tradimenti
OSSERVANDO LA MIA RAGAZZA (PROLOGO)
di wbm
23.08.2022 |
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"All’asilo coloravamo sempre i nostri disegni che comprendevano sempre l’altro, alle elementari compagni di banco fummo presi di mira da dei bulletti che ci..."
Siamo una coppia ben affiatata, veniamo da un piccolo paesino campano di poche anime, infatti io e lei ci conosciamo praticamente da quando siamo nati. Mi ricordo delle corse nei parchi mano nella mano, sull’altalena insieme.Le nonne che ci portavano in giro, le feste assieme, quei suoi due occhioni timidi che abbassando lo sguardo si circondavano di rossore sulle gote quando le facevo i complimenti.
All’asilo coloravamo sempre i nostri disegni che comprendevano sempre l’altro, alle elementari compagni di banco fummo presi di mira da dei bulletti che ci prendevano in giro.
Li abbiamo dovuti sopportare sino alla prima media, quando un giorno di ritorno a casa passando per il parco fummo circondati da questi, non sapevamo le loro intenzioni.
Proteggendo Melissa stavo prendendo tante botte, fin quando i tre furono fermati da un altro ragazzino che, come si dice dalle parti mie, fece loro un paliatone facendoli scappare in lacrime.
Ci soccorse poi dandoci una mano a rialzarci, disse di chiamarsi Di, si Di e basta tanto il suo nome vero lo confondevano sempre con altri che cominciavano con la stessa lettera.
Non lo vedemmo per molto tempo, i bulletti oramai avevano paura di noi, soprattutto del ragazzetto che ci era venuti in soccorso. Di sicuramente era di passaggio nel nostro piccolo paesino perché chiedendo in giro nessuno lo conosceva, forse era venuto con la famiglia a prendere la carne ed il vino da noi.
Al liceo con Melissa continuavamo ad essere inseparabili e da amici diventammo fidanzati, con curiosità prendemmo poco a poco conoscenza del corpo e dell’intimità reciprocamente dell’altro.
Il nostro gruppetto di amici era pressoché formato da coppiette sino al diploma, poi, le scelte diverse per il futuro, le strade si divisero, con Melissa decidemmo di trasferirci a Napoli per studiare e non macinare chilometri e chilometri ogni giorno.
La vita di città era molto diversa dalla nostra e come due paesanotti intimiditi procedevamo con la nostra routine universitaria, un pomeriggio mi fermai di soprassalto fuori dalla facoltà e strattonando Mel le indicai un ragazzo che sembrava proprio il nostro “salvatore”, anche se erano passati oramai tanti anni.
Era con un gruppetto di amici, gli chiesi proprio se fosse lui il nostro “salvatore”, ci stoppò dicendo che quello non era affatto il suo nome, mi scusai e gli chiesi se fosse Di, meravigliato e confuso per non averci riconosciuti, gli spiegammo l’avvenimento lontano.
Non ricordava tanto quello che aveva fatto ma sperava che quei bulli non ci avessero più dato fastidio, poi ci invitò ad un festino universitario a casa di suoi amici per la sera stessa così magari avremmo potuto approfondire la conoscenza.
Alla festa conoscemmo altre persone, alcuni amici di Di davano occhiate particolari a Melissa ma, furono subito ripresi dallo stesso, dicevano che assomigliava in maniera impressionante ad una certa Sarah Young.
La serata procedette normalmente, ci divertimmo molto e potemmo scaricare la tensione giornaliera di studio, Di era proprio un amicone, faceva divertire tutti e non mancava spesso di amoreggiare con qualche ragazza, una delle quali si avvicinò alla mia Melissa informandole che il suo affare fosse di notevoli dimensioni, ingenuamente non capivamo, siamo stati sempre paesanotti.
La mattina successiva lo rincontrammo e per sdebitarci dalla bella serata lo invitammo dopo le lezioni a pranzare da noi, accettò volentieri e ci disse che ci avrebbe raggiunti appena terminato alcuni servizi, gli demmo l’indirizzo e tornammo a casa per cucinare delle prelibatezze portate dal paese, Melissa per curiosità chiese cosa significasse ad una sua amica di studi “avere un affare enorme”.
Vidi nella sua faccia un’espressione di meraviglia, le disse chiaramente la ragazza alludeva alla dimensione del pene, rimanemmo senza parole, lei poi mi chiese d’improvviso la lunghezza del mio, non ne avevo idea ma, aiutandomi col righello, affermai che sarebbe potuto essere di circa 13 o 14 centimetri.
Melissa si fece rossa in viso, le chiesi il perché, la sera precedente in fila per il bagno una ragazza aveva detto ad un’amica che un’altra lo aveva misurato a Di e che lo aveva di 26 centimetri e non riusciva a chiudere le dita quando lo impugnava.
La vidi notevolmente accaldata, mi disse di strane vibrazioni tra le gambe, le chiesi se lo volesse provare, mi rispose se non fossi geloso, con lui forse no, in me c’era una grandissima riconoscenza, con altri mi sarei notevolmente innervosito.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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