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2. L’officina


di Membro VIP di Annunci69.it zani82000
10.01.2024    |    1.389    |    0 8.7
"Ci si ritrova così nel parcheggio sotterraneo quasi deserto, visto l’orario pomeridiano e le torride temperature di un Agosto rovente..."
Dopo l’episodio dell’officina il tempo trascorreva sereno. Ogni tanto la fata bionda ripensava a quell’evento chiedendosi come andassero le cose a Stefano e a Domenico , e al solo pensiero l’eccitazione prendeva il sopravvento.
i ragazzi avevano sempre la loro attività ma qualcosa nel loro rapporto era cambiato. Cambiare non significa sempre peggiorare o migliorare. Un cambiamento è talvolta un assestamento, come un rimescolare un po’ le cose.
Stefano pensava spesso alla bionda di nero vestita e l'erezione era sempre pronta, rapida e potente.
Da quell’evento infatti le erezioni non erano più solo limitate all’universo maschile. Era come se in lui si fosse sbloccato qualcosa.
Un bel maschio come lui aveva sempre attratto gli sguardi delle donne, ma se prima ne era insensibile ora se ne sentiva invece gratificato. Non mancavano occasioni nelle quali splendide milf se lo mangiavano letteralmente con gli occhi e spesso, magari durante la spesa al supermercato, qualche culo “inavvertitamente” strusciava la cerniera della sua patta, che in un lampo palesava un inequivocabile rigonfiamento.
Non più tardi di un paio di settimane prima infatti, qualcosa successe. Supermercato, carrello, spesa, banco surgelati: splendida mora in minigonna bianca, senza calze e immancabili tacchi vertiginosi. Tacchi a spillo, belli, lucidi, rosso fuoco.
L’immagine era la seguente: corpo allungato proteso nel prendere un prodotto posizionato alto nel frigorifero, con camicetta bianca pennellata al busto che scopriva abbondantemente uno splendido ombelico e ricopriva un bel paio di seni non grandi ma dalla base larga, impreziositi da turgidi capezzoli che orgogliosi facevano bella mostra in trasparenza.
Girovita della minigonna che raggiungeva quasi l’inizio della zona erogena, gambe allineate una delle quali appena alzata sul predellino e l’altra a terra con il piede proteso verso l’alto che usciva leggermente dalla scarpa, quel tanto che rendeva irresistibile la situazione e che non lasciva sfuggire una splendida cavigliera tipo bracciale tennis, rigorosamente portata a destra ed una silhouette del piede incredibilmente erotica.
Stefano subito apparve impietrito poi però si avvicinò con passo lento ma deciso in aiuto della donna che, dapprima nemmeno se ne accorse. Nessuna parola. Solo un gioco di sguardi. Stefano prese la merce oggetto di quella situazione dallo scaffale e gliela porse, fissandola dritta negli occhi. Un grazie con il cenno del capo, il labbro inferiore leggermente mordicchiato, una sistemata casuale alla splendida chioma corvina. Segnali forse involontari ma assolutamente inequivocabili. La donna si gira e con un portamento sicuro ed elegante si avvia alle casse mostrando un corpo in movimento che emanava sesso da ogni singolo poro.
Stefano resta immobile, la guarda allontanarsi. Aspetta il segnale definitivo, che infatti non tarda ad arrivare. In fondo alla corsia la donna si blocca, e girando solo la testa gli lancia uno sguardo breve ma profondo, come a dire: “Vieni da me. Ti voglio”.
Ora, che fare? Il cuore pompava a mille e i pensieri si rincorrevano e si aggrovigliavano ma in questi casi nulla si può: è solo il cazzo che decide, la mente ne è solamente sua inerme schiava che tacitamente obbedisce agli animaleschi impulsi.
