Lui & Lei

In Treno


di Membro VIP di Annunci69.it Kymco250
16.07.2023    |    233    |    2 9.6
"” Le lame di luce dei fari di un’auto per un attimo ci illuminano, ci blocchiamo preoccupati, ma i finestrini all’interno si sono appannati e da fuori..."
Sono stanco, la giornata trascorsa nella grande città del nord mi ha sfiancato, tutto il giorno a parlare di numeri, budget, andamento del mercato e previsioni di fatturato. Pausa pranzo inesistente, solo un paio di tramezzini consegnati dal bar al di là della strada e mangiati in piedi nella sala riunioni tra una discussione e l’altra.

Il treno mi sta riportando a casa, è tardi e la carrozza è semivuota, mi rilasso e mi lascio cullare dal sottofondo ovattato delle ruote sui binari, socchiudo le palpebre e mi perdo nei miei pensieri. All’improvviso lo strusciare delle rotelle di un trolley sul corridoio mi fa riaprire gli occhi, non mi sono accorto che il treno si è fermato in una delle tante stazioni lungo il percorso ed è già ripartito. La ragazza si siede sulla poltroncina di sinistra davanti alla mia. Penso che con tutti i posti vuoti che ci sono poteva mettersi altrove, ma tant’è, nei treni a lunga percorrenza i posti sono assegnati e lei ha diligentemente seguito le istruzioni della sua prenotazione. Socchiudo di nuovo le palpebre, ma nel contempo cerco di osservare la mia compagna di viaggio… lei mi ha degnato solo uno sguardo distratto e non ha salutato, le sono totalmente indifferente.

Mora, capelli tagliati a maschietto, giovane, molto giovane, al massimo 20 anni, carina di viso e fisicamente sembra magra. Jeans, felpa larga e scarpe da ginnastica, la classica divisa di una giovane studentessa. La conferma ce l’ho quando tira fuori dallo zainetto un tomo da due chili tutto consunto, lo apre a metà e vedo molti passaggi evidenziati in giallo, si immerge nella lettura come se fosse un romanzo di J.K. Rowling.

Continuo ad osservarla e lei non sembra accorgersene, o perlomeno non lo dà a vedere, noto le sue dita affusolate che girano le pagine, ogni volta inumidisce il polpastrello con la punta della lingua, è deliziosa, mi perdo ad immaginare quelle dita che accarezzano il mio membro e la lingua che indugia sul glande, mmmmhh… ma è un sogno proibito, io sono più vecchio di lei di almeno 20 anni e non mi caga per niente, potrei tranquillamente essere suo padre. Però questi pensieri laidi sono piacevoli e continuo a fantasticare, sento che l’eccitazione sale, apro completamente gli occhi e abbasso lo sguardo, in effetti il gonfiore dentro i pantaloni si è fatto evidente. Rialzo la testa e mi accorgo che anche lei ha puntato gli occhi dove indugiava il mio sguardo un attimo prima, mi schermisco imbarazzato, incrocio le mani e le appoggio sulla patta, la sua occhiata non mi è sembrata propriamente amichevole, bensì un chiaro tacito rimprovero.

“Vecchio sporcaccione, mi fai schifo”, avrà pensato.

Mi volto verso il finestrino cercando di nascondere il mio disagio, fuori è buio pesto, come panorama solo delle deboli luci in lontananza che scorrono veloci nella campagna attraversata dalle rotaie, mi rendo conto che il riflesso sul vetro restituisce l’immagine della ragazza che insiste ad osservarmi, non credo si renda conto che io sto facendo altrettanto. Ogni tanto sembra tornare ad immergersi nel suo tomo, ma dura poco, pochi secondi e poi riprende a guardarmi con gli occhi che si soffermano sulle mie mani incrociate… curiosa la ragazzina, penso. Inconsapevolmente comincio ad accarezzarmi la patta, quel suo continuo guardare mi sta eccitando e l’erezione si è fatta importante, il gonfiore lascia intuire il volume del mio membro e i suoi occhi adesso, al contrario di prima, lasciano trasparire curiosità. Sorrido dentro di me, stacco gli occhi dal finestrino e mi guardo intorno, non c’è anima viva. Lei è colta di sorpresa e con un sussulto torna a leggere il suo grosso libro, ma si vede che finge… mi piace questo gioco e anch’io faccio finta di niente, con noncuranza torno a rivolgere l’attenzione al buco nero che sostituisce il panorama esterno.

