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Non è un paese per giovani… Cap. 5


di Pulcia
17.10.2021    |    5.601    |    3 9.3
"“E voi siete dei porci maiali, un intero paese di allupati!” “Siamo giusti per te Bea” si intromette Luigi, aggirando la poltrona e parandosi davanti a me..."
Mentre Giuseppe guidava fischiettando in discesa lungo la strada che ci riportava verso il “paese”, io non riuscivo a smettere di sorridere ad occhi chiusi, ripensando alle ore passate a casa di Emma e Franco.

Sembrava di andare a trovare gli zii “strani” della famiglia, che ogni volta che li andavi a trovare non volevano più farti andare via e ti riempivano di cibarie e regali!
Come da copione il furgone era carico di ogni ben di Dio. Frutta raccolta questa mattina, avanzi del pranzo luculliano, abbastanza per sfamare tutti per un paio di giorni, e una enorme valigia “regalo speciale di Emma”.
Mi aveva confessato di averla preparata prima del nostro arrivo, riempiendola di cose che mi sarebbero tornate utili nei mesi a venire.
Subito pensai a completini e corredini per i miei futuri figli o ad abiti premaman per me, sapendo che avevano voluto così a lungo avere figli mi sembrava logico che si fossero preso avanti.
Cercai di carpirle altri indizi… ma non ci fu verso!

Riportando l’attenzione alla strada davanti a noi, con un piccolo barlume di orientamento dopo tutti i “giri” degli ultimi giorni, capisco dove siamo.
“La prossima a destra e siamo arrivati giusto?” Esclamo sicura di me
“Brava Bea! È proprio così” risponde Giuseppe facendo scattare la levetta della freccia.
“Devo imparare il “giro” prima o poi no?”
Silenzio imbarazzato per alcuni secondi… e poi scoppiano a ridere come due scemi.

Il furgone si ferma davanti al portoncino di ferro che dà accesso alla casa del “Sindaco”, e noi abbiamo ancora il respiro pesante dal ridere.
Giuseppe cerca di ricomporsi:
“Mi ha appena scritto Laura, dice che passerà a prenderti Ottavio più tardi quando avrai finito” un altro risolino sta per scappare a Giuseppe che resiste
“Ok perfetto” rispondo subito “così non mi devi aspettare….” Lascio in sospeso la frase mentre apro la porta e scendo dal furgone. Mi giro verso Giuseppe “….non mi devi aspettare mentre mi faccio riempire!” Concludo la frase con tono provocatorio e scherzoso, prima dì chiudere lo sportello in faccia ad un Giuseppe pietrificato!
Non faccio nemmeno due passi che sento Giuseppe scoppiare a ridere nuovamente all’interno del furgone.

Con un sorriso stampato sul viso suono il campanello affianco al portoncino e subito dopo sento la voce del Sindaco “la porta è aperta Bea, ti aspetto in soggiorno”
Spingo il portoncino di ferro mentre il motore del furgone si accende e Giuseppe percorre la stradina in retromarcia.

La casa del Signor Luigi sembra uscita da un servizio fotografico di qualche rivista. Una casetta in pietra, arroccata fra altre due case, “antica” ma perfetta, un arredamento confacente al proprietario. Librerie ricolme di libri e trattati, mobili importanti.
In sottofondo il borbottio della moka del caffè.
Seguo il profumo di caffè e arrivo in soggiorno, esattamente mentre il sig Luigi fa capolino dalla porta della cucina.
“Bentornata cara Bea, siediti pure” indicandomi una delle due poltroncine del soggiorno. “Arrivo subito con il caffè!”
“Grazie Sig. Luigi” gli rispondo sorridendo con timidezza mentre mi accomodo.
Sempre distinto il sindaco, anche a casa è sempre elegante. Oggi una camicia azzurra con pantalone e gilet coordinato.

