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L'Ostetrica - 1 parte


di giov60
20.10.2023    |    10.829    |    7 9.6
"La mia intima carezza ad Anna non è cessata quasi mai durante questi ultimi minuti..."
Quando la madre di quella che oggi è mia moglie, si rese conto che la figlia aveva iniziato a frequentarmi con una certa assiduità, iniziò un feroce controllo sulla ragazza.
Siamo alla fine degli anni Settanta del Novecento, io ho vent’anni lei, la mia ragazza, sedici e viviamo in un piccolo paese di provincia dove le voci corrono veloci.
La madre Maria, donna all’antica più della sua età anagrafica, è terrorizzata all’idea che la figlia, frequentandomi, perda la sua illibatezza!
Non sto qui a raccontare tutti i particolari, ma devo comunque sottolineare che Anna, la mia ragazza, all’inizio della nostra frequentazione, seppur di esilissima costituzione, tanto che io venivo preso in giro dai miei amici che mi dicevano che stavo con uno stuzzicadenti, era già una femmina di una certa passionalità, cosa che, pensavo allora, certamente la madre aveva intuito.
All’inizio Anna per me era solo una delle quattro suorine, come io avevo soprannominato il gruppetto composto da mia sorella, Anna appunto, la figlia del farmacista del paese e la figlia di uno dei Carabinieri della locale Caserma: tutte ragazzine, sulla carta, dedite a studio, casa e Chiesa. Delle quattro la più magra ed acerba era proprio lei. Per questo anche agli occhi dei miei amici, tra i quali io ero sicuramente il più timido e impacciato almeno esteriormente, la frequentazione con lei era sembrato un mio ripiego per darmi almeno in parte una adeguata al loro stato che già avevano a che fare, quasi tutti, con una ragazza.
La scintilla che aveva acceso Anna era scattata quando, a giugno inoltrato, un sabato pomeriggio che lei era con mia sorella a casa nostra, mi aveva visto uscire dal bagno dove avevo appena finito di farmi una doccia, completamente nudo e, come quasi sempre accadeva alla fine della doccia, anche eccitato dal tiepido massaggio dell’acqua, per cui la vista del mio uccello duro e dritto quasi a sfiorarmi l’ombelico. Io che camminavo lungo il corridoio verso la mia camera con sulla testa un asciugamano, non mi ero accorto della sua presenza e nemmeno di quella di mia sorella che trovò la scena comica. Questo me lo riferì lei la sera stessa.
Da quel sabato pomeriggio ogni scusa era buona per Anna per avvicinarsi a me. Mentre io, in piena tempesta ormonale, dicendomi che ogni lasciata era persa e che comunque mi sarei divertito, con il passare dei giorni e delle settimane, ho accettato la sua presenza sempre più maliziosa. Infatti, due settimane dopo, ero tranquillamente steso sul letto a sfogliare un fumetto quando la vedo entrare, mi saluta e, senza nemmeno chiudere la porta dietro di sé, mi salta addosso mettendosi a cavalcioni su di me. La mia reazione è immediata e il mio uccello, subito gonfio, fa sentire la sua presenza tra le sue esili gambe aperte. Chiude gli occhi assaporando la cosa e solo il richiamo della voce di mia sorella la fa desistere, facendola fuggire e lasciandomi dolorosamente eccitato.
Ripeto all’inizio è stata solo attrazione fisica, almeno da parte sua perché io godevo delle sue maliziose attenzioni ma non la pensavo nemmeno dato che il mio tipo di donna era tutt’altro. Lei aveva un bel visino con una bocca carnosa forse anche troppo pronunciata per quel volto ma poi dal collo in giù era un efebo: nessun segno di femmina solo un culetto appena più prominente di un ragazzino.
Però poi, sarà stata per la scarica ormonale che le si era scatenata dentro, nel giro di qualche mese ho notavo il crescere del seno e l’ampliarsi del bacino.