Dopo pochi secondi lei rialza lo sguardo e torna a puntare gli occhi curiosi sulla mia patta. Mi sa che questa giovane e bella ragazza ha una voglia tale che anche la differenza dell’età passa in secondo piano. Chissà se ha il ragazzo, probabilmente sì, ma è evidente che le manca qualcosa se mi punta in questo modo, ma non ho il coraggio di fare il primo passo, potrebbero essere solo mie fantasie e rischio una figura di merda. Ma chi se ne frega! Nella carrozza siamo solo noi due e il controllore è passato da poco, quasi, quasi… Lentamente sposto le mani sulle cosce e lascio che l’erezione non conceda più nulla alla fantasia, lei spalanca gli occhi e apre la bocca, la sua sorpresa è palese e non riesco a trattenermi dal sorridere. Se ne accorge e si rende conto che la sto osservando dal riflesso sul finestrino, abbassa lo sguardo e le guance si avvampano, si mette una mano sulla fronte a coprire gli occhi, io continuo a sorridere e non dico nulla, lei scuote la testa e poi torna a guardarmi, adesso però leggo come una sfida nelle sue pupille.

“Vediamo fin dove hai il coraggio di arrivare vecchio porco”, starà pensando.

Lentamente faccio scorrere la zip, infilo la mano dentro e mi accarezzo, c’è l’ho duro come il marmo, lei non smette di fissare il riflesso del mio volto sul finestrino e poi passa a studiare con attenzione la mano che si muove in una lenta masturbazione, torna di nuovo con lo sguardo a cercare i miei occhi, ma io continuo a far finta di ignorarla. È un gioco che dura diversi minuti e nel surreale silenzio nella carrozza si percepiscono solo i nostri respiri, il mio soprattutto, perché mi sto eccitando di brutto. All’improvviso un sommesso gemito, mi volto e per la prima volta ci guardiamo direttamente, ha l’espressione stralunata e la sua mano sta imitando la mia, si accarezza in mezzo alle gambe e il medio indugia con decisione all’altezza del clitoride. Ormai non ho più alcun dubbio, la ragazzina ha voglia di sesso e posso andare tranquillo, torno a controllare che non ci sia nessuno, afferro il cazzo e lo tiro fuori, è talmente duro che rimane dritto in piedi da solo, gonfio come non mai e la cappella è talmente ingrossata che è diventata viola.

Osservo l’espressione della ragazza, è sconvolta, la bocca spalancata e gli occhi sgranati, cerca di balbettare qualcosa ma dalla sua voce sento solo un flebile mormorio: “Dioooo”. Faccio per parlare, ma mi blocco, volevo chiederle di seguirmi nella toilette all’inizio della carrozza, ma una veloce occhiata all’orologio attaccato per aria mi ha fatto realizzare che ormai è troppo tardi, mancano solo 5 minuti alla mia stazione, ho appena il tempo per sistemarmi e raccattare il mio trolley, devo scendere… cazzoooo! Dovevo sbrigarmi prima, perdere l’occasione di combinare qualcosa con una ragazzina così giovane e bella mi brucia da matti. La guardo rassegnato, mi alzo e con una certa fatica riesco a far tornare al suo posto il fratellone, porco boia, mi fa quasi male quando chiudo la zip e lo costringo a schiacciarsi dentro, lei guarda tutta la scena, sembra delusa. Le passo davanti e faccio apposta a fermarmi per un breve istante, lei alza gli occhi, sorride e mi sfiora la coscia con una lieve carezza… peccato penso, chissà quando mai mi ricapiterà un’occasione come questa.

Scendo dal treno e mi avvio all’esterno, ho la macchina nel parcheggio a pagamento subito fuori, cammino lentamente sconsolato, un paio di persone mi superano e vanno a loro volta a prendere l’auto. Le rotelle di un trolley sul selciato e il passo veloce di un viaggiatore dietro di me mi fanno girare… non ci posso credere, è la mia compagna di viaggio che mi viene incontro, non avevo intuito che dovesse scendere anche lei a questa stazione! Mi fermo, si avvicina, è di fronte a me e mi accorgo che è almeno dieci centimetri più bassa, occhi scuri e labbra carnose, con questo taglio di capelli a maschietto la trovo particolarmente carina ed eccitante. Dico la prima cosa che mi passa per la testa: “Posso aiutarti?”