Dopo pochi minuti ritorna appoggiando il grande vassoio d’argento con il caffè sul tavolino in mezzo alle due poltroncine, si siede a sua volta osservandomi con un mezzo “ghigno”.
“Bea, credo che ci conosciamo abbastanza bene per evitare il lei, non credi?” Mi chiede con quella sua voce profonda, autoritaria ma gentile, porgendomi la tazzina di caffè.
Arrossisco alle sue parole, anche se non dovrei, ma Luigi mi ha messa sempre leggermente in soggezione fin dalla prima volta che ci siamo incontrati. Sarà per il suo ruolo nella piccola comunità.
“Beh, effettivamente non hai tutti i torti… Luigi!” Rispondo sorridendo imbarazzata. Ma perché poi sono imbarazzata mi chiedo, bevendo il caffè per cercare di dissimulare.
“Scusami Bea se ti ho fatta fermare da me questo pomeriggio, so che hai già avuto una giornata impegnativa…”
Le allusioni si sprecano e sorridiamo entrambi istintivamente.
“…ma volevo parlare un po’ con te senza gli altri così mi sono permesso…”
“Nessun problema Luigi, effettivamente c’è stato poco tempo per parlare..” e, incapace di controllarmi, mi vengono in mente flash di immagini della sera prima, quando proprio Luigi fu il primo a prendermi davanti a tutti. Il primo a sancire il tacito patto da noi tutti sottoscritto. Per il bene della comunità.
“…ma non perdiamo tempo. Dimmi pure.” Lo esorto, riprendendo il controllo della mia mente, ma non riuscendo a fare lo stesso con il mio corpo. Sembra quasi impossibile ma, il solo pensiero della sera precedente, ha fatto reagire il mio corpo come se fosse in astinenza! Capezzoli duri e patatina che si inumidisce, e ho finito le mutandine a casa di Franco ed Emma e quindi ora sono senza!
Accavallo le gambe e mi sporgo verso Luigi nel tentativo di alleggerire la pressione dei capezzoli sul tessuto del mio vestitino.

“Beh Bea, io sono una persona molto diretta e non faccio molti giri di parole” la sua voce mi affascina, denota un controllo molto forte, le pause che sceglie sono sempre significative,
“Ti ho fatta venire qui principalmente per capire il perché di questa tua… diciamo “scelta”?”
Mi aspettavo questa domanda prima o poi, ma non ora, non così a bruciapelo!
Senza pensarci rispondo.
“Ad essere sincera? Proprio non lo so!” Ed è vero, ancora non riesco a capacitarmene.

Luigi non prende alla leggera la mia risposta e si concede una lunga pausa di riflessione, come soppesando ogni mia parola.
“Laura mi ha detto che ti sei licenziata questa mattina?” Altra domanda secca. Annuisco accennando un sorriso.
“Sei sicura che questa sia la mossa migliore? Hai già tagliato un ponte con il tuo passato e possibile futuro.” Sembra quasi un colloquio di assunzione!
Questa volta è il mio turno di riflettere prima di rispondere.
Mi vengono alla mente mille risposte adatte, tutte sulla difensiva, tutte che giustificano. Non è questo quello che provo, non è per questo che ho fatto questa “scelta”!

Parlo, a cuore aperto, più a me stessa che a Luigi.
“Perchè lo faccio?
Lo faccio perché mi fa stare bene, lo faccio perché è una giustissima causa, lo faccio perché mi fa scoprire nuove parti di me stessa, lo faccio perché mi sento felice, perché non ho mai riso così tanto in vita mia da quando sono arrivata nel vostro angolo di paradiso, lo faccio perché mi sento libera, lo faccio perché per la prima volta nella mia vita mi sento in famiglia con voi” mentre parlo, nonostante la gioia nelle mie parole, lacrime inumidiscono i miei occhi e solcano le mie guance. Non mi fermo, come un fiume in piena, senza respirare quasi…
“lo faccio perché mi elettrizza l’idea di mettere al mondo tanti bambini che educheremo con sapienza e libertà, lo faccio perché sono un po’ pazza, lo faccio per rendervi felici, lo faccio perché….”

Mi fermo perché, nonostante tutto, ho ancora un po’ di blocco a parlarne.

“Lo fai perché, Bea?” La voce di Luigi mi tranquillizza… e mi lascio andare.