Ci si ritrova così nel parcheggio sotterraneo quasi deserto, visto l’orario pomeridiano e le torride temperature di un Agosto rovente. La donna stava riponendo la spesa nel baule della sua auto ma con la coda dell’occhio cercava qualcosa che stava per arrivare. Infatti mentre Stefano le si avvicinava da dietro, i suoi movimenti si fecero lenti, come a comunicare al predatore che il momento era propizio e le condizioni perfette. In un attimo la cintura del ragazzo era appoggiata al culo della preda che in senso di approvazione piegò la gamba all’indietro esattamente tra quelle del ragazzo andando a poggiargli il tallone sul culo in modo da spingerlo ancora di più contro se.
Qualche momento di struscio lento poi, in un attimo, il pene, non ancora in piena erezione, sguscia fuori dai pantaloni a cercare freneticamente quel piacere che non tarda a trovare. Nessun ostacolo, nessun intimo.
La zona era già un lago, probabilmente aveva iniziato a bagnarsi già al reparto surgelati ed ora era più che predisposta ad accogliere il dono. In un lampo il pene scivola in vagina. Nessun gemito. Fermi come due statue godono entrambe in silenzio questo momento. La donna si piega leggermente in avanti e Stefano lentamente inizia a muoversi. Dapprima molto lentamente, si poteva udire il rumore degli umori che si fondevano tra loro. Poi i giochini si fecero intensi ed il lento movimento si trasformò progressivamente in un movimento più deciso fino ad arrivare al classico stantuffo. Ad ogni rientro il pene si faceva sempre più gonfio, sempre più duro fino al punto in cui alla donna scappo un urlo. Tutti fermi. Breve controllo per verificare che nessuno vedesse. Il membro ormai era al massimo turgore e il movimento riprese lentamente tra i gemiti della donna.
Ad un certo punto la donna vibrò potentemente e poi si immobilizzo. Senza dire nulla estrasse il cazzo dalla vagina, alzò la gamba destra per appoggiarla sul paraurti e se lo infilò dritto in culo, senza fatica dicendo: “ora mi devi spaccare il culo”.
In men che non si dica la donna inizio a gemere sotto i potenti colpi di bacino. La scena prosegui un bel po perché Stefano aveva la dote della durata oltre che delle dimensioni. Stefano sentiva la propria cappella strusciare contro le strette pareti del culo e ciò apportava ancora più sangue all’asta che ormai aveva dimensioni da vero stallone.
Quando ormai la mora era sfinita ed in un bagno di sudore, Stefano diede le ultime vigorose pompate, in ordine crescente di forza con le mani sempre più strette sui fianchi immobilizzati della donna. All’ultimo colpo segui una sborrata colossale, con il pene completamente in fondo è le palle spremute contro le natiche.
La donna poteva avvertirne chiaramente ogni singola spruzzata che partiva dalla radice del pene per arrivare dritta in cappella. Il tutto restando fermo, immobile con il pene talmente in fondo che per alcuni momenti la donna sembrava come svenuta tanto era abbandonata e posseduta dal piacere.
Poi tutto finì. Stefano estrasse il cazzo umido, lo asciugò nella camicetta della donna e lo ripose nei suoi pantaloni, a riposo ma ancora gonfio. La donna rimase a gambe e braccia larghe, appoggiata al portellone dell’auto, ansimante, distrutta ma soddisfatta, con un’abbondante colata bianca, tutta dentro di se.
Lentamente riprese fiato, si sistemò velocemente e finì di caricare la spesa in auto. Con calma uscì dal parcheggio e si avviò per la strada di casa. Probabilmente già pensava a suo marito che la stava aspettando e al suo desiderio di unire tutta la sborra che aveva già in culo a quella del suo uomo non appena arrivata a casa, sicuramente a sua insaputa. Donne diaboliche. Infinitamente puttane. Assolutamente dee.
E Stefano? Stefano fece ritorno a casa ma già sapeva che di questo non ne avrebbe parlato con nessuno.
Era soddisfatto e senza nessun senso di colpa.
Domani si vedrà, per ora va bene così.
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