Durante un caldo pomeriggio di fine agosto, avevo scelto di non uscire compagnia degli amici e ,con la complicità di mia sorella, che aveva invitato l’amica a passare con lei un pomeriggio al mare, invito subito accolto dalla madre di lei dato che sarebbe andata con i miei, Anna arrivata a casa era entrata in camera di mia sorella e solo allora era stata messa al corrente che, se avesse voluto, sarebbe potuta rimanere lì senza che nessuno l’avesse saputo. Ha baciato mia sorella in segno di approvazione.
I miei erano andati al mare, la madre di Anna era al corrente che la figlia fosse insieme a mia sorella con loro quindi al mare… Avevamo un pomeriggio intero per stare da soli in casa.
Appena partiti verso il mare, Anna si è fiondata in camera mia dove io, disteso sul mio letto l’aspettavo già completamente nudo ed eccitato.
Alla mia vista quasi fa per tornare sui suoi passi per andare a chiudersi in camera di mia sorella, ma è solo un atto formale per salvare la faccia. La invito ad avvicinarsi e lei senza indugio si avvicina al letto e sedendosi al mio fianco, subito porta la sua piccola mano sul mio cazzo che già duro era quasi simile al suo avambraccio: lo stringe voluttuosamente e, con una abilità che non le facevo, inizia una lenta masturbazione, la prima che ricevevo da una donna. Anche le mie mani non sono rimaste ferme. Hanno conosciuto il setoso pube della ragazza e i suoi i piccoli i puntuti capezzoli durissimi per l’eccitazione. Ma purtroppo il rabbuiarsi della stanza e un improvviso tuono, ci hanno riportato quasi subito alla realtà: un temporale estivo ci stava rovinando il nostro primo pomeriggio di giochi. Si, perché per quasi tre anni, contrariamente a quello che tutti pensavano, tra di noi non c’è stato amore ma solo attrazione fisica. E forse proprio perché la madre conosceva la figlia, cominciò a portarla a controllo ginecologico già qualche mese dopo, quando la figlia era fiorita anche fisicamente con un bel seno e un bacino che ogni giorno di più diventava ampio e materno.
La nostra reciproca passione non era affatto scemata anzi era aumentata e si era arricchita facendo diventare lei una puttanella maliziosa anche agli occhi delle comuni conoscenze ed è stata proprio Anna, intorno a Capodanno, ad offrimi il suo secondo canale perché davanti, seppur a malincuore, non se ne parlava proprio di entrare.
Già morivo per i suoi splendidi pompini che, quasi da subito, terminavano con un goloso ingoio, toccai il paradiso quando riuscii a godere del caldo tepore delle sue viscere che non comportò né per me né per lei una grossa sofferenza nella prima penetrazione, preparata a lungo da entrambi, da lei specialmente a casa sua.
Sta di fatto che amava prenderlo in bocca e provava piacere a gustare la sborra, così pure, già alla prima inculata, era riuscita a godere moltissimo.
Si vede che era stata assemblata dalla natura ad essere femmina al top della categoria.
Comunque, alla vigilia della sua maggiore età, Anna mal sopportava di dover subire periodicamente la visita, che la madre le imponeva. Infatti, il controllo era fatto dall’Ostetrica condotta che in quegli anni era ancora presente in paese. Moglie del farmacista, la signora, non ancora cinquantenne, era la più bella donna del paese. Prosperosa e dai modi spicci, romagnola di nascita, aveva poi sposato giovanissima il farmacista di quasi quindici anni più anziano di lei per amore… della posizione, dei soldi e dei possedimenti della famiglia di questi. Dalla loro unione era nata solo una figlia, l’amica comune di Anna e mia sorella. Proprio in quel periodo si era trasferita a Modena, credo dai nonni o parenti della madre per motivi di studio così da poter seguire le orme paterne. Molto chiacchierata dalle malevoli pettegole del paese, ammirata per le sue forme dagli uomini che però, timorosi del marito, si guardavano bene dall’importunarla, la signora era, per noi adolescenti l’icona delle nostre fantasie segaiole e anche io, come tutti i mei amici le avevo dedicato più di un momento dei miei piaceri solitari.
