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Lui & Lei

Caffe' al mare


di German82
15.01.2024    |    55    |    0 6.0
"La carne si strinse intorno a me, avvertii il suo calore e il mio corpo iniziò a muoversi..."
Ho sempre pensato che sono poche le donne che riescono ad essere attraenti in costume. Quindi, il mio sguardo non poteva non fermarsi ad osservare quelle linee. E che sedere..... La tonicità di quel corpo si percepiva da lontano. I suoi capelli biondi raccolti e legati.
Era appoggiata al banco del bar, forse in attesa del suo caffè, così mi avvicinai per poterla vedere meglio anche in volto. Mi aveva incuriosito a tal punto. Presi posto accanto a lei facendo il finto tonto ma dietro gli occhiali da sole i miei occhi cercavano di metterla a fuoco di traverso. Lei si girò giusto il tempo, forse per capire chi fosse la presenza che aveva avvertito arrivarle accanto, di imprimermi la sua espressione sorridente e gaudia. Ma anche quel seno prominente che il bikini sembra faticare a contenere. Idealmente era proprio una donna con cui sarei impazzito.
Ordinai anche io un caffè mentre lei conversava con il ragazzo del bar che forse faticava a non abbassare lo sguardo. Beh, non potevo ritenermi soddisfatto, ma cosa mai poteva capitare lì, allo stabilimento balneare? Per lo meno mi ero fatto una idea di quella sensuale figura, quindi avanzai verso la cassa e poi mi avviai sotto il pergolato.
Mentre cercavo di riordinare la roba sparsa a terra nella piccola cabina che mi aveva fatto arrestare sulla porta, la voce che arrivò e che richiamava attenzione era sicuramente la stessa che conversava con il ragazzo del bar. Non era altrettanto sicuro che l'attenzione fosse la mia. Però mi voltai all'istante come se fosse stato il canto di una sirena. "Dice a me?"
Sì. Mi aveva seguito e nel venirmi incontro estrasse da una piccola pochette un paio di monete. Il suo sguardo, per come mi guardava mi ripagava già del conto del bar che mi ero permesso di farle trovare già pagato. Ma lei insisté al punto di afferrarmi una mano e mettermi le monete nel palmo. E a volte succedono cose strane. Se sei credente ti aspetteresti ciò, al contatto con la mano del Papa che ti accarezza. Se sei uno sportivo, quando ciò avviene di fronte al tuo campione preferito. Invece a me successe con lei e moltiplicato per mille. Fu un suffragio universale dei sensi. Le presi la mano e la attirai a me arretrando nella cabina. Le monete caddero sul pavimento di legno e forse si persero nelle fessure tra le assi. Io invece ero già perso di sicuro. Il tentativo di baciarla era fallito e lei era arrossita e mi fissava stupefatta. Le tenevo ancora una mano e uno due tre quattro secondi, ma forse dieci passarono. Il timore per la sua reazione stava per impadronirsi di me quando lei si girò in silenzio....per chiudere la porta. Sentii la mia testa svuotarsi del panico che quasi mi aveva sopraffatto quanto udii il la chiave che girava nella serratura. E sentii il mio corpo riempirsi di eccitazione quando lei, serrata la porta, fece un passo indietro, si appoggiò al mio petto con le spalle e accomodò le sue natiche sotto il mio bacino. Poi trovò le mie mani, e le portò con sè per chiudersi in un abbraccio e le adagiò sui suoi seni. Eccitazione ed incredulità mi rendevano bloccato come un toro pocanzi prima di una corrida.
Quanto accadeva sotto al mio costume sembrò stuzzicante per lei perchè rispose con un leggero ondeggiamento del sedere che ne acuì il contatto. I costumi sottili facevano percepire la carne come se quasi non esistessero. Le punte dei capezzoli che avvertivo sotto i palmi delle mani decisero che la tregua del toro era finita. Schiacciai i seni sodi ed iniziai a massaggiarli entrambi roteando le mani. Lo stesso movimento lo produceva lei col fondoschiena mentre la baciavo e mordevo sul collo con ferocia delicata. Le mie mani presero il posto del bikini, la destra restò in alto e la sinistra scivolò in basso trovandola già umida e inturgidita. Al movimento delle dita la sentii abbandonarsi totalmente a me. Sembrava quasi che il suo corpo avesse bisogno del mio sostegno per restare in piedi e così continuai, orgoglioso di regalarle quel piacere. Dovetti metterle una mano sulla bocca per celare i gemiti che a tratti accompagnavano i suoi tremori.
Poi all'improvviso, come fosse quasi insofferente, si liberò dalla morsa di piacere. Con la stessa rapidità si spogliò del costume che si aprì al solo tirare delle estremità. E liberò anche me, o meglio, quella parte di me che fino ad allora era rimasta a caricarsi di eccitazione. Lei ne voleva godere visibilmente e dapprima vi si accostò facendomi sentire il pungente pube rasato. Poi, come se volesse prenderne il controllo e verificare le percezioni fino ad ora avvertite, usò le sui mani su quella stessa parte con un lento massaggio. Intanto ci baciavamo con la bocca e la lingua come se entrambi cercassimo l'energia per alimentare quella passione nei corpi dell'uno e dell'altra. Quella occasione folle che si stava consumando all'insaputa di chiunque dentro quella cabina divenne ancora più carnale quando un segno d'intesa mi permise di prendere il suo corpo. In quello spazio limitato lei si voltò verso la parete di legno verniciato e vi si appoggiò divaricando le gambe. Mi unii a lei seguendo l'invito della sua mano. La carne si strinse intorno a me, avvertii il suo calore e il mio corpo iniziò a muoversi. Le mie spinte quando lente e quando veloci portavano il piacere alle nostre anime. Lei portò via una mia mano da un fianco per infilarsi in bocca due delle mie dita per giocarci con la lingua.... e forse evitare di farci scoprire. Sentivo la pressione aumentare nel mio corpo, l'eccitazione salire. Poi il mio momento di giubilo arrivò. Improvviso, dilagante, incontrollabile, anche se sapevo bene che lei era ancora in preda alla piena eccitazione. Sentivo il suo corpo irrequieto. Anche lei voleva la sua parte.
Si era girata verso di me. Mi guardava appoggiata alla parete toccandosi tra le gambe con una mano. Così, con il sudore che mi scendeva in mezzo al petto e lungo le tempie, mi inginocchiai a lei, come per cercare perdono. Trovai invece il suo sapore. Sentii il suo odore. La mia lingua intenta in un languido massaggio percorreva la via che aprivano le mie dita. Percepivo la sua essenza sulla mia pelle intorno alla bocca e ciò mi faceva sentire il piacere tornarmi dentro. Lo sentivo crescere come in lei, che ad un tratto arrivò dove io ero già passato. I suoi gemiti non si poterono contenere. La mia bocca insisteva ad accompagnarla verso l'oblio. Il suo corpo ebbe più spasmi e le sue gambe alla fine si strinsero, decidendo la fine di quel momento di desiderio. Ero forse stato perdonato?
Io mi ero rialzato e appoggiato sull'altro lato della cabina ed era evidente che invece in me il desiderio era tornato. Lei si avvicinò. Toccò il mio petto con i seni nudi e mi baciò tenendo nuovamente la mia virilità in pugno e disse: "oggi non possiamo più, ma domani puoi sempre offrimi un altro caffè".
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