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tradimenti

Payback: 08


di Extales
19.08.2014    |    4.870    |    2 9.9
"Molto lontano dalla bestia affamata che le aveva tenuto compagnia quella notte..."
Giovanni camminava con passo spedito, percorrendo la breve distanza che ancora lo separava da casa. Nei suoi occhi, il vivido ricordo di ciò che stava per succedere pochi minuti prima gli provocava dolorose fitte di eccitazione allo stomaco e al basso ventre.
La Lonzi gli era entrata nel sangue dal primo anno di liceo e averla avuta una volta non era bastato a placare quel desiderio che si portava dentro. La voleva ancora e malediceva Amedei per averli fermati a un passo dal riuscirci, ma del resto il professore che altro poteva fare?
Erano in un vicolo a un passo dalla casa della professoressa. Potevano distruggere la sua reputazione per sempre e questo cozzava un po' col proposito di non rovinarla con cui aveva assillato Marco fino allo sfinimento.
La Lonzi non lo sapeva, ma aveva un debito di gratitudine non indifferente nei suoi confronti e, in cuor suo, Giovanni pensava che lei gli dovesse qualcosa. Magari non in quel vicolo e non a quell'ora ma almeno un altro pompino se lo meritava proprio. Lui almeno. Marco forse no, Ma il pensiero di farlo senza il suo migliore amico toglieva all'esperienza parte del suo fascino.
Alcuni ritengono che queste voglie celino alla base il desiderio di stare con un altro uomo. Se fosse stato così l'avrebbe ammesso serenamente, almeno con se stesso, ma Giovanni era arrivato alla conclusione che ciò che lo faceva impazzire era quanto in là possa spingersi una donna se coinvolta, più o meno, nelle giuste condizioni.
Questi pensieri stavano peggiorando la sua condizione. Il pisello di Giovanni, da barzotto che era, stava lentamente diventando sempre più evidente. Affrettò ancora il passo, immaginando il momento in cui avrebbe potuto chiudersi in camera sua e sfogare tutta la sua voglia in un fazzoletto.

Come in un miraggio il profilo del suo palazzo comparse in lontananza, A questo punto Giovanni stava praticamente correndo senza nemmeno rendersene conto.
Una ricerca rapida delle chiavi e irruppe nel portone.
Il suo dirimpettaio stava controllando la posta, non erano mai andati oltre il buongiorno e il buonasera ma il ragazzo cercò di evitare ogni possibile rallentamento. Chiamò l'ascensore, tamburellando nervosamente il piede in attesa che arrivasse al piano.
Doveva essere occupato perché ci mise una vita a scendere e questo diede modo al suo vicino di arrivargli alle spalle scartando il pacco che aveva appena ritirato dalla cassetta: era un gioco della Nintendo.
«Il nuovo Mario Kart?» Domandò Giovanni pentendosi subito della sua domanda.
«Proprio lui, Mario Kart 8, pensa che ho comprato un Wii U apposta per questo e finalmente è arrivato anche il gioco»
Il suo vicino lo bloccò fino a che non arrivarono al loro piano e continuò sulla porta d'ingresso, gettandosi a capofitto in una dissertazione su come Mario Kart avrebbe salvato la nuova console Nintendo e su quanto avesse amato tutte le precedenti incarnazioni del titolo. In condizioni normali Giovanni avrebbe partecipato con entusiasmo a quella discussione. Era da sempre un appassionato videogiocatore e, se le sue finanze gliel'avessero permesso, alla sua Playstation 4 si sarebbe sicuramente affiancato un Wii U, ma in quel momento nella sua mente c'era solo un mouse e un'altra mano troppo impegnata per digitare sulla tastiera. L'ultima domanda dell'uomo, però, gli gelò il sangue.
«Perché non vieni da me, così lo proviamo insieme. Non gioco con una persona “vera” da troppo tempo e stracciare qualcuno online non da la stessa soddisfazione di una persona in carne ed ossa.»
«Volentieri ma devo studiare, sta arrivando la fine dell'anno e sono molto indietro e poi non vorrei disturbare» Coltò alla sprovvista Giovanni non seppe biascicare di meglio.
«Ma figurati, e poi tra poco iniziano le vacanze di pasqua, una sera puoi concedertela. Dai e poi a Mara farà sicuramente piacere avere un ospite.»

