incesto

Sara


di giov60
30.10.2019    |    17.596    |    16 9.4
"Mi accorgo che Sara sta apprezzando la visione ma che è anche stranamente taciturna come avesse dei pensieri..."
Il cordone ombelicale tra mia moglie Lida e mia figlia Sara anche se è stato fisicamente tagliato sedici anni fa dall’ostetrica che era presente al parto, non è mai stato reciso nella mente di mia moglie che continua ancor oggi ad essere la seconda testa pensante di Sara.
Le due confabulano sempre quando sono insieme e il loro legame è andato sempre più evolvendo nel corso degli anni: attualmente appare più un rapporto tra amiche molto intime che quello più naturale tra madre e figlia. Non credo che tra loro ci siano segreti anche se almeno uno dovrebbe esserci: quello che racconta della nostra ancora molto attiva vita sessuale di coppia aperta allo scambio con altre coppie compiacenti.
Dico dovrebbe perché negli ultimi anni, Sara non viene portata più dai nostri compiacenti genitori, che l’hanno cresciuta con amore fin da quando era neonata, per trascorrere con loro i fine settimana durante i quali mamma e papà praticano la loro comune passione scambista, ma accoglie in casa, in quei fine settimana, le sue amiche e compagne di scuola con le quali trascorre da sola buona parte della notte tra sabato e domenica fino al nostro rientro a casa che, di solito avviene non prima delle tre del mattino, a volte proprio all’alba. Solo quando riceviamo nostri ospiti alcune coppie è lei che si reca in visita dalle sue amiche.
Quindi sono quasi due o tre anni che Sara vede benissimo come ci prepariamo al sabato pomeriggio e, soprattutto, come mamma Lida si acconcia per uscire: Tacchi vertiginosi, gonne o molto corte o con spacchi indecenti per essere portati in pubblico, calze a rete, velate o con maliziosi ricami e stampe. Anzi sono certo che a volte accompagni la madre quando questa va in città a fare acquisti di tal fatta.
E come fa la madre cosi da qualche tempo ha iniziato a vestirsi anche la figlia che ha iniziato ad indossare minigonne che quando si siede sul divano le arrivano a malapena a coprirle il sedere, maglie camicette con sempre un bottone di troppo slacciato. Quando poi oltre alla sua presenza devo sopportare anche quella delle sue amichette, un paio delle quali sono alquanto sfacciate e disinvolte, allora non posso non arrendermi all’evidenza che, sarò anche un buon padre, mia figlia è proprio cresciuta in tutti i sensi.
Lida, pur non dandolo a vedere, controlla anche le mie reazioni più nascoste e si è accorta che non resto insensibile alla vista di Sara quando gira per casa vestita nel modo sopra descritto.
Questo per dire che specialmente al sabato l’atmosfera in casa è sempre più frizzante e io sempre più spesso non riesco più a guardare Sara con lo sguardo di un padre affettuoso e premuroso ma con uno che tradisce l’ammirazione per quella ragazza che sempre più assomiglia sia nel fisico sia negli atteggiamenti alla più matura genitrice che sa come attirare su di se lo sguardo compiaciuto degli uomini e anche delle donne.
A sedici anni compiuti Sara è ormai alta più della madre grazie ad un paio di gambe che devono aver ripreso da me che sono alto un metro e ottanta e, mentre Lida arriva appena, si fa per dire, al metro e settanta, la figlia è già arrivata ad un metro e settantacinque. Questa piccola differenza di altezza però non impedisce loro di avere la stessa taglia, se si esclude la lunghezza delle gonne e dei pantaloni che pure Sara indossa ogni giorno quando esce per andare a scuola o con gli amici e amiche ma che corre a togliersi appena rientra in casa.
Da quasi un anno, quattro giorni su sette lei in casa porta solo minigonne di foggia diversa ma pur sempre minigonne che mi spiattellano davanti agli occhi continuamente le sue cosce sode e tornite.
Questo sabato è previsto un piacevole incontro con una coppia nostra amica intima da diverso tempo che ci presenterà altre due coppie da loro appena conosciute. L’appuntamento, già fissato da giorni, è in un ristorante della costa con pochi posti a sedere e, di conseguenza, anche molto intimo. Dopo una cena a base di pesce, la serata proseguirà a casa dei nostri amici per concludersi, salvo imprevisti, con una goduriosa orgia.
