Lui & Lei
Maid (parte 1)
di Katherine
07.05.2019 |
2.628 |
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"Lavoravo in questa villa da ormai una settimana..."
Lavoravo in questa villa da ormai una settimana. La mia famiglia da sempre aveva avuto problemi economici, quindi avevo fatto una scelta che non tutte le ragazze della mia età avrebbero fatto; lasciai la scuola e cercai un lavoro.
Ovviamente senza titolo di studio non potevo trovare granchè; ma un'amica di mia madre ci disse che un certo "riccone" assumeva cameriere giovani.
Inizialmente ero titubante all'idea di lavorare per un ricco signore di mezza età... poteva essere un maniaco pervertito!
Però la paga era buona, molto buona a dire il vero, e avrei avuto vitto e alloggio alla villa... quindi accettai.
Appena arrivata, una ragazza sui venticinque anni, che si presentò con il nome di Anna, mi spiegò le cose basilari del lavoro.
Mi fece fare il giro della villa, che era enorme, e mi disse come dovevo rivolgermi al signorino.
Sì, scoprii che il "riccone" di mezza età era se non altri un ragazzo di vent'anni, che aveva ereditato una fortuna in seguito alla morte di un lontano parente.
Quando scoprii che era così giovane, tirai un sospiro di sollievo.
No, non avrei dovuto.
"Allora, questa è la tua divisa... e devi sempre rivolgerti al signorino Alex dandogli del voi e chiamandolo padrone."
"Cosa?" Chiesi confusa.
"Il padrone ha voluto così, non ci considera semplici cameriere... ci considera le sue maid."
Una maid è una ragazza che indossa un particolare tipo di divisa da cameriera, di foggia vittoriana o francese.
È riccamente decorata con pizzi e merletti e ovviamente non mancava mai il grembiulino.
Sapevo che le maid dovevano accogliere i clienti chiamandoli appunto padrone, o onorato signore e dovevano intrattenerli con giochi o esibizioni canore.
Ma... davvero dovevo fare tutto questo?
Rimasi un attimo perplessa.
Detti uno sguardo alla divisa, era davvero carina... anche se la gonna mi sembrava un po' troppo corta.
Era adornata anche da dei piccoli fiocchi.
"Oh, devi indossare anche questo cerchietto." Mi disse Anna porgendomelo.
Un semplice cerchietto bianco con un fiocchetto posizionato al lato.
Era carino... sarebbe risaltato sul colore dei miei capelli, scuri.
"Come ti chiami?" Mi chiese.
"Jennie."
"Per qualsiasi problema Jennie, rivolgiti a me okay? All'inizio ti occuperai delle faccende domestiche, quando avrai preso familiarità con il lavoro e il posto, ti faremo anche interagire con il nostro padrone."
"Interagire?" Chiesi, sempre più confusa.
"Beh, servirgli i pasti, accoglierlo quando rientra in casa, riordinare la sua stanza... tutte cose incentrate su di lui. Per ora, limitati a pulire le altre stanze, che questa villa è gigantesca e ci mettiamo sempre un po' per ripulirla."
"Capito."
"Dividerai la camera con le altre ragazze, siamo otto in tutto; quattro ragazze in una stanza e quattro in un'altra."
"Perfetto."
Sorrisi, alla fine dovevo solo fare la donna delle pulizie... non mi sembrava tanto difficile.
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Passata una settimana, ero sempre qua... a pulire il cesso del bagno.
Ero stanca, pensavo non fosse difficile ma le pulizie erano stancanti, soprattutto se dovevo pulire una villa immensa.
Avevo fatto amicizia con le altre maid; erano simpatiche ed erano molto disponibili nell'aiutarmi.
Erano passati sette giorni, e ancora non avevo visto il padrone di persona.
Avevo solo intravisto la sua immagine attraverso dei ritratti dipinti appesi nei corridoi.
