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Volere la fica 10


di Sitter
11.09.2022    |    8.470    |    3 7.9
"Le venne in fica con un sorriso gaudente pieno di contentezza, fosse stata più giovane l'avrebbe volentieri ingravidata per poter far parte della sua vita per..."
La professoressa Taggianò costrinse Gabriele a rivivere forzatamente a parole la traumatica esperienza vissuta nei giorni addietro, lui le parlò di Tancredi e della sua lunga cavalcata con Elena nuda e con la faccia piena della sborra di Grotti e Ravetti. Non contenta l'insegnante lo obbligò anche a descrivere i sentimenti che lui aveva provato assistendo a quell’ammucchiata. Fu molto dura per lui parlare sentendo le auto passare davanti all'abitazione, ne passarono una decina mentre lui disse tutto ciò che lei voleva sapere. Ad un tratto Gabriele iniziò a sentire il vociare di una giovane coppia a distanza sempre più ravvicinata, sentiva anche l'abbaiare di un cane. Imbarazzo bloccò la lingua di lui che con i suoi occhi impauriti e sgranati fissava la catena del chiavistello sperando lei la togliesse in fretta.

"Ho detto tutto. La prego..." disse lui con un filo di voce.

La Taggianò lo fece entrare. Rosa si era anche fatta dare da lui il numero di Tancredi che lei chiamò il giorno seguente. L'insegnante sapeva di avere un certo ascendente su quel ragazzo e parlandoci al telefono lo sfruttò. Gli disse che nonostante le precauzioni di Elena qualcuno si era accorto che suo figlio era sparito da casa ed era sostituito da tre giovani ragazzi. In qualche modo la voce che Elena fosse diventata una vacca bisognosa di giovani tori da monta si era sparsa ed era giunta anche alle orecchie di un suo amico. La Taggianò chiese a Tancredi se le voci fossero vere, lui per far colpo sulla sua ex professoressa delle superiori confermò tutto descrivendo Elena quasi come una schiava sessuale e sè stesso come un capobranco dominante. Fu allora che lei gli chiese di poter partecipare assieme a quel suo fantomatico amico. Quest'ultimo avrebbe preteso l'anonimato presenziando con indosso una maschera per nascondere il viso ma in compenso pur di partecipare sarebbe stato disposto a dar loro una somma di denaro. Tancredi pregustando già la possibilità di avere un contatto ravvicinato con la sua ex insegnante prese l'incarico di convincere i suoi due amici, non che fosse difficile. In pochi giorni i tre convinsero anche Elena.

A Gabriele sembrò un miracolo poter entrare a di nuovo a casa sua. Poco gli importava di esserci entrato con l'inganno e di poterci rimanere solo per poche ore. Neppure l'idea che per riuscirci aveva dovuto pagare con una parte del suo stipendio i suoi ex bulli di scuola gli diede fastidio. L'unica cosa che accettò malincuore fu la maschera a cappuccio a forma di merda che doveva tenere per coprirsi il viso, l'aveva scelta quella stronza di Cinzia appositamente per lui per dare un suo piccolo supporto al piano ideato dalla Taggianò. Seduto sul divano del soggiorno come un ospite Gabriele interruppe la ruminazione dei suoi pensieri quando Tancredi si affacciò dalla porta della camera da letto di Elena esibendo le sue mutande già vistosamente gonfie di eccitazione.

"Vieni merdone. Le vacche si stanno scaldando. Ahahahahah." disse lui facendo cenno a Gabriele di alzarsi dal divano del soggiorno.

Il fastidio di essere chiamato merdone per colpa della sua maschera svanì appena entrò nella stanza. Gabriele ignorò le bottiglie di Savuto circondate da sei calici poste sul mobile, non pensò alle figuracce che quel vino lo aveva indotto a fare. Avvertì poco o nulla il forte senso di competizione tutto maschile e la tanta tensione sessuale divisa tra Tancredi e gli altri due ragazzi disposti in riga ai piedi del letto in attesa di potersi fiondare sul materasso. La sua attenzione era totalmente attirata da ciò che vide accadere sulle bianche lenzuola prive di coperte.