Un imprevisto mi costringe fuori casa per tutta la mattina e per buona parte del pomeriggio cosa che mi contraria alquanto perché amo presentarmi in perfetta forma a queste riunioni maliziose. Arrivo a casa che sono le diciassette e, non trovando nessuno, mi butto in bagno per prepararmi e rilassarmi con una calda e prolungata doccia.
Terminata la quale mi asciugo si i capelli sia il corpo che poi provvedo a profumare con un deodorante molto delicato. Infilo la mia vestaglia e alle diciassette e quaranta sono sul divano a aspettare l’anticipo di seria A delle diciotto.
Guardo distrattamente il cellulare e vedo che nel frattempo mi è arrivato un messaggio vocale su whats app con il quale la dolce signora nostra amica di giochi perversi, mi comunica che è tutto saltato a causa di un piccolo incidente che ha impedito alle due nuove coppie di poter essere presenti in serata. Mi dice che, comunque, loro sono disponibili a passare con noi la serata, ma senza cena che hanno già disdettato, aspettano la nostra decisione, se fosse positiva ci aspetterebbero a casa loro verso le ventidue.
Dire di no significa, almeno per me, rinunciare a trascorrere una serata con una maialona da Champions, tanto è porca e disinibita, ma in testa mi ero già fatto dei castelli per cui mi sento deluso e, in cuor mio ho già deciso di passare la serata davanti alla tv.
La partita è giunta al ventesimo del primo tempo, uno scialbo zero a zero, che rientra mia moglie Lida seguita da Sara, le due trasportano una infinità di buste e pacchetti, frutto della loro scorribanda pomeridiana, che dispero per la prematura morte della mia carta di credito.
Lida dopo avermi salutato con un gridolino pieno di soddisfazione, mi chiede di chiamare Giulia e Andrea, i nostri amici, per avvisarli che arriveremo direttamente al ristorante con qualche minuto di ritardo, vista l’ora e il fatto che lei deve ancora prepararsi e prima di partire dobbiamo accompagnare Sara ad una festa di suoi amici.
Le comunico quanto mi ha appena scritto Giulia: non c’è fretta di andare, se vogliamo…
Capisce che non me la sento e guardandomi rimane a fissarmi come se stesse pensando qualcosa di diverso da fare… poi arriccia il suo grazioso nasino e mi dice: “Vuol dire che rimarremo a casa io e te!” Una promessa o una minaccia??
Mentre gira i tacchi per andare a rinfrescarsi anche lei con una calda doccia, mi chiede di aspettare un attimo seduto sul divano. Perché dovrei alzarmi?! Sto comodamente seduto a vedere la partita!!
Entra i camera e avverto il solito confabulare tra madre e figlia. Poi, proprio mentre l’arbitro fischia la fine del primo tempo, si riaffaccia in salotto chiedendomi di ordinare tre pizze e qualche supplì che anche Sara ha deciso di rimanere a casa stasera.
Maledico la decisione della ragazza ma non posso che adeguarmi e chiamo la pizzeria perché portino per le venti quanto vado ad ordinare.
Passa un’ora che, finalmente, ricompare Lida, anch’essa in vestaglia di raso nero con disegno di fattura giapponese, ben stretto alla vita, che le disegna in modo malizioso il suo tonico corpo. Le gambe sono nude fino a oltre metà coscia e il suo seno maturo, libero da evidenti costrizioni, movimenta ad ogni passo il tessuto della vestaglia al disopra della vita che apre e richiude continuamente la scollatura lasciando ora intravvedere, ora mostrando, ora lasciando alla sola immaginazione quanto di burroso contiene.
Anche il mio uccello, dato che io sono nudo sotto la mia vestaglia non è insensibile alla fisicità, conosciuta, ma sempre eccitante di Lida e sono costretto a correre in camera ad indossare un comodo boxer di cotone per contenere la sua apprezzata, da Lida e molte altre signore, esuberanza.
Dico a Sara che non mi pare il caso che il ragazzo della pizzeria, che sta per giungere a fare la consegna, la veda cosi combinata. Mi dà ragione e in un attimo sparisce in camera per tornare subito dopo aver indossato un paio di auto reggenti ricamante e la cui balza fa bella mostra sotto l’orlo della corta vestaglia. Mi si para davanti e mi chiede se così pare più zoccola!!
