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Lui & Lei

Desiderio di una notte di mezza estate


di Membro VIP di Annunci69.it Sramos
16.01.2025    |    92    |    0 6.0
"Scesi, avvicinai il mio membro davanti la sua bocca e iniziò nuovamente a succhiare, ma non durò a lungo..."
La solita estate, e come tutti gli anni trascorsi le mie vacanze in Puglia, nel magnifico Salento, terra del buon vino, del mare, del sole e di belle donne.
In un pomeriggio afoso, ma tanto afoso da rinunciare anche al magnifico rumore del mare, decisi di rimanere in casa.
Sdraiato su quel comodo letto e con l’aria condizionata che dava un bellissimo refrigerio, presi il mio telefono in mano e iniziai, nel più classico poltrire vacanziero, a scorrere la mia pagina social.
Selfie in posti incantevoli, saluti di amici dalle loro splendide località balneari, e un elenco infinito di eventi dove poter socializzare con tanta bella gente e soprattutto avvenenti fanciulle.
In uno dei tanti annunci sponsorizzati, iniziai a leggere i commenti e la mia attenzione cadde verso la foto di una donna autoctona.
Non esitai un solo istante, commentai ciò che aveva scritto e immediatamente feci incursione nei suoi messaggi privati, presentandomi e apprezzando ciò che aveva scritto e soprattutto la sua bellezza.
Iniziammo a scrivere; dopo un po’ di messaggistica ci scambiammo il numero di telefono e ci sentimmo.
Aveva una voce caldissima, molto sensuale. Il suo tono scherzoso mi portava ad immaginare quel viso sorridente davanti a me.
Non passò molto tempo che le proposi un’uscita conoscitiva, la più classica serata estiva in mezzo alla movida salentina.
Ci recammo in una discoteca sulla spiaggia, iniziammo a parlare sorseggiando un drink.
Il frastuono complicava le cose, a fatica riuscivamo a sentire le nostre parole, e fu li che le proposi di allontanarci un po', per poter conversare senza dover urlare e soprattutto comprendendo l’una le parole dell’altro.
Facemmo diversi centinai di metri sulla sabbia, si sentiva il baccano della musica ma ben presto l’unico rumore che udivamo era il gorgoglio del mare, ed era una fantastica melodia.
Ci sedemmo affianco e nel buio totale, dove si poteva scorgere solo il bagliore della luna, iniziammo la nostra chiacchierata in assoluta tranquillità.
Le classiche conversazioni da separati, i problemi ma anche molti sogni o aspettative per il nostro futuro.
Denise, questo era il suo nome, mi aveva stregato con la sua voce e nonostante il buio riuscivo ad immaginare il suo splendido volto.
Capelli biondi, occhi verdi, un seno prosperoso che a fatica si tratteneva nella sua magliettina nera scollatissima.
Il suo profumo era estasiante, e fu li che decisi di darle un bacio.
A giudicare da come si avvicinò alle mie labbra, non fu una cosa sgradita nemmeno per lei.
Le nostre labbra si toccarono, si baciarono nel più classico dei baci romantici in riva al mare ma ben presto il romanticismo lasciò spazio alla passione.
Le lingue iniziarono a sfiorarsi, a cercarsi.
Le mie mani passarono su quel seno che a prima vista poteva corrispondere ad una quinta misura. Infilai la mano sotto la canotta e mentre ci baciavamo, la palpavo, ricercando il suo capezzolo.
Il desiderio stava prendendo il sopravvento, tutti e due ci desideravamo.
Scorgemmo una piccola rientranza in mezzo a quella distesa di sabbia, tra la vegetazione.
Senza proferire alcuna parola, all’ unisono ci alzammo e ci dirigemmo verso il nostro “lido” d’amore.
Le tolsi di dosso quella canottiera che ormai era di troppo e li riuscì a scorgere nella penombra quelle fantastiche tette; inizia a succhiarle i capezzoli che ben presto diventarono turgidi.
Gli stringevo delicatamente tra i miei denti e lei iniziava a muoversi quasi a voler essere subito presa.
Ma non avevo fretta, continuai a giocare ancora un po’ma poi scesi dolcemente con la mia lingua sul suo corpo.
La passai sul suo ombelico e man mano scendevo finché non assaporai la sua calda fica.
Era una fichetta non totalmente depilata; una leggera strisciolina verticale sormontava il suo monte di venere.
Piano piano le leccai le grandi labbra, le succhiai e con la mia bocca le allungai mentre lei continuava a contorcersi.
Iniziai a titillare il suo clitoride che iniziava a crescere.
La mia voglia era quella di penetrarla con le dita, ma non me ne diede modo, afferrò la mia testa e la immobilizzò li, proprio tra le sue gambe e mi esclamò con voce decisa: dai cosa aspetti scopami con la lingua.
Quelle parole non me le feci di certo ripetere due volte. Ero dentro di lei e con movimenti serpentini la stavo scopando.
Tolse le sue mani dalla mia nuca e tirò su il suo corpo, con la sua mano destra fece ruotare la mia spalla sinistra fino ad invertire le posizioni.
Adesso era il mio turno.
Mi sganciò i pantaloni, che facevano fatica a contenere il mio cazzo ormai diventato duro, tirò giù i miei boxer e iniziò a leccare la mia cappella.
Ben presto Denise fece sparire il mio cazzo dentro la sua bocca, mi stava spompinando a dovere.
La sua lingua mi solleticava dolcemente il glande, si infilava nel mio buco, per poi ritornare a succhiare in maniera decisa.
Questo giocò ormai era giunto al termine.
Le dissi di smettere e di voltarsi, la voglia di possederla ormai era talmente alta che non capivo più niente.