Accompagnata come sempre dalla signora Maria, anche stavolta Anna deve sottoporsi al controllo periodico. Ma a differenza delle altre, questa volta la signora recepisce l’insofferenza di Anna alle periodiche visite!
Si mostra compiacente verso di lei e rivolgendosi alla signora Maria le dice che questa è l’ultima volta che visita la figlia per un controllo che lei ritiene offensivo nei confronti della ragazza di quasi diciott’anni al punto tale che si limita a un veloce sguardo dell’intimità di Anna mentre, quasi con complicità, si rivolge alla ragazza con un sorriso maliziosamente complice.
Rassicurata ancora la madre, le chiede a questo punto di poter rimanere da sola con Anna perché vuole tranquillizzarla e vuole scambiare con lei qualche opinione. Quindi la signora Maria viene congedata e accompagnata verso la porta mentre Anna si sta ancora rivestendo.
Una volta rimaste da sole: “Anna cara, certo che tua madre è proprio ferma al medioevo! Dai siediti un attimo che voglio parlarti” e così dicendo le indica la poltroncina che, in fondo allo studio si trova a fianco di un piccolo divano a mo’ di salottino.
Mentre Anna si accomoda lei si toglie il camice e si siede accanto alla ragazza.
“Credo di essere stata chiara con tua madre vero? Sono mesi che ho percepito la tua insofferenza per queste visite, ma d’altro canto tua madre lo fa per il tuo bene. E non ho solo percepito insofferenza ma anche qualcos’altro molto più piacevole!”
“Il mio bene? Se fosse così dovrebbe fidarsi di quello che le ho giurato e che sto ancora mantenendo!” E, con un malizioso sorriso, Anna risponde anche alla seconda affermazione della signora.
“Si, ma fino a quando sei intenzionata a resistere? Non credo per molto ancora!”
“Ha ragione signora, il giorno del mio diciottesimo compleanno si avvicina….”
“Se posso essere sincera: la tua passione per l’uccello te lo leggo in faccia da quando avevi quindici anni! Vedi che ho ragione!”
“Si è vero il cazzo, con permesso parlando, mi piace e soprattutto mi piace quello del mio ragazzo.”
“Non sarà l’unico che apprezzerai con il tuo visino da porca! Te lo dice una che di cazzi se ne intende! Ti dispiace se ti parlo così, schiettamente? Tanto conosco il linguaggio che usate tu e mia figlia in proposito!”
“No signora, semmai è una liberazione poter essere schietta!”
“Allora proprio per essere schietta fino in fondo, ti devo chiedere di fare una cosa per me. Sono sicura che il tuo ragazzo ti piace perché ti fa godere molto ma tra voi non è ancora scattato l’amore. Vero?”
“Si, penso sia così, mi piace stare con lui ma al matrimonio non riesco a pensare.”
“Domani non ho impegni e avrei piacere che tu e lui veniste qua per, diciamo, una visita di coppia. Ma dovete arrivare alle quindici che la cosa sarà piuttosto lunga, non finiremo prima di qualche ora e alle venti torna mio marito!”
“Avviso io tua madre, tu però avverti lui!”
La madre di Anna, avvisata dalla signora, che non sarebbe stata una vera visita ma una specie di avvertimento nei nostri confronti, di buon grado lasciò libera la figlia di andare da sola all’appuntamento.
Alle quindici spaccate e a distanza di qualche attimo sia io che Anna, titubanti ed intimoriti alquanto, veniamo accolti dalla signora che già ci aspetta sulla porta di casa.