“Lo faccio perché mi fa godere, non ho mai goduto così tanto in tutta la mia vita. Non ho mai fatto miglior sesso in vita mia. Non sapevo di essere così…. Così.. così Troia da farmi sbattere da delle persone appena conosciute, per farmi mettere incinta!” La mia espressione è quasi di shock.

“Quindi lo fai soprattutto perché ti fa godere?” Mi incalza il sindaco.

“Si” rispondo d’istinto.


Cala il silenzio nel soggiorno del Sindaco. Luigi si rilassa appoggiandosi allo schienale della poltrona ed espira, con le braccia appoggiate ai braccioli. Sorridendomi beatamente.

“Bea, rilassati! E scusami se ti sono sembrato insistente, ma volevo essere sicuro, o meglio, volevamo essere al sicuro.”
“Al sicuro da cosa”” chiedo incuriosita senza capire.
“Beh, mia cara, capisci che quello che ci apprestiamo a fare è molto delicata come cosa, non violiamo assolutamente nessuna legge, ma credo che farti avere 10/15 bambini sia difficile da tenere nascosto al mondo, non credi?”

Ancora una volta mi sento in soggezione davanti a Luigi, che già sta pensando ai prossimi 15/20 anni mentre io pensavo di venire qui solamente per farmi riempire.
“Comincio a capire, continua…”

“Il dottore ed io, un po’ ad insaputa degli altri, volevamo parlarti per capire cosa ti passava per la testa. Da quando tu sei andata a dormire ieri sera, noi tutti non abbiamo fatto altro che telefonarci per tutta la notte, anche dopo che sei stata da Roberto, ed ora ho appena riattaccato con i Percelli, proprio quando hai suonato.”

Uno scoppio di rossore mi inonda il viso

“Non devi vergognarti di nulla Bea, anzi, le tue parole di poco fa hanno solamente confermato quanto i tuoi “fatti” ci avevano suggerito!”

“E cioè?” Chiedo abbastanza confusa.

“Che sei una splendida ragazza, di animo e cuore gentile, che ti sei fatta coinvolgere nella nostra vita fin dal principio, come se tu stessa fossi in cerca di una “causa” da seguire”
Una pausa, non di riflessione, bensì puramente per il phatos!
“E che, per una serie di casualità, chiamalo destino, chiamalo come vuoi, ha scoperto una parte di se stessa che ancora non conosceva, una parte più “animalesca”, più istintiva.
La scoperta di te stessa ha coinvolto anche noi, in prima persona, facendoci scoprire qualcosa di inaspettato e nuovo….”

Lo interrompo io questa volta, rischiando quasi il lesa maestà, ma non potevo più resistere. Una fiamma mi stava bruciando dentro. Finalmente avevo capito.
“Avete scoperto anche voi un piacere incredibile, godendo come non avete mai fatto prima nella vostra vita, esattamente come me!”
“Si, come l’hai capito, se posso? Credo che dentro di te tu lo sappia da prima di adesso, anche se probabilmente l’hai realizzato solo ora”
“Molto semplice, da quello!” Dico indicando apertamente il cazzo di Luigi che spinge in alto i suoi pantaloni in una maestosa erezione, sin da quando sono entrata a casa sua era duro, ma la mia “timidezza” mi aveva fatta tacere.
Ora era il mio turno di “incalzare”…
“Nonostante tutto quello che stiamo facendo sia pura e completa follia, nessuno di voi maschietti ha mai smesso di avere costantemente erezioni in mia presenza! E non credo che il bene della comunità abbia molta influenza su quello!”