Mi fissa e dopo una breve pausa sento la sua voce per la prima volta: “Sì”, risponde. Si attacca al bavero della mia giacca e mi tira a sé costringendomi a piagarmi, la sua bocca si unisce alla mia e sento la sua lingua che vi entra, sono colto alla sprovvista, ma mollo subito per terra il mio trolley e ricambio il favore. Sento la sua mano che mi accarezza la nuca e poi mi schiaccia con decisione contro la bocca, il bacio diventa profondo e assaporo con voluttà il fresco sapore delle sue giovani labbra.

Di colpo si stacca e pianta gli occhi sui miei: “Hai la macchina?” Chiede.

“Sì”, rispondo, “è nel parcheggio qui dietro.”

“Ok, senti, io avrei dovuto scendere alla prossima fermata… dopo, mi puoi accompagnare tu?”

Rispondo, ma mi rendo conto che sto balbettando: “Cer… certo, ti accompagno, ma… ma dopo cosa?”

Mi guarda sorpresa: “Vedi che per essere un maturo sei piuttosto imbranato! Perché credi sia scesa a questa stazione in mezzo al nulla? Mi hai mostrato senza alcun pudore il tuo cazzo e adesso lo voglio, e voglio che mi scopi… dopo mi accompagni a casa.” Oh porco boia! Questa poi!

“Seguimi, ti faccio strada, sono solo 50 metri.”

Entriamo in macchina e si incolla a me con un altro bacio affamato, la mia mano va a cercare il suo seno e resto sorpreso da ciò che sento, la larga felpa aveva nascosto questo ben di Dio, la mammella che sto palpando è grossa e morbida, almeno una quarta misura, passo le dita sul capezzolo e lo trovo dritto come un chiodo, infilo con più decisione la lingua nella sua bocca e ne succhio con voracità la saliva. La sua mano risale sulla coscia, arriva al cavallo e stringe forte l’asta, un mugolio di soddisfazione interrompe il bacio e si stacca: “Cerca un parcheggio più defilato, qui può passare qualcuno”, mi dice. Metto in moto e faccio il giro, ci sono pochissime auto e mi metto nell’angolo in fondo, di fianco ai folti cespugli di oleandro che fungono da recinzione, l’unico lampione al centro del piazzale rischiara a malapena l’abitacolo, ma è sufficiente per non dover accendere la plafoniera.

“Mettiamoci dietro”, dice, “si sta più comodi.”

“Perbacco, sembri esperta, io sono anni che non lo faccio in macchina.”

Sorride: “Io invece col mio ragazzo lo faccio solo in macchina, a casa ci sono sempre i nostri genitori e non possiamo certo permetterci un albergo. Però questa macchina è di lusso e grande il doppio, dovrebbe essere più comoda.” Ci sistemiamo dietro, credo sia la prima volta che mi ci siedo e in effetti il divanetto è bello largo e profondo, lei si toglie subito la felpa e resta in reggiseno, sarà anche penombra, ma le tette che mi si parano davanti sono da urlo, grosse, perfette e… giovani. Mi ci tuffo subito con la testa, scosto il lembo del reggiseno e attacco a succhiare un capezzolo come se volessi il latte, lei geme, sostiene la mammella con la mano per agevolarmi il compito e io vado a strizzare con i polpastrelli l’altro capezzolo.

“Aaaah, siii, succhia forte che mi piace, aaaahh che bello.”

La sua voce è appena un mormorio, ma lo trovo estremamente erotico, le narici si riempiono del suo odore intimo, è stata una giornata calda e deve aver sudato, ma stranamente è un odore che su di lei mi eccita ancora di più. Sento la sua mano che fruga tra le mie gambe, ma sono piegato e fa fatica, mi raddrizzo e sciolgo la cinta, lei guarda rapita, con frenesia apre il bottone dei pantaloni e fa scendere la zip, la lascio fare, voglio godermi la scena. Le dita affusolate della sua mano si insinuano dentro i boxer, non mi sembra vero che la fantasia che ho avuto in treno si stia realizzando, sento l’asta avvolta e li calo giù, il cazzo finalmente libero svetta gonfio e turgido, lei lo stringe forte e lo guarda spalancando gli occhi: “Dioooo, cos’è questa cosa? Non ne ho mai visto uno così grosso, mi fa impressione.”

