Lui & Lei
ErotiCUM - 1: La piscina galeotta
di Ipsell69
29.10.2017 |
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"Ai miei tempi quando io stavo con la madre non c'era niente oltre lei, ma , ehm, hai provato ad usare le tue armi anatomiche?” mimando il gesto di sistemarsi..."
Con il nick di Photografus, già pubblicai questo racconto; ve lo ripropongo dopo un' ennesima ricontrollata.Buone seghe a tutti :)
La piscina galeotta.
L'estate, si sa è sempre stata una stagione di fascino e… malizia.
Durante i week-end estivi Paolo, era solito invitare la sua fidanzata a casa di suo padre cosi che potevano tranquillamente utilizzare la piscina.
Al padre, il signor Enrico, faceva piacere che di tanto intanto ci fosse qualcuno che riempiva quella casa rimasta vuota e silenziosa dopo la morte della moglie; di certo non si era aspettato che la nuova fidanzata del figlio fosse cosi carina e con un bel paio di tette che a stento venivano tenute in quei bikini costrittivi che si metteva lei.
Era adorabile, nella sua timidezza, in cuor suo Enrico l'aveva già adottata come figlia.
Accadde che un giorno, mentre figlio e fidanzata erano distesi sulla sdraio a prendere il sole ed il signore Enrico era sotto l'ombrellone, a lavorare sul portatile, che successe il patatrac.
La diligente danza sulla tastiera del portatile, venne interrotta dal passaggio, alquanto nervoso del figlio che entrava in casa, seguito poco dopo da una melodia eseguita al pianoforte, con toni di chi vuole scaricarsi.
Incuriosito il Signor Enrico, posati gli occhiali, si alzò e si diresse verso la sdraio dove stava la ragazza.
“Uffa ma cos'ha sempre...” continuando la frase in maniera intelligibile.
“Cos'è che gli rode adesso?”
“Non so volevo solo stargli vicino.. mi scusi non volevo coinvolgerla con questa storia con suo figlio.”
“Tranquilla tesoro, sei la fidanzata di mio figlio, quindi sei di famiglia e dammi del tu quando siamo soli. E' giovane che ti aspetti, ai miei tempi avrei fermato il tempo pur di stare assieme alla donna che amo; speriamo che se ne accorga prima che sia troppo tardi.”
“O..ok signore.. no scusi, scusa!! Oddio scusa” imporporando le guance di una tenue tinta rosa, facendo ridere il signor Enrico.
“Respira, tesoro respira su ampi e profondi respiri.” mentre la ragazza con sorriso imbarazzato eseguiva il consiglio facendo dei profondi respiri, Enrico, senza farsi accorgere osserva il generoso seno della ragazza che fa su e giù, scoprendosi a pregare affinché il gancio del bikini si apra mostrando le grazie ivi nascoste.
“Be ma sai lui è mio figlio… la sua sensibilità superiore, a volte è impossibile.”
“Si.. scusami è che tuo figlio a volte è impossibile, ha sempre la testa sulle nuvole.”
“Be sai com'è, è un artista lui. la testa lassù e si perde le cose belle quaggiù.” gettando una fugace occhiata alla parte inferiore del costume, che spostandosi stava mostrando un piccolo ciuffo di peli color rame.
“Già.. però stiamo assieme da tanti mesi.. chiedo solo di essere guardata ogni tanto...”
Un forte attacco di tosse, opportunamente eseguito mascherò il pensiero a cui Enrico stava per dare verbo.
“Non so più che fare.” sdraiandosi sul lettino a faccia in su. Una normalissima manovra che ebbe un inaspettato quanto apprezzato fuori programma: un capezzolo che timidamente fa capolino dal costuma.
Certo Enrico, essendo il padre del ragazzo nonché padre adottivo (nella sua testa) di quella dolce ragazza vorrebbe trovare il modo, elegante di dire alla ragazza che uno dei suoi… ma con sorpresa si accorge che quell’inaspettato fuori programma sta smuovendo l'ormai sopito uccello.