“Se devo essere sincero mia cara Bea, tutta questa situazione” alludendo alla sua erezione “è alquanto imbarazzante. Non era mia intenzione accoglierti in questo modo…” questa volta era Luigi ad essere imbarazzato.
“Il dottore ed io ci siamo fatti forse un po’ prendere la mano dall’entusiasmo.”
Fa un’altra pausa prima di “confessare”
“Vedi, dopo aver passato le ultime ore ad ascoltare le tue performance con i nostri amici, ci siamo sentiti in difetto, consci di non poter stare al passo, abbiamo pensato di farci aiutare dalla scienza ma… credo di non avere seguito le indicazioni del medico”

“Ohhhh Luigi” esclamo una volta capita la questione, con una espressione sorpresa e preoccupata.
“Tranquilla Bea! Ottavio mi aveva detto di prenderlo dopo che eri arrivata perché ci avrebbe messo una mezzoretta per fare effetto. Il problema è che preso dall’ansia ho anticipato i tempi! Ed ora non ne vuole sapere di calmarsi!”

La situazione è così surreale che non riesco più a trattenermi e scoppio a ridere come una pazza. Luigi fra l’imbarazzato e il divertito mi segue a ruota singhiozzando “guarda te Bea, a quasi settant’anni cosa mi tocca fare…”
Stavo quasi per rispondergli con un’altra battuta ma vengo fermata dal suono del vecchio telefono di casa del sig. Luigi che, cercando di controllarsi si alza e va a rispondere.

“Pronto” ancora cercando di trattenersi dal ridere
“Oh Ottavio sei tu! Si sì tutto bene.” Un attimo di pausa mentre probabilmente Luigi sente cosa gli deve dire il dottore “hai ragione, hai ragione, ma stiamo ancora parlando poi ti avrei mandato un messaggio come d’accordo”
“Si sì Ottavio, esattamente come avevamo immaginato” mentre gesticola non riesco a fare a meno di guardare il suo inguine, con il suo cazzo tozzo duro che, ancora in tiro, spinge i pantaloni in fuori
“Si gliel’ho detto, anche se l’aveva già capito da sola…”

La mia mente è come rapita dal mio desiderio. Sento solo in sottofondo che Luigi e Ottavio continuano a parlare, ma ormai quella nuova parte di me sta per prendere il sopravvento e io, sinceramente, non mi oppongo.

Mi alzo dalla poltrona mentre Luigi mi da le spalle e, senza fare rumore mi sfilo il vestitino che ho addosso e rimango nuda.
Sento il mio corpo fremere in anticipazione, i capezzoli sono così duri che mi fanno male.
Mi sfilo anche le scarpe e mi avvicino silenziosamente a Luigi, intento a “ciarlare” al telefono con il suo solito tono autorevole.
Mi inginocchio vicino a lui, con dita agili e guizzanti gli tirò giù là zip dei pantaloni e, senza nemmeno alzare lo sguardo per un istante, dischiudo le labbra e gli prendo il bocca il cazzo duro.

Come d’incanto esco dalla “trance” in cui ero caduta e, come quando un velo si solleva, i miei sensi tornano a funzionare al 100%.
La prima cosa che sento è il sapore del cazzo di Luigi sulla mia lingua. Sapone, eccitazione e qualche goccia di urina.
Lo spingo più a fondo, ingoiandolo tutto. Non è un problema di lunghezza, bensì di spessore. Ho la labbra completamente aperte mentre lo succhio.
Mi accorgo solo ora che Luigi non sta più parlando al telefono, alzo lo sguardo verso di lui e lo vedo con la cornetta in mano che mi osserva con occhi sgranati.
Dalla cornetta sento distintamente Ottavio che alza il tono della voce non ricevendo risposta.
Muovo la testa indietro fino a far arrivare la grossa cappella fra le mie labbra, e la lecco.

“Me… me.. me lo sta leccando” sento Luigi balbettare al telefono e poi un distinto “Coooosa?” Dall’altro lato dell’apparecchio.
“Si hai capito bene, Bea è qui nuda, in ginocchio sotto di me che me lo sta leccando”
Sentir Luigi descrivere ad alta voce cosa stavo facendo mi ha fatta infuocare, letteralmente. Mi sentivo bruciare dal desiderio.

“Digli di riattaccare e di venire qui di persona così faccio vedere anche a lui di cosa è capace La nuova Bea, senza tante telefonate e chiacchierate”
Questa volta non mi stupisco della mia sfacciataggine, avevo voglia di cazzo. Tanta.

