trio
Lo sgabello da collezione

08.08.2019 |
1.009 |
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"Trovarla implica fortunatamente l'ulteriore retro innalzamento del mio scamiciato blu, evocando un' inquadratura degna di Tinto Brass..."
Stavolta lo scamiciato è blu e la temperatura è favorevole ad indossare un paio di autoreggenti nere con gli stivali alti. Null'altro. Parcheggio proprio davanti al negozio. Eccitata. Sento le labbra gonfie, quello straordinario formicolio troialdico. Prima di scendere, santo smartphone... Un paio di foto all'interno coscia. I miei umori bianchi contrastano il rosa carne della mia figa già gonfia, piena di voglia. Mando le foto al mio uomo: "Vado." Perché ovviamente lui sa. Tutto è condiviso. Scendo dall' auto e mi dirigo verso le vetrine del negozio. Individuo la moka che fa a caso mio ma è altro quel che mi interessa. Eccolo. Il vecchio porco. È appoggiato al banco. Entro. Nel negozio c è una signora, anziana, una vecchia conoscente forse. Mi guarda non troppo bene, con lo sguardo tipico delle vecchie comari. Mi piace. Flash immediato nel mio cervello: "Bocca di rosa". Era quello che volevo. Saluta e se ne va. Lui mi accoglie. Soliti convenevoli da venditore. Cordiale ma a distanza. Sembrava quasi non avesse messo a fuoco. Guarda meglio. L' occhio si stringe, come quello del lupo quando vede una preda a distanza. Perfetto. Ora ha capito cos'ha davanti. La chimica fa il suo, risvegliando l'istinto animale del vecchio. Mentre regola il suo visus e il sistema idraulico interno, ho modo di guardarlo per bene anche io. Nonostante l'età noto con piacere che ha una pelle molto bella, pulita, come la bocca. Delle belle labbra che mi fanno immaginare una lingua grande, carnosa. La immagino subito passare tra le mie labbra, premere sul clitoride e infilarsi dentro la figa. Perfettamente rasato. Capelli ancora folti e bianchi. Molto curato. Gli guardo le mani. Mani e collo non mentono mai sull'età delle persone. Mani forti, grandi. Le dita grosse. Mai avrei pensato di fare certi pensieri... Vorrei già quelle dita dentro, normale evoluzione della mia innegabile natura. Dalla ragazzetta appoggiata al balcone che, inconsapevole, si divertiva a inturgidire il cazzo del vicino, alla donna matura ora dritta davanti al bancone, gambe leggermente divaricate, per favorire il più possibile il gonfiarsi e schiudersi della vagina. Gli chiedo una moka. Fa il giro del banco e finalmente ha modo di guardarmi completamente. Mi precede invitandomi a seguirlo. Nel breve tratto tra il bancone e la vetrina, pur con un passo non più sicuro, si volta un attimo a guardarmi. È invecchiato ma non ha perso il pelo, il lupo. Mi metto vicina a lui. Molto vicina. Mi fa vedere tutta la gamma. Fa fatica a restare concentrato. Mi guarda ripetutamente il seno. Mi chino per prenderne una. Volutamente lo sfioro. Scelgo la moka. Va a prenderne una ancora confezionata nello sgabuzzino. Purtroppo, nell'invecchiare, si innesta una dannosa formula, inversamente proporzionale, tra esperienza ed ambizione. I giovani, invece, pur non potendo vantare un granché di esperienze, azzardano sempre. Insomma... Non fosse riuscito a salire sulla scaletta per prendere la moka, nello sgabuzzino ci sarei entrata ben volentieri ad aiutarlo a fare il suo lavoro e a riscoprire vecchie qualità. Esce con la scatola della moka. Ho decisamente voglia di stare ancora lì a giocare. Ho bisogno di tempo. Cerco intorno qualche spunto. Poi lo vedo. Un vecchissimo splendido sgabello girevole, alto, con appoggia braccia. Unico nel suo genere. Un Thonet, senza dubbio. Adoro i pezzi di antiquariato, meglio se rari e da collezione. Come quello. Azzardo e gli dico: "Mi raccomando non lo butti via. È stupendo. Ha idea di che valore abbia?" "Cosa, scusi?", mi chiede lui.
"Quello sgabello, è un pezzo d'antiquariato piuttosto raro". Appositamente vado verso lo sgabello e mi chino a cercare l'immancabile piastrina "Thonet" che riporta solitamente anche il numero di serie. Trovarla implica fortunatamente l'ulteriore retro innalzamento del mio scamiciato blu, evocando un' inquadratura degna di Tinto Brass.