Dopo averci fatto entrare in casa, già con il camice professionale, ci conduce nello studio. Per la prima volta vedo la poltrona dove esegue le visite alle mamme in attesa di partorire. Ci fa entrare con un sorriso rassicurante che ci tranquillizza in po’. È la prima volta che la posso ammirare così da vicino con tranquillità e subito il mio sguardo viene attirato dalle gambe e dalle scarpe con un tacco sottile e alto che porta ai piedi perché va a sedersi dietro il tavolo che funge da scrivania mentre noi sediamo sulle sedie di fronte a lei. La mia vista arriva alle ginocchia in parte coperte dal camice, ma i polpacci sono comunque un bel vedere anche per le velate calze grigie che li ricoprono.
Sorride sorniona e come giro lo sguardo verso la poltrona ginecologica mi chiede se mi sono fatto una doccia perché fra poco dovrò accomodarmi lì sopra! Arrossendo rispondo che io la doccia la faccio quasi tutti i giorni e che l’ho appena fatta ma di sedermi lì non mi pare il caso! Ride come a farmi capire che sta scherzando, ma poi facendosi più seria:
“Ragazzi vi ho fatti venire perché ho da dire a tutti e due alcune cose che non è il caso dicessi ai vostri genitori. Nulla di grave ma qualche consiglio perché ho capito che siete molto focosi e non vedete l’ora di iniziare a fare sul serio delle belle scopate! Scusate posso parlare apertamente alla romagnola?!” dice aprendosi in un sorriso malizioso.
“Certo signora, anzi così ci toglie forse dall’imbarazzo che abbiamo addosso!”
“Ok voglio fidarmi di voi! E se dobbiamo fidarci a vicenda da questo momento per voi, ma solo quando saremo da soli, sono Franca e basta!”
Nel dire queste parole si alza dalla sua sedia e viene ad appoggiarsi sul tavolo davanti a noi. Posso ammirarla in tutta la sua maestosa figura ed apprezzare dal basso sia l’ampio bacino che, in modo particolare, il prosperoso seno. Dalla posizione da seduto che ancora occupo quasi mi sento di essere come sotto un balcone!
Ci dice che, dopo quasi vent’anni di servizio, crede di aver trovato in noi il primo raggio di sole in questo paese che lei ritiene essere retrogrado e bigotto. Spera di non essersi sbagliata a confidarsi con noi. Ha volutamente anticipato la partenza della figlia verso il nord perché, altrimenti non avrebbe avuto la possibilità di mettere in atto quanto già da mesi desiderava, perché era certa di poter contare su di noi e sulla nostra completa complicità.
Invita Anna ad alzarsi e la conduce verso la poltrona ginecologica. Anna si alza e fa per andare dietro il paravento che di solito usa per spogliarsi.
“No Anna, qui adesso non c’è l’ostetrica ma solo Franca e poi c’è il tuo ragazzo presente non tua madre. Non ti formalizzare togliti la gonna qui davanti a noi. “
Anna allora, come fa di solito quando ci possiamo appartare con una certa tranquillità, si sfila l’indumento con la sua innata malizia guardandomi negli occhi come avviene di solito tra noi.
Come l’indumento cade a terra, così il mio uccello sale in cielo!
Come già da qualche mese, indossa reggicalze e calze color carne e uno slip che le avevo regalato con la complicità di mia sorella.
“Ecco vedete che avevo ragione! Solo un anno fa venivi qua in calzettoni e mutanda di cotone! Guardati adesso che spettacolo di malizia e seduzione!” Franca accompagna queste parole accarezzando Anna dalle spalle fino al sedere. Ed Anna vedo che apprezza perché socchiude gli occhi in segno di piacere. Poi Franca si china e, infilate le mani nell’elastico dello slip, lentamente lo fa cadere a terra. Anna è tutto un brivido: mai una donna l’aveva toccata in tal modo! Io invece ho già una dolorosa erezione in parte mitigata dal fatto che ho indossato un boxer sotto i comodi jeans che non costringe troppo la mia virilità.
