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Gay & Bisex

Sole e Pioggia nelle Filippine


di verdissimo
14.09.2023    |    371    |    0 8.7
"Tutto sommato lo trovavo molto attraente..."
Posso fare una premessa in modo diretto e senza censura visto che ci troviamo in questo sito? Ho scoperto presto in vita mia che se mi accorgo che un uomo desidera realmente il mio culo, io di conseguenza desidero darglielo. Solo una cosa dovrebbe fare per averlo: chiedermelo nel modo giusto, e chiaramente non a parole.

Finalmente lascio Parma e sbarco nelle Filippine. Fino all'ultimo non credevo che ciò sarebbe stato possibile. Infatti pochi giorni prima mi arrivano due colpi di fortuna: il primo, ho ottenuto dalla direzione del mio posto di lavoro tre settimane consecutive di ferie ad aprile, cosa davvero insolita dove lavoro (però avrei dovuto rinunciare alle ferie di agosto!); il secondo, ho trovato su internet, sebbene fosse sotto data, un biglietto aereo ad un prezzo accettabile. Chiaramente non alle tariffe dell’anno precedente, ma considerato gli aumenti spropositati dei prezzi dei voli, potevo dirmi fortunato. Quindi l'ho preso "al volo".
Dopo quasi un anno quindi mi sono ritrovato in quella spiaggia dell'isola di Panglao, e devo dire che a casa sentivo proprio una gran voglia di tornarci.
Come si sa, quando si è in vacanza, passati i primi due o tre giorni, gli altri volano via, uno dopo l'altro. In quelle due prime settimane ero riuscito a rilassarmi, abbronzarmi e anche a fare del buono con alcune giovani fanciulle del posto, le quali erano veramente deliziose, oltre che disponibili. Di solito mi svegliavo tra le 10 e le 11 poi andavo (da solo o in dolce compagnia) a far colazione al Québec: una caffetteria in cui primeggiava una terrazza al piano rialzato che dominava quella grande fetta di mare che aveva davanti; e ci rimanevo placido fino a ben oltre mezzogiorno, senza sapere che cosa avrei fatto dopo.
E qui viene il bello. Al Québec, mentre sono seduto al bancone che s’affaccia sul vuoto e il mare, vedo al mio fianco sinistro con una birra davanti, distante tre o quattro tavoli, in quel momento vuoti, quel bel tipo olandese che avevo conosciuto la volta precedente proprio in quella parte dell’isola. Lui non poteva essere definito proprio un turista ma qualcuno con una certa disponibilità economica che tentava di fare del business in loco e soggiornava e si spostava qua e là nel villaggio e in quella piccola isola in modo imprevedibile.
Ci eravamo conosciuti la volta precedente perché lui era seduto su una vecchia e piccola imbarcazione ribaltata sulla sabbia ed io, a poca distanza, ero seduto su un basso muretto scalcinato. Entrambi ammiravamo spensieratamente, e forse un po’ annoiati, se non mezzo addormentati, la spiaggia e il mare che ci erano di fronte. Era pieno pomeriggio e il cielo non prometteva bene, anzi… E’ bene sapere che se sei in quell'area geografica e all’aperto in certe stagioni dell’anno, non riesci a renderti conto che è scoppiato un acquazzone che già sei bagnato fradicio. All’inizio ognuno di noi pensava ai fatti propri, poi é stato lui a parlare per primo facendo le consuete domande quando si vuole conoscere qualcuno; mi chiedeva dei pareri, in qualità di turista e comune consumatore s’intende, sulle possibilità commerciali che una spiaggia come quella poteva offrire, sul turismo e a ciò a cui il villeggiante è solitamente interessato. Io gli davo corda perché lui parlava un inglese fluente ed io volevo esercitare il mio che, ad essere generosi, era appena passabile.
Era alto, più di me sebbene lo fossi anch’io, biondo e ben slanciato ma direi un po' troppo magro, tant'è che quando ripenso a lui vedo un corpo non proporzionato, con le ossa e giunture bene in vista. Aveva un bel viso, uno di quelli che piacciono a me perché con i lineamenti dolci e tutt'altro che da macho. Era giovane, infatti poteva avere fino a vent'anni meno di me. Tutto sommato lo trovavo molto attraente.
