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CAMPEGGIO CON MIO PADRE


di geronimo12
10.02.2025    |    9.915    |    9 9.5
"Uno, due, tre schizzi, poi mi bagnai la mano..."
Mi chiamo Paola, sono bionda, 41 anni. Nel mese di luglio del '2000, avevo appena finito le vacanze estive, al Parco Nazionale d'Abruzzo. In campeggio organizzato, io mio padre e mia madre. Avevamo fatto molte passeggiate lungo i sentieri. Dopo il ritorno a casa, decidemmo di prenderci qualche altro giorno di vacanza per fare un po' di campeggio libero. Mamma non volle venire ed allora pensammo di partire io e mio
padre 53enne ancora in forma ed io, pazza di lui. Era abbastanza esperto ed io mi feci prendere subito dall'entusiasmo.
Preparammo una tenda piccola, per evitare di portarci quella familiare troppo ingombrante.
Il primo giorno fu di preparazione del campo. Mi piaceva stare con mio padre. Sapevo che anche a lui faceva piacere stare solo con me. Era un rapporto più stretto e più intimo di quando eravamo a casa. La prima notte andammo a dormire presto perché il giorno dopo c'era da fare una escursione di una intera giornata.
La tenda era piccola e quando ci spogliavamo immancabilmente i corpi si toccavano. Io restai in slip e reggiseno, mio padre ovviamente solo in
slip. Mi accorsi di un breve turbamento in lui, eravamo abituati anche in casa a vederci così poco vestiti , ma la situazione qui turbava un tantino in piů. Il giorno dopo, partimmo per una passeggiata di quasi cinque ore, mangiammo al sacco, ci riposammo un po', e riprendemmo la via del ritorno. Avevamo solo una camicia addosso, e pantaloncini. Scarponi e calzettini ai piedi.
A circa un'ora dalla tenda cominciò quello che poi ci porto' alla strana situazione.
Cominciò a piovigginare. Cercammo di ripararci, tanto da poter prendere i maglioni nello zaino. Ma all'improvviso cominciò a diluviare. Camminammo per bel po' sotto l'acqua, fino a
quando arrivammo finalmente alla tenda. Ci infilammo dentro e cercammo di asciugarci alla meglio. Gli scarponi erano inzaccherati, quindi li
tirai via fuori dalla tenda per non sporcare. Ormai eravamo tutti bagnati, e ci togliemmo gli abiti di dosso. Restai ancora con slip e reggiseno,
bagnati fradici (e diventati trasparenti) ma non potevo mica togliermi anche quelli.
Anche mio padre restò solo con gli slip (anch'essi bagnati e trasparenti).
Eravamo tutti e due sudati e si era diffuso nella tenda il tipico odore di pelli bagnate e sudate.
"Mi sa che puzziamo un po'" disse mio padre. "Ci vorrebbe una doccia!"
"Non ti basta quella che abbiamo appena fatta?" risposi io.
Ogni tanto, come ci giravamo, i corpi si toccavano. Le cosce, le spalle, i bacini si urtavano. Ci affacciammo fuori: pioveva sempre forte.
Non potevamo nemmeno stare in piedi, perché la tenda era bassa. Stavamo seduti.
Ad un certo punto mio padre mi toccò i piedi in un modo che a me sembrò sensuale. Mi disse "Che piedi zozzi che abbiamo, mettiamo fuori a
lavarli?" "No!" dissi io "teniamoli così!" Mi sembrava in quel momento una cosa piacevole. Mangiammo qualcosa.
Passò una mezz'oretta ed accadde il fattaccio.
Io dovevo pisciare. Lo dissi. Anche lui doveva farla. Allora decidemmo di fare come su alcuni treni con certi tipi di toilette in cabina, quando non si vogliono usare quelle centrali, usare un recipiente e poi buttare fuori tutto, da quella interna. "OK usiamo questo" disse mio padre e prese una scodellina in plastica. "Comincia tu, io mi giro dall'altra parte". Mi tirai giù gli slip e mi misi la scodellina sotto. La situazione era intrigante e trasgressiva. Si sentiva il rumore della pipì che usciva dalla figa ed andava a cadere giù. Posai la scodella e cercai di ritirarmi su le mutandine. Era scomodo allora mi misi in ginocchio. L'operazione mi fece perdere tempo, e probabilmente mio padre, pensando che avessi già fatto, si giro'. Ero rivolta verso di lui con le mutandine ancora giù, si vedeva tutta la macchia nera della figa. Mi chiese scusa. Intanto io gli porsi il recipiente.
"Puoi farla lì dentro, poi buttiamo tutto insieme!" dissi io. Lui lo stesso in ginocchio si giro' e capii che stava tirando fuori l'uccello. Mi affacciai e lo guardai. "Ma cosa fai?" disse lui "Mi guardi? - Cose tra l'altro mi emozioni e non mi esce!" Una strana sensazione mi prese.
L'uccello non era in tiro, ma nemmeno proprio moscio. Quante volte avevo pensato: un genitore, davanti ad una figlia, in quelle circostanze, si
sarebbe potuto eccitare? Magari senza andare oltre, ma aveva davanti pur sempre un corpo di donna. Diverso sarebbe stato forse una madre per un figlio, la donna ha un tipo di eccitazione diverso. Ha bisogno di piů coinvolgimento. Ma un uomo a cui subito si alza, davanti ad una figa..?
C'era una situazione strana: di trasgressione. Ci guardammo per un istante poi allungai la mano e glielo presi. Tirai indietro con decisione e lo scappellai. "Ma cosa fai? Sei matta?" Mi disse subito, ma intanto sentivo il membro che nella mia mano diventava sempre piů grosso e duro. Cominciai a muovere la mano avanti e indietro. "No dai! Sei mia figlia!" mi prego', non so se con convinzione.
"Appunto sono una donna, considerami solo una donna!" gli risposi.
E lui: "Ma così mi farai venire!"
Intanto mi poggio' la mano sulla schiena e mi strinse a se. L'altra la mise su una tetta. Capivo che l'orgasmo ora era vicino, anzi stava arrivando
potente perché mi calò la mano dentro la mutandina, mi prese una natica e me la strinse. Vidi gli schizzi uscire dal suo cazzo. Uno, due, tre schizzi, poi mi bagnai la mano. Mi stringeva e mugolava di piacere, dicendo " figlia mia siiii...mmmmmmm...aaahhhhhhh... Siiiii...amore di papà.... Mmmmmmmmm". Gli strinsi un po'
la cappella, uscivano altre ultime gocce dalla punta. Resto' ancora parecchio in tiro, mentre finalmente riuscì a fare la pipì.
Mentre si ritirava su gli slip non disse parola. Anch'io non parlai più, entrambi in evidente imbarazzo. Ci ficcammo nei sacchi a pelo e
spegnemmo la luce. Aspettai un po', non so se si era addormentato o fece finta di non sentirmi, quando mi portai la mano sporca del suo liquido al naso ad odorarla e mettendo l'altra negli slip cominciai a provocarmi anch'io un orgasmo.
Da quel giorno non ne abbiamo parlato mai piů, ma ci e' rimasto un bel ricordo
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