“Ma di la c’è anche Sara o mi sbaglio??!!”
“Si certo ma lei a queste cose non ci fa caso!”
Alle otto precise suona il campanello della porta e Lida corre ad aprire con in mano il portafoglio che poggia sulla piccola credenza dell’ingresso. Io intravedo lo sguardo stupito ed eccitato del ragazzo che diventa paonazzo quando Lida poggia le scatole delle pizze su uno sgabello li vicino dando le spalle al ragazzo e, per far ciò, si china tenendo ben distese le gambe, così che la corta vestaglia svela al malcapitato tutta la balza delle calze indossate dalla mia signora e anche qualche centimetro della pelle nuda delle cosce fin quasi all’attaccature del sedere. Ha moneta giusto per pagare quanto dovuto e si rammarica di non averne per una piccola mancia. Il ragazzo ringrazia comunque e sparisce alla mia vista come Lida chiude la porta.
“Non ti preoccupare cara che la mancia il ragazzo l’ha avuta e anche cospicua, quando ti sei girata a poggiare le pizze!!”
“Dici, amor mio?!” risponde con angelica malizia.
“Una di queste sere che siamo da soli ……ne ordiniamo un’altra di pizza!!”
“Ma sei pazza? Mica siamo in una grande città… ti sputtaneresti davanti a tutto il paese!”
“Dici?!?”
“Dico si!”
“Ecco perché mi sarebbe piaciuto poter abitare in una grande città!”
“Per ordinare pizze e fartele portare da sconosciuti ragazzi?”
“Vaffanculo!!”
Richiamata dalla madre arriva anche Sara che, strano ma vero, indossa una casta tuta con un pantalone così aderente da non nascondere nulla delle fattezze fisiche che dovrebbe celare.
Dalla scollatura della mia vestaglia si ammira buona parte del mio petto che, senza la presenza di antiestetici peli, appare ben tonico e disegnato. Mi accorgo che Sara sta apprezzando la visione ma che è anche stranamente taciturna come avesse dei pensieri.
I miei occhi vagano dalla scollatura di Lida al viso interrogativo di Sara e, nel frattempo, terminiamo tutti la veloce cena.
Non vorrei tediare le donne di famiglia ma è quasi ora del secondo anticipo di serie A e mi alzo da tavola per recarmi in salotto ad accendere la tv.
Cosa che faccio per poi avvicinarmi alla penisola che divide il salotto dalla cucina: al suo interno contiene la dotazione di liquori e bibite che uso servire agli ospiti a mo’ di bancone del bar; mi accomodo su uno degli alti sgabelli che fanno da cornice e mi verso da bere un ottimo cognac.
Di solito non smonto dallo sgabello fino a quando non ho terminato di sorseggiare il bicchiere che mi sono versato e, in questo caso, trattandosi di un costoso e ricercato liquore, so che passerò almeno venti minuti appoggiato al bancone.
Le donne, terminato di rassettare la cucina, sono di nuovo sparite di la nella zona notte della casa.
Penso che mia moglie stia aiutando Sara a prepararsi ad uscire, dopo averla convinta a cambiare la decisione presa poco fa. Invece Lida rientra in salotto e mi chiede di versare anche a lei un buon bicchiere di ottimo liquore.
“Senti......: io e tua figlia abbiamo pensato che stasera, invece della partita, tu guardassi una sfilata di moda cosi da apprezzare quanto oggi abbiamo acquistato anche per farti piacere!”
“Però è bene che sia tu che io non ci si muova da qui dando la possibilità a chi sfila di potersi muovere più liberamente” mi dice con malcelata malizia mia moglie.
Appoggiato con il gomito sinistro al banco e appollaiato sullo sgabello con il piede sinistro a terra, sorreggo con la mano destra il calice che il mio palmo provvede a scaldare inviando il giusto calore, come si conviene, al liquore in esso contenuto; Lida al mio fianco destro è anch’essa seduta sullo sgabello ha la gamba sinistra appoggiata al piolo e poggia la gamba destra a terra cosi che la vestaglia si apre a scoprire tutta la coscia a me più prossima fino al bianco della sua pelle.
Sara appare da dietro la porta che divide la zona notte da quella giorno della casa.
