tradimenti
Un tranquillo week end...
di forcuriosity
10.09.2020 |
11.972 |
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"A quel punto Carlo allungò la mano verso di me e sorridendo slacciò ancora un bottone alla mia camicia..."
Quel giorno Carlo ed io eravamo diretti ad Ancona. Ci mettemmo in viaggio di buon’ora anche se le previsioni meteo non erano incoraggianti. Piuttosto che rimanere a casa un altro week end, eravamo disposti a tutto!Imboccammo l’autostrada, ma dopo aver percorso pochi chilometri, il primo intoppo. Un incidente nel tratto tra Padova e Bologna ci fece proseguire a singhiozzo. La coda di auto sembrava interminabile e così decidemmo di uscire a Ferrara nord.
Facemmo tappa in centro città per bere qualcosa mentre una pioggia sottile accompagnava i nostri passi.
Seduti al tavolino di un bar a Carlo venne la balzana idea di pubblicare un last minute nella speranza di conoscere una coppia del sito...”Dal momento che non andremo in spiaggia, almeno faremo nuove conoscenze” disse.
Rispose una coppia da Milano Marittima dandoci appuntamento per il pomeriggio e così, per occupare il tempo, decidemmo di fare una piccola deviazione fino a Faenza e di pranzare lì. Una volta pranzato, risalimmo in auto e in breve tempo raggiungemmo la nostra prima meta.
Arrivammo all’appuntamento con un leggero anticipo e ingannammo l’attesa bevendo un caffè, ma arrivata l’ora prefissata, della coppia ancora nessuna notizia. Passata una decina di minuti, arrivò un sms: purtroppo mia moglie ha avuto un imprevisto, ma se volete vi raggiungo da solo. Insomma, si trattava del solito profilo fake. Delusi dal mancato incontro e dal meteo inclemente, decidemmo di riprendere il nostro viaggio.
Ormai erano passate le 17 e la pioggia, da lieve, si era trasformata in un mezzo diluvio e non avevamo ancora raggiunto Rimini. Il tempo sembrava proprio non voler migliorare e così ci fermammo in un’area di sosta per sgranchirci un po’ le gambe. Fu allora che Carlo, vista la stanchezza e la pioggia torrenziale, mi propose di trascorrere la notte a Rimini. Una breve ricerca sul web e subito trovammo una pensioncina che poteva fare al caso nostro. La raggiungemmo in poco tempo, parcheggiammo l’auto e salimmo in camera. La camera era più che decorosa e dalla finestra notammo il retro di una pizzeria. Ottimo, pensai, così non dovremo nemmeno risalire in auto per la cena. Dopo una lunga doccia, indossai qualcosa di poco impegnativo (gonna e camicetta) e mi avvicinai alla porta per uscire. “Perché hai messo il reggiseno con quella camicia?” esclamò lui “lo sai che mi eccita da morire quando la indossi senza!”. Fingendomi contrariata mi tolsi il reggiseno e lasciai la camicia leggermente sbottonata esibendo così una generosa scollatura. In realtà la cosa eccitava più me che lui...mi piace l’idea che qualcuno possa intravedere qualcosa.
Attraversammo il parcheggio e fummo subito in pizzeria. C’era pochissima gente. La prima sala, dove c’era il bancone, era piuttosto grande, mentre la seconda era più raccolta, lunga e stretta con due file di tavolini con le panche. In tutto otto tavoli e in fondo la toilette. C’era solo un tavolo occupato e decidemmo di sederci sul lato libero. Io davo le spalle ai bagni e lui all’ingresso. Il tempo di ordinare e anche la coppia all’altro tavolo se ne andò lasciandoci completamente soli. A quel punto Carlo allungò la mano verso di me e sorridendo slacciò ancora un bottone alla mia camicia. La mia scollatura era talmente ampia che anche il cameriere, servendoci la pizza, si soffermò a guardarci dentro e Carlo sembrava molto soddisfatto della cosa.
Ad un certo punto arrivò un signore il quale si diresse verso la toilette. Passando incrociammo gli sguardi e lui, senza palesare il benché minimo pudore, lanciò sfacciatamente un’occhiata verso i miei seni in bella vista. Uscì dal gabinetto e si avviò verso il bancone. Subito dopo lo vidi ricomparire e sedersi al tavolo vicino al nostro, sulla panca alla destra di quella di Carlo. Aveva chiesto al cameriere di cambiare tavolo e infatti il cameriere lo seguì porgendogli un boccale di birra già iniziato. Finii di mangiare con gli occhi di quell’uomo puntati su di me. La cosa non mi dava fastidio, anzi. I miei capezzoli si erano inturgiditi per l’eccitazione e Carlo lo aveva notato benissimo al punto che tese la mano verso di me, la infilò dentro la scollatura e, accarezzandomi il seno, mi chiese di andare in bagno a togliermi le mutandine. Mi ricomposi e lo accontentai. Uscii dalla toilette e mi rimisi seduta al mio posto. Arrivò il cameriere e il mio compagno ordinò due caffè. “Dove sono?” mi chiese riferendosi ovviamente alle mutandine “dammele”. Estrassi dalla borsetta il perizoma appallottolato, glielo porsi e lui se lo infilò in tasca. Mi chiese di sbottonarmi nuovamente la camicia che prima avevo abbottonato per andare in bagno. Lo feci guardando negli occhi quell’uomo...ero bagnata dall’eccitazione! “Esco a fumare” sussurrò Carlo prima di alzarsi da tavola e uscì. Rimasi immobile con lo sguardo fisso sulla tazzina del caffè mentre con una mano richiudevo la scollatura alla mia camicia. L’imbarazzo stava prendendo il sopravvento. Vidi con la coda dell’occhio quell’uomo alzarsi, chinarsi ad un passo da me, raccogliere qualcosa e posarla sul tavolo. “Immagino che queste siano sue” mi disse con un filo di voce. Carlo aveva fatto scivolare a terra il mio perizoma, stronzo! Ed ora quello sconosciuto era seduto proprio di fronte a me e sorrideva. “Grazie” risposi io “Ne ho sempre un paio di ricambio con me, devono essermi cadute prima dalla borsa”.