“Conoscendo il carattere di mio figlio, quand'è in quello stato non ti guarderebbe neanche nuda.”
“Beh signore... sono mesi che sto con suo figlio, adesso sarà andato su a suonare il piano, e io qui sola... ha ragione non mi guarda proprio.”
“Enrico, quando siamo soli mi puoi dare del tu, te l'ho già detto. Ai miei tempi quando io stavo con la madre non c'era niente oltre lei, ma ,ehm, hai provato ad usare le tue armi anatomiche?” mimando il gesto di sistemarsi le tette “per conquistarlo? Ce le hai belle.”
In una esplosione di colore scaturita dalle guance, le colora fin sotto gli occhi “Ehm signore... no Enrico... le ho provate tutte.”
“Scusa la franchezza tesoro, ma sei una ragazza dolce, minuta e con due... che solo ai morti, rimane morto se capisci cosa voglio dire.” Intanto dentro il costume di Enrico, il suo uccello stava cominciando a sbadigliare e a stiracchiarsi.
“Magari suo figlio fosse come te!!!” preso alla sprovvista da un'affermazione di questo tipo fu il suo turno quello di diventare rosso, cercando (male) di nascondere una poderosa erezione che rischiava di farlo uscire dal costume… sfortunatamente ciò che voleva nascondere viene mostrato. “Ehm scusa... io non... ma sia sei cosi... che... scusa!!!”
Ormai l'imbarazzo della ragazza si può quasi toccare per mano “Oddio... ehm, può capitare si figuri... non... ho visto niente.”
“Ehm lo so che non lo dovrei chiedere... ma ti piace?” Rendendosi conto che era quel vecchio amico con il quale aveva conquistato la madre di suo figlio.
“Ma dice a me? Io... non so... ma è colpa mia?” Aggiungendo all' imbarazzo una forte dose di stupore.
“Be si dico a te. Ci sei solo tu qua… quel beota di mio figlio sta ancora suonando il piano non senti” un fugace sorriso solca il bel viso della ragazza, “si, è merito tuo, erano anni che non lo sentivo così duro.”
“Oddio.... non so.... che dire... lei è il padre del mio ragazzo.” cercando di alzarsi con lo scopo di allontanarsi, ora sul suo bellissimo viso c’era una crepa di paura.
“No, no tranquilla dai non volevo spaventarti,” mentre l'uomo cercava di tranquillizzare la ragazza, il suo uccello sfiora il braccio della ragazza, facendola, liberando un florido seno che fieramente deborda.
“Oddio” cercando velocemente di correre ai ripari, cercando di rinfoderare la tetta che ormai libera non ne voleva sapere di rientrare dentro. “non so che dire, di certo suo figlio non ha preso da lei.”
“Ehm scusa non volevo offerti, vado di la e...” mimando il gesto di masturbarsi.
“No scusi lei, è colpa mia.. forse dovrei andare su da suo figlio ora.”
“Non è colpa tua se madre natura è stata cosi generosa con te e poi se lo disturbi al piano lo sai che si arrabbia, perché lui è un artista… Non mi hai detto se ti piace però.”
“Beh… ecco… non l'ho visto bene, l'ho solo sentito sul braccio che...”
“Dai, vieni che te lo faccio vedere meglio.” l'uomo, prese per mano la ragazza portandola nella dependance degli attrezzi da giardinaggio. La ragazza è inebetita, combattuta da emozioni contrastanti. Vorrebbe scappare, ma non vuole ferire i sentimenti del figlio o del padre come una bambola, si fa condurre non curante del fatto che uno dei seni è fuori e ballonzola allegramente.
A farla desistere però sono i modi gentili di lui.
Enrico dopo aver chiuso la porta, si tolse il costume, e sedendosi a gambe larghe, mostra fieramente l'uccello, in tutta la sua erezione.
“Ecco qua, dai che non morde.”
“E'… grosso.” dopo aver dato una fugace occhiata a quel membro che con fierezza stava li dritto.
“Già, piaceva molto alla madre di mio figlio.”