Mugolando Franca dice “Vedo che apprezzi ragazzina! Adesso so che posso fidarmi!”
E, mentre Anna sale sulla poltrona esponendosi oscenamente ai miei occhi ma anche allo sguardo di quello di Franca, sguardo che nulla ha di professionale, anche lei, l’agognato desiderio di tutti gli uomini e adolescenti del paese, con le stesse movenze di Anna, lentamente sbottona e si toglie il camice che si affloscia ai suoi piedi. Guepiere nera con reggicalze abbinato, calze grigio scuro e, come già descritto in precedenza, scarpe con tacco a spillo. Anche Franca si è preparata per quest’incontro!!
Dalla guepiere quasi esplodono due lobi di carne perché mi pare di intravedere l’aureola scura dei capezzoli dal balconcino che a mala pena li costringe, ventre appena prominente ma segno della vita ancora molto pronunciato tanto da far sembrare enorme il suo bacino di romagnola forma. Il pube grosso è carnoso, mal contenuto dallo slip che dietro, cosa che non avevo mai visto dal vero, scompare tra due chiappe voluminose e pronunciate da farmi quasi svenire e un paio di gambe robuste sì, ma lunghe ed affusolate e ancor più slanciate dal lungo tacco delle scarpe.
Potendo fare un paragone musicale, un contrabbasso di donna, più di un violoncello, tanta è la sua romagnola fisicità.
Franca si mette al fianco destro di Anna che così ha la possibilità, mettendole il braccio destro dietro la schiena, di cingerla prima per poi portare la sua mano sulle chiappe tastandole con una voluttà di cui nono credevo essere capace. Intanto anche Franca ha messo la sua mano destra sulla figa di Anna e la sta carezzando dolcemente. Senza infilarle le dita dentro la vagina le stuzzica il clitoride che, sfrontato e dritto, fa bella mostra di sé. La carezza dura più di due tre minuti durante i quali lo sguardo di Franca spazia dal volto di Anna che sta molto apprezzando l’intima carezza della donna al mio viso che è stravolto dal piacere per quanto sto vendendo e dalle scariche che il mio cazzo sta inviando al mio cervello.
“Non sai da quanto tempo desideravo accarezzare questa figa di donna in un corpo di adolescente!”
Poi lentamente Franca si mette davanti ad Anna tra le sue cosce oscenamente spalancate e si china a leccarle la figa aperta e già lucida di umori. Non vedo la sua lingua vellicare Anna perché Franca rimane volutamente in piedi a gambe leggermente divaricate. Nel piegarsi verso l’ancora inviolato frutto del piacere della mia ragazza, mette davanti al mio sguardo lo spettacolo del suo culo e delle labbra coperte da un corto pelo della sua figa che fanno capolino dalla stringa del suo slip. Non si sottrae alla mia mano che palpa il suo gluteo per poi infilarsi fra le sue gambe fino a quando Anna, che sta avendo un orgasmo per il trattamento della bocca dell’esperta signora, non le allontana il capo dal suo ventre. Allora rialzatasi, torna a mettersi alla destra di Anna che ha il viso contratto dal piacere che sta provando. Franca ha le labbra e la parte immediatamente circostante a queste umide degli umori di Anna, si gira a guardarmi mentre porta alla sua bocca l’indice e il medio della sua mano destra i cui polpastrelli intinge tra le labbra e leccandole voluttuosamente con la lingua che tira fuori umida e carnosa. Fa questo fissandomi e godendo del mio eccitato stupore. Poi, quando le dita sono abbondantemente bagnate, porta la mano all’altezza dello sfintere di Anna e, incontrando pochissima resistenza, infila medio ed indice nel già violato ano della mia porcellina.
“Ne ero certa!” sibila con soddisfazione “Ma che accogliente pertugio!”
