamente, senza distogliere lo sguardo dal mio neanche per un istante. Hai un sorriso appena accennato. Sai benissimo leggere sul mio viso le palpitazioni che muovono cuore e non solo. Nonostante il contegno che riesco a darmi sia encomiabile. Mi incenso consapevolmente, è bello sentirsi oggetto di piacere e assumere un’aria quasi altera, superiore. Ho sempre odiato gli uomini che non riescono a trattenere il filo di bava alla bocca. E questa era una situazione nella quale sarebbe stato più che giustificabile! Mi passi vicino andando verso la cassa. La tua gamba sinistra sfiora il ginocchio della mia gamba destra. Insignificante dettaglio? Tutt’altro. Una scossa percorre la mia spina dorsale e arriva al cervello, che ancora non riesce ad archiviare l’immagine di pochi secondi prima. Ti voglio. Cazzo se ti voglio! Ma resisto, non mi va di seguirti alla cassa. Se dev’essere, sarà. Sennò pace. Ma passare per il maschio di cui sopra no, mai. Inoltre la sensazione che provo è chiara: ti rincontrerò, ne sono sicuro!
Accendo le orecchie come un radar verso lo spazio. E un po’ di fortuna mi assiste! La biondina della cassa ti conosce, siete coetanee. “Elisa, allora! Tutto bene? Finita la pausa pranzo? Come ti trovi a lavorare in Feltrinelli?”. Eureka! E-L-I-S-A/F-E-L-T-R-I-N-E-L-L-I. Indelebile l’informazione si imprime nell’hard disk che è la mente. “Bene, perfetto, Ci vediamo domani, un bacio cara!”. Dlin. Sei uscita.
Solo ora mi rendo conto del profumo che indossi. L’assenza acuisce sensazioni ed emozioni. Un profumo che conosco, ma “tagliato” dal tuo odore personale. Alchimia decisamente fortunata! Me la gusto chiudendo gli occhi, ora che l’ansia da perdita immediata lentamente mi abbandona. So dove incontrarti nuovamente.
Difficile misurare quanto tempo lasciar trascorrere in queste cose. Che faccio? Vado ora? O la passo a trovare domani in Feltrinelli? Meglio settimana prossima? Se passano troppe ore dimenticherà l’alchimia di pochi minuti? O sarà un modo anche per lei di far lievitare una forma di eccitazione (per ora) solo cerebrale? Non mi faccio troppe menate, non sono il tipo. E questo genere di attese mi stuzzicano, sono già parte del piacere. Un po’ come quando si parte per un viaggio: prepari la valigia e in quel momento sei già altrove pur trovandoti ancora nel medesimo luogo!
Così lascio che sia. E l’occasione mi si presenta due giorni dopo. La sera prima passata al cinema con un’amica di letto e non solo (a volte anche in questi rapporti si attraversano le fasi “proviamo a vedere che succede facendo cose normali, da coppia.. tipo andare al cinema!”) a vedere Django, l’ultimo di Tarantino.
Adoro lui. Adoro il suo modo di fare cinema. Adoro le colonne sonore che sapientemente accompagnano le immagini fin quasi a dettarne i tempi. Adoro possedere libri e cd. Voglio la colonna sonora di Django! Dove vado a comprarla??! Feltrinelli. Chiaro!
Fa caldo. Nonostante sia ancora maggio la temperatura è quasi estiva. Jeans classici, larghi alle caviglie (fastidio totale quelli a “sigaretta”), converse bianche, maglia grigio scura a maniche lunghe e collo tipo polo (ma decisamente più disinvolta, anche le polo le lascio indossare ad altri.. gli stessi che mettono i maglioncini sulle spalle e annodati sul petto o i pantaloni rossi con calze bianche!). Bene. Ci siamo: entro e ti cerco, son qui apposta! Altro che colonna sonora di Django! Non raccontiamoci cazzate, caro: è lei che vuoi. Casse: niente. Reparto libri al pian terreno: niente. Scala mobile... primo piano, reparto cd: niente. Reparto strumenti musicali e partiture?! Niente. Ma dove sei finita, creatura che m’inquieta i pensieri da qualche giorno?! Avrò mica capito male? Sarà mica un’altra Feltrinelli? Potrei uscirne pazzo.