Ad un certo punto sento un paio di gocce cadere sulle mie braccia scoperte, e anche lui deve averne sentite su di sé perché, con un gesto improvviso ma naturale, volge i palmi delle mani verso l’alto per evidenziare che ci stavamo bagnando e dice: “Che facciamo adesso, andiamo da me? Io abito proprio qui a due passi.” Perplesso per la proposta tanto inaspettata rispondo di sì senza pensarci.
Dopo nemmeno un’ora, e ad acquazzone concluso, esco dal condominio dove lui abitava con un certo disagio dietro, cioè sentivo il mio orifizio aspro e ruvido allo stesso tempo. In altre parole mi aveva scopato. Devo dire che non c'era andato leggero con quell'arnese lungo che si ritrovava, ma mamma mia che scopata, non potevo certo lamentarmi! Per di più dopo tanto tempo dall'ultima volta! Quella quindi non fu "la mi prima volta", infatti in precedenza mi era già successo, non poche volte, di dover soddisfare un cazzo. Vorrei precisare che a letto con un uomo io sono sempre stato il ricevente, non ho mai pensato per me a qualcosa di diverso.
Quando avevo vent'anni, o poco più o poco meno, succedeva non di rado che uomini di vario genere e professione (che di solito erano in età matura o oltre), e che talvolta non conoscevo nemmeno (alcuni di loro in macchina mi avevano affiancato mentre camminavo per strada), puntassero su di me con bramosia, e se qualcuno di loro faceva bene la sua parte e mi piaceva anche, allora non era da escludere che io finissi sopra i sedili distesi della sua auto nella zona del fiume; oppure più comodamente in un letto, di casa sua o di una stanza d'hotel. Questo avveniva se era veramente capace di farmi sentire l'oggetto del suo desiderio e, molto importante, se non si scoraggiava dalla mia freddezza iniziale e dai miei no ma continuava a farmi la corte. Ebbene, arrivava il momento in cui mi sarei arreso, in cui mi sarei sentito "Alice nel paese delle meraviglie", ovvero avrei preso consapevolezza che possedevo uno sfintere giovane e desiderabile e che c'era qualcuno lì che guardava me ma che in realtà vedeva quello perché, per lui, io non ero altro che un bel buco del culo... e che avrebbe fatto carte false per averlo. A quel punto era come se su di me ci fosse stato scritto qualcosa riservato solo a lui e che solo lui poteva leggere, qualcosa tipo: "Ok sono qui, prendimi."
Devo dire che nella mia giovinezza molti "babbi e zii" ci hanno provato con me ma solo a quelli "bravi" l’ho dato. Dalla quantità di proposte ricevute (dirette o confuse) nelle più svariate e inaspettate situazioni, posso affermare di essere stato, a quel tempo, piuttosto appetitoso di aspetto (un bel moretto, alto e dalla pelle fresca?). Inoltre bastava che mi guardassi allo specchio senza nulla addosso, e con le natiche appena aperte, per scacciare ogni dubbio.

Ho dato la mia verginità al vicino del piano di sopra, sebbene avesse l’età di mio padre. Con la scusa di farmi fare pratica di guida, siccome presto avrei dovuto sostenere l'esame della patente, in un pomeriggio di pioggia, con lui a fianco, mi fa guidare la sua macchina fino alla sua officina meccanica vicino al fiume, dove lui riparava le auto. Erano mesi che si vedeva benissimo che aveva un'erezione ogni volta che mi vedeva, e se capitava di incontrarci per caso qui o là nel palazzo, immancabilmente io diventavo il destinatario di un profluvio di smancerie e complimenti. Ad essere sincero devo dire che col tempo le sue continue lusinghe e ammiccamenti avevano cominciato a fare breccia su di me. Mi ricordo, per esempio, di esserci incrociati nel corridoio delle cantine e, siccome non c'era nessun altro, mi ha rivolto un commento allusivo di sole poche parole ma "terribile". L'argomento era il cancello elettrico esterno che conduceva ai garage sotterranei che spesso non si apriva e che, dicevo io, poteva pensarci lui siccome era un bravo meccanico. Lui ha chiuso il discorso dicendo con un sorriso sospetto: "E tu quando mi fai aprire il tuo cancello?", dopodiché è filato via. Io ho sentito il mio cazzo ingrossarsi di colpo, quindi mi sono chiuso nella mia cantina, mi sono infilato il manico di un cacciavite prima in bocca poi in culo e mi sono fatto una sega seduta stante.
