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Quattro uomini e una schiava


di woodydiane
10.08.2016    |    23.586    |    32 9.5
"Si gettò sul mio pene, me lo succhiò grugnendo, vi appiattì sopra la lingua in un'unica grande leccata, partendo dai testicoli per arrivare fino all'estrema..."
“Woodydiane”. Questo, per chi non ci conosca, è il nostro pseudonimo sul sito. Coppia quasi esclusivamente etero di Asti, con molte fantasie da realizzare, e che continua a ritenersi principiante nonostante i molti incontri già fatti. Io, lo scrivente, sono Marco: alto 1,80, magro, occhiali, ho una passione per il cinema e per la fantascienza. Nella vita di tutti i giorni, pochi indovinerebbero che io possa frequentare un sito “di trasgressione” come questo. Eppure... La mia compagna, R., è invece alta 1,60, ha una gran massa di favolosi capelli castani selvaggi, lunghi fino a metà della schiena, belle gambe snelle e un posteriore da me molto amato. Ha una notevole propensione per il sesso, e gran successo riscuote durante i nostri incontri. Nel suo visetto ovale, fanno bella mostra di sé due occhi castani ed espressivi e una bocca delicata dalle labbra morbide. E' intelligente e indomabile. La amo molto.
Per il momento, su questo sito lei e io abbiamo incontrato più che altro dei singoli: un singolo per volta, in una buona serie di incontri a tre. Forse avrete già visto i feedback sulla nostra pagina, che possono testimoniarlo. Ma abbiamo anche molte altre fantasie...
Un paio di mesi fa abbiamo cominciato a nutrirne una in particolare. Una fantasia piuttosto perversa che, non esito a dirvi, sono stato io a introdurre... ma che da subito ha interessato parecchio anche lei. Per aiutarvi a visualizzare il quadro, vi dirò che il tutto riguarda una R. in ginocchio (per chiarire meglio: nuda, sottomessa e in ginocchio, nel mezzo del salotto), un paio di manette (a bloccarle le mani dietro la schiena), e quattro uomini in piedi (io più altri tre, intendo) pronti a esigere da lei, uno per uno, le più profonde attenzioni orali... Roba vista su Youporn molte e molte volte, lo ammetto, ma per noi l'idea di mettere in pratica noi stessi una cosa simile era indescrivibilmente eccitante.
Vi risparmio la storia di quanto faticosamente abbiamo dovuto lavorare per organizzare l'avvenimento. L'impresa di trovare tre uomini che ci sembrassero adatti, che fossero interessati a questa particolare fantasia, e i cui orari coincidessero con i nostri, ci sembrò in certi momenti trasformarsi da semplice preparativo in qualcosa di sovrumano, di titanico. I contrattempi si moltiplicavano. A volte la vita di tutti i giorni ci distoglieva dalla meta. Ma infine, dopo alcune settimane dalla nostra decisione, i nostri sforzi furono coronati dal successo...


