orge
La sfida (fantasia)
di lecap
06.11.2017 |
17.037 |
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"L'aria sapeva di odore di mobili antichi, cera da pavimento e profumo di tabacco da pipa molto raffinato..."
LA SFIDAAvevo deciso di regalarmi un pomeriggio di permesso dal lavoro, per oziare passeggiando davanti alle vetrine del centro, sicura che nulla avrebbe sconvolto quel programma. Ero da poco entrata in un bar per un caffè, che il mio nome, esclamato dietro le mie spalle, mi fece trasalire; la voce apparteneva a Fabio, un avvocato sui quaranta anni, che avevo conosciuto qualche mese prima ad una cena di comuni amici.
Ricordavo bene quella serata perché tutti i partecipanti erano persone distinte pur, se con diverse esperienze, attratti in un modo o nell'altro dal sesso; si riusciva a parlare tranquillamente di varie esperienze senza notare, come succede spesso, espressioni di meraviglia o stupore sul volto di chi ti ascolta.
Mi ritrovai seduta al suo tavolo a parlare come se fossimo amici di vecchia data e non fosse, invece, la seconda volta che ci incontravamo e per giunta solo per casualità.
I nostri discorsi variavano sui soliti argomenti tipici di persone che non si conoscono ancora bene: tempo, economia, lavoro, famiglia.
Qualche minuto dopo i discorsi si fecero un po' più personali quando lui mi raccontò delle sue regate dilettantistiche ed io, del mio impegno a reperire denaro per la costruzione di un canile comunale per sostituire l'attuale, assolutamente fatiscente.
Tutto ad un tratto mi chiese:
"E' molto che non vai in un club privé?"
Quella domanda, pur se molto personale, non mi scosse più di tanto perché ricordavo che in quella serata, un pò tutti avevano esposto chi le proprie idee su quei posti e chi, le varie emozioni o esperienze di quando vi erano andati.
"Saranno sei mesi, forse sette" risposi tranquilla come se mi avesse chiesto una cosa banale.
"E tu?" Proseguii.
"Una vita che non entro in quei posti; non mi diverte più ciò che vi si trova". Rispose alzando leggermente le spalle.
Lo guardai meravigliata e la mia espressione lo fece scoppiare a ridere:
"Non ho detto che non mi diverte più il sesso o la sessualità. Ho solo detto che, spesso, si rischia di non trovare degli stimoli a seconda di chi si incontra e può succedere di aver sprecato una serata là dentro." Esclamò quasi per sottolineare che non era diventato insensibile ai piaceri della carne.
Senza lasciare che il tema della conversazione cadesse proseguì:
"Ricordo bene come quella sera tu insistessi che il desiderio sessuale si accresce quando entra in gioco l'intrigo, meglio ancora se inaspettato."
Quella affermazione mi stupì; strano che una persona potesse ricordare così bene cosa una persona appena conosciuta e mai più rivista, avesse detto nel corso di una cena tra amici comuni.
Non aspettò neppure la mia risposta e composto un numero al suo cellulare, lo portò all'orecchio; dopo qualche secondo la sua voce disse a chi aveva risposto alla chiamata:
"Buonasera Conte, se è d'accordo tra mezz'ora sarò da lei con una persona che è adattissima alla sua ricerca. Ok, allora siamo d'accordo, ci vediamo tra poco."
Era palese che la persona in questione fossi io ma altrettanto chiaro era che non mi ero mai sentita considerare così poco da poter decidere al posto mio. Senza dire una parola, seccata, mi alzai dal suo tavolo e trenta secondi dopo ero di nuovo immersa tra le persone che giravano per il centro cittadino.
Qualche minuto dopo la sua voce alle mie spalle mi disse: "Incamminati lungo la prossima strada a destra."
Non mi girai ma, senza sapere perché, arrivata all'angolo della strada indicatami, voltai davvero verso destra; dopo qualche centinaio di metri, la sua voce mi disse ancora:
"Fermati qui; siamo arrivati alla mia automobile: è questa nera."