Da quel che avevo potuto vedere, sembrava davvero un bel ragazzo.
Anna mi aveva detto che ancora non ero pronta a farmi vedere da lui, quindi quando scendeva le scale per consumare i pasti nell'apposita sala, io restavo in cucina a dare una mano alle cuoche.
Un po' mi dispiaceva... ero curiosa di conoscerlo.
Notai che passava davvero molto tempo nella sua stanza durante il giorno; a volte, qualche maid entrava per poi ritornare dopo un certo lasso di tempo.
Anna mi diceva sempre che sparivano per intrattenere il padrone.
Ma perchè per così tanto tempo?
Non poteva intrattenersi uscendo con gli amici?
Pensai addirittura che usasse le maid per darsi "piacere". Credevo usasse le altre ragazze per il proprio piacere sessuale.
Ma siccome non sentivo alcun rumore strano dalla sua stanza, mi convinsi che forse ero in errore.
Forse.
La sera invece, il padrone usciva, con gli amici appunto... e tornava sempre molto tardi.
Forse tornava anche all'alba, non potevo saperlo... a quell'ora ero già a dormire.
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Era notte, pensavo che dopo aver lavorato tutto il giorno sarei crollata subito dalla stanchezza, e invece no.
Ero fin troppo sveglia.
Controllai l'orario sull'orologio a pendolo situato sulla parete della nostra stanza.
Le due e mezza.
Accidenti... dovevo alzarmi alle sette e ancora non avevo chiuso occhio; avrei avuto delle occhiaie orribili e le sembianze di uno zombie.
Facendo il minimo rumore possibile, mi alzai senza svegliare le altre tre ragazze.
Sapevo che era proibito uscire dalle nostre stanze dopo il coprifuoco, cioè dopo le 23:00... ma avevo urgente bisogno di una tisana.
Decisi di trasgredire alle regole.
Non avrei dovuto farlo.
Aprii la porta con la massima cautela, la richiusi, e a piedi nudi scesi velocemente le scale.
Speravo che il padrone fosse già nella sua stanza a dormire.
Andai in cucina, presi il bollitore e lo riempii di acqua calda.
Mentre aspettavo che l'acqua bollisse, scelsi la tisana che avrei bevuto a breve.
Mi sedetti e aspettai pazientemente.
"Tu chi sei?"
Una voce mi fece sussultare dallo spavento; mi alzai subito in piedi e mi voltai verso il punto da dove era provenuta.
Spalancai gli occhi, osservando la figura del ragazzo che in questo momento si trovava di fronte a me.
Capelli corvini, occhi scuri e stretti, mascella pronunciata, labbra a dir poco... perfette, leggermente rosse.
Alto, magro ma ben piazzato, spalle possenti.
Indossava un paio di pantaloni di pelle molto attillati, lasciavano davvero poco all'immaginazione... fasciavano perfettamente le sue cosce muscolose.
Il suo busto era coperto da una semplice t-shirt bianca.
Notai una piccola cicatrice dalla forma allungata sulla sua guancia sinistra.
Chissà come se l'era fatta?
"Devo anche spogliarmi? Così controlli per bene il tesoro che si trova sotto questi pantaloni." Mi disse il ragazzo, sfoderando un sorriso malizioso.
Udita quella frase, arrossii.
Non aveva tutti i torti, ero rimasta imbambolata a fissarlo come una cretina.
Io e la discrezione non andavamo d'accordo.
Mi inchinai subito e cercando di non balbettare mi scusai.
"S-scusate... io sono la nuova maid."
Che figuraccia! Doveva essere così, il nostro primo incontro?
Certo, desideravo vederlo dal vivo già da una settimana, ma così... vestita solo con la veste da notte azzurra e a piedi nudi...
Insomma, che cosa penserà ora di me questo ragazzo?
"Padrone." Disse lui.
"Come?" Chiesi confusa, alzando lo sguardo su di lui.