******


Arrivarono a distanza di pochi minuti l'uno dall'altro, tra le ventidue e le ventidue e trenta.
Il primo ad arrivare fu Diego, dalla provincia di Milano. Quello che veniva da più lontano, in effetti. Lo facemmo accomodare sul divano, offrimmo liquori e altre bevande, e facemmo le prime quattro chiacchiere. Lo avevamo già incontrato una volta, sempre a casa nostra, ed era stata un'esperienza piacevole. Statura media, ben piantato, quarantenne (come d'altronde tutti quella sera), capelli neri corti con una spruzzatina di grigio sulle tempie, si distingueva per la squisitezza e l'estrema cortesia. La prima volta che era stato da noi aveva portato una bottiglia di Ferrari. Molto sensibile, si era dimostrato ben presto sulla giusta lunghezza d'onda, e con lui l'esperienza era stata splendida. Quando lo avevamo contattato per questa serata “a cinque”, in un primo momento si era detto un po' titubante per la presenza di altri uomini (era abituato ad essere l'unico ospite)... ma poi alla fine la sua libido aveva vinto, e aveva accettato l'invito.
Dopo di lui arrivò Raffaele, quello dei tre che viveva più vicino, l'unico che non venisse da fuori città. Infermiere trentottenne (con sulla testa la spada di Damocle della reperibilità!) alto e magro e con un'aria un po' da ragazzo, aveva capelli rossi e un pizzetto rosso che ogni tanto si tirava nervosamente. Alle prime armi sul sito. Non lo avevamo mai incontrato prima, ma il suo annuncio sul sito mostrava intelligenza e simpatia, ed era da un po' che volevamo incontrarlo. Facemmo sedere anche lui sul divano. Chiacchierando venne fuori che aveva molte passioni in comune con R., e che la vedevano allo stesso modo su molte cose. Iniziarono a comportarsi come fossero amici di lunga data.
Durante tutto questo tempo, gli sguardi indugiavano spesso sulla schiava designata. R. indossava un abitino molto semplice, una fantasia a colori con una gonna che arrivava poco oltre il ginocchio, e delle scarpe senza tacco. Tutta composta sulla sua sedia, tranquilla, con le ginocchia unite. Nonostante ciò che ci accingevamo a fare, castigatissima. Ma gli sguardi di tutti, sempre meno disinvoltamente, convergevano sulle sue gambe, sul viso, sulla bocca socchiusa.
Arrivò anche Luca. Alto sul metro e novanta, atletico, testa rasata, occhi chiari, barba cortissima, era per noi una vecchia conoscenza. Era il primo singolo che avessimo mai incontrato, e l'unico che avessimo incontrato anche una seconda volta. Nonostante ciò, non sapevamo molto di lui. A giudicare da certi indizi c'eravamo fatti l'idea che fosse sposato, e che i suoi incontri avvenissero all'insaputa della moglie. Ma a tutt'oggi di lui non sappiamo molto di più. Non risulta più presente sul sito, e il numero di cell che avevamo come contatto squilla a vuoto. Brutto segno? Speriamo di no. Ovunque sia, noi speriamo e gli auguriamo che tutto vada bene...
Baciò due volte castamente R. sulla guancia (lei si mise in punta di piedi per raggiungerlo)... ed ecco, eravamo tutti presenti.
“Bene”, dissi, pacato. “Credo che sia il momento di cominciare”. Mi voltai verso di lei. La feci alzare porgendole la mano. “Togliti le scarpe” dissi. Lei obbedì. Le feci alzare le braccia, afferrai l'estremità del suo vestito e con un solo movimento, glielo sfilai. Toccandole una spalla la feci poi voltare, nuda, verso i tre uomini seduti sul divano. Poi estrassi le manette da un cassetto. “Mani dietro la schiena”, dissi. Lo fece, e io potei ammanettare prima una mano, poi l'altra. “Inginocchiati”. Ancora una volta, obbedì senza fiatare. Dal basso, guardava negli occhi i tre ospiti che tra poco l'avrebbero usata come un oggetto. A quel punto mi abbassai anch'io dietro di lei e, usando una seconda manetta, fissai la prima alla gamba di un pesante mobile. Risultato: i suoi polsi erano ora vincolati a pochi centimetri dal pavimento, e lei non poteva alzarsi né muoversi in alcun modo. Era del tutto senza difese. Inerme, di fronte a ogni abuso.
Mi scostai. “È pronta” dissi, e i tre uomini si alzarono dal divano.
Sentii il respiro sibilarle tra i denti.