“Ci credo… ehm no cioè volevo dire che, oddio mio che vergogna.” ma a Erico non sfuggono le occhiate di sottecchi e che la ragazza lanciava al suo membro.
“Ti posso vedere senza il costume?”
“Ma è il padre del mio ragazzo...”
“Tranquilla non gli diciamo nulla, tanto lui è perso tra Bach e Beethoven e poi io sono già nudo, dai.”
“Forse non dovrei...” forse si era sbagliata, si volta per uscire, ma viene bloccata dalla calda stretta della mano di lui. Dolcemente, ma con fermezza lei si sente trascinare verso l'uomo.
Accaddero velocemente tre cose.
Il pezzo di sopra del bikini che sganciato, volava via con due mani che armeggiavano con le pastose tette della ragazza.
Le labbra dell'uomo, che le baciavano il collo, trasmettendo delle eccitanti scariche elettriche.
L'enorme membro dell'uomo che dolcemente si insinua tra le sue gambe.
Nuova ad emozioni di questa portata la ragazza, era li paralizzata in balia dell'uomo.
La bocca dell'uomo, dopo aver finito con il collo, dolcemente cercava le sue tenere e dolci labbra mentre le mani con sapienti mosse sfilano il pezzo sotto del costume, lasciando al ragazza totalmente vulnerabile e nuda.
All'improvviso la ragazza con un guizzo, quasi a scappar via, si mise in punta di piedi appena sentì la testa del membro che accarezzava le morbide labbra della sua vagina.
Le sentiva bagnarsi, allargarsi e cedere accogliendo del uccello che aveva fatto nascere il suo fidanzato.
“Che fa? Lei, è il padre del mio ragazzoOOOH ODDIO MA E' DI PIETRAAAA!!!”
Inesorabilmente l'uccello entrava in tutta la sua lunghezza, penetrandola come un coltello caldo nel burro.
Finalmente, la ragazza cedendo alla passione, con un abbraccio furioso rispose al bacio dell'uomo.
Le sue accarezzano tutto il suo morbido corpo.
Con delicatezza il movimento si fa sempre più audace, veloce, sordi mugolii di piacere rompono il silenzio della dependance, mentre il suono del pianoforte fa da colonna sonora a quell'amplesso così vigoroso.
Come diretti, da un invisibile direttore, più i gemiti della ragazza aumentano e più i movimenti accelerano.
“Mamma mia che bello, ci credo che anche alla signora piaceva… ci starei le ore, cavolo.” le parole, vennero pronunciate con un sussurro.
“Ti piace vero?, mio figlio com'è a letto?”
“Non... non l'abbiamo mai fatto.”
“Che coglione.” in quel momento la voce del pianoforte cessa facendo irrigidire il due amanti clandestini, per riprendere tranquilla e beata come se niente fosse.
“Oddio ma che ci ha sentito? E comunque, si! Tuo figlio è un coglione.”
Ridendo Enrico abbraccia la ragazza, e si mette seduto, assumendo al stessa posizione di prima, a gambe larghe.
Adesso il peso della ragazza, permette al grosso membro di penetrare ancora più a fondo e in preda alla passione che ormai non ha più freni, incomincia a galoppare su quel delizioso palo di carne che le fa su e giù dentro di lei.
Enrico è ipnotizzato dal movimento di quelle tette sode e le agguanta immergendoci la faccia.
La danza continua fino a che prima la ragazza e poi l'uomo non vengono.
Ansanti per la fatica, la ragazza è sdraiata su Enrico, assaporando, avida, gli ultimi echi di quell'onda di piacere che sa non proverà mai con il suo fidanzato.
Nonostante sia moscio lei lo sente ancora dentro di se, e quando si alza, quasi con riluttanza pene e vagina, si separano.
“Scusa Enrico, ma siccome non l'ho capito bene...” aprendo la bocca e lavorando di lingua, quando giunge di nuovo a mezz'asta, finisce il lavoro strofinandolo tra quelle sue tette prosperose.
La musica dl pianoforte languidamente riempie l'aria...
L'estate, si sa è sempre stata una stagione di fascino e… malizia.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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