“Dai caro, non vergognarti proprio ora! Fammi vedere la tua dotazione!”
Non aspettavo altro! In due secondi maglia, scarpe pantaloni sono a terra, il mio uccello ha già forzato i lembi della chiusura dei boxer e svetta in tutto il suo giovanile ardore.
“Caspita figlio mio! Ma che bell’uccello!” sussurra Franca allungando la mano sinistra e afferrandolo e massaggiandolo con voluttà. Così si ritrova con la mano destra che ha due dita infilate nel sedere di Anna e la sinistra che saggia la mia virilità. Toglie le dita dal culo della mia ragazza e girandosi verso di me mi sfila i boxer, poi, senza dire una parola, imbocca il mio uccello teso fino allo spasimo.
Non usa la lingua, ma si limita ad imboccarlo fino a quando la mia cappella non le solletica l’ugola. Ehi dopo tre o quattro affondi il mio uccello è lucido della sua saliva. “Fammi vedere come la inculi!” Mi avvicino ad Anna e piegando leggermente le ginocchia, appoggio la punta del mio uccello al suo sfintere che, già dilatato dalla carezza delle dita di Franca, accoglie dopo una mia leggera spinta, prima la cappella, poi l'intero mio uccello fino hai coglioni. Anna ad occhi chiusi gode della penetrazione che le sta riempiendo l'intestino mentre Franca guarda estasiata l'andirivieni del mio cazzo che ora esce ora affonda nell'accogliente culo di Anna. Nel mentre si porta le mani al seno e, spostando lievemente le coppe della guepiere, fa esplodere in tutta da loro maestosità le sue mammelle ornate da due ampie e scure aureole da cui fuoriescono due capezzoli irti e maestosi. Franca stacca la mia mano dalla coscia di Anna, dove l’avevo appoggiata per aiutarmi nella dolcissima penetrazione che le sto infliggendo, e se le porta sulla tetta sinistra chiedendomi di carezzarla, cosa che faccio con molto piacere apprezzando pure, per la prima volta, la morbida consistenza di un grande seno femminile. Il capezzolo, grande quasi come la falange del mio dito medio, è duro ed irto impedendomi alquanto di accarezzare, lisciandola, tutta la mammella.
Franca accarezza anche la figa di Anna che non aspettando il mio orgasmo, torna a godere dopo pochi istanti.
Come si acquieta un po’, le sfilo il cazzo dal sedere che, all’uscita della cappella fa quasi uno schiocco per il risucchio che lo sfintere stava esercitando voglioso sul desiderato membro. Franca premurosa mi deterge con una salvietta, mentre usa la bocca per dare sollievo al sedere appena profanato facendo uscire dalla bocca di Anna un dolcissimo lamento.
Io mi accascio sul vicino divano dove, qualche attimo dopo, mi segue Anna, splendida nella sua nudità dalla vita in giù che continua, impudicamente, ad offrire allo sguardo mio e di Franca, mettendosi alla mia sinistra.
L’ostetrica, dopo essersi asciugata sia la bocca sia le mani, dandoci lo spettacolo delle sue chiappe maestose, si gira e viene a posizionarsi tra le mie gambe. Afferra il mio cazzo e lo imbocca di nuovo stavolta prima dedicandogli una leccata dalle palle alla cappella viaggio che ripete per alcune volte, poi lo imbocca di nuovo fino quasi a farlo scomparire del tutto.
“Sa di te, dolce Anna! Dai adesso spogliati anche tu!”
Anna, ammirando la maestria di Franca sul mio cazzo, si toglie la maglietta che fino da ora ha celato i suoi due piccoli ma duri e ben disegnati seni.
Franca molla il mio uccello e con lascivia le morde prima l’uno poi l’altro capezzolo facendole mettere due urletti tra dolore e piacere. Poi afferra il mio uccello e se lo mette nel seno delle sue mammelle iniziando un dolce andirivieni facilitato dalla saliva con la quale lo ha lubrificato.