Cerco di fare il modesto: “Non dire sciocchezze, sei ancora troppo giovane e non credo tu ne abbia visti così tanti, la natura con me è stata abbastanza generosa, ma non da farmi considerare un superdotato… diciamo che sono messo benino, niente di più.” Non riesce a staccare gli occhi dal pezzo di carne che stringe tra le mani, la sua voce è bassa e roca: “Ho perso la verginità cinque anni fa, da allora ho avuto tre ragazzi, ma nei gabinetti del liceo ho fatto una discreta pratica, non sono una novellina e ti garantisco che un cazzo così è la prima volta che lo vedo.”

“Bene allora”, rispondo, “lascia che mi pulisca un po’ con un fazzolettino bagnato, è da stamattina presto che non mi lavo.”

“Ma chi se ne frega! Voi maturi siete maniaci dell’igiene, io sono abituata a fare i pompini al mio attuale ragazzo che si lava a malapena una volta al giorno. E quando lo fa non mi piace, invece di odorare da uomo puzza di sapone intimo.” Così dicendo apre la bocca e cerca di infilarsi dentro il glande: “Mmmmh… che grande, mi riempie tutta la bocca.” Ci sputa sopra e comincia a leccarlo come se fosse un cono gelato, fa scorrere la lingua lungo tutta l’asta e un brivido mi percorre la schiena, adesso che è ben lubrificato ci riprova, spalanca la bocca e riesce nel suo intento, entro dentro la sua calda bocca e la lingua inizia a girare in tondo, si ferma e succhia, affonda di più e parte a muoversi lentamente su e giù, si sente che ha già una certa esperienza… mi sta facendo morire. Allungo la mano e arrivo a palparle il sedere, ma i jeans sono un ostacolo insormontabile: “Togliti i jeans, voglio toccarti la fighetta… posso anche col culetto?” Chiedo.

Si stacca, gira appena il viso come se avesse paura che il cazzo scappi: “Me l’avevano detto che voi maturi siete dei porcelli, è la prima volta che faccio queste cose con uno della tua età e non vorrei pentirmene. Di dietro sono vergine, se lo vuoi toccare fallo, ma non esagerare e non farmi male.”

“Ok, stai tranquilla, se senti che non ti piace dillo e mi fermo.”

Si rialza, sbottona i jeans e puntellandosi sul pavimento, dopo essersi tolta le scarpe, riesce a sfilarli completamente. Lo slip che indossa è color vinaccia, tipo brasiliana, che enfatizza al massimo la perfetta rotondità dei glutei, le gambe sono toniche e perfettamente lisce… un fisico da infarto che solo a questa età si riesce ad avere, beata gioventù. Torna a tuffarsi sul cazzo che si immerge sempre più profondamente nella sua bocca, muove la testa su e giù e mi manda in estasi, Dio che pompino favoloso! Se non mi distraggo rischio di venire in due minuti, mi piego di lato e infilo la mano tra le sue natiche sollevate, arrivo subito alla vagina, è depilata con solo una lieve ricrescita, ed è bagnatissima. Massaggio il clitoride e infilo dentro con decisione il dito medio, riesco nell’intento e lei si blocca, ma è solo per un attimo, giusto il tempo per mugolare forte il suo piacere: “Aaaahh, siii, mmmmhh”, e poi riprende convinta. È troppo brava, se non trovo il modo di fermarla le sborro in bocca e poi magari si incazza. Tolgo le dita dalla figa e le annuso, l’odore è forte, si sente che anche lei è da stamattina che non si lava, ma è tutt’altro che sgradevole, ne ho leccate di molto peggio.

La fermo, lei mi guarda perplessa: “Cosa c’è? Sta passando qualcuno?”

“No”, rispondo, “adesso tocca a me darti piacere, fammela leccare. Ho bisogno di una pausa altrimenti con la bocca stupenda che ti ritrovi mi fai venire subito.” Si mette a ridere: “Ah, non lo dici per farmi piacere, sono davvero brava? Anche il mio ragazzo me lo dice, ma la tua opinione ha sicuramente un altro valore, sono certa che tu abbia ricevuto molti più pompini di quanti io ne abbia fatti. Però vedi che dopo voglio che tu mi venga in bocca… a me non fa schifo, il sapore dello sperma mi piace.” Madonna Santa… che ragazza incredibile, una così non è da una botta e via... devo riuscire a farmela amica.