Pensai e dissi dentro di me senza, con questo, rivolgergli la parola.
-Brutto presuntuoso- la mia macchina è questa nera,dice- come se avesse una Porsche oppure una di quelle Mercedes lunghe come una portaerei invece che una microscopica Smart. -
Tutto ad un tratto però, riflettei che i macchinoni sono usati dagli uomini anziani o brutti o, ancora peggio, insignificanti, per poter fare colpo sulle donne. Fabio effettivamente, per portamento, modo di parlare e di porsi verso gli altri, sicuramente non aveva bisogno di simili aiuti.
Mi ritrovai seduta al suo fianco mentre le strade della metropoli scorrevano ai nostri fianchi.
"Il fatto che io sia salita in macchina, non ti da il diritto di pensare che io accetti nulla di quello che vuoi propormi e neppure che continuerò a rimanere fin dove vuoi portarmi. Brutto stronzo."
Esclamai continuando a fissare davanti a me.
"Ricordo bene come parlasti della tua visione del sesso quella sera che ci siamo conosciuti, senza cadere mai in squallide ovvietà o ancor di più, in deprimenti ragionamenti volgari.” Disse, proseguendo:
"Io ti posso regalare l'intrigo che ti ha sempre interessato ma, al tempo stesso, è sufficiente che tu dica semplicemente -NO- e tra mezz'ora la mia auto si fermerà esattamente davanti al bar dove ci siamo incontrati.”
Non risposi. Non perché attirata dalla sua misteriosa idea ma solo per non dargli la soddisfazione di sapermi spaventata come, invece, effettivamente ero.
L'auto si fermò in un piccolo cortile ghiaioso, scese e successivamente aprì la mia portiera aiutandomi a scendere senza dire una parola; tenendomi a braccetto si incamminò, senza parlare, verso il portone d'ingresso di una villa padronale in stile barocco presumibilmente eretta nell'800.
Solo dopo aver suonato tre volte al campanello si volse verso di me e dopo avere estratto un foulard nero ed averlo ripiegato fino a farlo diventare una lunga striscia, mi disse:
"Sta per iniziare il tuo viaggio verso una nuova consapevolezza dell'erotismo. Cinque sensi sono troppi per poter assaporare questa esperienza e la vista, è sicuramente quello che attirerebbe troppo la tua attenzione a dispetto degli altri quattro, sicuramente ben più importanti.”
Senza dire altro, si pose dietro di me e dopo avermi posato la fascia di seta nera sugli occhi, la legò delicatamente ma saldamente, dietro la mia nuca.
Completamente al buio, sentii il rumore del portone che si apriva e la pressione della mano di Fabio sul mio braccio, mi invitò ad entrare.
Non sentii la voce di chi ci aveva aperto e neppure il mio accompagnatore profferì parola; c'era intorno a me un silenzio colmo di sensazioni che non riuscivo tuttavia a comprendere.
Attraversammo in silenzio almeno due sale finché ci fermammo dove, sicuramente, c'era la presenza di altre persone, rivelata da un flebile brusio.
Finalmente sentii distintamente una voce sconosciuta:
“Amici miei, Fabio come al solito, ci ha voluto stupire portandoci una graziosa amica.”
“Dalle varie voci che salutavano il mio accompagnatore, compresi che nella stanza dovevano esserci altri due uomini oltre Fabio e il padrone di casa.
Dopo qualche minuto di bisbigli tra le persone che, bendata, non potevo vedere, sentii un paio di labbra che, delicatamente, mi baciavano una guancia e subito dopo la voce di Fabio:
“Ti lascio in buone mani, devo sbrigare alcune commissioni, ci vediamo più tardi. Signor Conte non si preoccupi di accompagnarmi alla porta, conosco la strada.”
