Il nastro

Quando la porta dello studio si aprì, la segreteria alzò lo sguardo dalla pila di documenti che stava archiviando.

"Francesca, sarò fuori tutto il giorno per uffici, ci vediamo stasera" esordì il professionista.

"Va bene", disse lei, e lo guardò per l'ennesima volta uscire di corsa, rammaricandosi di non poter godere ancora qualche minuto della sua compagnia, delle sue battute e del suo magnifico sorriso.

Aveva cominciato a fantasticare su di lui quando ,un giorno, frugando nei cassetti dell'archivio in cerca di documenti, aveva trovato dei nastri di raso.

Aprì il cassetto, li estrasse, se li passò sulle labbra saggiandone la morbida levigatezza, immaginò quale complicato nodo avesse potuto immobilizzare la fortunata preda e chiuse gli occhi.

La stanza era in penombra, e faceva un caldo infernale.
Lei era inginocchiata sul pavimento, non poteva muoversi.
Le mani dietro la schiena, legate alle caviglie, le ginocchia dolenti.

Un rivolo di sudore le scendeva dal collo, per incanalarsi tra i seni, nudi, bianchi, pieni.


Niente bende agli occhi, stavolta.

Lui aveva deciso che, quegli occhi, pur essendo pericolosi, li doveva guardare.

Voleva che lo desiderassero.
Voleva che quegli occhi lo divorassero.


Stava lì, seduto su una sedia, davanti a lei, completamente vestito, ad osservarla, con un calice di vino rosso in mano, caldo e profumato.

Un mezzo sorriso di lussuria abbozzó per un attimo sul suo viso, mentre si pregustava la prossima mossa.

Si avvicinò, e appoggiò il calice alla bocca di lei.
Lentamente, il vino cominciò a traboccare dal bicchiere e bagnò copiosamente il seno.

Dolcemente, fece scivolare i palmi delle sue mani sui capezzoli rosa ,e glieli strinse tra due dita, godendosi quel turgore.
I suoi occhi erano liquidi e si chiusero in due nere e profonde fessure al suo gemito.

Lei tremava, si contorceva , lo supplicava.

Dio , quanto avrebbe voluto prenderla !

Si chinò verso quella donna, leccò l'angolo della sua bocca, passò la lingua sulle sue labbra morbide .

Afferrò il seno, con forza, lo morse, succhiò i capezzoli, ammirò il piccolo neo sul seno sinistro.

Lei lo implorava di smettere, non riusciva più a resistere.

Ma lui non ascoltava, e continuava ad assaporare la carne.


Poi, improvvisamente, si ritrasse, e sorridendo, la guardò qualche istante negli occhi prima di affondare con decisione due dita tra le sue cosce.

Le dita scivolarono in quelle labbra rosee, calde, morbide e voluttuose, più volte, più forte.


Le gambe le cedettero.

Cercò di sciogliere il nastro ma non ci riuscì.
Voleva toccarlo, voleva sentirlo, ma lui non glielo permise.

Gli occhi di lui continuavano a fissarla mentre era in preda agli orgasmi , opera di quello sguardo.

Crollò a terra, sfinita.

Alzò il viso e lo ammirò gustare le proprie dita come se stesse assaporando il più dolce dei nettari.

Le disse "Francesca vuoi sentire il tuo sapore?", ma era ingordo e continuò a leccarsi le dita, ripulendole fino all'ultima goccia.

Quel giorno, aveva deciso che l'avrebbe assaggiata solo così .....

Il sogno fu interrotto da una porta che si aprì.

Francesca spalancò gli occhi e arrossì: il suo capo la guardava, compiaciuto, mentre lei si stava ancora passando sulle labbra quel nastro di raso .....