Devo ammettere che Tito, è con questo soprannome che tutti noi del condominio lo conoscevamo (o Titino siccome era carente in statura), era riuscito a modificare le mie fantasie erotiche; cioè quando mi masturbavo, nella mia testa avevo cominciato a sostituire la figa delle mie compagne di classe con il cazzo, mai successo prima, e mi dicevo che ciò sarebbe dovuto uscire dai contorni della mia mente e che presto avrebbe dovuto fare parte della mia vita reale. Inoltre, come si è visto, avevo cominciato con una certa frequenza a scoparmi da solo con oggetti che potevano ricordare dei falli e a fare le prime esperienze con la lubrificazione che trovavo in casa. C’è stato un momento, in uno dei tanti di turbolenza sessuale che avevo in quel periodo, in cui seriamente mi sono detto: “Perché no? Alla mia età a qualcuno dovrò darlo (il culo) affinché ci faccia la festa. Non sarà un divo del cinema e non é nemmeno decentemente alto ma credo che lo meriti visto che non nasconde che ci tiene tanto.” Così successivamente sono stato io a non nascondergli che il mio cancello non era chiuso a chiave se si fosse presentata l’occasione giusta. E l’occasione c’è stata in quel capannone ingombro di macchine e ricambi vari. Quando poi Tito ha scoperto che ciò che gli stavo regalando era qualcosa di nuovo, di intatto, fu sinceramente sorpreso perché non Immaginava tanto. Inoltre ha dimostrato nei fatti che non mi ero sbagliato sul suo conto, perché lo ha amato davvero quel pomeriggio e le volte successive. Per lui ogni volta era come essere in paradiso in cui io ero l’unico angelo. Da allora, da quel pomeriggio, non vedeva che quello, voleva solo quello, quasi ogni giorno (nel capannone o chiusi nel suo garage sotto casa, o nel retro del suo furgone. In un occasione l'abbiamo fatto anche nel suo letto matrimoniale); e per lui non era mai abbastanza la sborra che ci buttava dentro. Mi chiedeva di andare da lui senza lavarmelo perché voleva succhiarmelo così com'era, col suo sapore originale. Non smetteva di ripetermi che un culo come il mio non l’aveva mai visto prima, nemmeno su internet, e mi chiedeva scherzando se nel nostro paese esisteva una legge che gli permetteva di sposarlo. Era invece pressoché indifferente al resto del mio corpo, stranamente e con mio leggero dispiacere.
Per quanto mi riguarda, devo ammettere che Tito è stato per me il primo uomo in assoluto, e non solo fisicamente. E' stato il primo a sedurmi, sebbene l'abbia fatto in modo audace e da popolano, fino a convincermi ad andare nel suo covo (ed io sapevo bene quello che poi sarebbe successo); ed è stato il primo che mi ha tolto i pantaloni. Poi l'ho avuto ai miei piedi.
Riguardo l'altro aspetto, quello strettamente sessuale, non si creda che la mia fosse solo accondiscendenza, ovvero che volessi solo farlo contento. Per quale motivo avrei dovuto? La verità è che all'inizio per me è stato solo dolore, ma ben presto ho imparato a trasformare quel dolore in piacere col risultato che il pensiero dell'ultima cavalcata raramente, il giorno seguente, mi abbandonava durante le lezioni a scuola. Con lui ho scoperto quanto è disgustoso il sapore dello sperma quando scende lungo l'esofago, ma da allora ne vado ghiotto. Mi presentavo agli appuntamenti completamente depilato e a volte con le mutandine prese dal cassetto di mia sorella. Godevo vederlo pazzo ed essere da lui subito dopo sbattuto, o meglio, sbattuta per un'ora. La verità è che ero diventato una troietta.
