Lui & Lei
La detective - Missione in incognito
di Ipsell69
23.10.2024 |
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"Mi avvicinai per leggerla, ma si mosse così rapidamente, mi prese la testa e mi baciò..."
Sono una detective, per cui capirete se non vi dico né il mio nome, né per quale agenzia lavoro.Mentre seguivo uno dei casi della mia agenzia mi imbattei in una cosa molto eccitante se mi passate il termine.
Per arrivare alla verità, e hai soldi, e se qualcuno vi dice che si fa per amore della giu-stizia ha solo ragione solo per ¾; mi dovetti iscrivere ad un corso di disegno.
Seguivo il caso di alcuni stupri di modelle e la pista che seguivo mi aveva portato a quella scuola.
Incominciammo la prima lezione, dopo che le presentazioni di routine si conclusero.
Scelsi appositamente il modo di vestire, se vogliamo dargli una definizione potremmo dire leggermente sbarazzino, con una punta di erotismo.
La mia quarta di tette era abbastanza in vista.
Non per vantarmi, ma a quarant’anni 1.80, quarta di seno, fisico asciutto rossa dagli occhi azzurri, sono ancora una gran figa.
Come prima lezione, incominciammo con un nudo.
Jonathan si spogliò, mostrando un corpo liscio e non troppo muscoloso, ma mentre spiegava la tecnica e la luce io mi ero persa a guardare quella cosa che fiera riposava tra le sue gambe e che all’improvviso sparì tutto e quello era l’unico oggetto presente nella stanza.
-Devo mettermi comodo- disse sistemando prima l’attrezzo e poi le gambe.
Gettò le braccia oltre lo schienale della sedia e si mise in posizione obliqua rispetto alla classe, posando il suo sguardo su di me. Non so perché ma in fondo speravo che non fosse lui lo stupratore; mi ero sorpresa a pensare di poter giocare con quella cosa bella e grossa.
-Vi abbiamo fornito tutto il necessario- disse Mariam. -Avete un paio di matite 2B e una gomma nuova...-
Ben presto tutti gli studenti si misero al lavoro, all’inizio esitanti e imbarazzati, con l’unica eccezione del tizio in fondo alla sala, che prese subito a tracciare ampie curve sul foglio.
Per i successivi trenta minuti, l’unico suono che si sentì fu il fruscio della grafite sulla carta, e gli occasionali mormorii di incoraggiamento. Fingendo di essere maldestra feci cadere la mia gomma cercando di far vedere meglio la scollatura.
Recuperata, ritrovai a pochi centimetri da quella cosa bella e grossa, si era mosso molto silenziosamente non m'ero accorta, e non so dove trovai la forza per non prenderlo tutto in bocca.
-Hai una buona tecnica, puoi rimanere? –
-Si certo. – non mi aspettavo una proposta così rapida, ma in fondo ero li per lavoro.
Appena finita la lezione, misi la mia attrezzatura da disegno a posto, la classe era uscita, ma quando chiusi la borsa mi ritrovai davanti il suo coso in piena erezione che mi fissava e al diavolo tutto, aprii la bocca e lo presi tutto.
Alla seconda lezione lo presi tra le cosce, voleva mettermelo su per il culo, ma gli feci capire che se ci avesse provato glielo avrei spezzato in due con un colpo di karate, mentre rideva lo sentivo fare su e giù dentro di me, con vigore.
Alla terza lezione me lo strofinai tra le tette, bevendo poi il succo.
Mi fece anche partecipare ad un seminario di ritratto di nudo, dove per ovvie ragioni pretesi una maschera, fingendomi timida.
Non è bello che un investigatore si faccia riconoscere e poi si faccia vedere nudo. Un nudo, specie di una bella donna si muove in rete più veloce della luce.
La classe era diversa, due o tre donne e tanti uomini, appena mi spogliai per farmi ritrarre del gruppetto delle donne una si passò la lingua sulle labbra; mentre gli uomini mi guardavano inebetiti.
Adocchiai subito un uomo che in fondo alla stanza, in posizione strategica, lo tirò fuori e cominciò a menarselo, passò tutta l’ora a fare quello.
Pensai, povero pisello, maltrattato in questo modo.
La donna che si era passata la lingua sulle labbra mi chiese di avvicinarmi per prendere meglio alcuni particolari, e ne approfittò per infilarmi due dita in figa.
Le muoveva bene, ed ero tutta bagnata.
