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LA CENA


di SweetMaster2023
06.02.2024    |    3.889    |    0 8.9
"Beh, in tal caso la Sigsauer che tenevo sotto al sedile avrebbe fatto il suo lavoro, tanto peggio per loro… invece lo sportello del lato passeggero si apre e..."
Ero arrivato qualche momento prima all’appuntamento, la nebbia mi aveva sempre fatto paura e per non rischiare un ritardo, partivo sempre con anticipo.
Nella piazzola dove mi avevan dato appuntamento, davanti a un mobilificio, non c’era proprio nessuno, in quella periferia lombarda fatta di piccole fabbriche, supermercati e grandi negozi che rendevano tutto anonimo e desolato: siamo d’altronde all’epoca del declino dei centri commerciali, molti dei quali iniziano a svuotarsi, sconfitti dall’e-commerce che amplifica ancor più il turbo-consumismo, lasciando dietro di sé gli scheletri del periodo in cui intere famiglie trascorrevano i giorni di festa a comprare a basso costo cose di cui avevano alcuna necessità.

La luce forte e gialla dei lampioni a vapori di sodio illuminava enormi rotonde senza senso, il prezzo da pagare alle cosche calabresi che da sempre dominano anche in Lombardia l’edilizia.
A quell’ora la Pianura Padana dava il peggio di sé: umidità, freddo, nebbia e luce artificiale, nonché puzza di smog e rumori di traffico in sottofondo…

Mentre mi accingevo ad accendere nuovamente il motore per riscaldarmi un pochino, ecco finalmente la luce dei fari di un’auto che entra nel piazzale e mi si ferma di fianco, poco distante: “Sono certamente loro, oppure qualcuno che vuole rapinarmi”, penso con umorismo (ma nemmeno poi troppo, un campanello di allarme sempre acceso è meglio tenerlo, da queste parti).

Beh, in tal caso la Sigsauer che tenevo sotto al sedile avrebbe fatto il suo lavoro, tanto peggio per loro… invece lo sportello del lato passeggero si apre e scende una donna in pelliccia, spero sintetica, con le calze a rete e i tacchi alti: tiro giù il finestrino e lei vi si appoggia, così che mi ritrovo la sua lingua in bocca senza nemmeno averla vista bene in faccia.

Ci sa fare, le verso dentro parecchia saliva e le lavoro la lingua con forza, nel tentativo di farle percepire la mia prepotenza, tanto che lei inizia a gemere e ingoiare tutto. Ha capito, non c’è altro da dire.

Scendo dalla macchina e la prendo per i capelli, baciandola ancora profondamente a favore di Lui, che immagino seduto comodamente al calduccio a guardarci alla luce dei fari.

La lunga pelliccia si scosta e capisco che sotto è vestita da sera, sexy, malgrado quel maledetto freddo-umido. Allungo sotto una mano e trovo degli slip “ouvert”, così infilo direttamente un dito dentro per esplorare il campo, e la trovo completamente fradicia.

Senza smettere di baciarla, uso i suoi umori vaginali per lubrificarle anche l’ano, nel quale poi entro volgarmente in modo rozzo col pollice. La tengo stretta con l’altro braccio e la sento sussultare, la lingua che in bocca spinge ancora più a fondo per farmi capire quanto gradisce quel trattamento.
Passano così pochi minuti, che a me sembrano ore, poi il compagno inizia a lampeggiare, segno che ci si deve muovere.

Finalmente ci stacchiamo e riesco a vederla in faccia: sui 45, bella, con qualche prima ruga che si affaccia su un bel viso magro e squadrato, ostacolata da chissà quale inutile crema costosa. Il rossetto si è un pochino slabbrato, mi avvicino e glielo rifinisco meglio con l’aiuto di un fazzolettino di carta: non parliamo, ma i nostri occhi sono direttamente affondati gli uni negli altri, il respiro affannato e l’alito che emette vapore condensato dal freddo. La trovo molto, molto bella, anche se probabilmente viene considerata ordinaria: la sua sensualità che ho percepito selvaggia mi piace però da morire e me la fa apparire sublime, è coraggiosa, esibizionista, forte, sa divertirsi. La monterò senza ritegno.
Il tragitto fino al vicino ristorante lo compiamo seduti entrambi dietro nella loro auto, le mie mano affondata in mezzo alle sue gambe e Lui che sbircia dallo specchietto retrovisore, un bel sorriso, si vede che gli piace molto vedere la sua donna all’opera: lo capisco d’altronde benissimo, anch’io ho sempre condiviso le mie femmine con tutti/e.

Appena entriamo al ristorante, gli sguardi si volgon tutti su di noi, e soprattutto su di lei, più per come è vestita che per quanto sia bella: sembra una prostituta che ha appena lasciato, momentaneamente peraltro, il marciapiede… e siamo in tre.

Siamo seduti vicini, lei ed io, e lui le sta di fronte, sembriamo noi la coppia: di solito funziona così.
Piano piano viene fuori che anche lui, bisex, gradirebbe le mie attenzioni: non ne avevamo parlato in precedenza, quindi gli dico che dipende da come si comporterà, se saprà obbedire gli darò ciò che desidera, senza problemi.