Giovanni si sentì morire al ricordo di Mara. Da quella notte aveva fatto di tutto per evitarla. Si sentiva in colpa per ciò che era successo e anche se in parte sentiva di essere stato provocato non riusciva a smettere di provare vergogna per come quella parte di se prendesse sempre più spesso il sopravvento. Era un uomo, non una bestia ma iniziava a dubitarne sempre di più.
Immerso nei suoi pensieri non si accorse che Andrea, così si chiamava il suo vicino, l'aveva praticamente trascinato nell'appartamento, guidandolo verso il salone e la tv dove Mara stava guardando il TG. Quando la donna si ritrovò il ragazzo davanti sbiancò per un attimo.
«Ciao amore» disse riprendendosi dallo shock. «Hai ospiti stasera?»
«Il qui presente Giovanni sostiene di essere più abile di me a Mario Kart e ho pensato di dovergli dimostrare come stanno davvero le cose.»
«Posso immaginare. Ti ha trascinato qua contro la tua volontà vero?»
«Ma... Ma no, mi fa piacere» Giovanni abbasso lo sguardo faticando a incontrare il suo.
Com'era diverso, pensò Mara, praticamente un'altra persona. Dimesso, timido, educato. Molto lontano dalla bestia affamata che le aveva tenuto compagnia quella notte. Se avesse ignorato di cosa era capace quel ragazzo le avrebbe quasi fatto tenerezza, invece lo sapeva bene e non si capacitava di come quel Dottor Jekyll di fronte a lei potesse trasformarsi così repentinamente in un mister Hyde molto dotato.

Andrea distolse il ragazzo dalla propria vergogna mettendogli un controller tra le mani e facendo partire il gioco. La musica riecheggiò nella stanza e il rombo dei kart coprì i loro pensieri.
«Si comincia!» Urlò con entusiasmo l'uomo.

Mara si sedette sulla poltrona di fianco a loro. Gli tremavano le gambe e faticava a nasconderlo. Essere così vicina a Giovanni la riempiva al tempo stesso di rabbia ed eccitazione: rabbia per essere stata ignorata dal ragazzo per tutti quei giorni ed eccitazione perché il ricordo era ancora molto vivido.
Aveva ripensato spesso a quella notte, ripromettendosi più volte di parlarne con Giovanni ma non ne aveva mai trovato l'occasione. Si erano semplicemente evitati e le poche volte che era capitato di incrociarsi per le scale lui le era passato di fianco facendo finta di non accorgersi di lei.
La sua coscienza, inoltre, non le dava pace. Andrea le voleva bene e non se lo meritava, ma col tempo la fantasia si era un po' spenta e lei aveva iniziato a sentire il bisogno di aprirsi a nuove esperienze. Il logorio della vita di coppia, si era detta, promettendo a se stessa che non si sarebbe più ritrovata in una situazione del genere, ma se così fosse perché più volte si era ritrovata a toccarsi su quello stesso divano dove erano seduti i “suoi” due uomini?
Mara si forzò a guardare il gioco con una certa noia, gettando di tanto in tanto lo sguardo su quel ragazzo che l'aveva posseduta con tanta foga.
Ora che lo guardava bene si rendeva conto che era proprio bruttino, così cicciottello e sgraziato si domandava come potesse suscitare in lei emozioni così contrastanti. Evidentemente l'attrazione non si basa solo sull'aspetto fisico, o almeno non su ciò che poteva essere visto con un vestito addosso.
Improvvisamente l'immagine del cazzo del ragazzo le si materializzò davanti al viso, accendendola di desiderio. Si ritrovò a mordersi involontariamente il labbro e a stringere le gambe proprio nel momento in cui il ragazzo si voltava verso di lei.
La rabbia e l'eccitazione si fusero insieme facendole decidere di prendersi una piccola vendetta nei confronti di Giovanni.

