trio
“Ti lascio la porta aperta”
di Leila_Nino
02.07.2024 |
422 |
8
"Era rimasto con la voglia di incularla la volta precedente e Leila non glielo aveva concesso, ma era sicuro che questa volta lo desiderava anche lei..."
“Non hai idea di come la sto scopando ma oggi è insaziabile nonostante i ripetuti orgasmi… Ora me lo sta spompinando!
Alle 15 lei deve andare via…
Ora mi cavalca… non ce la faccio più, verresti a darmi una mano o un altro cazzo?
Ma non c’è tempo per i preliminari, vieni, la trombi e vai via!”
Furono questi i messaggi che Nino mandò ad A. quella mattina di maggio.
Aveva incontrato la sua Leila per fare colazione ma, come spesso accadeva, le loro sane intenzioni non venivano quasi mai rispettate, la carne e il desiderio prendevano il sopravvento.
Quella mattina lei indossava un paio di jeans stretti sulla coscia che si allargavano dal ginocchio in giù, tacchi che slanciavano la figura e sopra una camicia il cui bottone centrale spesso cedeva sotto la pressione dei seni strizzati in un reggiseno in pizzo. Durante la colazione si guardarono il meno possibile, entrambi intenti a leggere il proprio quotidiano nell’attesa di terminare il caffè, ma appena furono fuori si presero per mano ed accelerarono il passo verso casa. Il tempo di chiudersi la porta alle spalle ed iniziarono a baciarsi intensamente, in quei momenti Leila sentiva già pulsare la fica; quando la lingua di Nino si intrecciava con la sua, le labbra, quelle nascoste nelle mutandine, si inumidivano e aspettavano ansiose la sua mano che con dita delicate gliele staccava allargandole lentamente.
I vestiti volarono via veloci, la bestialità di Nino prevalse e senza tanti preliminari iniziò a scoparla alla finestra…. quello era il loro posto preferito: lei a pecora con le braccia tese e le mani ancorate al bordo della finestra aperta, ricurva con le tette sul marmo gelido del lavandino e lui che la stantuffava da dietro sussurrandole tutte quelle porcate che a lei tanto piacevano. Leila intanto voleva guardarlo, si eccitava nel vedere la faccia di Nino in quei momenti, soprattutto quando si mordeva le labbra e chiudeva gli occhi per trattenere l’orgasmo. Ma tutte le volte che provava a girarsi lui le spingeva la testa in avanti con la mano e le dava un sonoro schiaffo sulla natica destra a ricordarle che non doveva decidere neanche un movimento. Leila era fradicia e il cazzo di Nino scivolava veloce, lui si staccò lasciandola ancora lì appesa, con un secondo schiaffo sul culo le intimò di seguirlo a letto e di togliersi quell’espressione di finta stanchezza dal viso, tanto lui lo sapeva che la sua puttana amorosa aveva ancora voglia di cazzo.
A letto ricominciarono a cercarsi, le loro bocche fameliche esplorarono ogni angolo del loro corpo. Il cazzo di Nino iniziava ad essere madido e la fica di Leila gonfia e arrossata non solo dai colpi ma anche dalla barba di lui che quando la leccava sembrava immergersi dentro. Lei non smetteva di godere e non voleva smettere. Fu allora che Nino pensò che era arrivato il momento, quella fantasia partorita da lui, qualche giorno prima, forse poteva concretizzarsi… Allora prese il cellulare, mentre Leila era sopra di lui, e scrisse ad A. sempre disponibile a rispondere in qualsiasi momento. Nino volle provare comunque, nonostante non avesse molte speranze che si realizzasse: era un orario di lavoro ed A. non si trovava proprio nei paraggi, ma l’eccitazione era talmente forte che qualsiasi discorso logico non riusciva a rimanere in piedi.
Avevano conosciuto A. mesi prima e lo avevano incontrato una sola volta fino ad allora, ma il suo cazzo grosso, largo e venoso aveva soddisfatto così tanto la fica di Leila che si erano ripromessi di riassaggiarlo.
Nino scriveva veloce mentre assecondava i sussulti di Leila sul suo cazzo che, incuriosita, gli chiedeva cosa stesse facendo, ma lui la zittiva dicendole di continuare e di non fare domande!