La sensazione che sto provando è nuova, inattesa e sconosciuta, ma molto goduriosa.
Dopo poco chiede ad Anna di imboccare il mio cazzo per bagnarlo di nuovo cosa che lei fa con prontezza e voglia. Mentre Franca continua con la sua danza sul mio cazzo che sparisce a volte tra quelle due montagne di carne morbida e calda, Anna si accoccola a me e porta la mia mano sinistra prima alla sua bocca umettandone la punta delle dita poi sulla sua figa coperta dalla sua corta peluria bionda come i suoi capelli. Sento la durezza del suo clitoride che inizio a carezzare e sfregare.
L’andirivieni di Franca improvvisamente aumenta come il suo respiro e, non capisco né come né perché, sfocia poco dopo in un orgasmo che la sconquassa e che manda me fuori giri. Le bagno il petto, le tette, il collo e qualche mio schizzo le arriva anche in faccia dove la sua lingua rotea come a voler catturare tutta la sborra possibile, mentre un’altra dose si riversa sul mio petto e sulla mia pancia.
Franca ha goduto solo con una spagnola, termine che poi mi spiegherà essere quello della pratica che ho appena dolcemente subito.
Accasciatasi solo per un attimo su di me, inizia a scivolare sempre più in basso leccando il mio sperma lungo il percorso. Poi porge le sue mammelle ad Anna che, golosa anche lei, non è da meno nel detergere dal mio piacere le morbide colline, non mancando di suggerle i duri capezzoli.
La mia intima carezza ad Anna non è cessata quasi mai durante questi ultimi minuti. Quando Franca si alza e, retrocedendo un poco, si siede sulla poltroncina lì vicino, il panorama che si offre ai suoi occhi è questo: ha davanti due ragazzi che si stanno accarezzando reciprocamente offrendosi alla vista di una, per ora, appagata signora.
“Lo pensavo da mesi: siete un raggio di sole in questo paese cupo e nebbioso!
L’atmosfera si è placata solo per qualche minuto durante i quali godiamo reciprocamente della vista dei nostri corpi.
“Adesso è giusto che voi possiate ammirare la figa di una donna matura!” Così dicendo pochi attimi dopo, Franca porta la sua gamba destra sul bracciolo della poltrona e, con studiata lentezza, prima inizia a carezzarsi l’interno delle gambe, poi lentamente il pube coperto ancora dallo slip e, solo quando vede il mio uccello dare segni di risveglio che, a dire il vero, non si era mai completamente addormentato per la ininterrotta carezza di Anna, inizia maliziosamente a scostare il lembo di stoffa mettendo in mostra una figa coperta di pelo castano da dove spunta un imperioso grilletto e due labbra rosse e pendule alquanto.
Con due dita si allarga le labbra esterne e spudoratamente ci mostra la sua calda tana matura che ai miei occhi sembra essere enorme.
Chiama con lo sguardo Anna che si fionda fra le sue cosce spalancate baciando quella intimità oscenamente offerta!
Oggi scopro che veramente Anna non ha limiti perché, con una perizia che non le facevo, lecca la matura figa procurando in Franca spasimi di piacere dopo pochi secondi. Nel chinarsi davanti a lei, espone il suo culetto alla mia vista.
Il suo buchino posteriore pulsa in sincrono con le labbra della sua figa e con i sospiri di Franca.
Come se conoscesse la tempistica del caso poco dopo alza la bocca dalla u figa di Franca e, girandosi verso di me, mi attira a se offrendomi le sue labbra bagnate dal piacere della donna, afferra il mio cazzo e mi attira tra le accoglienti e spalancate cosce della matura signora. Passa dietro di me e sempre tenendomi per il cazzo, lo guida verso la figa di Franca che mi accoglie dentro di sé con un profondo sospiro di piacere. Poi mi afferra alla vita e inizia a guidare la mia penetrazione mentre affondo il viso nel seno prosperoso che poco prima mi ha fatto conoscere un nuovo modo di godere. Prendo tra le labbra i capezzoli di Franca e, come un bambino, mi abbevero suggendo voglioso i duri capezzoli, ora l’uno ora l’altro.
