Lui & Lei
Il giardino dell’Eden
di rara34
05.09.2019 |
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"Anche le grida e le risate, all’inizio contenute, aumentavano costantemente di volume man mano che il sole saliva più alto nel cielo..."
Aveva raggiunto il lettino in riva al mare, tirato fuori le riviste dalla borsa di paglia, si era ricoperta di crema e si era sdraiata sotto i raggi carezzevoli del sole, ben consapevole che l’atmosfera intorno a lei si faceva sempre più effervescente. La spiaggia si riempiva a vista d’occhio ed erano sempre di più le persone che arrivavano in riva al mare fradicie come lei. Anche le grida e le risate, all’inizio contenute, aumentavano costantemente di volume man mano che il sole saliva più alto nel cielo.Ogni tanto si sollevava a cercare il latin lover tra la folla, ma il suo sguardo si perdeva tra le file di ombrelloni tutti uguali, scivolava sulla carne nuda delle persone che affollavano la spiaggia e a un certo punto si era rassegnata, aveva infilato le cuffie e chiuso gli occhi nella speranza di non sentire il clamore crescente mentre una vocina che non voleva ascoltare, dentro di sé, iniziava a suggerire che forse il suo fidanzato poteva anche aver avuto ragione. Che Ferragosto non era una giornata da passare al mare, in mezzo a tutta quella gente impazzita. Aveva sparato il volume al massimo, per non sentire le voci esterne e interne, e si era leggermente assopita.
Era stata la frescura di un’ombra improvvisa sul corpo a farle aprire gli occhi. E la prima cosa che aveva visto era stato il suo sguardo ridente: il suo aggressore era proteso sopra di lei ed era pronto a rovesciarle un secchiello pieno d’acqua addosso. Lei si era tolta gli auricolari e sollevata sui gomiti, consapevole che la presenza del telefono sull’asciugamano le dava qualche attimo di negoziazione e che in quel modo gli addominali affioravano sulla sua pancia e i seni prendevano una forma più piena.
‘Non sei un po’ troppo asciutta?’ le aveva detto lui, forse con una leggera allusione nella voce. Lei aveva gettato una rapida occhiata intorno e si era resa conto che nel frattempo la situazione era degenerata.
Era l’ora di pranzo e mentre anziani e signore si erano rifugiati nei bar o erano tornati al fresco delle proprie case, la spiaggia si era trasformata in un campo di battaglia. Inutile fingere oltre, aveva pensato.
Con studiata lentezza si era sollevata a sedere per avvolgere i fili degli auricolari intorno al telefono (lui si era leggermente spostato ma il suo sguardo, ne era sicura, non si era staccato da lei), lo aveva messo in borsa insieme alle riviste e piazzato tutto a distanza di sicurezza. Poi, con un’occhiata di sfida si era allungata di nuovo sul lettino, sollevando le braccia oltre la testa.
Lui era rimasto un attimo sospeso, a guardarla così, distesa, languida sotto di lui, un guizzo aveva attraversato il suo sguardo e con cura meticolosa aveva rovesciato l’acqua su di lei, muovendo il secchiello in modo che nessuna parte del suo corpo restasse asciutta.
Erano rimasti a guardarsi, lei distesa, bagnata, lui con il secchiello vuoto in mano. Poi lui era corso via con uno scatto elastico, lasciando cadere il secchiello che lei aveva raccolto prontamente prima di mettersi a rincorrerlo.
E in men che non si dica si erano ritrovati in mezzo alla mischia, tra gli ultimi ritardatari che si allontanavano in tutta fretta, biascicando proteste poco convinte, e ombrelloni e lettini che venivano rovesciati per trasformarsi in ripari improvvisati. Era una guerra senza quartiere, in cui tutti bagnavano tutti, con tutto: pistole ad acqua, palloncini, secchielli, secchi.
Lei si muoveva veloce, veniva colpita e colpiva, correva alla fontana e al mare a ricaricare le munizioni, e lo sapeva che i suoi muscoli si tendevano sotto la pelle abbronzata, che i capelli bagnati disegnavano geometrie sinuose sul suo corpo, che i capezzoli eccitati erano ben visibili sotto il costume fradicio. Lui era nella mischia, a volte si colpivano a vicenda, a volte si perdevano, a volte miravano un obiettivo comune, ma sempre quando si incrociavano, nemici o alleati, non potevano fare a meno di ridere tra di loro, di mangiarsi con gli occhi.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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