Indossa un morbido soprabito, velate calze e scarpe decolté di otto centimetri che la fanno sembrare più grande della sua età. L’incedere è sinuoso e pare avere una certa abitudine all’uso dei tacchi. Passa due volte davanti al divano di fronte alla tv per poi andare a sedersi sulla poltrona più prossima a noi e proprio di fronte a me e sua madre che, intanto sembra apprezzare molto più di me le movenze della ragazza.
Sedutasi con le mani ben stese sui braccioli, Sara fissa in modo quasi spavaldo il mio sguardo e con gesto misurato accavalla le gambe cosa che fa scivolare da un lato il lembo superiore del soprabito sguainando una coscia perfetta ricoperta dalla calza che ora so essere un autoreggente perché chiaramente vedo la sua nuda pelle della parte posteriore della coscia accavallata.
Deglutisco un sorso di cognac per darmi un contegno che viene sbugiardato dal muoversi dei lembi inferiori della mia vestaglia: il mio uccello risponde agli atavici impulsi che, accesi da quanto visto dai miei occhi, si precipitano a stimolare la pompa sanguigna a gonfiarmi il cazzo. Per fortuna che il boxer tiene a bada abbastanza efficacemente il pene adesso più che barzotto.
Mentre con altrettanta eleganza la ragazza torna a mettersi in piedi e a tornare in camera, sento lo sguardo di mia moglie che mi penetra la tempia. Mi giro a guardarla e sono colpito dal suo sguardo e dall’espressione del viso che dimostra tutta la sua ironia nei miei confronti. Arriccia di nuovo maliziosa il viso e il naso in particolare, come a promettermi altre e più forte sensazioni.
Il defilé continua in un crescendo di abiti sempre più maliziosi e, gli ultimi in particolar modo, di tale audacia che sembrano acquistati in siti specializzati di abbigliamento sexy o nei migliori sexy shop.
Quando Sara torna in camera per indossare l’ultimo capo con cui terminare la sfilata, il mio uccello mi duole costretto a testa in giù lungo la coscia dal boxer di cotone per nulla elastico. Colpita da improvvisa misericordia Lida, che già da molto ha terminato di bere il cognac che le ho passato, posato il calice sul banco alle sue spalle fa scivolare la mano lungo la mia coscia fino ad afferrare il mio turgido strumento del suo piacere e con mossa felina provvede a liberarlo dal boxer che sfila con mosse decise quasi facendomi cadere dallo sgabello.
Impugna vogliosa il mio cazzo che libero da costrizione punta deciso verso la poltrona dove Sara si era posta a sedere e mostrato quanto fosse maliziosa.
Lida non nasconde alla vista di nostra figlia il mio cazzo teso e stretto nella sua mano. La ragazza che sta rientrando nella stanza non ha reazioni significative alla vista di quanto la madre le mostre di me; indossa ora solo un babydoll che lascia esposto il seno e partendo dall’attaccature inferiore di questo si allarga e scende a velare, non a coprire, il piatto bacino fino a terminare sotto la rima del sedere. Davanti presenta accostati due lembi tenuti insieme solo sotto il seno, cosi che quando di nuovo si siede sulla poltrona, questi si allargano a mostrare tutto il suo candido ventre che non presenta tracce di peluria. Ora è lei a mostrare a me tutta la sua giovane intimità e come la madre continua con esasperante lentezza a masturbarmi anche lei, poggiata una gamba sul bracciolo della poltrona, inizia a carezzarsi la figa impudicamente esposta alla vista mia e della madre.
“Bella la nostra bambina vero? E’ tanto tempo che desiderava vedere l’uccello del suo papà e le ha provate tutte in questi ultimi tempi a scardinare le tue difese senza riuscirci. Ci voleva la mamma perché riuscisse ad ammirare il tuo cazzo che tante signore apprezzano da anni, porcellone mio!”
Scivolando dallo sgabello si china il necessario a imboccare il mio cazzo mentre Sara continua ad occhi socchiusi a fissare il quadretto pornografico di mamma che succhia l’uccello a papà.
Poi, dopo aver ingoiato fin quasi alla radice il mio cazzo, lo estrae lucido dalla sua bocca e invita Sara ad avvicinarsi a noi.
Anche io sono sceso dallo sgabello per favorire la bocca di Lida che, intanto, mi slaccia la cinta della vestaglia sono praticamente nudo ed eccitato davanti a mia figlia che continua ad eccitarmi nella sua mise da troia come sua madre l’ha preparata.