Mano a mano che la cenetta procede, mi faccio sempre più ardito, con lo scopo, non dichiarato, di capire se lei è sottomessa, come spero, o se ha velleità di comando; inizio quindi a stringerle la cosci sempre più forte, poi passo a tirarle i peli del pube con intensità crescente.

La troia capisce subito e allarga; cerca di stare vicino al tavolo per celare agli astanti i miei maneggi, lui non capisce subito, la vede agitarsi, dondolare e mordersi un labbro, però è contento che le piaccia, intuisce dai nostri sorrisi che va tutto bene.

La stanza del motel è anonima ma molto calda, in un attimo siamo tutti e tre sotto la doccia, le lingue infervorate che si legano, le mani che van dappertutto, i cazzi duri e la figa fradicia: quando ci siamo scaldati bene, lo faccio uscire e chiedo a lei di farci vedere mentre piscia tutto fuori.

Sembra un pochino titubante, gli occhi corrono a quelli di lui come a chiedere un permesso, ma arriva prima il mio ceffone e la presa, decisa, sui capelli, per farle torcere la testa e rigirarsi verso di me:”Piscia, troia!”, le intimo con voce autoritaria, in modo che senta bene anche lui lì fuori.

Lei vorrebbe accucciarsi, ma la mia presa la costringe a rimanere in piedi, così finalmente, dopo qualche secondo di concentrazione e pressione sulla vescica, inizia a regalarci lo spettacolo che vogliamo. Mi scosto un pochino per permettere anche a lui di vedere bene, poi le accarezzo la clitoride leggermente con un dito, passando sopra al fiotto caldo del liquido giallo. Inizia a sussultare e il primo orgasmo la sorprende così, con le gambe larghe nella doccia che piscia davanti a due porci. Commovente.

Adesso vorrei solo uscire dal bagno e correre sul letto a montarla, ma lui vuole la sua parte, mi prende in bocca il cazzo e lei, rilassata e convinta, gli spinge la testa per farglielo imboccare bene.

Non riesce a prenderlo tutto in bocca, nemmeno quando spingo con energia in avanti il bacino, ma di certo gli piace un sacco averlo in gola, perché rantola ad ogni mio colpo, fino a che emette i tipici rumori dell’aria che sfoga all’esterno dalle guance.

Anche lei mi si piega davanti, li sento alternarsi sul pene, nemmeno distinguo una dall’altro, e rinuncio anche a capire chi dei due mi abbia infilato un dito nel culo e lo stia spingendo forte dentro.

Quando infilo il preservativo, lei è già davanti a me con le gambe spalancate e gli occhi socchiusi: entro brutalmente, facendola gridare, e le assegno i primi cento colpi (li conto sempre, i primi 100) con velocità forsennata e spingendo fino ad arrivare all’utero: la sfondo proprio, riempio tutto, non mi interessa se e nemmeno quanto grida, la mia virilità prende il sopravvento, voglio la resa incondizionata.

Mi fermo un attimo, siamo entrambi sudati, lei ha avuto altri orgasmi ma non son riuscito a contarli, la faccia arrossata e scapigliata è felice e confusa dall’assalto all’arma bianca che ho portato con ferocia, so che le fa male la figa, rallento e lei si rilassa, ma a qual punto le tiro due sonori ceffoni in piena faccia, per sorprenderla e piegarla ulteriormente. Le piacerà?

La troia spinge in fuori il pube a ogni ceffone, cerca una penetrazione profonda, così gliene mollo altri due e ricomincio a pomparla forte… è a questo punto che sento due dita che mi entrano nel culo di nuovo, lascio fare, ma perdo la concentrazione e il ritmo, rallento. Lui mi apre le natiche e mi chiede di sporgere in fuori il culo, so che lei è felice di questo, lo faccio volentieri, e anche lui entra in me, lentamente, a fondo, fino a che il ritmo dei nostri colpi, i miei in lei e i suoi in me, coincide alla perfezione, anche se il suo pene confronto al mio è poca cosa.

Lui finisce rapidamente, ha aspettato troppo, e viene quasi subito, con dei grugniti forti, baciando lei da sopra, schiacciandomi sul suo bel corpo: sento il cazzo ammorbidirsi e uscire, mi rilasso anch’io e me la giro sotto; con una mano sul pancino, le faccio alzare il bel culetto e inizio a leccarla tutta, profondamente e a lungo, poi la piego ancora e la inculo, stavolta entrando piano per non farle tropo male. Lei con le mani si allarga le natiche e dopo un attimo di prudenza inizia a spingerselo dentro a fondo, al che inizio anche io a pomparglielo dentro forte: lui la incita e la tiene per i capelli, la sento godere più volte, e gemere quando anche lui le molla qualche sonoro ceffone.

Con una mano le entro nella figa da sotto e massaggiandole la parete pelvica la faccio squirtare: il copriletto è tutto bagnato, tra l’altro è scuro e si macchia in modo molto appariscente: questo mi eccita definitivamente, e le esplodo dentro con un ultimo, vigoroso colpo di reni, sdraiandomi sopra di lei e insultandola con parole molto volgari.

Fummo regolarmente amanti per tre anni, instaurammo un’intesa perfetta, nulla da aggiungere, splendidi e peccaminosi, mi mancheranno per sempre: grazie.




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