Luigi, rimasto con il telefono in mano, con aria incredula mi guarda.
“Ha riattaccato, ti ha sentita! Sarà qui in due minuti, il suo studio è al di là della piazza”
“Perfetto!” Gli rispondo con voce carica di desiderio e, senza perdere tempo riprendo da dove avevo lasciato. Il suo cazzo.
Allargo le labbra al massimo per farlo entrare nuovamente nella mia bocca, con la punta della lingua gioco non la sua cappella mentre spingo lentamente la testa verso di lui.
Sollevo lo sguardo verso di lui nuovamente e riprendo a muovermi molto lentamente mentre non stacco gli occhi dal Sindaco, ancora con la cornetta in mano, pietrificato.
Sono una vera Troia, mio Dio, sento la mia fighetta contrarsi ai miei pensieri, sono un lago, probabilmente, se guardassi il pavimento, vi troverei gocce dei miei umori.
Ma non voglio distogliere lo sguardo, mentre continuo a muovermi lentamente avanti e indietro, succhiando dolcemente quel bel pezzo di carne.

DRIIIIIIIIIIIIIIIN

Il campanello, il dottore!
Con un movimento fluido sposto indietro la testa, facendo uscire il cazzo di Luigi dalla mia bocca ma richiudendo e succhiando tutto quello che potevo con le labbra, in modo da assaporare tutto il suo sapore in attesa del suo seme.
Mi alzo in punta di piedi stringendo il cazzo di Luigi con la destra, gli do un bacino sulle labbra socchiuse. “Vado io ad aprire!” Dico allegramente incamminandomi nuda verso il corridoio lasciando il Sindaco ancora affianco al tavolinetto del telefono con la cornetta in mano e il cazzo duro fuori dalla patta.

Mentre percorro il corridoio quasi “volo”. La chiacchierata con Luigi mi ha definitivamente “illuminata” per non dire altro.
Sento l’eccitazione crescere ancora, liberata da ogni possibile pudore, da ogni possibile remora, la nuova Bea segue solamente l’istinto “animale” che si è risvegliato in lei, e negli abitanti del suo nuovo paese.
Quando mi fermo davanti al portoncino di ferro quasi ansimo d’anticipazione. Appoggio la mano sulla fredda maniglia, in completo contrasto con il fuoco che avevo fra le cosce.
Spalanco il portoncino, affacciandomi sulla strada del paese a metà pomeriggio, completamente nuda.
Ottavio si staglia davanti a me e la sua espressione è indimenticabile, un misto fra shock e desiderio.
La mia audacia mi eccita e la sua espressione mi fomenta ancora di più. Credo di aver perso il controllo delle mie azioni e non me ne importa assolutamente nulla.
“Ben arrivato Ottavio! Ti stavamo aspettando” lo accolgo sorridendo e, come con Luigi pochi secondi fa, mi alzo in punta dei piedi e gli do un bacino sulle labbra.
Se possibile il dottore è ancora più impietrito di prima, ma non posso fare a meno di notare il vistoso bozzo nei suoi pantaloni.
“Andiamo in soggiorno?” Gli chiedo e, con un movimento fluido, quasi una mezza piroette, mi giro e mi incammino lungo il corridoio sculettando. Ottavio mi segue da vicino, quasi ipnotizzato.

Stiamo per arrivare all’entrata del soggiorno ma mi fermo di scatto. Ottavio si ferma leggermente in ritardo avvicinandosi a me.
Faccio un passo indietro senza girarmi ma voltando leggermente il viso. Con la mano sinistra raggiungo il suo inguine e gli stringo il cazzo attraverso i pantaloni.
“Già presa la pastiglia magica!” Sussurro con voce carica di eccitazione.
“Si” sussulta Ottavio ancora un po’ sorpreso dal mio comportamento ma sento chiaramente sussultare il suo membro tra la mia mano.
“Mmmmmmmm” rispondo, con un mugolio degno di una attrice porno. Cosa cavolo stavo facendo? Ero completamente impazzita! Ma non vedevo l’ora di entrare in soggiorno!