Solo una cosa non avevo calcolato: come poi sarei riuscito a liberarmi di lui senza problemi. Non c'è bisogno di dire che volevo evitare che in giro si sapesse della nostra tresca che durava ormai da un paio di mesi, nella quale lui si dimostrava sempre più impaziente e di umore imprevedibile, ed era arrivato anche ad offrirmi dei soldi per la mia disponibilità! Io, invece, avevo iniziato ad evitarlo e a non rispondere più ai suoi messaggi al cellulare (all'epoca c'erano solo gli SMS, gli smartphone ancora non esistevano) in cui mi supplicava di rivederci ancora una volta. Per di più, da poco avevo intrapreso una nuova e più sana relazione con un maestro di matematica da cui andavo a lezione un paio di volte alla settimana.
Per fortuna, col tempo il capitolo con Tito si è concluso in modo abbastanza liscio e, come già detto prima, nuove occasioni non sono mancate. Infatti ero sorpreso nel constatare la quantità di uomini che si avvicinavano a me con l'intento di avere un rapporto sessuale. Dicevo di no ai giovani, che trovato tutti insignificanti, mentre ero incline ad essere accondiscendente con quelli attempati, con o senza capelli, con belle automobili e che avevano l'aria di essere dei professionisti o commercianti di un certo tipo. Con quelli che avevano strane idee in testa, ad esempio coloro che mi chiedevano se l'avevo grosso, trovavo il modo di chiarire che la gatta sarei stata io e non loro, altrimenti non se ne faceva niente. E poi c'era quel giornaletto bisettimanale di annunci che arrivava in tutte le case e che sfogliavo nella sezione degli incontri. Insomma, per me il cazzo ormai era diventato una routine ed ero riuscito a crearmi un bel giro di scopa-amici, ed alcuni erano anche da fuori. Con certuni di loro mi vedevo con una certa regolarità (devo ammettere che così avevo iniziato a fare qualche soldo sebbene non ci fosse un vero e proprio tariffario); mentre per gli altri, una volta sola era abbastanza. La mia posizione preferita era quella detta in inglese "reverse cowboy", cioè con lui steso di schiena e con me che scodinzolavo standogli accovacciato sopra, con il viso e il corpo rivolto ai suoi piedi. In quel periodo della vita ho preso tanti di quegli uccelli da riempire zeppa una voliera.

Torniamo adesso a quest’anno 2023, al ritorno in quella stessa spiaggia e a lui, giovane, alla mia sinistra.
Probabilmente mi aveva già visto prima che fossi io ad accorgermi lui, anche perché in quel momento il locale era pressoché deserto, perciò era difficile passare inosservati. Quindi mi sorride in modo sornione e con fare sicuro si sposta lateralmente di posto fino ad affiancarsi a me. Si mostra piuttosto affabile e mi racconta che adesso ha un laboratorio di piercing, che oltre ad importarli e a venderne in certe quantità, è anche capace di collocarli sul corpo dei clienti. E’ così su di giri e di buon umore da esserne contagiato tant’è che accetto di farmi pagare il conto da lui e di accompagnarlo a casa (modalità simile alla precedente!).
Adesso abita da un’altra parte del paese rispetto a prima; abita in un bungalow in muratura sulla spiaggia. Appena entrati il clima che era presente tra noi fino a poco prima cambia e la vaga elegia svanisce, mentre nell'aria si avverte una certa tensione. La stanza è ampia ma è l’unica dell’appartamento quindi il letto a due piazze è lì ai nostri piedi. Ad un certo punto e in modo asciutto dice: “Show it me” (mostramelo). Io gli chiedo che cosa e lui risponde: “Il tuo culo, voglio vederlo nudo.”