"Scusate, padrone. Devi chiamarmi padrone."
"Oh, sì! Scusate padrone." Dissi inchinandomi di nuovo.
Che vergogna... già mi vedevo licenziata.
"Partiamo male... non solo non ti rivolgi a me esattamente, sei pure fuori dalla tua stanza non rispettando il coprifuoco."
Non sapevo cosa dire, le parole si erano bloccate in gola.
Continuava a scrutarmi... lo vedevo osservare ogni particolare del mio viso; quegli occhi, così neri e profondi, in quel momento mi fecero sentire nuda.
"Quanti anni hai?" Mi chiese.
Gli dissi la mia età, mentre le mie guance già calde, lentamente avvamparono sempre di più. Mi sembrava strano rivolgermi in questo modo ad un ragazzo che aveva pochi anni più di me.
Intravidi uno strano sorrisetto farsi spazio sul suo volto.
Avanzò lentamente verso di me e... dio. Persino la sua camminata era sexy.
Questo ragazzo sprizzava sensualità da tutti i pori.
"Sei una bambina cattiva." Mi sussurrò sensualmente all'orecchio.
"Ti spetta una punizione per aver trasgredito alle regole." Continuò, sempre usando quel tono di voce maledettamente erotico.
Una punizione?
Me la meritavo... ma che cosa avrei dovuto fare?
Cercai di essere il più professionale possibile nel rispondergli.
"Certo, mio padrone... me la sono meritata. Mi scuso ancora per la mia poca professionalità." Dissi, senza guardarlo negli occhi.
Tenevo lo sguardo ancorato sul fondo del pavimento.
Mi vergognavo a parlare così, pronunciare determinate cose... ma essere una maid, significava anche questo.
Il ragazzo, Alex si chiamava... continuava ad osservarmi immobile.
Quel suo sguardo mi stava decisamente mettendo a disagio.
Improvvisamente, il fischio del bollitore mi fece risvegliare dai miei pensieri, e mi fece anche saltare un poco dallo spavento.
Mi girai subito per spegnere il fornello, ma...
Alex si posizionò dietro di me, appoggiando le mani sul ripiano della cucina.
Facendo così, mi aveva bloccata in quella posizione... non potevo muovermi.
Sentii il suo caldo respiro sul mio collo; le mie guance arrossirono ancora di più.
Cominciai a percepire un calore crescente verso il basso ventre.
Con una mano Alex spostò i miei capelli dal lato opposto rispetto al suo viso; lasciando una parte del mio collo scoperto.
Sentii una sensazione umida proprio su quella parte scoperta.
Mi stava... baciando?
"P-padrone..." Dissi, tentando di richiamare la sua attenzione.
"Ssssh." Fece lui, facendomi capire che dovevo rimanere in silenzio.
Però...
"Scusate padrone..."
"Silenzio." Mi ordinò freddamente.
Non potevo vederlo in volto, dato che si trovava alle mie spalle; ma il tono di voce che aveva appena usato era così freddo e severo, che mi ritrovai costretta ad assecondarlo e a cedere al suo volere.
Alex continuò a lasciarmi una serie di baci umidi sul collo.
"Brava... vedo che hai capito." Sussurrò eroticamente al mio orecchio, per poi leccarmelo e mordicchiare il lobo.
Strinsi fortemente con i denti il labbro inferiore, cercando di trattenere il gemito che mi stava scappando.
Con la mano avvolse tutti i miei capelli per poi tirarli leggermente; facendo così, di riflesso gettai la testa all'indietro, quasi sulla sua spalla.
Alex cominciò a mordicchiare e succhiare insistentemente un punto preciso, provocandomi una sensazione di leggero bruciore.
Con una mano mi teneva i capelli, con l'altra mi accarezzava l'interno coscia
Lentamente la spostò sull'orlo della mia veste da notte, alzandola leggermente.