Luigi era ancora in piedi affianco al tavolino, la cornetta era al suo posto questa volta, come era ancora al suo posto il suo cazzo. Duro e ancora scintillante della mia saliva.
Lo raggiungo immediatamente, quasi mi fosse mancato in quel breve lasso di tempo, immediatamente in ginocchio sul pavimento, dischiudendo le labbra per prendere nuovamente quel grosso cazzo in bocca.
Ottavio si avvicina a noi, con la coda dell’occhio lo vedo abbassarsi la zip e tirare fuori anche il suo cazzo. In tiro e scappellato. Non grosso come quello di Luigi ma decisamente più lungo.
Lascio la sinistra sul cazzo di Luigi e con la destra afferro quello del dottore e comincio a segarlo. La voglia mi sovrasta e mi stacco dal Sindaco per assaggiare l’altro cazzo a mia disposizione.
Lo prendo direttamente per metà in bocca, non so se riuscirò a prenderlo tutto, ma ci provo, spingendomi verso di lui, con gli occhi rivolti verso un sempre meno “impietrito” e poi eccitato Ottavio.
“Oh Bea! Mi fai morire così” mi sussurra guardandomi negli occhi.
Mi fermo quando gli occhi cominciano a lacrimarmi per lo sforzo. Lo tiro fuori e poi comincio a segarlo con la mano tenendone metà in bocca.

Non ho mai fatto una cosa così “porca” in vita mia ad un uomo, men che meno a due contemporaneamente! Ma il mio corpo non poteva mentire, più osavo più ne volevo ancora!

Mi sposto nuovamente verso Luigi, dedicandomi a lui, quando sento Ottavio stringermi il seno con la mano, riscoprendo la sua intraprendenza che avevo notato la sera prima. Il suo tocco mi fa quasi venire per la sorpresa.
Aumento il ritmo della mia mano sul suo cazzo e della mia bocca su quello del sindaco.
Inizia a giocare con i miei capezzoli ed inizio ad impazzire.
Con la mano ben stretta sul suo palo lo avvicino al mio viso, in modo da averlo a portata e comincio a danzare fra i loro cazzi come una “ninfomane esperta”.

Il primo a parlare fu Luigi, che nel frattempo aveva cominciato a palparmi il seno anche lui.
“Bea…. Se continui così non resisto…”
“Chi ha detto che devi resistere!” Rispondo vogliosa staccandomi dal suo cazzo e spostandomi su quello di Ottavio.
Sentire la mano del "distinto" dottore premere sulla mia nuca per darmi il ritmo mentre gli succhio il cazzo è una sensazione indescrivibile.
Mi stacco anche da lui, deglutendo con gusto la mia saliva insaporita dal pungente gusto dei due cazzi che sto succhiando.
Continuando a tenerli in mano alzo lo sguardo:
"Ho voglia di sentire la vostra sborra..." Non credo a quello che sto dicendo "venitemi in faccia, voglio sentirla tutta addosso..." stringo di più le dita attorno ai loro pali e comincio a segarli, succhiando e leccando quelle maestose cappelle a turno, per pochi secondi alla volta.
"Sconvolto" dalle mie parole sento il cazzone del Sindaco vibrare, faccio appena a tempo a girarmi verso di lui che lo sento esplodermi in faccia.
"Beaaaaa...." Luigi è senza fiato mentre mi erutta in faccia tutto il suo piacere. La sento calda e pungente mentre mi comincia a colare sul viso. Lo riprendo in bocca giusto per godermi gli ultimi due schizzi, deglutendoli con una voglia e una voracità che non avevo mai provato prima.

Non appena mi stacco dal cazzo di Luigi sento le mani di Ottavio che mi spingono verso di lui, faccio appena in tempo ad aprire le labbra che me lo infila in bocca, spingendomi con la mano sulla nuca, ed esplode con un mugolio gutturale.
Lo sento venirmi direttamente in gola, quasi soffoco dalla quantità ma con un grande sforzo mando giù tutto il primo fiotto. Con le lacrime agli occhi per lo sforzo ma più facilmente ingoio tutto.

