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Il Ricordo di Giulia


di semebuono
05.10.2024    |    84    |    0 8.0
"Non fraintendete, la cosa che rende tutto eccitante è quella di apprezzare il desiderio represso di Giulia: Quella voglia che senti in mezzo alle gambe e che..."
4 ottobre 2024

Dedicato a una signora di Annunci69 che chiamerò Giulia.
Era ormai da tempo che scambiavo diversi messaggi con Giulia, e alla fine ho avuto il mio “primo contatto”.
Trovo che sia sempre stato uno dei punti più deboli della piattaforma, creare la fiducia: per quello serve tempo, molti utenti non lo capiscono. In fondo è comprensibile: siamo persone che cercano il piacere, non relazioni, non fidanzati, lunghe conversazioni, stalker, problemi, ma solo bei cazzi da far venire e passere da leccare e consumare.
Lei era sposata, ma del resto chi siamo noi per giudicare, ormai c’è di tutto e di più e per me questa era un occasione per cogliere il suo desiderio.
Non fraintendete, la cosa che rende tutto eccitante è quella di apprezzare il desiderio represso di Giulia: Quella voglia che senti in mezzo alle gambe e che se provate ad accarezzarvi solo per stuzzicare voi stessi sentirete quello strano solletico, che vi porterà ad accarezzarvi di nuovo, e poi ancora. Lo sentite ? Una carezza tira l’altra vero? Difficile resistere, e in questo momento mentre sto scrivendo, sto assaporando questo sentimento, cercando di resistere dall’andare in bagno, e svuotarmi completamente.

Questo è quello che sentiva Giulia, e non fidandosi di nessuno, per lei era sicuramente un salto nel vuoto. L’occasione era congeniale, perché entrambi saremo stati ai Gigli per una giornata di shopping.
Tenevamo entrambi il telegram a portata di mano, e tra i vari negozi e molta gente, ci scambiavamo dei messaggi. Lei era con suo marito, ma nonostante questo mi scriveva che per lei era molto eccitante e che voleva vedermi di sfuggita: Sicuramente la sua sicurezza derivava dal il fatto di trovarsi in un luogo pubblico e di avere suo marito sempre nei dintorni.
Mi disse di entrare in un negozio di abbigliamento, e da li a poco ci siamo riconosciuti. Entrambi con il cellulare in mano, poi ci incrociammo nel reparto donne, mentre faceva finta di guardare qualche articolo.
Le chiesi gentilmente se potevamo incrociarci in maniera regolare ma non da insospettire, a lei piacque l’idea e mi fece contento. Non volevo rovinare tutta la fiducia guadagnata con un messaggio diretto, ma ad un certo punto le confesso che mi toccavo da sopra i pantaloni e che sarebbe stato diverso se il marito non fosse stato presente. Lei non risponde per un po’, temevo di aver rovinato tutto, mi soffermai su alcuni articoli messi sugli scaffali, poi il messaggio “resta dove sei, e metti le mani dietro la schiena”. Faccio come dice, tempo poco riesce ad avvicinarmi, riuscivo a vederla con la coda dell’occhio, e disinvolta mi dice con un tono basso un “hey”, poggiando la sua mano sopra i pantaloni accarezzandomi per pochi secondi. Mentre si allontanava trovai conferma nel suo “ti è piaciuto?” Tanto che non riuscivo a trattenermi nel confessarle quanto avrei voluto che continuasse.

Poi la sua follia: “vuoi venire per me?”. “Sì”.
Mi chiese di andare in un camerino, di toccarmi per lei, e di scriverle quando sarei stato pronto a venire. Sembrava così assurdo che non mi soffermai più di tanto, lo feci e basta.