Sua mamma e la professoressa Taggianò lesbicavano sul letto di casa sua. Mai avrebbe immaginato che un giorno sarebbe potuto succedere davvero eppure erano entrambe lì di fronte a lui, una sull'altra. Poggiata contro lo schienale Rosa era seduta con le gambe chiuse e distese occupata a dare dolci leccate ai capezzoli delle grandi tette di Elena seduta a cavalcioni sopra di lei. La milfona calabrese pareva essere insegnante anche di porcaggine. Non aveva certo bisogno di lezioni sul tema di contatti saffici, sembrava parecchio a suo agio nel accarezzare il burroso corpo della madre di Gabriele la quale teneva a bada l'imbarazzo di quel suo primo contatto erotico con una donna. Elena fremeva stuzzicata dalla bocca avida di Rosa costantemente alla ricerca del capezzolo destro e poi di quello sinistro. I giochi di lingua della Taggianò si interrompevano sporadicamente solo quando lei accarezzava i rotondi seni con le mani tornate su dopo aver frugato l'esterno delle cosce ed i fianchi finendo per palpare quel sedere largo che faceva ammattire il desiderio i quattro ragazzi che circondavano il letto. Rosa sapeva di provocarli, giocava apposta con quelle generose chiappe impastandole e facendole sbattere tra loro, dando leggeri e rumorosi schiaffi misti a languide carezze.

A Gabriele venne il cazzo durissimo sentendo i gemiti di piacere di sua madre. Avrebbe voluto regalargli lui la lingerie che aveva addosso. Elena indossava delle calze nere semitrasparenti tenute alte da una giarrettiera, le rose nere ricamate che quell'indumento lasciava lungo i lati delle gambe erano forse un po' pacchiane ma intriganti. La mamma aveva già perso sia il reggiseno che le mutande. Queste ultime erano per terra Gabriele le raccolse e le avvicinò subito alle narici sentendo l'odore intimo di lei coprire il profumo tipico di un indumento pulito.

"Mamma..." sussurrò pianissimo per non farsi scoprire.

Anche se avesse esclamato più forte Elena non l'avrebbe sentito presa com'era a farsi guidare dalla Taggianò la quale era palesemente una partner dominante. D'improvviso abbracciò la madre di Gabriele per girarla e farla sdraiare sul lato opposto del letto a due piazze. Elena pensò fosse arrivato per lei il momento di ricambiare le dolci ed umide lappate ricevute ai capezzoli, attendeva il seno della professoressa aspettandosi di vederselo calare sulla faccia. La Taggianò invece si mise a cavalcioni su di lei in senso opposto coprendole il viso col suo grosso culo. Elena gemette per un attimo poi in silenzio iniziò a leccare frugando tra le labbra vaginali già abbondantemente umide della donna che le stava sedendo sopra.

Nè Gabriele né i tre giovani amanti di Elena avevano visto scene simili dal vivo. Questi ultimi avevano avuto sempre gioco facile con la padrona di casa. Elena era una splendida cavallona matura con un gran corpo ed un disperato bisogno di scopare che la rendeva sottomessa suo malgrado, lei non era una tigre da materasso come la loro ex insegnante delle superiori che su quel letto si stava divertendo molto a schiacciarle le chiappe contro il naso per toglierle il respiro ed a tirare un po' i peli del suo monte di Venere graffiandolo delicatamente con le unghie.

La Taggianò afferrò poi le cosce di Elena per sollevarle le gambe e metterla in posizione oscena rivolta verso Tancredi ed i suoi due amici fermi al fondo del letto col cazzo duro in mano. Era come se lei avesse voluto offrirla loro. Era così.

"Questa vaccona è già fradicia e lo sono anche io. Cosa state aspettando? A fiss'i mammata?" disse lei a voce alta come per volerli scuotere

I tre giovani maiali salirono finalmente sul letto. Tancredi da vero capobranco si avventò con eccitato coraggio sulla preda più pericolosa, la sua ex insegnante, mentre Grotti e Ravetti finirono subito addosso ad Elena non appena la Taggianò tolse il sedere dalla faccia di lei. Gabriele inesperto com'era non sapeva come comportarsi, era intimorito. Il letto matrimoniale sembrava già al completo fin troppo occupato da tutti quei corpi in movimento, lui sembrava incapace di orientarsi in mezzo a tutti quei culi e tutti quei cazzi e non sapeva nemmeno da che lato del materasso salire. Avrebbe voluto tanto saltare addosso a sua madre ma era già occupata con i suoi due ex compagni di classe che stavano farcendole fica e bocca. Avrebbe tanto avuto bisogno di qualcuno che lo avesse aiutato ad iniziare.

"E tu merdone non fai nulla?"