Mi sento veramente una troia mentre continuo a succhiare fino all'ultima goccia tutto il seme del dottore che allenta la presa sulla mia nuca, concentrato nel suo piacere.
Ottavio esala pesantemente mentre barcolla leggermente sulle gambe instabili mentre io, ormai sazia, mi stacco dal suo arnese sempre tenendoli entrambi con le mani.
Le pillole magiche fanno miracoli! sono entrambi ancora duri come il marmo!

Mi alzo in piedi, fiera di me come non mai, ma non ancora soddisfatta.
Mi stacco dai due cazzi e mi avvicino ad una delle poltrone dove prima abbiamo preso il caffe.
Mi appoggio ad una poltrona con le mani, girandomi verso i due uomini che sono ancora "sconvolti" dal mio comportamento.
"Ne avete ancora per scoparmi o avete già finito?" chiedo con fare provocatorio inarcando il sedere e lasciandogli vedere la mia patatina, luccicante dei miei umori.

Il primo a muoversi, con uno scatto fulmineo, è Ottavio che mi raggiunge in un'istante nonostante gli "sforzi" appena compiuti.
Fa per prendermi direttamente da dietro ma lo interrompo girandomi.
"Non siete ancora stufi di scoparmi vestiti?" li apostrofo cominciando ad aiutare Ottavio a spogliarsi. Le mie dita fremono mentre gli sbottono i pantaloni, abbassandoli assieme alle mutande mentre lui si toglie la camicia.
Completamente nudo e con il cazzo duro e lucente Ottavio mi prende con le mani e mi fa girare, rimettendomi com’ero prima ed in modo brusco si posiziona dietro di me, mi stringe i fianchi con le mani e affonda il suo bel palo dentro la mia fighetta affamata, che lo inghiotte vogliosa.

Non appena lo sento dentro di me “impazzisco” e lancio un lungo mugolio.
“Mmmmmmmmmmm”
“Bea…. Mio Dio… sei… sei.. “ Ottavio non riusciva..
“Sono veramente una troia… si Ottavio, dillo pure” continuo la sua frase mentre con il corpo seguo il ritmo del Dottore che mi prende aumentando pian piano il ritmo.
“E voi siete dei porci maiali, un intero paese di allupati!”
“Siamo giusti per te Bea” si intromette Luigi, aggirando la poltrona e parandosi davanti a me anche lui nudo e, senza nemmeno chiedere, mi infila il cazzo in bocca che, unito alla spinta di Ottavio, me lo fa arrivare direttamente in gola.
“Si Luigi, hai ragione, siamo proprio giusti per una Troia come te” .

È troppo. Troppo.
Vengo. Vengo fragorosamente. Soffocata dal cazzo tozzo di Luigi le mie urla risultano smorzate.
Il mio corpo trema, sussulta, Ottavio aumenta ancora il ritmo che già era sostenuto ed io esplodo. Costringendolo a fermarsi perché comincio a schizzare incontrollatamente addosso al super eccitato dottore.
Mi libero la bocca dal cazzo del sindaco e caccio un urlo “gutturale” di piacere mentre il mio corpo continua a vibrare fuori controllo.
Non appena smetto di schizzare Ottavio svelto me lo sbatte nuovamente dentro, facilitato da tutto il “lubrificante” comincia a scoparmi con veemenza.
“Sei incredibile Bea… pazzesca”
Mi giro come “posseduta”, scostandomi i capelli dal viso e guardandolo. Senza dire nulla, la mia faccia diceva già tutto.
Labbra serrate per non mugolare continuamente, occhi fissi e lucidi di piacere, muscoli del viso che scattavano ad ogni affondo del suo cazzo. Un muto invito ad usarmi per godere.
Come comprendendo le mie intenzioni sposta in basso la presa delle sue mani, non più sui miei fianchi bensì sulla parte superiore del mio sedere, aggrappandosi con le dita e facendo leva per scoparmi più velocemente.
Nella stanza riecheggiano i colpi del suo bacino sul mio sedere.
Sento un altro orgasmo arrivare. Apro la bocca. “Vienimi dentro ora. Mettimi incinta. Fammi godere” le parole escono provocanti e sussurrate. Ma fanno il loro effetto, vedo i muscoli del dottore contrarsi e lo sento esplodere dentro di me, mentre inarca la schiena per godere.
Chiudo gli occhi e vengo anch’io. In modo diverso, meno fisico e più cerebrale.
La sensazione del suo sperma che mi riempie è indescrivibile. Mi manda in estasi.
Voglio rimanere incinta, voglio procreare, voglio farmi riempire tutti i giorni, voglio scopare anche quando sarò incinta, non voglio smettere più. È troppo bello.