Non ci sei. Ok, respiro. L’adrenalina pian piano va diluendosi. Trovo il cd. Pazienza, non era cosa. Scala mobile, piano terra, coda alle casse. Attendo paziente il mio turno: pago, busta, scontrino. Mi volto e mi dirigo verso l’uscita, provando a ingannare me stesso facendo altri programmi per il pomeriggio. Ma il cervello è troppo vigile e soprattutto è concentrato su di te, sul filmato di pochi minuti, sul ricordo olfattivo, sul contatto della tua gamba. Per fortuna esiste la “coda dell’occhio” (chissà perché si chiama così! Dovrò andare a cercare su internet per scoprirlo!). Benedetta la “coda dell’occhio”! E’ con quella che noto aprirsi una porta in fondo al grande locale del reparto libri. Una di quelle porte raso muro che non si fanno notare. Probabilmente quella che porta al magazzino.
Ne esci tu indaffarata, saettante; tra le mani una ventina di libri e dietro questi un vestitino senza spalline dal fondo chiaro con dei disegni floreali grandi. Indossi un paio di scarpe con tacco alto, aperte. Disinvolta passi tra gli scaffali e sistemi, riordini con un incedere così naturale che si direbbe tu abbia avuto a che fare con quel lavoro da una vita. Ti osservo e la mente fa riaffiorare il ricordo olfattivo. Pelle di pesca, profumo gradevole e non troppo forte, odore personale “affine”.
Dopo non so quanti minuti mi rendo conto che ti sto osservando fermo come un pirla vicino all’uscita. Cretino! Cretino! Cretino! Fingi almeno di curiosare tra i libri, no?! Ok.
Voglio incontrare il tuo sguardo, voglio vedere nei tuoi occhi l’espressione di sorpresa almeno per un attimo. L’ideale sarebbe avvicinarti frontalmente mentre sei chinata, nella corsia di libri parallela alla tua. Mi sento un po’ stupido, non foss’altro perché son di fronte a libri di cucito! Ma chissenefrega!
Finalmente ti alzi, siamo di fronte uno all’altra. Con l’indice della mano destra fai scorrere una ciocca di capelli lisci e castani dietro l’orecchio; con la mano sinistra reggi un libro, del quale stai leggendo il nome dell’autore per poterlo posizionare correttamente. Lo sguardo ricerca il punto esatto dove inserire il volume ed ecco quell'istante: io e te. Sembri essere passata oltre invece ti volti nuovamente.
La testa leggermente reclinata verso la spalla, la ciocca di capelli diligentemente dietro l’orecchio (che mangerei all’istante), lo sguardo curioso e stupito. Soddisfazione! Fa sentire sempre un po’ in vantaggio sull’altro, lo stupore. Ma dura poco.. mi spiazzi, perché dopo una frazione di secondo, con un sorriso tra il malizioso e il compiaciuto fai quello che non avrei mai immaginato: la cosa più naturale di questo mondo! Mi saluti.
“Ciao”
Dopo qualche istante continui: “Come hai fatto a trovarmi?!”.
"Non è stato difficile, ho sentito il dialogo tra te e la biondina del bar ed eccomi qui" rispondo istintivamente.
Continui a sistemare gli ultimi libri che hai in mano e, ogni volta che ne sistemi uno, gli occhi si fissano nei miei con intensità. Non mi sottraggo, anzi. Ti osservo senza ritegno, in ogni dettaglio. Sono qui per questo e non me ne vergogno. Circumnavigo le scaffalature che ci separano, così da poterti ammirare a figura intera e non più a mezzo busto tipo Lilli Gruber. Finalmente ammiro l’insieme da vicino, come l’altro giorno nel bar: è una bella conferma! La mente è strana.. a volte nota il bello e, quando il ricordo si annebbia lascia entrare il beneficio del dubbio: l’avrò immaginata io così figa perché mi ha spalancato volutamente le gambe a meno di un metro.. o effettivamente lo è davvero? Lo è davvero. E “figa” non è la parola adatta, perché sei di più che figa. Hai charme, eleganza. Il tuo corpo possiede una grande armonia, ma non è solo questo. Le movenze, le posture che assumi quando sei ferma, tutto fa pensare a una persona che sta bene dentro la propria figura, in equilibrio. La conosce a fondo e sa come utilizzare i linguaggi più raffinati di seduzione. Insomma: sei “bella”. Nell’accezione meno banale del termine. Mi lascio guidare da te in uno spazio che si astrae con il passare dei minuti, tanto i sensi sono concentrati sul tuo essere. Continui apparentemente indifferente a svolgere le tue mansioni, lasci che a poca distanza io continui la mia conoscenza con il tuo corpo in movimento. Sembriamo protagonisti di una danza. E, come nella migliore delle narrazioni teatrali, compare l’antagonista! Dal nulla emerge un emerito rompiballe che, attratto dalle tue grazie, si avvicina per chiederti una stupidaggine qualsiasi pur di attaccare bottone; solo il suo incedere mi infastidisce, è il classico uomo “quanto sono macho, questa non può non darmi corda!”