******


Subito dopo, ci fu tutto uno slacciare di cinture, un aprire di cerniere, uno sfilarsi indumenti. Nel giro di qualche secondo, il viso della schiava si ritrovò circondato da quattro membri maschili, pienamente eretti. A quella vista, si lasciò sfuggire un mugolio, che io giudicai a metà tra l'eccitazione e... be', un po' di paura. Un glande le venne fatto scorrere sulla guancia destra, un altro sulle labbra (e lei vi fece guizzare la lingua, furtiva), qualcuno le carezzò la delicata mandibola, il mento, io mi chinai e la baciai alla francese, Diego si fece baciare i testicoli, qualcuno le diede uno schiaffetto. Lei lanciava alternativamente sguardi di sfida e di sottomissione.
“Bene, chi vuole essere il primo?”, dissi.
Senza la minima esitazione, Luca le afferrò i capelli con una mano e l'attirò sul suo membro, spingendoglielo in bocca. Lei alzò le sopracciglia per la repentinità del gesto, ma lo accolse senza problemi e anzi cominciò subito a muovere la testa avanti e indietro su quella verga, dando inizio a una favolosa fellatio in piena regola. Lui rantolò per il piacere, mentre il suo membro entrava e usciva da quelle labbra così esperte. I loro sguardi si agganciarono, e guardandolo negli occhi senza pudore lei continuò il suo lavoro, con ritmo costante e regolare. Un ritmo che mantenne per diverso tempo. Credo almeno tre o quattro minuti, sempre di dentro-e-fuori, avanti-e-indietro. Quando rallentò, lo fece solo per fare affondi più morbidi, più erotici, in qualche modo più eccitanti ancora... Lui respirò affannosamente, e lei scelse quel momento per aumentare di nuovo la sua velocità. E poi ancora di più... e ancora! A un certo punto la sua testa si muoveva su quella erezione maschile con un ritmo che definire frenetico è dir poco.
D'un tratto, dovette fermarsi e si staccò di colpo, respirando affannosamente per un buon mezzo minuto. Fili di saliva brillarono brevemente tra la sua bocca e il pene eretto, poi caddero. Quando il suo respiro tornò infine normale, Luca l'attirò di nuovo, più delicatamente stavolta, verso di sé. Mentre con una mano si menava il membro, spinse R. un po' più in basso, verso il suo scroto. Rispondendo all'invito lei docilmente glielo baciò, poi chiuse gli occhi e con la lingua cominciò umilmente a leccargli e insalivargli i testicoli. Viso premuto contro quell'inguine, naso immerso nei peli pubici, leccò industriosamente ogni millimetro quadrato di quelle appendici. L'uomo la seguiva con lo sguardo, bevendosi ogni sfumatura dei suoi atti.
Dall'altro lato si fece avanti il sesso di Diego, reclamando la sua attenzione. Lei si scostò dall'inguine di Luca, e passò a lui. Gli baciò la cappella, gliela leccò, vi fece girare intorno la lingua un paio di volte, vi alitò sopra il suo alito caldo di donna... Lui sospirò di piacere. La invitò a leccargli l'asta, a baciargli una coscia, glielo sbatté crudelmente sulla guancia un paio di volte, come schiaffeggiandola. Le mise un dito, due dita in bocca. Lei le leccò avidamente. Gliele spinse fino in gola, per un secondo. Poi le tolse, bagnate di saliva, e le sostituì con il suo membro.
Dapprima spinse dentro solo il glande e i primi centimetri di pene. Poi mise le mani ai due lati della testa di lei, immobilizzandola, e riprese a spingere. Lo fece con perversa lentezza, facendo entrare centimetro dopo centimetro del suo membro sottile ma lungo. Lei emise un gorgoglio allarmato, sgranò gli occhi. Le manette tintinnarono, mentre con le mani abbozzava un tentativo di difesa, subito abbandonato. Certamente credeva che fosse troppo lungo, e di non poterlo prendere tutto. Ma Diego, inesorabile, continuava senza pietà, e la fissava godendosi il momento. Gli occhi di lei parevano una muta implorazione. Finché non fu entrato tutto e lei, penetrata fino in gola, si trovò ad abbracciare con le labbra fino all'ultimo millimetro di quel membro. Tuttavia, quando fu chiaro che non poteva reggere oltre, e che c'era da temere un conato, Diego uscì.