Si distende sul divanetto mentre io riesco a incastrarmi dalla parte opposta e arrivo agevolmente col viso in mezzo alle sue gambe, la debole luce è sufficiente per farmi apprezzare ciò che vedo, una vagina con le grandi labbra poco pronunciate e lucida di umori, con le dita la schiudo e il rosa intenso si sovrappone al forte odore che annuso come se fosse Chanel n°5, muovo la lingua in circolo intorno al piccolo clitoride, lei sobbalza ed inarca la schiena, non riesce a trattenere un forte gemito e comincia a tremare, continuo allargandomi sempre di più nel suo interno, fino ad affondare dentro la bocca, la lingua si insinua in profondità e la muovo alla ricerca dei suoi dolci umori, succhio voracemente e me ne riempio la bocca… che spettacolo, andrei avanti per un’ora. Il volume e l’intensità dei gemiti aumenta, con le mani mi ha afferrato la testa e se la schiaccia contro, il tremore delle sue cosce si fa sempre più accentuato, i sospiri più frequenti e all’improvviso viene. Inarca la schiena, io la seguo senza farmela scappare, mi schiaccia la testa contro il suo sesso e grida forte; lo sento sulla lingua, il suo succo mi entra in bocca e io lo raccolgo, succhio con più decisione e lecco forte il clitoride, lei si scuote e continua a gridare e gemere, ha un orgasmo travolgente. Alla fine cerca di chiudere le gambe e mi allontana: “Bastaaa, fermati, mi stai facendo impazzire… Dio che lingua che hai, aaaaahh, non ci posso credere”, la sua voce è roca e spezzata.

“Ok”, le dico, “ti concedo un attimo di tregua, lascia che provi a dedicarmi al tuo culetto, dimmelo se non ti piace che mi fermo.” Lo vedo che è incerta e titubante, ma si fida e torna ad allargare le gambe, infilo le mani sotto le natiche e la sollevo, lei le piega in avanti e mi appare il fiorellino dello sfintere, scuro e rotondo. Lo annuso, non è certo profumato a quest’ora, lontano ore dall’ultimo bidet, ma non ci faccio caso più di tanto, quello che vedo è troppo invitante. Passo la lingua inizialmente con molta delicatezza, lei mugola, sembra apprezzare, poi divento più deciso e infilo dentro la punta, la faccio roteare e ci sputo sopra, continuo cercando di entrare di più, sento che si rilassa e geme forte, ma il buchetto è troppo stretto, non riesco ad andare oltre. Provo con il dito, sperando che non mi allontani infastidita, infilo piano la prima falange dell’indice, lei inarca la schiena e si irrigidisce, ma è meglio non insistere, mi limito a stuzzicarla, magari se ci sarà una prossima volta potrebbe essere che sia lei a chiedermi di provarci. Ripasso sopra la lingua, ma stavolta raspo con maggior intensità e col pollice torno a tormentare il clitoride, lei riprende a tremare vistosamente, i sospiri diventano gemiti sempre più serrati finché non regge più. Di colpo mi sposta e rialza la testa, lo sguardo è sconvolto: “Ti voglio dentro, non ce la faccio più, ti voglio dentro, scopami, ti prego, scopami forte.”

“Ok, fallo tu”, rispondo, “io mi siedo e tu mi cavalchi, così potrai infilarti dentro la mia mazza fino in fondo.”

“Siiiii, la voglio tutta, riempimi… Dioooo, cosa sto facendo? Mi stai mandando fuori di testa.”