Finalmente mi guardi, pensò Mara con malizia, sapendo benissimo che anche il ragazzo stava pensando a quella sera. Si pentì improvvisamente di aver indossato solo una felpa e dei jeans consunti quella sera, ma tenendo un occhio sul marito si porto il dito medio alle labbra e decise di osare. Quando Giovanni si voltò nuovamente verso di lei, si spinse il medio profondamente in fondo alla bocca dando un unica, lentissima pompata.
La reazione che ne seguì fu esilarante. Il ragazzo, che fino a quel momento aveva dato del filo da torcere ad Andrea, sgrano gli occhi e finì subito fuori strada, suscitando la derisione del suo avversario.
Non passò molto tempo che lo sguardo di Giovanni torno su di lei. Ignorami adesso, piccolo stronzo. Questa volta fece semplicemente saettare la lingua intorno alla punta del dito per poi strofinarselo sulle labbra.
Giovanni finì nuovamente fuori strada e la ragazza poté constatare che il calo di prestazioni nel videogioco non era l'unica conseguenza del suo comportamento.
Il suo volto era diventato paonazzo e, osservandogli il cavallo dei pantaloni vide quella che sembrava l'inizio di una prorompente erezione. L'avrebbe torturato fino a costringerlo a scappare in bagno per farsi una sega.
Una parte di se si vergognava di questo comportamento. Era una donna adulta, non una ragazzina e il fatto che il suo orgoglio fosse stato ferito non le dava il pretesto per provocarlo così, però la tentazione era troppo forte e il fatto che in tutto quel tempo suo marito non le avesse lanciato nemmeno uno sguardo le diede la spinta di cui aveva bisogno, le cose non avrebbero degenerato, in fondo la presenza di Andrea sarebbe bastata a proteggerla.
No, non si sarebbe fermata finché non avesse visto quel cazzo completamente duro.

Con un certo divertimento, e incurante di ciò che stava stuzzicando in quel momento, si succhiò nuovamente il dito medio, esibendosi in un silenzio e intenso su e giù. Giovanni finì per per incurvarsi sempre più davanti nel tentativo di nascondere la propria eccitazione, finendo per perdere tutte le partite successive.
Mosso a pietà Andrea propose una pausa.
«Che ne dici se andiamo a prendere un paio di pizze e ti fermi a cena da noi?»
Ecco bravo, ora vediamo come fai ad alzarti, pensò con una punta di cattiveria Mara.
«Dovrei avvertire i miei, ma non vorrei fare troppo tardi, domani è un giorno di scuola»
«Ceniamo in fretta, facciamo un altro paio di partite e poi torni a casa. Chiamali e andiamo» rispose Andrea, guardando le statistiche delle partite precedenti.
Giovanni inclinò lo smartphone verso Mara e compose il numero, poi, facendo attenzione che la donna lo stesse guardando, spense lo schermo e porto il telefono all'orecchio, lanciandole un sorriso che non prometteva niente di buono.
«È occupato.»
Aveva fatto finta di chiamare e Mara l'aveva capito. Cosa stava tramando?
«Potremmo scendere ad ordinare e riprovare mentre siamo per strada, tanto la pizzeria è quella sotto casa»
«Il problema è che sono uscito alle otto di casa e non sono ancora tornato, forse non è una buona idea che resti a cena», rispose Giovanni guardando Mara con la coda dell'occhio. «Potrei andare a casa e chiedere il permesso ma conoscendo mio padre mi chiederà sicuramente di aiutarlo a fare qualcosa appena varcherò la soglia, ti spiacerebbe andare da solo?»
Mara si senti mancare, ecco cosa aveva in mente. Cercò disperatamente di intromettersi nella discussione ma aprì la bocca senza che ne uscisse alcuna parola.
«Oh... Va bene dai, tanto ci vorrà un po' perché arrivino, avrai il tempo di farti schiavizzare dai tuoi come meglio credono» e rise. «Che pizza vuoi?»
«Wurstel e patatine.»
«Per te la solita invece?»
Che ti prende? Parla porca miseria! Sei ancora in tempo! Digli che non hai voglia di pizza stasera e preferiresti preparare una spaghettata veloce, digli che lo accompagni a ordinare le pizze, digli quello che ti pare, basta che apri quella maledetta bocca e fai in modo di non restare da sola con Giovanni!
«Mara, allora? » Alzò la voce Andrea scuotendola dai suoi pensieri. «Ti prendo la solita?»
Mara si limitò ad annuire.
«Faccio in un attimo allora, a tra poco.»
«A tra poco» rispose Giovanni.
Sai cosa sta per succedere, pensò disperata la donna, questa è la tua ultima chance! Ora ti alzi prima che Andrea si chiuda la porta alle spalle e scappi in bagno finché non lo senti tornare. Concentrati o te lo ritroverai addosso ancora una volta. Mettiti in piedi e vattene stupida deficiente che non sei altra!