Lida le chiede se vuole provare a prenderlo in bocca e la ragazza, forse temendo per la grossezza del mio cazzo, declina l’invito che così è solo rinviato, mentre accetta di buon grado di avvicinarsi a me e lasciare che la madre le infili il mio cazzo tra le gambe come se lo cavalcasse.
Poggia le mani sul mio petto e, incitata dalla madre inizia un andirivieni con il bacino coma a masturbarmi. Ha ben appoggiato tra le labbra della sua figa il mio durissimo randello la cui punta carnosa fuoriesce tra le sue chiappe che tiene ben strette a far aderire l’oggetto del suo desiderio tra le sue lunghe gambe.
Lida posizionatasi dietro di lei accoglie la mia cappella nella sua bocca cosi da cooperare a tenere in situ il carnoso duro bastone.
Ad ogni istante che passa, il movimento del bacino di Sara è sempre più convulso e solo la mia conclamata resistenza fa in modo che non erutti in bocca a Lida tutto il mio piacere. Sara ormai prossima ad un orgasmo tende la sua bocca verso la mia e, nel momento in cui più forte è il suo piacere, le nostre lingue si legano nel primo incestuoso bacio cui mai avevo nemmeno pensato.
Sconquassata dagli spasmi che sta provando si lascia andare su di me e anche sua madre si prodiga a non farla accasciare per terra. Insieme la riportiamo sul divano e approfitto per baciare quella candida fighetta ancora, per poco spero, orfana di cazzo. Le convulsioni riprendono quando la mia lingua inizia a lapparla viziosa e impudente. Mi allontana la bocca dal suo succulento frutto per calmarsi un po’. Intanto Lida assiste alla scena appoggiata ad uno sgabello mentre lasciva si masturba lentamente.
Appena rialzo la testa, e devo aver usato tutta la mia forza per non appoggiare in quel momento la cappella dei mio cazzo alla inviolata figa di Sara, vedo che Lida mi fa cenno di avvicinarmi a lei.
La raggiungo mentre la mia dolce mogliettina si gira appoggiandosi allo sgabello e tirandosi su il poco della vestaglia che ancora le copre il culo imperiale. L’invito è chiaro e in un attimo sprofondo nel caldo della sua navigata figa e inizio una pecorina da favola ancor più eccitante perché sotto gli occhi interessati di nostra figlia che, grazie alla giovane età si riprende velocemente.
“Vedi mamma questo che stiamo facendo è la cosa che più ci piace fare nella vita: fare tanto sesso e scopare come ricci!” dice Lida rivolta verso la ragazza che è tornata già ad accarezzarsi la figa in cerca di ulteriore piacere.
Quando le pareti della matura pesca della mia signora avvertono lo spasmo del imminente piacere, lei si gira a guardarmi come a dirmi: “Adesso non fare il ragazzino!!”
Aumento il ritmo di quel tanto che al decimo affondo sento lo stringersi dello spasmo del piacere di Lida: rimando infisso profondamente in lei che cosi gode con pienezza tutto il piacere che ha dentro.
Si sfila il cazzo poco dopo l’ultimo brivido e ci giriamo entrambi verso la nostra bambina che continua a masturbarsi freneticamente. Ci avviciniamo a lei che protende il bacino verso di noi in un movimento allo stesso tempo dolcissimo e osceno. Lida mi tiene saldamente in pugno e abbracciandomi inizia a masturbarmi strusciando la sua figa contro la mia coscia. Sento di non poter più trattenere il mio piacere che Lida provvede a dirigere sul ventre, sulle tette e sul volto della nostra figliola che golosa fa uscire la lingua dalle labbra a nettarle del paterno piacere che pare gradire quando ne assapora il sapore.
Crolliamo sull’adiacente divano sfiniti come nemmeno un’orgia di tre ore ci ha lasciati.
Solo adesso Sara si pone tra di noi e, mentre bacia teneramente mamma e papà, porta le sue mani sui nostri sessi a carezzarli con dolcezza.
“Mamma adesso ho proprio voglia di appoggiarmi allo sgabello come hai fatto tu!”
“Meglio andare tutti a letto adesso che papà, anziano com’è, potrebbe sbagliare ingresso!”
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