Finito l'eco dei suoi passi, rimasi immersa in un silenzio totale. Una rabbia si impadronì di me, verso Fabio che mi aveva lasciata da sola in quella casa assieme a sconosciuti e soprattutto verso me stessa che, nonostante avessi potuto ribellarmi, togliermi la benda e scappare via, rimasi immobile.
La temperatura era più che gradevole, regalata presumibilmente da un caminetto che intuivo dallo scoppiettio tipico dei ceppi di legno quando bruciano. L'aria sapeva di odore di mobili antichi, cera da pavimento e profumo di tabacco da pipa molto raffinato.
Bendata, immersa nel buio totale, avvertii che quegli uomini sconosciuti si stavano avvicinando; il cuore mi batteva all'impazzata nel petto e contro i timpani. Un brivido freddo scendeva lungo la mia schiena e le mie mascelle erano serrate; una strana sensazione indescrivibile: terrore e angoscia misti alla curiosità di ciò che sarebbe successo.
Una voce suadente, gentile ma ferma, cacciò via i miei pensieri:
“Spogliaci mia cara. Spogliaci tutti e completamente.”
Nella mia testa un turbinio di sensazioni si rincorrevano impazzite mentre più giù, oltre la gola serrata, il battito impazzito del mio cuore rimbombava dentro le orecchie in un assordante rumore.
Avanzai in avanti con il braccio proteso finché la mia mano incontrò uno dei miei ospiti; le mie dita percepirono il caldo e la morbidezza della lana. Sentii un bottone e capii che era un golf; iniziai a sbottonare e poi, sempre al buio lo sfilai dal corpo dell'uomo.
Proseguii l'operazione anche con la camicia poi, inginocchiatami e sempre a tastoni, slacciai le scarpe levandole successivamente dai piedi. Questa volta, sempre inginocchiata ma con la schiena eretta, cercai a tastoni i calzoni dell'uomo e dopo aver slacciato la cintura, glieli sbottonai e mi adoperai per toglierglieli. Subito dopo aver sfilato le sue calze tornai con le mani sui suoi fianchi e abbassai le sue mutande fino ai piedi in modo che potessi levare anche quelle.
Una volta di nuovo in piedi, avvertii che quello si allontanava leggermente e contemporaneamente, un altro prendeva il suo posto. Ricominciai l'operazione precedente sforzandomi di capire, col solo tatto delle dita, come erano gli abiti dell'uomo per poterli sfilare anche a lui.
Interminabili minuti dopo, mi rialzai dopo avere denudato completamente il quarto uomo ed ultimo uomo.
Ora ero sola, bendata e indifesa, in una casa sconosciuta alla mercé di quattro uomini, sconosciuti anch'essi, per giunta nudi e ovviamente, eccitati per essere assieme ad una donna che, finora, aveva obbedito ai loro ordini senza ribellarsi e protestare.
Rimasi immobile, completamente vestita, in piedi, immersa in un silenzio irreale interrotto solo dal crepitio della legna nel caminetto. Molti timori giravano nella mia mente e ancora di più, le domande: -cosa succederà adesso ? O meglio: come succederà?- maledicendo contemporaneamente Fabio per avermi coinvolta in quella pazzia e ancor di più me stessa, per non aver voluto rifiutare.
I miei pensieri furono interrotti dalla consapevolezza che quella strana calma stesse per terminare; sensazione che si trasformò ben presto in certezza: i quattro si erano avvicinati in cerchio attorno a me circondandomi.
Sentii le loro mani che iniziavano a spogliarmi: avvertivo i bottoni della giacca che venivano estratti dalle asole e poi quest'ultima sfilata dalle mie spalle. Subito dopo la camicetta venne sfilata dalla gonna e sbottonata completamente e tolta dalle mie spalle; due minuti dopo fu la zip della gonna ad essere abbassata per ritrovarmi, dopo pochi istanti, solo con l'intimo, le mie inseparabili calze autoreggenti e le scarpine.
Contrariamente a ciò che immaginavo, il mio denudamento si arrestò e sentii sulla pelle le loro carezze lievi. Rimasi ferma, immobile e silenziosa, ad ascoltare le loro dita percorrermi delicatamente la schiena, la pancia e ciò che le calze, lasciavano esposte delle mie cosce.