Lei subito si ritrasse, occhi lucidi di quasi lacrime, riprendendo a respirare a grandi boccate affannose. Filamenti di bava tra le sue labbra e quel brutale membro brillarono brevemente e poi caddero sul pavimento. R. riprese fiato a testa china, nascondendoci il volto. La osservammo preoccupati, chiedendoci se un limite non fosse stato superato, e se tutto andasse ancora bene. Poi lei alzò il viso, e disse: “Ancora”. E cercando con la bocca il prossimo membro ci si tuffò sopra con furore. Lungi dall'essere seccata per il barbarico abuso appena subito per mano di Diego, R. pareva invece essersene inebriata, averne ricavato un'eccitazione frenetica, folle, quasi animalesca.
Si gettò sul mio pene, me lo succhiò grugnendo, vi appiattì sopra la lingua in un'unica grande leccata, partendo dai testicoli per arrivare fino all'estrema punta del glande, ci strofinò estatica il viso, mugolò. Altre virilità erette la assediavano contemporaneamente. Leccò testicoli, mordicchiò pelli di coscia, gridò che voleva altri membri, succhiò tanto avidamente da farsi incavare le guance. Prese in bocca il membro di Gabriele, la sua testa fece su e giù appassionatamente, la sua lingua insalivò, gemette. D'un tratto si staccò dal membro cui a occhi chiusi stava donando attenzioni, chinò la testa a tal punto che nessuno di noi ne vedeva il viso, emise un piccolo strillo, poi un altro. Appoggiò la testa su una coscia di Gabriele e sussultò vistosamente alcune volte. Infine riaprì gli occhi per scambiare con me uno sguardo soddisfatto: aveva appena raggiunto un orgasmo. A volte le capitava: veniva anche solo facendo del sesso orale.
A questo punto, senza il minimo segno di stanchezza, la sottomessa ammanettata si dedicò a due erezioni contemporaneamente: la mia da una parte e quella di Gabriele dall'altra. Lo fece distribuendo come poteva le attenzioni tra l'uno e l'altro: generosa passata di lingua sui miei testicoli, identica passata su quelli di Luca; un paio di succhiate sul mio glande, altrettanto su quello di Luca; labbra a baciare l'asta, il frenulo, labbra a baciare asta e frenulo; bocca avvolgente a prenderlo tutto, bocca avvolgente a prenderlo tutto...
Diego, che come Luca a quel punto assisteva masturbandosi piano, fece d'improvviso irruzione in questo quadretto. “Vengo!” gridò. R. lasciò allora subito il mio pene e gli disse: “Qui!”. Diego non se lo fece dire due volte. Si mise sopra il viso di lei, se lo menò ancora un paio di volte e infine eiaculò gemendo. Lo sperma cadde sul viso della nostra schiava orale. Labbra, guance, mento vennero colpiti dalle gocce di seme. Terminato l'orgasmo di Diego, R. gli baciò ancora dolcemente la cappella.
Ma non aveva ancora finito che una mano l'afferrava per i capelli voltandola senza troppi riguardi. Era Luca, il quale anch'egli aveva raggiunto il climax. Puntò il membro sul viso di R. e le venne addosso, con schizzi più energici di quelli di Diego. Lo sperma tracciò righe lattiginose sul viso della schiava. Il mento cominciò a gocciolare.
Restava solo Gabriele. “Io voglio goderti in bocca. Posso?”. R. esitò brevemente. Ci scambiammo un'occhiata (era un nostro tabù). Gli fece cenno di sì. Il nostro amico se lo menò per qualche secondo, poi glielo mise in bocca e subito godette dentro le sue labbra, con un grido. Dalla posizione in cui ero, riuscii a vedere le pulsazioni del pene che le schizzava dentro. Ripetutamente.


******


Più tardi, quando tutti ebbero salutato, dopo aver fatto i complimenti e dopo averci assicurato di essere stati bene, e che alla prima occasione avrebbero senz'altro voluto rivederci, io e R. (senza più manette, ma ancora nuda da schiava com'era) restammo finalmente soli.
La presi in braccio, e la portai nella camera da letto.
E lì me la scopai a sangue per tutta la notte.
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