Con uno sforzo che le sembrò sovrumano riuscì lentamente ad alzarsi, ma durante quel movimento sentì distintamente lo sbattere della porta d'ingresso. Era troppo tardi.
Una mano enorme l'afferrò per la spalla e la rispinse a sedersi, l'altra invece la prese per i capelli e la forzo ad alzare gli occhi.
«Seduta!»
Mara guardò il ragazzo attraverso le lenti degli occhiali, gemendo di dolore.
«Hai scelto il giorno peggiore per provocarmi» sussurrò Giovanni a denti stretti portandole il viso a contatto della patta dei pantaloni.
Lei rimase passiva lasciando che quell'erezione le venisse strofinata per tutto il viso. Poteva sentirne la consistenza attraverso il tessuto. Strinse le gambe e un altro debole gemito le sfuggi dalle labbra. Si maledisse ancora una volta ma aveva iniziato a bagnarsi.
Tutte quelle promesse che aveva fatto a se stessa. Tanto è solo un gioco, aveva detto più volte ed eccola qua a un passo dal tradire ancora Andrea.
Merda, Andrea!
Il panico le fece recuperare parte delle forze che aveva perso poco prima. Andrea era ancora troppo vicino, poteva sorprenderli come niente fosse.
«Tu sei fuori di testa» urlò «Andrea potrebbe tornare da un momento all'altro!»
«Io sono fuori di testa? Mi hai provocato da quando ho messo piede in casa tua e io sono quello pazzo?» Giovanni mosse il bacino avanti e indietro contro la sua faccia, così intensamente da abbassarle gli occhiali sul naso. «Senti come mi hai ridotto? Lo senti?»
«Dio, quanto sei duro!» sussurrò Mara assaporando quel contatto. «Mi farò perdonare, te lo giuro, ma ti prego, adesso lasciami stare!»
Senza dare l'impressione di averla sentita Giovanni si abbassò la zip dei pantaloni tirandolo fuori. Era così eccitato che il suo cazzo balzò verso l'alto come fosse azionato da una molla, riportando in posizione gli occhiali che le aveva spostato prima.
La donna sgranò gli occhi. Il respiro già irregolare. Rivederlo le fece più effetto della prima volta, rimase incantata finché il ragazzo non la riscosse dal suo torpore.
«Apri la bocca.» ordinò strofinandole la cappella sulle labbra
Mara la tenne chiusa, non poteva cedere, non doveva cedere.
«Ascoltami attentamente, ora hai due possibilità: o apri la bocca e mi succhi tutta la sborra che mi hai fatto accumulare nelle palle o mi faccio una sega davanti a te e aspetto che tuo marito varchi la soglia di casa per venirti in faccia come meriti, immagina che bello spettacolo.»
«Se Andrea dovesse tornare a casa ora...» provò a ribattere lei, cercando di schivare gli assalti incessanti del ragazzo.
Giovanni prese il cordless dal tavolinetto di fianco al divano e lo porse alla ragazza interrompendo quell'assedio, dandole finalmente un po' di spazio.
«Chiamalo, chiedigli se è in pizzeria e se posso cambiare gusto della pizza.»

Sconfitta, Mara compose il numero e si portò il telefono all'orecchio.
«Sta suonando?» domandò Giovanni?
«Sì, sta... ugh!» Mara sgranò gli occhi per la sorpresa. Giovanni aveva approfittato della sua risposta per sbatterglielo profondamente in fondo alla gola gridando a gran voce tutta la voglia repressa fino a quel momento. Lei cercò disperatamente di liberarsi ma il ragazzo la teneva saldamente per i capelli.