Dissi alla classe di fare una pausa e ne approfittai per andare in bagno a darmi una pulita, lei mi seguì e si dimostrò bravissima anche con la lingua, il suo seno non era bello e tondo come il mio ma avevo una voglia di succhiargliele.
Avrei, voluto portarmela a casa, ma avevo un impegno e con malinconia tornammo in classe.
Nonostante la bellissima avventura, appena tornate in classe, ripresa la sessione non ho mai staccato gli occhi dal tizio che seminascosto, non dava pace al suo uccello.
Quando finì la lezione, con addosso il mio coltrone lo seguì in bagno e lo trovai a pulirsi.
-Te lo sei menato per tutta l’ora, ti piaccio così tanto? -
Lui, poverino, divenne tutto rosso dimenticando di rimetterlo dentro. Mi avvicinai e glielo presi in mano -Poverino lo hai tormentato, tanto povero cucciolo. - vedevo che non staccava gli occhi dalle mie tette -Ti piacciono? Se vuoi le puoi toccare, non mi offendo. - timidamente la sua mano si avvicinò, e più si avvicinava più il suo uccello s’irrigidiva.
Il modo in cui pose la mano sopra la mia tetta, mi fece stringere il cuore, chissà quante volte aveva desiderato farlo, e io finalmente gli permettevo di farlo.
Il tocco più leggero che avevo mai sentito, dolce e molto timido, di solito i maschi FCIAK e spalmano le mani tipo ventosa, ma se lui era timido. non si poteva lo stesso per il suo uccello, che spruzzò copioso e fiero, imbrattando il coltrone che mi copriva.
-Oddio scusa non volevo… -
-Non ti devi preoccupare. - mi tolsi il coltrone e mentre lo stavo pulendo sentii le sue mani accarezzarmi il culo e sempre con dolcezza fece entrare nel mio ano il suo uccello, e finalmente poté sfogarsi contento.
Dato che mi piaceva il suo tocco, decisi di assumerlo scoprendo di avere un assistente eccezionale, attento e con l'occhio lungo, anche se gli piaceva solo il culo ci divertimmo molto.
Entrò Jonathan e scherzosamente incrociando le braccia -Perchè il suo sì e il mio no?-Tiralo fuori un attimo, per favore.- Nervosissimo lo tirò fuori.
-Lo vedi come è? Tira un pò fuori il tuo- lo tirò fuori - secondo te, io mi faccio trapanare il mio culo da quel mattarello mal cresciuto, rischiando di camminare come John Wayne appena sceso da cavallo; piuttosto dal suo che è normale? -
Tutti e due risero e lui con dolcezza me lo rimise dentro e continuò beato.
Visto che c’era anche lui, lo presi in bocca e tutti e tre fummo felici.
In fondo mi è sempre piaciuto fare lo spiedo.
Le indagini proseguivano con molta solerzia, e alla fine riuscii a trovare il colpevole, uno dei bidelli, anche se per arrivare a lui, dovetti conoscere molte persone sia maschi che femmine, tanto da perderne il conto.
Contenta che non era Jonathan, decisi di accettare il suo invito a bere qualcosa con lui.
-Cosa prendi? - chiese Jonathan mentre entravano in una grande zona bar con muri di mattoni, pavimento in legno e molti tavoli, un terzo dei quali già occupati.
-Un bicchiere di rosso, grazie- dissi -Faccio un saltino in bagno-.
La toilette delle donne aveva una carta da parati con rododendri e pappagalli. Volevo divertirmi per cui mi tolsi reggiseno e mutandine, uscita dal bagno controllai il riflesso in modo che si vedesse bene il mio seno.
Jonathan era seduto a un tavolo rotondo per due in un angolo lontano, accanto a una finestra, un bicchiere di vino rosso e una pinta di birra chiara davanti a sé. Aveva spostato la sua sedia accanto a quella mia, così che invece di essere seduti di fronte eravamo praticamente fianco a fianco.
-Allora, – dissi sorridendo mentre mi sedevo e mi tolsi la giacca nera scamosciata. I suoi occhi si posarono automaticamente, come mi aspettavo, sul mio seno per poi tornare sui miei occhi.
Mi fermai a guardare le sue braccia nude, non so perché ma mi dava l'impressione di un santo del Caravaggio, con quei grandi occhi scuri dolenti e i riccioli neri arruffati.
-Non mi hai detto che ne pensi del mio tatuaggio; ma non bevi il vino? -
-Sto bevendo- e mandai giù un sorso.