“Perché ti sei riabbottonata la camicia?”.
“E perché sapete sempre cosa dire per farmi eccitare?” avrei voluto rispondergli, ma mi uscì solo un “Così, forse perché continuavi a fissarmi”.
In quel mentre arrivò il cameriere a sparecchiare “Vi porto altro?”
“No grazie, siamo a posto così” replicò il mio nuovo corteggiatore.
Il cameriere si allontanò e vidi fuori dalla vetrata Carlo che si stava gustando la scena.
“Hai sempre i capezzoli così pronunciati?” mi chiese lui allungando la mano a sfiorarmi il seno.
“No” dissi io “solo quando sono eccitata...”
“Quindi ora sei eccitata?”
“Abbastanza”
“Posso?” e senza aspettare una mia risposta mi slacciò ancora un bottone.
“Usciamo a fumare!” replicai con la voce spezzata dall’eccitazione.
Ci alzammo e ci avviammo verso l’uscita. Io raggiunsi Carlo fuori mentre lui si fermò alla cassa per pagare il conto. Carlo appena mi vide arrivare mi venne incontro baciandomi appassionatamente e così a lungo che dovetti fermarlo per riprendere fiato.
Intanto l’anonimo amico ci raggiunse.
“Piove!” esclamò.
“Io vado a pagare” disse Carlo “vi state bagnando tutti, perché non andate a fumare in macchina? E’ parcheggiata lì dietro.”
“Andiamo nella mia che è più vicina!” e immediatamente sentii il beep di un telecomando e vidi le luci di un’auto illuminarsi.
Facemmo una breve corsa e salimmo sulla sua macchina. Nemmeno il tempo di sedersi e lui aveva già spostato indietro il suo sedile e con la velocità di un fulmine si stava slacciando i pantaloni.
“Non ho preservativi con me, chi se l’aspettava una serata così?”
“Tanto non te l’avrei data comunque” risposi ridendo.
Intanto lui aveva già i pantaloni alle ginocchia.
“Ma se si vede lontano un chilometro che hai voglia di cazzo!”
“Davvero è così evidente?” e dicendo questo allungai la mano per aiutarlo a tirarlo fuori del tutto.
Aveva un bel cazzo, non particolarmente lungo, ma grosso e nodoso e, soprattutto, durissimo. Lo strinsi forte mentre lui affondò le dita nella mia vagina fradicia. Cominciai a masturbarlo lentamente e sentii lui frugarmi in entrambi gli orifizi...gemevo come una cagna! Sbottonai del tutto la camicia offrendo i miei seni alla sua bocca avida ed esperta. Stavo quasi per godere!
Mi chinai su di lui e baciai quel membro sconosciuto con una passione che l’uomo sembrava apprezzare moltissimo. Mentre succhiavo lo sentivo pulsare tra le labbra, mi stavo lasciando andare a quel gioco perverso e osceno con un perfetto sconosciuto e la cosa non mi dispiacque affatto!
Sentimmo bussare al finestrino. Ebbi un sussulto. Mi staccai da lui, ma sempre tenendolo stretto tra le mani, sollevai lo sguardo e vidi la faccia di Carlo. Feci un sospiro di sollievo. L’amico abbassò il finestrino e, prima di parlare, Carlo rimase un attimo a guardarmi. Doveva essere un’immagine alquanto strana vedere la propria donna che ti chiede cosa succede mentre tiene appoggiato sulla guancia un cazzo che non è il tuo. “Ti aspetto in camera” mi disse sotto voce “non volevo spaventarvi. Comunque continuate pure con calma, tanto in giro non c’è anima viva!” e mentre lo diceva io avevo già ripreso a succhiare con inaudita voracità quello splendido uccello. Non so quante dita quell’uomo avesse infilato dentro di me e non so quante volte le passò da un buco all’altro, so solo che venni come una fontana e, forse per aver sentito me godere, venne anche lui quasi all’unisono. Trattenni tutto o quasi tutto in bocca, mi sistemai alla meno peggio e mi allontanai senza dire neanche una parola. Attraversai la hall quasi correndo. Per fortuna non c’era nessuno, presi l’ascensore e raggiunsi la camera cercando di deglutire il meno possibile. Una volta entrata trovai Carlo già nudo e disteso sul letto. Non tolsi nemmeno la gonna, mi limitai a sollevarla e mi misi a cavalcioni su di lui. Ero talmente bagnata che il suo cazzo scivolò in me senza il minimo attrito. Socchiusi la bocca e feci colare su di lui una cascata di saliva mista a sperma, prima sul petto e poi sul viso. Lo leccai cavalcandolo come un’indemoniata mentre le nostre lingue si intrecciavano assaporando insieme ciò che quel fortunato avventore mai avrebbe immaginato di donarci.
“Lo rifaremo?” gli chiesi all’apice del godimento.
“Puoi scommetterci...troia!”
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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