Le lame di luce dei fari di un’auto per un attimo ci illuminano, ci blocchiamo preoccupati, ma i finestrini all’interno si sono appannati e da fuori nessuno può vedere più nulla, i fari ci attraversano veloci, si allontanano e torna la penombra. Mi siedo e lei mi scavalca, siamo ambedue completamente nudi, mi si butta addosso, pelle con pelle che si struscia e il suo seno schiacciato sul mio petto, mi prende la faccia e mi bacia profondamente, sembra la calda fidanzata che ho sempre sognato e mai avuto, la accarezzo e la stringo a me, lei incastra il volto sul mio collo e ci passa sopra la lingua, arriva con la bocca sul mio orecchio, ci alita sopra e sussurra: “Siiii, che bello, scopare con te mi piace troppo, mmmmhh, dai, fammi tua, voglio il tuo cazzo dentro, fammelo sentire tutto.” Dio Santo che ragazza calda! Infilo la mano per sotto e dirigo l’asta, il glande trova subito la via e spingo piano, i fluidi l’hanno lubrificata a dovere e insisto, ma è davvero stretta, lei alza la testa di scatto e grida: “Gesù Santo, piano, fai piano… ooooohh, tu non hai un cazzo, hai un palo della luce, Diooooo.”

“Va bene allora, io cerco di restare fermo, muoviti tu come preferisci, vediamo se questo palo della luce riesci a infilartelo tutto dentro.”

Continua a restare distesa contro di me, la fronte appoggiata sulla mia spalla, le mani che artigliano e stringono forte gli avambracci, lentamente si abbassa, la sento, entro sempre di più, è caldissima e ogni centimetro è accompagnato da un gemito, sento molta resistenza e mi sembra quasi di rompere dei tessuti inviolati, sono quasi dentro del tutto quando si ferma, la guardo, nella debole luce che rischiara l’abitacolo mi accorgo che ha gli occhi lucidi: “Ma ti faccio così tanto male?” Chiedo sorpreso. Risponde a fatica, come se le mancasse il fiato: “Non ce la faccio, non posso andare più giù, ho paura che mi faccia ancora più male, hai un cazzo spropositato, rischi di sfondarmi l’utero.”

“Va bene, senti, non ho mai distrutto l’utero a nessuna donna, adesso rilassati e lasciami fare… fidati.”

Infilo le mani sotto le sue cosce e la tengo leggermente sollevata, comincio a muovermi pianissimo, dentro e fuori con un movimento quasi impercettibile, piano piano si rilassa, torna ad appoggiare la fronte sulla mia spalla e la sento sospirare, vado avanti così per dei lunghi minuti e i sospiri diventano gemiti sempre più convinti, gli umori che escono dalla vagina mi bagnano il pube e mi rendo conto che ormai si è adattata al volume del membro. Provo a spingere più in fondo, sono quasi dentro del tutto e lei grida, ma non sembra dolore, insisto e assesto l’ultimo colpo di reni che mi fa entrare completamente, sento come se si fosse strappato qualcosa dentro di lei, l’urlo che segue mi conferma che sono arrivato dove nessuno era mai arrivato prima, la tengo artigliata per i fianchi, schiacciata sul mio pube con tutto il cazzo dentro che la riempie, lei ha la testa alta, gli occhi spalancati, la bocca aperta e un continuo lamento le esce dalla gola, non riesce a proferire parola. La muovo in circolo sopra di me, torna ad abbassare la testa e gemere, ho i suoi occhi piantati sui miei, sembrano chiedere aiuto e comincio a muovermi ritmicamente, prima piano poi, quando vedo che spalanca la bocca con un’espressione incredula parto a stantuffare con decisione.

La colonna sonora è da film porno scatenato, i gemiti sono diventati grida inframezzate a parole mormorate che mi spingono ad andare sempre più veloce: “Siiii, aaaahh, più forteee, siiiiii, ancoraaa, fammi male, spingi, sbattimiiiii, oooohh!” Madonna mia che cavalcata, la sto sfiancando e lei sta sfiancando me, continuiamo in questa monta forsennata per almeno un quarto d’ora, mi sento il bacino allagato, non ne sono sicuro, ma credo sia già venuta almeno due volte e non è riuscita a trattenere la pipì. All’improvviso si ferma, mi si butta addosso e si incolla in un bacio incredibile, la sua lingua è affamata, va a cercare la mia e la lambisce furiosa, mi stringe le guance con le mani e alla fine mi urla dentro tutto il suo piacere, il suo fiato mi gonfia la bocca, trema e si scuote, l’orgasmo la travolge e mi abbraccia con una forza che non credevo potesse avere. Lascio che si calmi, il suo respiro ritorna regolare e lentamente si sfila da me, dall’ombelico in giù è come si mi avessero rovesciato addosso un secchio d’acqua, mi guarda perplessa: “Ma è tutta mia sta’ roba? Non può essere, io non ho mai fatto una cosa del genere.”

