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Silvia e il vicino 1


di Esclamativo
25.03.2020    |    14.104    |    5 9.5
""Certo amore che lo vorrei, sai quanto mi piace fare questi giochi e sai anche quanto vorrei adorarti i piedi mentre un vero uomo ti dona piacere", ..."
Di recente ci siamo trasferiti, abbiamo cambiato città e abbiamo dovuto trovare una nuova abitazione. La scelta è caduta su un piccolo villino di paese, l'abitazione non è di lusso e senza troppi sfarzi, ma nonostante questo abbiamo cercato di arredarla con gusto. L'aspetto che più ci ha conquistati è l'ampio giardino che circonda la casa, questo, oltre ad avere due alti alberi che riparano dal sole nei giorni più luminosi, è anche delimitato da una siepe che separa la nostra proprietà dagli altrui giardini. Dopo un iniziale periodo durante il quale abbiamo dovuto ambientarci con la nuova casa, lentamente abbiamo preso confidenza con i dintorni e con il vicinato, per quanto ridotto; infatti la nostra proprietà confina a destra con un'altra villetta dove vive una coppia di anziani e a sinistra con la casa di un uomo di 55 anni, brizzolato e piacente, di nome Franco. Che come previsto, colpì positivamente Silvia appena lo vide.
Se per caso avete già letto i nostri precedenti racconti, avrete avuto già modo di conoscere sia Silvia, sia le nostre fantasie. In caso contrario permettetemi di ripeterne qua i tratti più significativi.
Silvia ed io ormai siamo una coppia da molti anni, io sono un normale ragazzo dai capelli scuri, niente di eccezionale. Lei è castana, ha un volto ammiccante caratterizzato da un naso acuto, la sua fisicità non è longilinea, alta circa 1,65, ha una terza abbondante di seno, un sedere rotondo non certo a mandolino, lieve pancetta, cosce tornite e quello che per me è il pezzo forte: dei piedini che mi fanno impazzire, sempre curati e con le unghie lunghe e squadrate. Sì, perché dovete sapere che i piedi sono la mia passione e a questa si accompagnano anche fantasie cuckold e lievemente bisex, come detto nei racconti precedenti.
Ovviamente queste sono tutte fantasie che sin dall'inizio del nostro rapporto ho condiviso con Silvia e lei si è sempre mostrata felice di aiutarmi a esaudirle; approfittandone con gran piacere.
Tornando al presente, be', appena conoscemmo Franco, incontrandolo innanzi il suo cancelletto, io seppi benissimo cosa stesse pensando Silvia in quel momento e credo che anche lei preannunciasse quello che le avrei detto appena oltrepassato il nostro giardino ed entrati in casa. Franco si presentò, ci disse di vivere da solo e di adorare il giardinaggio, e date le belle giornate, lo avremmo sicuramente visto, oltre la siepe, dedito a curare le sue piante.
"Te lo faresti vero?", chiesi a Silvia una volta tra le mura domestiche. "Certo, anche subito, Franco è proprio un bell'uomo, deve essere anche molto prestante", rispose e non le feci finire la frase che mi avventai sulle sue labbra; ci baciammo a lungo, intrecciando le lingue, finché lei non impugnò il mio pene, iniziando a masturbarmi e a sussurrare "chissà come è il pene di Franco, pensi che sia più grosso del tuo?"
"Sperò proprio di sì, almeno avrai un uomo che ti fa godere", risposi gemendo.
"Ti piace immaginarmi tra le braccia di un altro, vero? Vorresti vedermi offrire a Franco? Vederlo assaggiare il mio sesso, accogliere il suo pene tra i miei seni?" Continuò Silvia.