Il recente orgasmo mi dà la possibilità di godere per diversi minuti del caldo ed umido rifugio, riuscendo a far godere di nuovo la donna che sta sconvolgendo la vita mia e di Anna.
Franca a malincuore adesso mi spinge fuori dalla sua figa, mi prende per i capelli guidandomi dal seno giù fin dove era il mio cazzo. Sto leccando una figa che potrebbe essere quella di mia mamma o della madre di Anna. Il pensiero mi turba alquanto.
Anna si è stesa sul morbido tappeto che ricopre lo spazio tra il divano e la poltrona e, certa della complicità di Franca, mi invita a farla sua!
Per questo Franca ci ha voluto oggi lì con lei.
Ma, la stessa Franca, la fa alzare. Anna ha come un moto di delusione negli occhi. Vengo spinto sul divano e Franca tenendo per la mano Anna:
“Devi essere tu a esercitare la tua libera scelta! Fallo solo se sei certa di te e di quello che vuoi!”
Anna non se lo fa ripetere due volte. In un attimo è sopra di me e afferra il mio uccello guidandolo a violare la sua ultima barriera per diventare donna.
Si cala lentamente ma inesorabilmente sul palo del suo piacere con un’espressione estatica del volto che porterò con me fino alla morte.
Sulla poltrona Franca si sta accarezzando la figa che fino a poco fa riscaldava il mio uccello ma che, adesso, è reso incandescente dal calore che emana la figa di Anna, da questo momento la donna della mia vita.
Solo un leggero rossore imporpora il mio randello segno che l’mene della mia donna ha ceduto aprendo Anna alla vita di donna. Quando il suo cavalcare diventa parossismo Franca mi avverte con gli occhi di non godere dentro di lei. Per fortuna riesco a resistere mentre Anna rovesciando dietro la testa emette un urlo di piacere per il suo primo orgasmo da donna.
Sfilo il mio uccello dalla figa, ormai aperta, di Anna e come primo pensiero vorrei passare da dietro per farle assaporare anche il mio piacere. Ma Franca con fare dolce e deciso, fa scendere Anna da sopra di me e prende il suo posto.
“Per oggi devi accontentarti di dissetare la mia figa! Sai quanti, in questo paese di merda, ti stanno invidiando in questo momento?!”
“Dai riempimi per bene!”
A nemmeno vent’anni ci vuole poco e la signora di questo aveva bisogno.
Mi ritrovo quasi schiacciato dalla mole di cotanta femmina che mi cavalca con esperienza e focosità! In poco tempo mi porta all’orgasmo e a gustare dentro di sé il mio bollente piacere. Gode di nuovo e poi ancora quando, scesa da cavallo, mette letteralmente la sua figa in bocca ad Anna che golosa accoglie il mio piacere che cola dalla matura figa nella sua bocca.
“E’ come se mi avessi infarcita la figa” dice leccandosi le labbra.
Sono le diciotto e trenta quando ci ricomponiamo a malincuore. Franca ci dice che questo pomeriggio è solo il primo, sempre che noi siamo d’accordo a continuare. Lo sguardo che io ed Anna ci scambiamo non ha bisogno di parole per rispondere al desiderio di Franca che, però ci chiede, ed è certa che lo faremo, di non fare mai parola con nessuno della nostra licenziosa attività, perché altrimenti: “non sei più illibata… e a tua madre avresti mentito”. Non lo prendiamo come un ricatto, noi da questa esperienza possiamo solo imparare mai rimetterci.
“Ci vediamo settimana prossima, ragazzi miei!”
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