Si abbassò il bordo della maglietta per scoprire la scritta sottile che girava intorno alla base del collo robusto. Mi avvicinai per leggerla, ma si mosse così rapidamente, mi prese la testa e mi baciò.
Per un attimò mi irrigidii, per la velocità, era bravo in un momento mi aveva contato tutti i denti e mentre lavorava di lingua, una mano mi palpeggiava un seno.
-Sei uno spettacolo-
-Volevo solo leggere il tatuaggio- dissi con una punta di pudicità.
- Ma perché non bevi il vino? -
-Sto bevendo ma non sono una gran bevitrice- con il lavoro che faccio è sempre meglio andarci cauti.
-Ti devi impegnare altrimenti che divertimento c’è? –
-Ci scommetto- dissi, e mi tirò a sé per un secondo bacio, con grande passione, i denti di lui sbattevano sui miei quando le premeva il viso contro, la mano di nuovo dietro la testa, e l’atra tra le cosce, che non tenevo strette facilitandolo così ad entrare.
-Di solito non faccio queste cose alla luce del giorno, davanti a tutti- mormorai, guardandomi intorno. Due uomini di mezz’età, al banco, avevano evidentemente osservato il lungo abbraccio appassionato e ora sfoggiavano sorrisi di piacere riflesso. Jonathan, che aveva avvicinato ulteriormente la sedia alla mia, mi circondò le spalle con il braccio e prese ad accarezzarmi la scapola con il pollice.
-Non c’è problema- disse. -Presto sarà buio-.
-Bevi la birra- gli dissi, - dimmi, ma con quel coso non hai pensato di entrare nel mondo dell’hard? –
-Si certo, ma dopo quello che successe a quell’attore Hector Gomez ci vanno cauti, con attori che ce l’hanno gigantesco. -
-Perché che successe? -
-Aveva un pene grosso quanto il mio, ma non riusciva a non alzarlo. Per farlo usava una versione del viagra economico, fino a che non impazzì. -
-Ma non vale per tutti. -
-Vero, ma in quell’ambiente sono molto attenti, basta poco e la cosa più stupida tipo aids, se non stanno attenti ci mette poco a diffondersi. -
Il discorso, si faceva molto interessante, fino a che le quattro birre fecero il loro effetto.
Mentre Jonathan spiegava il suo punto di vista d’improvviso mi trovai, con la contentezza dei due uomini di mezz’età, la maglietta alzata e la sua mano fieramente aggrappata al mio seno.
Jonathan si era alzato di scatto, e sbottonati i pantaloni gli mise il pisello in bocca.
I due uomini, si guardarono e con un sorriso a trentadue denti, chiusero il locale, venendo da noi mentre si spogliavano; di sicuro ci saremmo divertiti molto.
Eccitata dal fatto che i proprietari del locale nudi, stavano massaggiandosi il loro pene, cominciai ad accarezzare la punta della cappella facendolo mugghiare di piacere.
Mentre stavo lì a godermi quel momento, mi sentii sollevare, mi spogliarono e mi adagiarono su un tavolo.
Mentre mi divertivo a succhiarlo, sentii che qualcosa entrava nel mio ano, ma questa volta non era delicato come l’altro.
-Mi hai fatto male. - staccandomi dalla cappella di Jonathan, ma non finii la frase che un altro pene mi entrò in bocca.
Non so come, ma riuscirono a mettermi in posizione tale che anche Jonathan riuscì ad mettermelo in figa. Tutti e tre si diedero da fare e il piacere schizzò alle stelle.
Finito il primo giro, ci fu un cambio di buchi e ricominciarono da capo; dopo il terzo giro sentì l’uccello di Jonathan prendere la via dell’ano, ma ormai era rotto e non sentivo quasi nulla, per quanto era dilatato dal piacere.
Mi presi l’appunto mentale di dirgliene quattro a Jonathan ma di certo non oggi.
Francamente persi il conto del tempo che stavano lì a fare sesso, ma quando ne avemmo abbastanza incominciammo a recuperare i vestiti; ero sicura che avrei pisciato sperma per almeno tre giorni da tutti i miei buchi.
Per un momento, pensai che ci fossero più impronte sul mio corpo che nell'archivio di Scotland Yard.
I proprietari del pub ci offrirono una sontuosa cena, con la promessa di avere tutto gratis se minimo una volta a settimana…
Mi presi una settimana per far riposare i miei dolci buchetti, approfittando di tanto in tanto della proposta dei proprietari del pub.
Ma questa è un’altra storia.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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