Esco dai miei pensieri quando Ottavio esce da me per accasciarsi sfinito sulla poltrona affianco, con ancora il cazzo quasi in tiro.
Mi giro verso Luigi: “presto, ti voglio!”
Mai visto il sindaco muoversi così velocemente ma gliene sono grata perché urlo appena mi infila il suo grosso cazzo dentro senza ritegno.
Non arriverà dove arrivava quello del dottore, ma quanto è grosso!
“Mmmmm… quanto sei grosso sindaco!” Lo provoco mentre i nostri corpi cominciano la danza del piacere.
“Quanto mi piace metterlo nella tua fighetta stretta Bea!”
I nostri corpi si abbandonano al piacere e mi faccio scopare anche da Luigi che, sorprendentemente, sembra essersi come sbloccato, sembra un giovane allupato e non un distinto signore.

SBAAAM!

Luigi mi molla uno schiaffo sul sedere mentre mi scopa.
“Mmmmmm” dio… cosa mi é successo? “Porco!”
Mi piego liberando il peso dalla mano destra e me la infilo fra le cosce, cominciando a strofinarmi il clitoride gonfio. Sono un lago, sgocciolo sul pavimento…
“Più forte Luigi, di più” lo incito opponendomi alle sue spinte con il mio corpo, per aumentare la forza della scopata!
“Bea così mi fai venire!” Lo sento quasi protestare….
“Riempimi tutta! Voglio godere ancora” aumento il ritmo delle mie dita.
Sento Luigi perdere il ritmo, affondando dentro di me a scatti.
Un’ultima poderosa spinta infilandomi le unghie nella pelle…
“Godoooooo!”
Il mio urlo di piacere copre la fine del suo. Il mio corpo e la mia mente quasi si isolano da tutto quando sento il primo schizzo entrarmi a fondo nell’utero. Esplodo di piacere, la mia mente si annebbia.
Il piacere è tutto, perdo il controllo e godo senza ritengo.

Luigi si svuota completamente dentro di me… e, esausto dallo sforzo, si sfila mentre ancora sto mugolando di piacere e si siede sulla poltrona lasciata libera da Ottavio ormai ripresosi.

Non appena smetto di tremare di piacere Ottavio mi aiuta a sedermi sulla poltrona. Capisco che la mia mente sta tornando a funzionare quando mi accorgo che mi ero appena seduta su un lago di miei umori e sborra di questi due arzilli signori!

Per diversi momenti i nostri respiri affannosi sono il rumore di sottofondo.

Nel bel mezzo del silenzio si desta il sindaco che, con naturalezza, si lascia scappare un “Che scopata!”
Ci guardiamo tutti a vicenza per qualche secondo e poi scoppiamo a ridere come matti! Fragorosamente, da togliere nuovamente il fiato.
Ci riprendiamo definitivamente dopo pochi istanti.
Istintivamente il mio sguardo cade sui corpi nudi dei due uomini davanti a me. Ancora eretti…
Sposto il viso verso l’orologio sulla parete.
Più che un sussurro un pensiero…. Ma lo sussurro: “volendo c’è ancora tempo…”
I due mi guardano con gli occhi sgranati e con i cazzi, forse solo suggestione, ancora più dritti.
“Bea?” Mi chiede dubbioso il padrone di casa ancora seduto sulla poltrona.
“Però andiamo in camera da letto stavolta!” Dico io, alzandomi ancora piena di energia e di voglia…
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