"Certo amore che lo vorrei, sai quanto mi piace fare questi giochi e sai anche quanto vorrei adorarti i piedi mentre un vero uomo ti dona piacere", ammisi a denti stretti, dato che la sua soffice mano non aveva mai smesso di accarezzare il mio pene ormai al massimo dell'erezione. Anzi, appena finii di rispondere il suo ritmo aumentò e accelerando il movimento al massimo, mi inflisse il colpo di grazia aggiungendo "Non so se ti concederei questo onore, credo proprio che in quella situazione i miei piedini diventino proprietà esclusiva del Signor Franco". Quindi venni con un orgasmo molto intenso che sporcò la sua mano e alcune gocce caddero per terra. Silvia avvicinò la sua mano alle nostre bocche e iniziammo entrambi a succhiare e leccare le gocce di sperma che lordavano le sue dita.
Dopo avere cenato, rilassandoci sul divano, Silvia mi espose il suo piano. Date le calde giornate di sole previste, avrebbe iniziato ad abbronzarsi in giardino, nei momenti in cui Franco avrebbe praticato giardinaggio, indossando un costumino che a me faceva letteralmente impazzire, un microkini che chiamarlo "micro" era un esasperato tentativo di ingigantirlo. Un triangolino che copriva le grandi labbra sul davanti e un filino di nylon trasparente che attraversava il solco dei glutei, mentre il pezzo superiore era formato da due francobolli necessari a coprire capezzoli e aureole. Così facendo sarebbe stato facile valutare le reazioni del nostro vicino e valutare se fosse stato interessato dal corpo della mia giovane compagna. Io invece, mentre lei si occupava di adescare quell'uomo, me ne sarei dovuto restare in casa, magari "facendomi qualche pippettina", come specificò Silvia, mentre la spiavo dalla finestra stando attento a non farmi vedere.
Inutile dire che sin dalla prima volta il Signor Franco si trasformò in giraffa, chi non avrebbe sbirciato continuamente, allungando il collo oltre la siepe, per vedere le grazie di Silvia seminuda intenta a spalmarsi la crema abbronzante, accentuando ogni movenza ai limiti del pornografico. Per non parlare poi dei momenti in cui sistemava l'asciugamano, rivolgendo il suo culo verso gli occhi del vicino guardone; alle volte fingeva di dimenticare di essersi slacciata il reggiseno e alzandosi rivelava il suo bellissimo seno sempre in direzione di quello sguardo sfrontato.
Spesso sentendo i rumori oltre la siepe, Silvia attaccava bottone e i due parlavano del più del meno per svariati minuti mentre io, dalla finestra del primo piano, non solo spiavo e mi masturbavo, ma potevo notare anche le poderosi erezioni che il Signor Franco tratteneva a stento nei suoi pantaloni. Cosa che prontamente riferivo a Silvia appena rientrava in casa, che accaldata ed eccitata, filava dritta sul divano a masturbarsi immaginando la copula col vicino. Mi chiedeva di descriverle cosa vedevo da lassù, se avessi fatto caso alle dimensioni, e io rispondevo -ingigantendo perché ormai speravo se lo portasse a letto- che doveva essere un membro enorme. Lei allora si masturbava con più foga, ordinandomi, con mia gioia, di succhiarle gli alluci e leccarle le piante rugose dei suoi piedi mentre mi stimolavo il pisellino, come amava chiamare lei il mio pene. "Dai Pisellino", aggiungeva, "Immaginati, mentre sono stesa in giardino, il Signor Franco che scavalca la siepe, si abbassa i pantaloni e sfodera il suo pene iniziando a sbattermelo in faccia".
Oppure, "Pisellino, pensa a come mi farebbe godere Franco col suo membro, penso proprio che vorrei assaggiarlo anche col culetto e tu in ginocchio, mentre mi faccio scopare, a leccarmi i piedi", al che rispondevo "Sì amore, sarebbe bellissimo, vorrei vedere il tuo sederino preso da quell'uomo, vorrei prepararti il buchino e magari inumidire anche il suo glande come solo un cornutello come me può fare".
Continua
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