. Lo guardo malissimo, ma con garbo mantengo la distanza che ci separava fino a qualche secondo prima. Di certo non mi allontano, penso, sarebbe come voler lasciare campo libero a questo cretino che non avrà neanche notato il nostro tango. Mostro indifferenza, provo a sfoggiare un contegno da utente senza interesse verso il personale, sfogliando libri a caso. Certo, talmente a caso che mi capita tra le mani un libro di ricette di Suor Germana! Sorrido, pensando a quanto possa essere lontano da noi in questo momento! Sempre con la famigerata coda dell’occhio seguo il dialogo tra te e il pirla, con immenso piacere, perché lo liquidi in un nanosecondo! Che meraviglia, che sensazione di potenza, energia, atavica quasi. La donna sceglie, pochi cazzi. E quando lo fa, il resto del branco di sesso maschile non può far altro che metter la coda tra le gambe e filare (ancora sta coda.. sarà una fissa?!). Osservo il tuo sguardo mentre gli parli: riesci ad assumere una impassibilità, una neutralità che scoraggerebbero anche Rocco Siffredi! E io godo. Tantissimo. La ruota da pavone che ognuno possiede si apre immediatamente con questo genere di cose. La mia in quel momento emette anche dei fuochi d’artificio! Allontanatosi il bell’imbusto ti volti verso di me, gli occhi si animano nuovamente di calore, di fuoco. E un lieve sorriso sembra chiedermi: “sono stata brava, no!?”. Si, tesoro. Eccezionale! Avresti potuto fomentare la mia aggressività da candidato a capobranco e non l’hai fatto. Sorge un dubbio: perché? Temo siano altri i “test” che hai in serbo per me. Quello della competizione tra maschi è talmente banale che non ti solletica nemmeno il palato, lo lasci alle femminucce che non possiedono la tua stessa capacità amatoria. E ora?! Mica posso smontare la mia posizione da maschio alfa chiedendo che ora è o facendo considerazioni sul tempo! Devo inventarmi qualcosa in pochi secondi o potrebbe venirti il dubbio di avermi concesso troppi punti! La coda di pavone diventerebbe immediatamente uno straccetto penzolante! “Elisa! ELISAAA?! Scusa, stai servendo qualche cliente? No, bene. Andresti a ritirare gli ultimi arrivi? E’ appena arrivato il corriere! Io devo fare due telefonate urgenti, ne ho per un quarto d’ora almeno. Grazie!”. La voce del tuo capo, una donna tutt’altro che simpatica e piacente, probabilmente cova dell’invidia, visto che sei l’ultima arrivata e tutto il personale maschile non ha occhi che per te! Una cosa buona l’ha fatta però: mi ha dato qualche minuto di tempo per escogitare la prossima “mossa”. Prima di allontanarti veloce, scattante come una gazzella, con quelle gambe che verrebbe voglia di baciare per giornate intere, mi sussurri “un attimo, non te ne andare …”. E chi si muove da qui?!? Non ci penso nemmeno. Ti osservo compiaciuto: con lieve ancheggiare, i capelli che si muovono leggeri da destra a sinistra contrapposti al moto dei tuoi fianchi, ti allontani. Posso percepire la sensazione che danno sulla pelle, sulla tua, sulla mia, profumati di seta. Mi trovo a pensarti sudata e non perché hai fatto jogging! Riesco a immaginare il tuo odore e, suggestioni o no, son sicuro che è buono anche in quei momenti. Anzi, lo è ancora di più perché prevale sul profumo che, per quanto buono, è un artificio. Seguo le linee della schiena, raccordate ad un sedere che mi parla, raccontandomi più di qualsiasi libro indiano su posizioni infattibili per noi umani. Basta, ora torna e … e … che diavolo m’invento?! Le chiedo il numero di cellulare? Mmm.. non è la situazione, il momento adatto. Le chiedo se le va di vederci una sera, per cena? Un caffè nel bar del primo “incontro”? Una passeggiata in centro? Un giro al lago? Una notte in un agriturismo in montagna? Un bel casino trovare la chiave giusta per non far la fine del bell’imbusto! Senti.. sai che c’è?! Improvviso, come sempre. Sii te stesso, mi dico. E’ la cosa giusta! Finalmente ti vedo chiudere la porta di vetro dell’ingresso principale. Il corriere se ne va. Un vero gentiluomo! Ti ha piantata in asso con tre scatoloni e buonanotte! Ai sudamericani tendenzialmente piacciono le donne molto abbondanti: non eri il suo tipo, evidentemente! O era gay. Fatto sta che mi guardi e mi fai un cenno. Mi avvicino di buon passo, mettendo da parte per un momento le opzioni di approccio escogitate. Sto imparando velocemente a conoscerti. La frase non giunge così inaspettata come il “ciao” di prima. Ma in ogni caso riesci a sorprendermi. “Vuoi rimanere lì impalato o mi dai una mano a portare questi scatoloni in magazzino!? La capa al telefono, i colleghi a bere il caffè … e l’ultima arrivata a sgobbare! Mi pare tutto nella norma, che dici!?”. Scompare in fretta la lieve arrabbiatura sul tuo volto. E riappare un sorriso strano. Cerco nell’archivio della memoria lo stesso sorriso per riuscire a decodificarlo. E’ lo stesso che avevi poco prima di scavallare le gambe.