La Taggianò sdraiata supina gli fece quella domanda ridendo palesemente di lui, avrebbe riso anche Tancredi se non avesse avuto la faccia in mezzo alle cosce di lei. Rosa avrebbe potuto lasciare Gabriele lì in piedi, solo, smarrito e col futuro da povero segaiolo cronico già pronto ad essere il suo destino ma Tancredi di lingua era davvero bravo e lei stava godendo troppo per essere stronza. Allungò una mano e lo afferrò letteralmente per le palle, non gli fece male ma lo tirò a sé con decisione.

"Renditi utile merdone. Leccami le tette." ordinò lei.

Gabriele si chinò avvicinando la sua bocca al florido seno di lei sentendo la sua mano che accarezzava dolcemente i suoi testicoli. L'inesperto ragazzo tirò fuori la lingua ed iniziò a passarla attorno al capezzolo destro di lei, fece cerchi concentrici percorrendo più volte tutta l'areola, volle allungare una mano sul suo seno perché l'eccitazione gli diceva di farlo. Non potè.

"Ahia!" si lamentò Gabriele sussultando.

La Taggianò gli aveva appena fatto sentire la pressione delle sue unghie puntate contro il suo scroto. Gabriele rimise indietro la mano poi passò all'altro seno e spingendosi un po' più in avanti iniziò a guardare sua madre messa col culo per aria offerto a Grotti e la bocca quasi rasente al lenzuolo occupata a pompare il cazzo di Ravetti schiacciato contro lo schienale del letto. Lui quei due stronzi li stava invidiando entrambi. Pensò che prima o poi quella sera sarebbe arrivato il suo turno con lei e sarebbe stato bellissimo.

"Ahio!" gridò lui.

Le unghie della Taggianò tormentarono nuovamente la sacca scrotale di Gabriele che vide l'espressione contrariata di lei. Lui aveva colpevolmente smesso di leccare i suoi capezzoli e, cosa ancora più grave, si era distratto guardando un'altra donna. A lei poco importava che si fosse trattato di sua madre. Rosa pretendeva la sua completa attenzione e Gabriele fu costretto a dargliela.

I partecipanti di quella piccola orgia erano in realtà sette. Elena aveva accettato la presenza della professoressa Taggianò e del suo misterioso amico a patto che fosse stato permesso a Marcella di poterli spiare. La cam era accesa poggiata sul bordo del tetto dell'armadio e riprendeva agevolmente dall'alto tutti i partecipanti.

"Ci farebbe molto comodo un culo in più e quella cogliona preferisce spiarci da casa." disse con tono un po’ polemico Ravetti a Grotti sempre incollato dietro al culo di Elena.

"Ehi tu bella signora da casa! Non sei stufa di guardare e basta?" inveì Ravetti salendo coi piedi sul letto e rivolgendosi poi verso la webcam mentre segava il suo cazzo a favore di obbietivo. “Vorremmo tanto conoscerti. Cosa aspetti?”

Ravetti avrebbe continuato a portare avanti quell’appello probabilmente inutile ma era quasi giunto al limite, quel suo cazzo dritto come una lancia era in procinto di scoppiare. Grotti continuava a stantuffare la fica di Elena da dietro ma vedendo il suo amico pronto a schizzare la afferrò non troppo delicatamente per i capelli e la fece passare dalla posizione a pecora a quella più eretta. Ravetti in piedi sul letto si voltò e le sborrò addosso lordandole completamente il suo morbido seno.

Fuori uno. Ravetti era andato, scese dal letto e si mise in disparte per aspettare di poter rianimare il suo cazzo. Restava Grotti che continuava a sbattersi Elena senza sosta. Mancava poco e quando lui avrebbe finito Gabriele avrebbe potuto farsi sotto con lei, lui stesso ci pensava mentre continuava a dedicarsi alla Taggianò.

"Ahia!" gridò Gabriele sentendo le unghie di quella stronza molestare di nuovo i suoi coglioni.

Lui questa volta non aveva colpe, lei aveva stretto le dita attorno al suo scroto perché aveva raggiunto un orgasmo grazie a Tancredi che era passato dai colpi di lingua ai colpi di cazzo. A quest'ultimo la Taggianò faceva letteralmente impazzire, non era un caso si fosse buttato subito su di lei. A Gabriele piaceva molto ma Tancredi ne era segretamente innamorato e poterla fottere era per lui un sogno che si stava avverando. Le venne in fica con un sorriso gaudente pieno di contentezza, fosse stata più giovane l'avrebbe volentieri ingravidata per poter far parte della sua vita per sempre. Persino dopo essere venuto non si staccò da lei pretendendo di prendere il posto di Gabriele e mettere lui la faccia tra le sue grandi e materne tettone. Il ragazzo vergine spodestato si sentì nuovamente smarrito.