Interminabili minuto dopo, mentre due mani slacciavano il reggiseno, altre abbassavano i miei slip fino a farmi capire di sollevare alternativamente i piedi perché potessero abbandonare definitivamente il mio corpo.
Anche le calze e le scarpe mi furono levate e dopo essere rimasta completamente nuda, con solo la benda a coprirmi gli occhi, i quattro si avvicinarono attorno a me, centro assoluto di quello strano capannello.
La mia pelle avvertiva il contatto dei loro corpi maschili ed eccitati contro il mio, mentre le loro bocche, iniziarono a percorrere il mio corpo partendo dal collo per poi scendere dappertutto.
Il mio seno, la schiena, la pancia, i glutei, il monte di venere, le cosce, le gambe ed ogni altra più recondita e segreta intimità non ebbero più segreti per le loro labbra e lingue curiose.
Non appena quella loro sorta di esplorazione li soddisfece, mi sentii sollevare dalle loro braccia finché mi trovai in posizione orizzontale sostenuta dai palmi delle loro mani in vari punti sotto il mio corpo. Lo strano gruppo cominciò a muoversi per portarmi, a guisa di un trofeo di caccia sollevato sopra le loro teste, in un luogo diverso da quello dove ero stata condotta da Fabio.
Venni adagiata su un letto e ben presto rimasi racchiusa tra la morbidezza del materasso ed il robusto contatto di quei corpi virili sopra di me. Mi ritrovai, stranamente, a ricordare e a capire, pur in un momento così emotivamente intenso, ciò che Fabio poco tempo prima, bendandomi, avesse spiegato quella manovra come un espediente per fare in modo che gli altri miei quattro sensi, diventassero più vigili e sensibili. Avvertivo infatti, ben più amplificati del solito, i respiri, gli odori della pelle, le sensazioni tattili del mio corpo mentre venivo palpata, frugata e violata dappertutto, dalle dita e dalle lingue dei miei quattro occasionali e imposti amanti.
In quel groviglio di membra dove io ero l'epicentro di ogni fantasia e desiderio da esaudire, sentii il leggero ma deciso contatto di un sodo glande sulle mie labbra, tacito ordine di permettergli di penetrare la mia bocca che, infatti, non oppose resistenza.
Mentre, sdraiata su un fianco, le mie labbra e lingua stavano dedicandosi ad accontentare quella verga, un altro si distese dietro di me e dopo avermi sollevato una gamba, dischiuse le mie grandi labbra e con una spinta del suo bacino, penetrò all'interno. Mugolii di piacere e commenti soddisfatti per il mio corpo e la mia dedizione, continuavano a circondarmi mentre i due robusti uccelli proseguivano ininterrottamente a rimanere dentro di me.
La mia lingua ricevette gli spruzzi dell'orgasmo proprio mentre all'interno della mia vulva, l'altro ospite del mio corpo, iniziò ad inturgidirsi ancora di più e subito dopo essere uscito, privato velocemente del preservativo, inondò la mia pelle con alcuni schizzi di sperma subito sopra il solco delle mie natiche. Non avevo raggiunto l'orgasmo in quell'occasione pur se, indubbiamente, la paura e la vergogna precedenti, avevano lasciato posto ad una più che considerevole eccitazione, tanto che la mia vulva, sembrava una indecorosa fontanella che lasciava fuoriuscire fiotti di liquido denso, tanto da bagnare il tessuto dove ero stata adagiata.
Quella sorta di impari lotta non si placò neppure un istante e ben presto, mi ritrovai a cavalcioni di un altro uomo, penetrata ed allo stesso tempo a disposizione degli altri tre: mentre quello sotto mi dettava il tempo del movimento con le mani sui miei fianchi, un altro mi stava baciando, infilandomi la sua lingua a cercare la mia e, nel frattempo, due mani soddisfatte stringevano al loro interno i miei seni, mentre due dita del quarto uomo, dopo esser state lubrificate dalla sua saliva e insinuate nel mio ano, iniziavano anch'esse una sorta di coito con movimenti ritmati.