A quel punto smetto di pensare, non dico nulla, mi spoglio del tutto e mi metto a carponi sul letto con le chiappe rivolte verso di lui. Subito dopo sento il mio ano bagnato e succhiato avidamente e al contempo percepisco le mie palle agguantate e strattonate all'indietro per obbligarmi a stare attaccato alla sua faccia. Dopo un lasso di tempo entra con un dito impregnato di crema o gel, ed infine entra col suo bastone… Lui che è così dotato, che l’ha lungo come il manico di un martello. Che meraviglia... dopo quasi un anno! L'ultimo è stato proprio lui in quella stessa isola! Penso fra me: altro che la figa! altro che scopare la figa! io voglio il cazzo, voglio essere scopato io! Inoltre, per completare il quadro, gli chiedo di fare come aveva fatto la volta precedente, cioè di dirmi le parolacce senza vergognarsi. Così in inglese mi dice più e più volte che sono una troia, una puttana, una sporca cagna, e altre cose del genere. Devo ammettere che a me é sempre piaciuto un sacco essere insultato al femminile.
Poco dopo esplode. Deposita il suo seme dentro di me ed esce. Si pulisce con della carta da cucina che era lì a portata di mano e, senza dire una parola, si sdraia e si addormenta sul posto. A me invece manca il summit, l’apice. Lui è venuto, io invece no e ho il cazzo che tira, che urla vendetta. Il mio ano è ancora dilatato, aperto, ma vuoto al centro. Sono insoddisfatto, anzi mi sento maltrattato, ma fortunatamente mi riesce di addormentarmi lì, a fianco di chi? Di chi indubbiamente riesce a disporre di me e del mio corpo senza tante smancerie, e che non è certo galante e delicato, come avrei preteso in passato. Ma decisamente sa quali corde vibrare per rivoltarmi come un calzino usato.
Non passa nemmeno un’ora che siamo di nuovo attaccati come due cani, con me sotto e lui sopra che mi ansima sul collo. Questa volta vorrei che mi cavalcasse a lungo però; come se dovessimo attraversare vaste praterie e costeggiare fiumi, con lui in groppa che impone il tempo: a volte a passo lungo, altre volte a passo svelto; e talvolta con delle sante galoppate. Non appena comincio ad immaginare questo scenario erotico, sento il mio retto inondato di un liquido caldo e, come prima, lui esce e si appresta a pulirsi. A quel punto non mi trattengo e gli dico in modo risentito: “Ma io non sono venuto!”, al ché lui risponde che non sono affari suoi (it’s not my business). Cerco di fargli capire che desidero venire perché lui mi fa impazzire, perché quando me lo mette dentro sento il mio culo friggere, quindi voglio godere anch'io. Gli dico anche che per pulirsi dovrebbe lasciare stare la carta perché lo farei io con la bocca siccome ho una gran voglia di sentire il suo sapore mescolato al mio, e che vorrei segarmi e spruzzare il mio seme in aria. Ma lui è scostante e ripete che non sono affari suoi e che a quel punto avrebbe voluto rimanere da solo. Mentre esce dal letto, gli scappa una sonora scoreggia che mi colpisce in faccia, e ancora oggi non so se lo abbia fatto apposta oppure no. Sebbene non mentre si stava svolgendo ma solo successivamente, quell’esperienza mi ha rivelato il lato erotico e intrigante di essere mortificati e sfruttati sessualmente. Benché ne avessi sentito parlare, prima di allora non immaginavo che un partner egoista e meschino potesse avere un tale potere su qualcuno ed essere per lo stesso immensamente desiderabile.
Nel corso dell’ultima settimana prima del mio volo di ritorno, ci siamo incrociati per strada altre volte. Capitava perché il paese non poteva essere definito grande, ma soprattutto perché frequentavo la spiaggia dov'era situato il suo bungalow, o perché andavo a fare colazione al Québec la mattina. Mi facevo trovare da lui da qualche parte, di giorno o al buio, ed entrambi ci fingevamo meravigliati di rivederci così, per caso. Sebbene non sempre, quegli incontri “casuali” finivano come è facile immaginare. Non sono più andato in cerca della tenera carne delle fanciulle del posto.

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