"Leccami la fica merdone." ordinò Rosa stupendo Gabriele che pensava lei avesse voluto uno pausa.

Putroppo per lui la fica della Taggianò era ridotta uno schifo. Dopo che Tancredi aveva fatto i suoi comodi non era più molto piacevole avvicinare la faccia a quel pube che odorava forte di saliva ed a quella fessa da cui iniziava a colare lo sperma in eccesso. Gabriele esito.

"Ahia!" urlò lui sentendo le unghie di lei affondare la sua delicata carne intima.

Gabriele fece per avvicinare una mano sperando lei si fosse accontentata di alcuni massaggi con le dita.

"Ahia!" urlò lui quasi squittendo dal male.

La Taggianò voleva proprio che lui passasse la lingua dove Tancredi l'aveva sporcata. Sentiva le dita di lei tenere in ostaggio i suoi morbidi testicoli e si sentì obbligato ad obbedirle. Iniziò a leccare piano partendo dal suo interno coscia ed avvicinandosi faticosamente al centro, provò ad ignorare l'odore che sentiva che gli ricordava il degradante ruolo di secondo arrivato. Quando iniziò ad avvicinare pericolosamente la lingua alle labbra vaginali unte di sborra ed umori Gabriele udì sua madre gemere più forte. Muggiva perché Grotti aveva iniziato a fotterla con più veemenza, i suoi affondi si erano fatti frenetici e rudi mentre il suo bacino sbatteva più rumorosamente contro le chiappe di lei. Quel giovane toro aveva quasi finito con lei, Gabriele avrebbe dovuto solo aspettare e sarebbe arrivato il suo turno, lo sapeva ed un sorriso gli riempì il viso anche se non gli durò a lungo. Sentì le dita della Taggianò mollare la presa sulle sue palle per poter impugnare il suo cazzo duro. Rosa iniziò a segarlo e Gabriele cadde nel panico. Voleva tenere quella erezione per sua mamma ed essere pronto quando avrebbe avuto l'occasione di buttarsi su di lei, non voleva sborrare prima e giocarsi l'occasione. Si voltò verso Rosa, le fece cenno con la testa di essere contrariato ma lei gli riservò il suo sorrisetto da stronza e continuò la sega come nulla fosse. Per sua fortuna Grotti c'era quasi e poco dopo venne tirando però il cazzo fuori all'ultimo perché per quanto gli piacesse scopare inseminare una donna gli faceva paura e voleva starci attento anche con Elena nonostante lei fosse già in menopausa da un pezzo.

"Oooohh siii... ora ti schizzo tutta!" disse Grotti che insudiciò il sedere di lei con abbondanti fiotti di sborra. Sbattè poi ripetutamente la cappella contro le sue larghe chiappe per sgocciolare bene l'uccello dopodiché scese anche lui dal letto e si mise in disparte per concedersi una pausa.

Elena era libera. La vide stendersi esausta prona sul letto, era tutta sudata e sporca di giovani seme maschile ma lui la trovava Comunque bellissima è desiderabile. Gabriele sentì che il suo momento era finalmente arrivato, tolse la faccia dal pube della Taggianò e provò ad andare da Elena ma la mano della sua ex professoressa gli restò stretta attorno al cazzo impedendogli di avvicinarsi a sua madre.

"Dove vai merdone? Ahahahahah" chiese Rosa.

Quella domanda era retorica. Gabriele non rispose limitandosi solo a supplicarla.

"La prego... la prego... per favore..." disse lui a voce bassa e piagnucolante.

Rosa continuava a ridergli in faccia e lo avrebbe trattenuto chissà per quanto se non fosse stato per Tancredi abbracciato a lei che era gia tornato ad eccitarsi ed aveva iniziato ad accarezzarla e baciarla dappertutto. La Taggianò era tutt'altro che indifferente alle morbose palpate dell'intraprendente ragazzo e si trovò a scegliere se volersi dedicare ad un esperto giovane amante o ad un ragazzo impacciato e vergine che lei considerava un coglione. Scelse il primo e lasciò finalmente la presa del secondo.
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