Presi dalla mia tasca dei pantaloni il preservativo e nel mentre lei si mise carponi davanti al mio cazzo, nella più classica delle pecorine.
Iniziai a possederla da dietro, entravo molto piano fino in fondo. Le mie palle sbattevano contro di lei e i suoi gemiti iniziavano a farsi sentire.
Dai spingi, lo voglio tutto dentro.
Quelle parole non facevano altro che aumentare la mia voglia, la mia passione, il mio desiderio e più lei parlava e più a fondo io spingevo.
La afferrai per i capelli ma non detti sfogo a tutta la mia irruenza.
Ormai il rumore delle onde era solo un lontano ricordo; eravamo nel nostro mondo, non curanti di niente e di nessuno ma solo desiderosi di provare piacere.
La scopavo con determinazione nel mentre l’afferravo per le maniglie dell’amore e lei assecondava le mie spinte quasi a volerlo sentire ancora più in profondità.
Dai adesso vieni tu sopra, furono le mie parole che interruppero i suoi gemiti di piacere.
Adagiai la mia schiena sulla sabbia e lei si accomodò sopra di me….
Nonostante non avessi più la concezione dello spazio e del tempo, nel momento del cambio di posizione percepì delle presenze ma onestamente erano gli ultimi dei miei pensieri.
Adesso era lei che stava scopando me mentre le mie mani avvolgevano i suoi morbidi seni dondolanti.
Si alzava dolcemente quasi a far uscire il mio cazzo dalla sua fica e si riaccomodava su di me con altrettanta dolcezza.
Con una voce rotta dal desiderio mi disse: e se ti dicessi che ci stanno guardando?
Afferrai le sue natiche e le allargai nel mentre continuava a muoversi.
E se ti dicessi che ti sto allargando il culo per farti scopare da chi ci guarda? Questa fu la mia risposta.
Questa contribuì ad aumentare la sua eccitazione, quel movimento compassato si trasformò in un ritmo forsennato, deciso.
Ormai eravamo in estasi, ognuno voleva che l’altro raggiungesse l’orgasmo.
Avevamo la sabbia dappertutto, gli occhi puntati ma nonostante ciò andavamo avanti con il nostro gioco.
Sentì il suo caldo umore colare sulle mie gambe che andava ad aumentare la temperatura già bollente e fu solo allora che scese dal mio cazzo e mi sfilò il preservativo iniziando a succhiare avidamente.
Voleva che le venissi in bocca.
Mi massaggiava i testicoli mentre la sua lingua era persa sulla mia cappella e fu proprio mentre mi leccava, che mi lascia andare in una copiosa eiaculazione.
La mia calda crema bianca colava dalla sua lingua e dopo un sospiro quasi a certificare le nostre piacevoli fatiche ci sdraiammo affianco, scrutando il cielo ricolmo di stelle e ricominciammo a risentire il rumore del mare.
Dopo qualche minuto di silenzio, in maniera flebile tornammo a parlare, e il nostro pensiero andò subito a chi aveva ammirato la nostra scopata.
Nessuno dei due si sarebbe mai immaginato di riuscire a continuare sapendo di essere spiati, ma in quel momento il desiderio aveva decisamente azzerato i nostri freni inibitori e i nostri pudori.
Ovviamente non eravamo in condizione di ritornare in mezzo alla gente, sembravamo come quei ragazzini che si rotolano nella sabbia pochi istanti prima che la mamma esclami la classica frase: dai che si va a casa.
Per quanto possibile ci ricomponemmo e con la mia mano appoggiata sulla sua spalla destra e la sua sul mio fianco sinistro ci dirigemmo verso la macchina, una piccola strofinata per ripulirsi dalla sabbia e iniziò il nostro viaggio di rientro.
Ormai la nostra serata volgeva al termine ma le sorprese non erano affatto finite.
Eravamo in una strada di campagna sperduta, visto che lei abitava nell’entroterra, e mi chiese di fermarmi perché aveva la necessita di urinare.
Io, ovviamente accostai e lei scese. Con fare molto malizioso si accucciò davanti i fari della mia vettura, si tirò giù i mini short che aveva indosso e iniziò a fare la pipì.
Non sapevo se scendere o rimanere al mio posto.
Che fai, rimani li impalato?
Questa frase era musica per le mie orecchie, quasi aspettassi il suo consenso.
Scesi, avvicinai il mio membro davanti la sua bocca e iniziò nuovamente a succhiare, ma non durò a lungo. Si sollevò da quella posizione, appoggiò le sue mani al cofano della macchina e mi ordinò di penetrarla.
Io non esitati ma lei mi fermò.
Ehi ehi vacci piano, volevi che uno sconosciuto mi scopasse il culo, ma io agli sconosciuti non permetto certe cose e siccome io e te non siamo più sconosciuti……
Però devi pazientare, altrimenti tu dopo stasera sparisci e io non voglio.
Tolse le mani dalla macchina e si diresse verso lo sportello che aveva lasciato aperto.
Dai andiamo a letto ma ogni promessa che faccio la mantengo.
Con una sensazione strana mi diressi all’interno dell’autovettura, non riuscivo a capire se primeggiava la delusione per non aver iniziato l’opera o la felicità dettata dal fatto che ci sarebbe stato un altro incontro.
Mi rimisi alla guida, iniziammo a parlare di tutt’altro e arrivai sotto casa sua.
Le diedi un bacio molto innocente, mi augurò la buonanotte e quella fu l’ultima volta che vidi Denise.
Di tanto in tanto continuiamo a sentirci, ma la distanza non permette altro ma in me è scolpito quanto accaduto quella sera di mezza estate salentina.
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