Mi piace tutto ciò che è datato dal tempo, dall' esperienza di vita. Gli oggetti come gli uomini: trovo abbiano molte più cose da raccontare, sanno prenderti, insegnarti, farti scoprire aspetti di te, cassetti nascosti, che magari non conoscevi.... perché prima l'hanno provato su altre donne. La sete di conoscenza diventa allora stimolo per la mente e per il corpo e scopri che, così come il piacere, non ha limite alcuno, se non gliene poni.
E mi racconta così che, in realtà, gli sgabelli erano due. Uno lo teneva nel casone di caccia ma che, con l'umidità, è andato in pezzi. Sapevo bene che era un cacciatore. Lo ricordavo. Quante cose potrei farci in un casone con lui... Solo il pensiero e già mi immagino a farmi riempire la figa dal suo cazzo, mentre mi pompa con la faccia da porco godente e io succhio con amore avido il cazzo le mio uomo, che gode nel vedermi godere, mi accarezza le tette, stringendo tra indice e medio il mio capezzolo, grosso e turgido, allungandolo verso l'alto, e al di sotto l'intero seno. L' altra sua mano gioca col mio clitoride esploso di voglia.
Gli chiedo se va ancora a caccia con "il signore delle case" e gli ricordo quando, alle battute di caccia, c'era anche "il re del pane", tanto per tener stretta la gang dell'intera economia locale. Inizia a raccontarmi qualche aneddoto. Nel mentre pago la moka con tanto di scontrino e senza sconti. Lo ascolto ma il pensiero è sulle sue dita. Le vorrei dentro. Ora. Vorrei chiedergli, sfacciatamente, se può soddisfarmi oltre alla moka. "Ma ci mancherebbe, signora! Mi dica. Vuole che io non soddisfi una signora così bella?" avrebbe risposto in modo cortese ma altrettanto banale, tipico dell' uomo che solo ad una cosa pensa... Ma la troia vogliosa, lì davanti, non era per nulla diversa... "Non vorrei sembrarLe troppo sfacciata (n.d.a." noooooo, pensavo, solo tanto troia! "), ma sarebbe così gentile da infilarmi quelle sue magnifiche dita grosse nella figa e farmi venire? Pensa di poterlo fare? Qui, ora?"
Questo vorrei chiedergli, ma c'è l'ansia, la paura di fare un qualcosa che non si dovrebbe, di molto imbarazzante, il mio uomo che non c'è, io che lo voglio sempre lì con me a godere della sua troia vogliosa.
Balbetta tra la voglia che gli sfonda i calzoni e la sorpresa dell'incredibile richiesta. Corre come può a dare un giro di chiave alla porta. Mette il classico cartello "Torno subito" sempre a portata di mano sotto la vetrina. Io intanto sono andata dietro al bancone. "Prenda lo sgabello". Lui lo prende. Sembra un bambino in festa. Io mi ci siedo sopra, alzo il vestito. Le gambe spalancate, come la sua bocca, su una faccia ora inebetita, come non ne avesse mai vista una... O forse era ormai passato tanto di quel tempo che mai avrebbe pensato di poterne ancora vedere così. Gli prendo la mano e me la appoggio sulla figa spingendo con forza due dita dentro. Godo. Godo tanto. Mi lavora bene, movimenti rapidi. Con una mano gli tasto il cazzo. Lo sento duro nei pantaloni. Abbasso la cerniera. Lo cerco nello slip bianco. Passo l' indice sulla cappella. Bagnatissima. Devo andarci piano o mi viene con due movimenti di mano. Voglio venire prima io. Lo sego piano. È in estasi. Mi fermo. Lo fermo. Gli chiedo se posso filmarci perché poi voglio masturbarmi riguardandolo. Mi dice di sì purché io riprenda subito a segarlo. Prendo il telefono, faccio partire una chiamata al mio uomo per fargli sentire la sua troia che gode e nel contempo avvio il video. Riprendo il suo cazzo in mano e lo faccio impazzire. Le sue dita mi riempiono la figa. Mi sgrilletta forte sul clitoride e poi affonda con forza. Ho la figa larghissima. Vorrei tanto ci infilasse il suo cazzo. Me la riempirebbe bene. Ma per ora mi piace questa immagine. Gode la troia col vecchio porco degli elettrodomestici. Vengo abbondantemente. Devo stringere le labbra per non urlare come al mio solito. Tiro qualche movimento più deciso sul suo cazzo. Lo sento pronto per venire. Mi alzo bene il vestito e me lo faccio schizzare sul ventre. Lui, il gremito, non riesce a gestirlo. È bello sentire un uomo godere.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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