Nino inviò e con immensa sorpresa, dopo solo qualche istante arrivò la risposta di A. “Mi metto in macchina e arrivo!”. L’eccitazione di Nino era alle stelle, la sua puttana quel giorno avrebbe avuto quello che si meritava! Allora la scaraventò giù dal suo cazzo e cominciò a masturbarla con le dita prima il clitoride e poi dentro con colpi decisi, lei provava a chiedergli di fermarsi ma la trasformazione di Nino era già in atto, diventava un lupo mannaro, iniziava a morderla ovunque, a stringerla con possesso e lei spaventata ma, allo stesso tempo incredula dell’eccitazione che le provocava quella situazione, non riusciva a sottrarsi a lui.
All’ennesimo orgasmo Leila si fermò e si staccò da lui, come spesso faceva quando raggiungeva l’apice del piacere, si spostò verso il bordo del letto e rimase di schiena per un po’, era il suo modo per riprendere contatto con la realtà ed uscire da quello stato di trans lussurioso.
Nino le si avvicinò abbracciandola da dietro, quel corpo che gli scatenava bestialità era anche un corpo che amava accarezzare e custodire… di lì a poco, poi, non avrebbe potuto goderne a pieno, doveva e voleva cederlo, perciò accarezzò a lungo il suo amore, del tutto ignaro di cosa le stava per succedere.
Il cellulare di Nino si illuminò… era un messaggio di A., incredibilmente era arrivato molto prima del previsto .
A. aprì il cancello, salì le scale e silenziosamente entrò in casa… Leila non si accorse di nulla, ancora stordita dal piacere e dal benessere di quel momento, si era rigirata ed era accovacciata sul petto di Nino che le stringeva la testa per evitare di svelarle in anticipo la sorpresa. Con un passo felpato A. raggiunse la camera da letto, alzò le lenzuola che la coprivano e lentamente si infilò con la testa sotto, tra le cosce di Leila, che ebbe un primo sussulto. Nino, allora, rinforzò la sua stretta e all’orecchio le sussurrò di stare tranquilla, Leila era inebetita mentre tra le sue cosce si sentiva il respiro caldo di A. e la sua lingua che cercava la sua fica mentre con una mano le accarezzava le natiche guidando il movimento. Quando la ebbe lì davanti alla sua bocca, a gambe larghe, iniziò a leccarla con un ritmo che la faceva impazzire, i mugolii lo invitavano a continuare, lui non si sottraeva affatto, continuava innalzando l’eccitazione e non solo… infatti, una volta uscito da sotto le lenzuola, si vide il suo cazzo che svettava sotto la t-shirt che non aveva fatto in tempo a togliersi. Nino era lì accanto a lei e si godeva la scena, erano arrivati i soccorsi finalmente! Ora poteva sentirla vibrare mentre il suo uccello tirava un sospiro di sollievo ma rimaneva comunque turgido nel vederla contorcersi ancora, aprire la bocca e allargare le narici, l’immagine che in assoluto le sarebbe sempre rimasta impressa di lei quando era in preda al godimento!
A., dopo averle fatto assaggiare la consistenza della sua mazza facendosela succhiare, tornò a leccarla a lungo e dopo risalì verso i seni e le fece sentire il cazzo appoggiandolo sul pube. Nino la guardò per verificare che tutto stesse andando per il meglio, i cambi d’umore di Leila sono così repentini che temeva di averla infastidita con quella sorpresa, lei che doveva sempre sapere tutto! E invece la trovò con lo sguardo accogliente e incredulo di quello che stava accadendo: come faceva A. ad essere lì? Quando era arrivato? Come mai non aveva sentito nulla? Erano partite già migliaia di domande nella mente di Leila, fucina delle peggiori allucinazioni, ma per fortuna ci pensò Nino che ormai le leggeva mente e fica, come era solito dire, a bloccare quel rimuginio… Chiese ad A. di alzarsi e mettersi al lato del letto, tirarono Leila per le gambe e la fecero girare in modo da mostrare il suo culo ad A… Nino sapeva che A. era rimasto con la voglia di incularla la volta precedente e Leila non glielo aveva concesso, ma era sicuro che questa volta lo desiderava anche lei. Leila continuava a chiedere “ma cosa fate?” sapendo già che non avrebbe avuto la risposta ma l’avrebbe sentita…e fu proprio così: Nino guidò A. ad indirizzare quell’enorme cazzo verso il culo di Leila e a spingerglielo dentro, Leila mugolava di dolore e chiedeva di fermarsi ma Nino che del suo culo aveva le coordinate, gli disse di provare ancora. A. era un inculatore “gentleman” molto attento ad ogni sobbalzo di Leila e pronto a rinunciare al desiderio di possederla da dietro se necessario, ma Leila, in fondo, amava farsi prendere con la forza e Nino lo sapeva, per fortuna. Il cazzo di A. entrò tra le natiche arrossate dai precedenti schiaffi, a Leila piaceva quella sensazione, la riempiva tutta con un movimento soave. Nino assaporava il suo godimento e fu allora che si abbassò all’altezza della sua fica infilandole le dita per stuzzicarle il clitoride e il punto G contemporaneamente. Leila impazzì, quell’uomo aveva le chiavi del suo piacere e la faceva esplodere con un’intensità estrema, iniziò ad urlare e a gemere, A. si sentì eccitato che non potè rallentare il ritmo. Quella donna si dimenava sul letto in preda ai suoi amanti con i seni che strisciavano sulle lenzuola, sollevava il busto ed agitava le braccia come se stesse annegando in mare, mentre dalla vita in giù era preda di due squali affamati.