«Pronto?» si sentì provenire dall'altro capo del telefono.
Giovanni la tenne così, con metà del suo cazzo sprofondata dentro la bocca mentre gli occhi della donna lo supplicavano di lasciarla.
«Pronto? Pronto Mara?»
Giovanni uscì dalla sua bocca poggiandole la cappella sulla fronte, strofinandola contro di essa. Mara tossì convulsamente, maledicendo mentalmente il ragazzo con tutta se stessa.
«Pronto?» tossì Mara «Andrea?»
«Dimmi cara, tutto bene?»
Giovanni si muoveva avanti e indietro, continuando a strusciare quell'arma impropria contro il viso della donna, quando si spostava in avanti arrivava fin quasi a metterle le palle contro il naso.
«S... Sì, tutto bene» rispose la donna riprendendosi stoicamente dai colpi di tosse, «mi è solo andato qualcosa di traverso. Giovanni voleva sapere se può cambiare gusto, sei già arrivato?»
«Quindi ha avuto il permesso di restare? Non sa cosa lo aspetta. Comunque sì, sono appena arrivato, che gusto vuole?»
«Che gusto vuoi?» chiese Mara al ragazzo.
«Digli di portarmi una quattro formaggi.»
Era un ordine, pensò fremendo Mara, quel bastardo stava ordinando ad Andrea di portargli una pizza mentre strusciava il cazzo contro il viso di sua moglie.
Quel pensiero la fece fremere di desiderio e vergogna.
Giovanni glielo riportò contro le labbra, Mara istintivamente lasciò scorrere la lingua intorno alla cappella per qualche secondo.
«Una quattro formaggi»
«E una quattro formaggi sia.»
«Senti...» riprese lei, cercando, con la mano, di spostarsi quel cazzo dalla faccia. «Quanto pensi di metterci? Giovanni è già qui...» chiese con un filo di voce.
«Credo una ventina di minuti, non c'è molta gente ma devono ancora farle.»
Una fitta da senso di colpa prese Mara allo stomaco. Stava per tradire ancora il suo compagno e una parte di se non vedeva l'ora, grondando nell'attesa, ma Andrea non se lo meritava davvero e forse c'era un modo per limitare i danni. Si spostò bruscamente il cazzo dalla faccia, impugnandolo con la mano e guardò Giovanni piena di sfida.
«Perché... perché non torni ad aspettare a casa? Potreste fare un'altra partita, Giovanni non aspetta altro...» Lasciò quella frase in sospeso e sperò con tutte le sue forze che il desiderio di giocare ancora fosse sufficiente a riportarlo da lei. Le corna uno deve anche cercare di evitarsele.
Giovanni strinse il pugno carico di rabbia. L'aveva fregato e non poteva farci nulla.
«Il fatto è che ho incontrato qua Fabrizio e stiamo chiacchierando un po', a proposito, ti saluta. Ti dispiace tenere compagnia a Giovanni finché non arrivo?»
«Ah, salutamelo...» Le speranze di Mara si erano infrante su uno scoglio chiamato Fabrizio. «Va bene, gli terrò compagnia» e chiuse il telefono gettandolo sul divano con stizza.
Giovanni le sorrise vittorioso.
«È proprio un coglione» si arrese lei alzando lo sguardo verso il ragazzo, iniziando a masturbarlo.
«Ci hai provato. Adesso succhia!»