Sorrido e rispondo sottovoce: “Perché, hai già avuto un orgasmo come questo?” Mi guarda con gli occhi che le brillano: “No, cazzo no! Una cosa del genere è la prima volta in vita mia che la provo… non ci posso credere. Dio che scopata memorabile!”

Abbassa lo sguardo sorpresa: “Ce l’hai ancora duro, ma tu non sei venuto? Io non capivo più niente e se lo hai fatto non me ne sono accorta.”

“Certo che no, me l’hai detto tu che vuoi che ti venga in bocca e sono riuscito a trattenermi, ma non sai la fatica!”

Si mette a ridere e senza aggiungere altro si tuffa con la bocca sopra il cazzo carico dei suoi fluidi, non sembra che le faccia schifo, anzi, lecca con estremo piacere, inframezzando l’azione con continui mugolii di soddisfazione. Alterna il movimento della lingua con quello della mano che va su e giù, è piacevolissimo e adesso non devo più trattenermi, non faccio in tempo ad avvisarla ed esplodo di colpo, ma lei lo aveva capito dal pulsare delle vene ed ha chiuso la bocca sopra il glande. L’abbondanza della crema che esce è tale che non riesce a trattenerla tutta, un bel po’ scorre lungo l’asta, ma la maggior parte la ingoia, alza la testa e la vedo deglutire, ritorna a succhiare e poi passa la lingua per fuori, gli ultimi rimasugli li trattiene in bocca e se li gusta per bene, poi manda giù anche quelli.

Mi fa l’occhiolino e sorride: “Allora, che ne dici?” Chiede, “come sono andata? Me la sono cavata anche se ho solo 21 anni oppure preferisci una milf più esperta e porca?”

La sua domanda mi sbalordisce: “Vuoi scherzare? Ma perché? Avevi qualche dubbio?”

“Beh, sai, quando sono scesa dal treno e ti sono corsa dietro mi sono chiesta che cazzo stavo facendo, magari mi avresti mandata al diavolo e non sapevo se potevo essere all’altezza per uno della tua età, esperto, non lo avevo mai fatto e avevo paura… tutto qua. Inizialmente ho cercato di fare la parte della troietta, ma poi tu mi hai fatto sciogliere, neppure sapevo che potevo fare certe cose e non mi sono mai lasciata andare così tanto in vita mia. Ma è stato stupendo, il problema adesso sarà quando tornerò a fare sesso col mio ragazzo… dopo quello che mi hai fatto provare, mi sembrerà tutto insulso.”

“Ragazza mia”, rispondo, “tu continua pure a fare sesso col tuo ragazzo, ma se vuoi noi due possiamo vederci tutte le volte che lo desideri, e comunque non dentro una macchina ma in un comodo letto, dove ci potremo scatenare ancora di più. Che ne dici?” Mi guarda e sorride a bocca aperta: “Dico che mi piacerebbe, in fondo chi se ne frega se hai il doppio dei miei anni, scopi da Dio e non ci voglio rinunciare, però il mio culetto lo devi lasciare in pace... anche se… sì, forse, devo pensarci, una mia amica all’università che già fa l’anale dice che le piace un casino.”

“Però un po’ mi dispiace”, mi guarda languida: “basterebbero 10 anni… se solo tu avessi 10 anni di meno potrei fare un pensierino su di te, sei parecchio interessante sai? Perché non sei più giovane?”

Sorrido: “Se io fossi più giovane mi interesserebbero di più le milf porche come le chiami tu, non le ragazze della tua età, e comunque per loro sarei sempre troppo vecchio, accontentiamoci di quello che possiamo avere adesso, io perlomeno sono molto contento, una ragazza come te è più unica che rara, e la sola idea che ti possa sverginare il culetto mi fa andare fuori di testa.” Mi si getta addosso d’impeto e torna ad abbracciarmi, mi coccola e mi bacia con dolcezza, si avvicina al mio orecchio e sussurra: “Io mi chiamo Adele, Ada per gli amici. Tu come ti chiami?”

“Eugenio”, rispondo, “anche per gli amici.”

“Ok Eugenio, mi accompagni a casa adesso?”

Un sorriso, un ultimo bacio accompagnato da una carezza sul membro afflosciato e ci rivestiamo.
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