La sua mano si posò sulla mia intimità, che era coperta dalla stoffa dei miei slip di pizzo, e cominciò a sfregare piano piano, a malapena facendo sentire il suo tocco.
Che cosa stava facendo?
Questa era una molestia sessuale bella e buona!
Avrei dovuto ribellarmi... mandare a quel paese lui e il lavoro, e andarmene via da quella villa.
Ma.
Non riuscivo a fermare i suoi movimenti... mi stava facendo sentire così bene in quel momento, che mai e poi mai avrei tentato di fermarlo.
Alex infilò di scatto la mano dentro le mie mutandine, cominciò a stuzzicare il mio clitoride con le dita, disegnando dei piccoli cerchi.
Si staccò dal mio collo e potei notare con la coda dell'occhio un ghigno malizioso.
"Sei già così bagnata?" Mi chiese, mentre continuava a stimolare la mia intimità.
Una risata maliziosa gli uscì dalle labbra, i suoi occhi brillavano.
Non gli risposi, anzi... cercai di trattenere i gemiti il più possibile, mordendomi quasi a sangue il labbro inferiore.
"Non devi trattenerti, piccola." Mi sussurrò lui.
Non lo ascoltai; le altre ragazze stavano tutte dormendo... non avrei mai voluto che si svegliassero a causa dei miei gemiti.
Non volevo pensassero che fossi una facile.
Con un colpo secco, Alex penetrò la mia intimità con un dito; in quel preciso momento purtroppo, uscì un gemito poco casto dalla mia bocca.
Lo sentii ridacchiare, e con estrema facilità, dato che la mia femminilità era già lubrificata a sufficienza, inserì un secondo dito. Ben presto le dita diventarono tre.
Non riuscii più a trattenere i gemiti.
La mano che avvolgeva i miei capelli ora si era spostata sul seno, che cominciò a palpare violentemente.
Appoggiai le mani sul ripiano della cucina, per non perdere l'equilibrio, e mi misi sulle punte.
Il mio corpo era pervaso da una scarica di eccitazione, che rendeva la mia pelle rovente, dato il calore che stavo percependo.
Continuò a spingere prepotentemente quelle tre dita, che imperterrite entravano ed uscivano rapidamente dalla mia apertura.
Continuai a gemere vergognosamente, sperando che nessuna delle mie colleghe ci beccasse proprio in quell'istante.
Mi mancava il respiro, il battito cardiaco era accelerato a dismisura e le mie cosce erano ormai bagnate dei miei umori.
Quando Alex riuscì a trovare proprio quel punto di piacere, un gemito più acuto fece eco nella cucina.
Continuava a pompare, arricciare e sforbiciare le dita all'interno della mia intimità, colpendo ripetutamente il mio punto sensibile.
I miei gemiti riecheggiavano per tutta la cucina, mi stavo vergognando un sacco per me stessa. Ma non volevo che si fermasse...
Sentii le pareti della mia intimità restringersi, segno che l'orgasmo sarebbe arrivato a momenti.
"S-sto per..." tentai di dire ma...
Alex tolse le dita, facendo perdere completamente il contatto e negandomi l'orgasmo.
Fece due passi indietro, allontanandosi da me.
Infuriata, mi voltai subito verso di lui che mi accolse con un sorrisetto sulle labbra.
Non sapevo neanche come reagire... avrei volentieri schiantato la mia mano sul suo bel visino; ma cazzo, non potevo!
Era il mio capo, e dovevo tenermelo questo lavoro, se volevo dare una mano alla mia famiglia.
Non potevo lamentarmi... mi limitai ad incenerirlo con lo sguardo.
Alex però, continuò ad osservarmi, divertito dalla mia reazione.
"Questa, è la punizione. Goditi la tisana, poi torna nella tua stanza."
Si voltò, e uscì dalla cucina... lasciandomi lì da sola, con la mia intimità che stava letteralmente andando a fuoco.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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