Mentre ero costretta a continuare a cavalcare l'uomo sotto di me, mi ritrovai due peni eretti all'altezza del viso e tenuta in equilibrio dalle braccia di chi mi stava scopando, mi fu fatto capire, senza una parola, che dovevo prendermi cura di loro. Con le mani e la bocca, alternativamente, li portai all'apice del piacere fino a che mugolii soddisfatti prima, e densi spruzzi di seme poi, non raggiunsero il mio viso. Pochi minuti dopo anche il terzo uomo godette ma, erroneamente a quanto immaginavo, quella specie di orda non si era ancora soddisfatta.
Perennemente costretta al buio dalla benda saldamente annodata alla mia nuca, fui di nuovo toccata, leccata e profanata da mani, dita, e lingue fino a che non mi ritrovai nuovamente cavalcioni di uno dei quattro e riempita dal suo strumento. Qualche minuto dopo, l'uomo che mi stava scopando, portò le sue braccia dietro la mia schiena e con lieve forza, abbassò il mio busto contro il suo petto.
Continuai ad assecondare col bacino i suoi movimenti con le tette schiacciate contro di lui e con le cosce e le natiche divaricate per la posizione che mi era stata fatta assumere.
Fu in quel preciso istante che non avvertii più il contatto sulla mia pelle delle mani degli altri tre, mentre quello sotto di me, divaricò le gambe in modo innaturale per quel tipo di amplesso.
Non appena avvertii che uno degli altri tre si stava ponendo alle mie spalle, capii il motivo della manovra di chi mi stava scopando e la paura del dolore si impadronì di me, causandomi un intenso brivido gelato lungo tutta la schiena. Nonostante questa sgradevole sensazione non arrestai i miei movimenti e neppure protestai per ciò che stava per accadermi; avvertii il liquido contatto di saliva che l'uomo inginocchiato dietro di me, lasciò cadere sul solco del mio sedere e subito dopo, le sue dita inumidire il mio ano già fradicio per le leccate ricevute precedentemente.
Le mani dell'uomo alle mie spalle, posate saldamente sulle mie natiche, arrestarono il ritmo dell'amplesso mentre, con un leggero movimento verso l'esterno, dischiusero ulteriormente il solco delle mie chiappe facendo in modo che l'ano rimanesse ancora più esposto ed indifeso, al suo desiderio. Il suo glande si appoggiò all'entrata inumidita e già profanata da precedenti dita e con una spinta, penetrò all'interno.
Una scossa di dolore mi pervase dappertutto mentre un urlo uscì dalla mia gola; i miei violatori rimasero immobili per qualche istante, dopodiché iniziarono a scoparmi nuovamente con movimenti sempre più decisi mentre il dolore, poco alla volta, lasciava il posto ad una piacevole e inaspettata sensazione.
Le mie membra, così trafitte dai due uomini, iniziarono a rilassarsi finché una tempesta di piacere percorse il mio corpo dall'attaccatura dei capelli fino alla punta delle dita dei piedi. Il mio respiro si fece più affannoso fino a che i muscoli della vagina e dell'ano non strinsero spasmodicamente quei due cazzi piantati dentro di me mentre un orgasmo, mai provato finora, si impadronì del mio corpo e della mia mente. Gli spasmi del piacere si susseguirono incessantemente finché, quasi congiuntamente, i due uomini godettero dentro di me.
Mi ritrovai sdraiata sul letto, ancora ansimante, con gli altri corpi maschili attorno a me. Le mani di quegli uomini, soddisfatte e riconoscenti, iniziarono ad accarezzarmi lievi mentre, come un bimbo al riparo del caldo abbraccio della culla, appagata e compiaciuta, precipitavo in un sonno sereno.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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