A. sentendola così calda rincarò la dose, cambiò posizione più e più volte senza darle tempo di respirare… pareva ad entrambi di essere in apnea ed ogni tanto bisognava salire a galla per prendere fiato. Quando sembrava che avessero finito si ricominciava, la bocca di Leila si alternava tra i due cazzi, poi lei si stendeva al centro e loro due di lato, li segava stringendoli forte tra le mani, era la sensazione che in assoluto preferiva, una regina con due scettri fatti di carne, che vibravano e crescevano tra le dita. Due uomini esattamente sintonizzati, con Nino che avrebbe potuto lasciarla nelle mani di A. esausto di quella fica e di quegli umori di cui si era inebriato per ore, ma che invece non la perdeva di vista un attimo, la stringeva a sé mentre l’altro la inculava da dietro, stesi sul fianco, Leila con lo sguardo fisso su Nino grondava nella fica e nella mente, libera di sentirsi puttana con la complicità del suo uomo che contribuiva a procurarle piacere. Fu allora che smise di fare la sottomessa e liberò la cagna che era in lei, non appena A. le estrasse il cazzo dal culo per l’ennesima volta puntando alla sua fica per riempirla ancora un po’, fu allora che Leila gli salì sopra e iniziò a cavalcarlo. Le labbra avevano perso la sensibilità, indolenzite da tanti colpi, gli umori si disperdevano sul corpo di A. che era in uno stato di estasi con gli occhi socchiusi e la bocca aperta, mentre con delicatezza le schiaffeggiava i seni che saltavano sotto le cavalcate dell’amazzone impazzita. Quel cazzo era così gestibile e piacevole che se lo sfilò dalla fica e in un attimo se lo infilò da sola nel culo senza smettere di cavalcare, la sua vagina esplose inondando la pancia di A. Nino godeva nel vederla così padrona e porca, eccola lì la sua puttana fiera e piena. Le cosce di A. erano stese e rigide proprio come il suo bell’arnese che ormai conosceva il culo di Leila e sembrava non voler più andar via, quando la troia raggiunse il suo ennesimo orgasmo si staccò da lui e andò a stendersi su Nino che aveva un pene violaceo ma con la cappella ancora lucida. Leila era lì con la bocca all’altezza del pene di Nino, custodendolo tra le tette con dolcezza, era stanca ed appagata, così come i suoi uomini ma A. che le stava alle spalle evidentemente non aveva ancora finito e pensando al povero Nino che gli aveva chiesto soccorso pensò di salutarla con un’ultima inculata. Colpi fermi e decisi facevano chinare la testa di Leila che sembrava attaccata ad un collo per niente rigido. Nino le accarezzava i capelli e con lo sguardo sornione la invitava ad accogliere, lei non si sottraeva, si meravigliava anzi di quanto le piacesse riempirsi di carne, ricevere quei colpi, sentire per giorni culo e fica rotti, custodire un segreto oscuro tra le sue cosce, nel suo culo mentre svolgeva la sua routine quotidiana, ricordarsi di A. che mentre la pompava da dietro le chiedeva “ti piace?” solo per sentirsi dire con la voce fioca e il respiro corto “si, non smettere!”.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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