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Come tutto ebbe inizio - prima parte : le mutandine di mia cugina


di sodomizzato
10.05.2023    |    541    |    0 8.7
"Soprattutto le mie mutandine e il giro in moto..."
isto che in privato molti mi chiedono come mai ho scelto questo nickname, mi è venuta voglia di raccontare quel che mi successe tanto tempo fa, una serie di episodi che, capirete, giustificano ampiamente la scelta.
Tutto iniziò quando, in una età che è meglio non dire per non rischiare di essere bannato, fui ospite di miei zii nella loro bella casa al mare. Era già estate e a breve sarebbero arrivati parenti da tutta Italia per il matrimonio di mia cugina allora ventottenne. Fu la mattina del matrimonio che mentre mia zia mi aiutava a prepararmi per la cerimonia ( i miei sarebbero arrivati più tardi) ci rendemmo conto che non avevo più mutandine pulite e anche volendo recuperarne una già messa, era impossibile perché erano tutte in lavatrice. Preso da una sottile angoscia per questo, mia zia, donna dinamica e risoluta,prese un paio di slip di mia cugina e me le fece indossare, tanto disse, sotto i pantaloni non te li vede nessuno. Ricordo che erano del tipo che poi ho scoperto chiamarsi culotte, con un pizzo ricamato davanti e uno dietro, mentre il resto era di tulle semitrasparente con un elastico anch'esso arricchito e ricami. Mia cugina era molto esile e la misura di queste mutandine era un po' poco per me che sentivo mi stringevano anche se poco. La sorpresa fu che non appena finito di vestirmi, sentivo che lo sfregamento intimo di queste stoffe, mi procuravano un sottile piacere che per ovvi motivi non potevo dichiarare e anzi, per pudore, continuavo a manifestare apertamente il mio disappunto per quella scelta forzata. Mi raccomandai così a mia zia di tenere la cosa segreta, ma così evidentemente non fu. Infatti, mentre tutti gli altri si preparavano e io ero in giardino a leggere un fumetto, arrivò un caro amico dei miei zii, nonché vicino di casa, anch'esso invitato alla cerimonia, e iniziò bonariamente a prendermi in giro. Va specificato che lui mi era molto simpatico e spesso scherzava con me soprattutto facendo illazioni su mie eventuali fidanzatine. Quindi appena mi vide mi disse, ridendo, che aveva saputo che per quel giorno sarei stato una femminuccia e non feci in tempo ad arrabbiarmi che già mi stava addosso per farmi come al solito il solletico facendomi così ridere, mentre mi diceva che non lo avrebbe detto a nessuno sennò poi la mia fidanzatina non mi avrebbe voluto più. Intanto mentre mi divincolavo per quell'innocente gioco, sentivo forte lo sfregamento intimo della culotte e con esso un gran senso di piacere che a dire il vero poco conoscevo. Mi divincolai e iniziammo a giocare, come spesso facevamo, ad acchiapparella e mentre correvo per scappare gli dicevo che non mi avrebbe preso mentre lui, affaticato dall'età avanzata, si fermava dicendomi ridendo che invece mi avrebbe preso. Così ridendo e correndo, finii per passare davanti al suo garage aperto con la macchina pronta per uscire, e notai, dietro la berlina, una moto di grossa cilindrata che non sapevo che avesse, perché come poi mi disse, era un po' che non la usava. Attratto da questa moto bella e gigantesca mi avvicinai e a quel punto entrò Giovanni, questo era il suo nome, e chiudendo la porta del garage mi disse, sempre con tono scherzoso che ora non potevo scappare più e raggiungendomi riprese a farmi solletico mentre insieme ridevamo. Una volta fermi e ansimanti per il dinamico gioco mi chiese se mi piacesse quella moto. Era di grossa cilindrata, ed era posizionata su un doppio cavalletto che la rendeva ancora più alta tanto è che per farmici sedere mi prese di peso e mi mise sulla sella per farmi provare la posizione della guida. Una volta seduto per arrivare al manubrio mi ero steso completamente in avanti e quasi non toccavo più il sellino col il mio culetto che rimaneva leggermente staccato e sporgente. Una volta che avevo preso le misure, ridendo Giovanni sali dietro e mi disse dai ora giochiamo a fare un giro e mi porti. Allora feci il rumore del motore accesso mentre lui si posiziona alle mie spalle. E così iniziammo il nostro giro in moto virtuale. Mi diceva che si doveva mantenere perché correvo troppo e ricordo il brivido quando mise le mani sui miei fianchi per non cadere, diceva. Il bello venne quando ci inventiamo che da lì in poi ci sarebbero state molte curve e mentre le affrontavamo lui, con le mani sui miei fianchi, inizio a posizionarsi il mio culetto tra le sue cosce mentre con le mani sui fianchi si aiutava a strusciarsi fino a quando non mi disse che se mi sedevo sopra alle sue gambe ( o meglio sulle sue cosce) sarei arrivato più facilmente al manubrio. Fu così che giocammo per un buon quarto d'ora: io seduto sopra e lui che mi dirigeva il culo tramite le mani sui fianchi. Ricordo quella sensazione di godimento mentre sentivo la sua sporgenza turgida che spingeva nel solco delle mie natiche, oppure quando mi sollevava in maniera impercettibile per strusciarlo all'altezza del buco. Sapevo benissimo cosa stesse succedendo ma facevo finta di niente terrorizzato dall'idea che potesse intuire che mi piacesse. Ovviamente con il senno di poi capii che lui lo aveva capito bene, ma tutto rimase come un gioco e quando alla fine scendemmo mi chiese, accarezzandomi i capelli, se mi fosse piaciuto. Intimidito e guardando in basso gli risposi di sì e lui mi disse che quando volevo potevamo giocarci ancora. Stava per aprire la porta del garage quando si fermò per chiedermi, in modo canzonatorio se davvero indossavo le mutandine di Patrizia (mia cugina) e alla mia risposta positiva e imbarazzata mi disse ridendo che non ci credeva. Io insistevo che era vero e lui continuava a sostenere che non poteva essere e che non ci avrebbe mai creduto se non avesse visto. Fu così che per sincerarsi mi chiese di fargli vedere e io un po' riluttante e per timore che mi potesse prendere in giro pubblicamente, mi scesi i pantaloni. Ovviamente era tutto vero e lui guardando quello che per lui doveva essere un bello spettacolo, si avvicinò e con la scusa di sentire di che stoffa fossero, primi si passo tra le dita l'elastico, poi repentinamente infilò il palmo della mano tra le mie chiappe e la raffinata stoffa che indossavo. Con la sua manona e il mio culetto riusciva a raccogliere una intera chiappa nel palmo e lo sentii arrivare con due dita sfiorarmi il buchetto. Non riuscii a dissimulare il fremito del mio corpo nonostante ostentassi fastidio. Durò qualche decimo di secondo ma evidentemente gli fu sufficiente capire che aveva tra le mani un giovanissimo frocetto voglioso e curioso. Mi rivestii su suo invito per andare dagli altri dopo avermi detto che tutto sarebbe dovuto rimanere un segreto. Soprattutto le mie mutandine e il giro in moto. La giornata. prosegui come da organizzazione, fino a sera.
Fine prima parte
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