Entrato nel camerino, iniziai a sbottonarmi, ed ero duro come il marmo. Con una mano tenevo il mio cellulare, rileggevo i messaggi più bollenti che c’eravamo scambiati per stimolare la mente, i miei occhi fissavano quelle parole così potenti. Ormai ero li, non potevo più resistere, non riuscivo a distogliere la mano per scrivere più velocemente e sapere il prima possibile cosa avesse in mente. Il “solletico” aveva preso il sopravvento, stavo diventando aggressivo, volevo solo sborrare, il resto non contava più; ogni costrutto sociale, il buon costume, potevano andare a farsi fottere, la sborra doveva uscire, pensai solo che la quantità sarebbe stato l’unico metro di misura per esprimere quanto la apprezzassi, e volevo che ne uscisse tanta.
Aveva letto il mio messaggio ormai da un paio di secondi; per me era come se fossi lì dentro da ore. Lei sapeva dov’ero, riuscivo a vederla dal separè mentre faceva su e giù, poi scrisse “voglio che abbassi i pantaloni fino in fondo”. Fosse stato per me li avrei tolti completamente, ma capii che voleva vedermi più nudo possibile, non volevo deluderla. Sentivo i miei vestiti sulle caviglie, pesanti, scomodi, come se volessero impedirmi di seguire la mia nuda natura, ed ero eccitato al massimo che le scrissi “Sono pronto, adesso sto per sborrare Giulia”.

“Fermati appena passo e mani dietro la schiena, capito?”. Non poteva davvero chiedermelo, ma obbedii, e dallo spiraglio del separè mi sorrise: era soddisfatta di avermi piegato al suo volere? Sicuramente si, mi piace pensarlo.
Con la sua mano fine e delicata, afferrò il mio lui con molta decisione e con maestria mi stava mungendo a dovere. I suoi ornamenti sul polso risuonavano come dei sonagli con i suoi movimenti; ero ipnotizzato, in suo potere e non volevo che si fermasse per niente al mondo. Dovevo solo cedere per lei, che al suo “dai sborra tesoro” non potei disobbedire.
Sborrai copiosamente tutto il mio latte: i fortissimi spasmi del mio cazzo mi annebbiavano la vista, mi girava la testa. Notai che la sua mano era sporca del mio cremoso e denso nettare. Giulia si allontanò velocemente, e leccandosi le dita aveva ottenuto quello che voleva.

Ero felice. Finalmente libero! Consapevole che la natura aveva fatto il suo corso, il mio piacere aveva così raggiunto le sue labbra carnose e assetate. Rimasi per alcuni secondi davanti allo specchio del camerino, per apprezzare la bellezza di quegli schizzi sul mio riflesso. Decisi di lasciare tutto così, fiero di quello che Giulia aveva creato, tanto qualcuno avrebbe pulito.
————
Al di fuori delle nostre relazioni sociali abbiamo tutti bisogno di allentare la pressione che la società ci impone tutti i giorni: perché se non lo facciamo, sarà la natura spingerci ad essere noi stessi.
Vedete, non possiamo farci niente: Noi tutti in realtà siamo guidati dai nostri desideri, e il continuo soddisfacimento dei nostri piaceri non porta ad altro che a farci dimenticare facilmente del perché si è cercato quel desiderio in primo luogo. C’è una mancanza di sostanza e profondità nelle nostre esperienze, ciò che realmente conta invece è l’atto stesso, non la motivazione o il suo significato.

Alla fine siamo perennemente insoddisfatti. Siamo impotenti di fronte alla vita: anche quando otteniamo il desiderio, il suo valore è temporaneo. Questo ci porta a un ciclo di desiderio e insoddisfazione che può diventare opprimente.
Noi lottiamo con questo grande perché: Cerchiamo di capire perché abbiamo sempre bisogno di soddisfare desideri a volte più spinti, sempre più diversi.“

Adesso, dopo tutto il tempo che ho impiegato per scrivere questo racconto e di avervi dato questa riflessione, voglio smettere di pensare del perché mi sono accarezzato mentre digitavo sulla tastiera o di chiedermi perché, mano a mano mi che andavo avanti, mi sia spogliato del tutto rimanendo completamente nudo.

Non ho più tempo, voglio solo godermi questo mio ennesimo desiderio: Sento di volermi alzare adesso dalla sedia e sborrare sulla tastiera del mio laptop.
L’ho fatto, sono debole, ma l’ho fatto.

Fammi sapere se ti sei toccata. . .
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