Marà prese la punta in bocca, ubbidendo con più entusiasmo di quanto non avrebbe dovuto. Il senso di colpa non era sufficiente a soffocare la sua eccitazione. Quel cazzo la incantava e quei modi la soggiogavano. Ancora una volta era nelle mani di un ragazzino che avrebbe fatto di lei quel che voleva. Ancora una volta il Mister Hyde era passato a trovarla e aveva preteso che lei pagasse la sua tassa.
Giovanni la afferrò nuovamente per il caschetto nero e iniziò a darle il ritmo. Non voleva proprio saperne di lasciarla fare ed era un peccato perché l'abilità di Mara veniva ancora rimpianta da tutti i suoi ex.
Il ragazzo però aveva solo un disperato bisogno di venire. Troppe emozioni tutte nello stesso giorno. Prima la Lonzi e ora lei: un'escalation continua che poteva portare solo verso un unico finale.
Giovanni non avrebbe potuto resistere a lungo; quella situazione l'aveva eccitato ancora di più di quanto non fosse sulla strada verso casa.
Le tolse la mano dal proprio cazzo e prese a spingersi ancora più profondamente. Ogni tanto la sentiva tossire ma non gli importava. L'aveva provocato per un ora intera, facendolo soffrire come un cane. Che ne pagasse le conseguenze.
Uscì dalla sua bocca e la schiaffeggiò col cazzo sulle guance dandole il tempo di respirare, poi riprese più intensamente di prima. Infilò l'altra mano dentro la felpa di lei e le afferrò bruscamente il seno.
Marà soffocò un gemito. Iniziava ad aver bisogno di godere anche lei e le sue tette erano sempre state molto sensibili. Gli occhi le lacrimavano e la mascella le faceva male per lo sforzo ma non le importava, faceva parte del gioco. Si slacciò i bottoni dei jeans e iniziò a toccarsi furiosamente.
Giovanni la vide e le tolse immediatamente le mani.
«Perché?!» gemette la donna, carica di frustrazione.
«Non ci pensare nemmeno» disse portandole le mani dietro la testa, bloccandole con le sue quasi senza interrompere quella violenta scopata in bocca. «Ora soffri come ho sofferto io poco fa.»
Incapace di darsi piacere, Mara non poté far altro che lasciarlo fare. Era un semplice burattino mosso dal desiderio di quel ragazzino. Nessuna volontà, nessun diritto, solo una bocca calda e spalancata nell'estenuante tentativo di accogliere quel cazzo.
Sentiva che ormai non doveva mancargli molto, e ne era quasi dispiaciuta, avrebbe voluto avere il tempo di farsi riempire ma quel bastardo non le permetteva nemmeno di masturbarsi.
Il respiro del ragazzo divenne sempre più affannoso e le sue spinte sempre più veloci e profonde.
Mara doveva resistere ancora un po' e sarebbe finita.
Giovanni uscì dalla sua bocca iniziando a segarsi velocemente. La prese per i capelli e la forzò ad alzarsi in piedi premendole la fronte contro la sua.
«Adesso ti vengo in gola e prima di andare a letto ringrazi mille volte la tua buona stella che non ti ho riempito la faccia di sborra, hai capito?!»
«S...Sì!» fu tutto quello che Mara riuscì a rispondere prima di essere spinta in ginocchio.
Giovanni continuò a masturbarsi di fronte al suo viso. La sua mano scorreva sull'asta sempre più velocemente facendolo diventare sempre più rosso e paonazzo. Con un rantolo sofferto glielo rimise in bocca, piantandole la cappella contro la guancia, gonfiandogliela in modo volgare. Come oltrepassò le labbra Giovanni iniziò a venire.
Un urlò soffocato segui ognuno dei cinque schizzi che la riempirono senza il minimo pudore. Mara si aggrappò a quel cazzo con entrambe le mani e pompò le ultime gocce con le ultime forze che le erano rimaste poi fece una cosa che non sorprese solo Giovanni ma anche se stessa. Aprì la bocca mostrandogli la quantità oscena di sperma che vi era contenuta e ci giocò qualche secondo con la lingua prima di ingoiarlo tutto, poi aprì ancora la bocca mostrandola vuota.
Giovanni si lasciò cadere nella poltrona dietro di lui e Mara corse in bagno a darsi una sciacquata, lasciandolo nella sua vergogna.

Ebbero appena il tempo di sistemarsi alla meno peggio che Andrea fu di ritorno con le pizze. Mangiarono velocemente e in silenzio, dominati dall'impazienza di riprendere a giocare. Quando Mara fu finalmente sola in cucina appoggiò la testa al tavolo dandosi rabbiosamente il piacere che Giovanni le aveva negato. Lo odiò con tutta se stessa in quel momento ma fu il pensiero di ciò che era successo a guidarla rapidamente a quell'orgasmo devastante di cui aveva bisogno.
Continua...



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