Mostrando una prestanza fisica che non mi appartiene (la lascio al suddetto bell’imbusto palestrato), sollevo due dei tre scatoloni lasciandoti quello più piccolo. Nel negozio ci dirigiamo verso la porta del magazzino dalla quale sei comparsa. Entriamo, ci sono silenzio e penombra che sembra d’essere in chiesa! La porta si chiude dietro di noi isolandoci dal mondo.
Appoggio gli scatoloni su di un tavolo e tu fai lo stesso, i nostri occhi nuovamente s'incontrano, i nostri sguardi si studiano; il tutto dura un attimo, ma sembra che il tempo si sia fermato. Poi tu, salendo su di una scala affiancata allo scaffale, mi chiedi di passarti gli scatoloni. Io, ancora imbambolato e con la mente ferma su quello sguardo, ne prendo uno e mi avvicino a te per passartelo; ti chini per prenderlo dalle mie mani senza preoccuparti del fatto che da quell'altezza mi stai nuovamente mettendo in vista i tuo sesso, ancora una volta libero da qualsiasi indumento; io ti guardo, lì, e tu lo noti, ma fai finta di niente, come se fosse una cosa normalissima e riponi lo scatolone al suo posto sullo scaffale. Ora la seconda scatola e lo spettacolo si ripropone. Il tuo sesso liscio, pulito, privo di ogni peluria, è a pochi centimetri dal mio viso, dalla mia bocca che vorrebbe poterlo assaggiare. Mi sembra di sentirne il profumo dolce e delicato.
Ti passo l'ultima scatola, ma questa volta ti guardo negli occhi, come per cercare di capire cosa vuoi, perché mi trovo lì, dove non dovrei essere; tu mi sorridi, mi ringrazi e lo riponi accanto agli altri. Ora stai scendendo dalla scala, ed i pensieri volano: cosa faccio? La bacio? Dovrei almeno presentarmi! Cosa le dico? Sei tu a togliermi dall'imbarazzo ringraziandomi di tutto. Il tuo viso lentamente si avvicina al mio, le nostre labbra a pochi centimetri, sento il cuore fuori dal petto, respiro il tuo fantastico profumo. Questo è il momento che sto sognando da quando ti ho vista la prima volta! Ma ecco che ancora una volta mi sorprendi: la traiettoria delle tue labbra devia, un bacio sulla guancia e subito dopo il tuo sussurrarmi nell'orecchio "chiamami dopo le 20.."; ti allontani leggermente, scrivi il numero su di un foglio sul tavolo, mi sorridi e te ne vai. Guardandoti mentre ti allontani da me io ti saluto "ciao Elisa, io sono......" ma tu, sulla porta, girando la testa m'interrompi "no non dirmelo, chiamami stasera!"; un sorriso è l'ultima immagine che s'imprime nella mia mente prima che si chiuda quella porta nuovamente.
Prima che qualcuno mi trovi lì esco rapidamente dal magazzino, il mio sguardo ti cerca, sei stata fermata da un cliente; io ti guardo mentre, col tuo numero in tasca, mi dirigo verso la porta d'uscita; i nostri sguardi s'incrociano ed un appena accennato tuo sorriso mi saluta.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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