Gay & Bisex
Parte II: Quella volta in biblioteca
di aerdna96
23.08.2018 |
6.382 |
7
"Una ragazza vicino a noi si schiarì la voce indicandoci di stare in silenzio, con uno scambio di sguardi decidemmo di uscire un attimo..."
Quel mercoledì estivo passato nei bagni della biblioteca, inginocchiato a succhiare quel bel pisellone a forma di lattina, era diventato un vago ricordo da richiamare alla mente nelle mie solitarie serate passate a masturbarmi. Purtroppo non lo incontrai nei giorni a seguire, mi alzavo la mattina con la voglia matta di rivederlo, di assaporare quei bei capezzoloni o di sentire in gola quella cappella larga e pulsante.Oramai luglio era inoltrato, la sessione estiva stava terminando ed erano i giorni conclusivi per preparare l'ultimo esame. Era la mattina precedente all'appello, giorno in cui agitazione ed ansia fanno da padroni, come ogni mattina scesi di casa con il mio zaino in spalle, presi la bici e raggiunsi la biblioteca. Passai il corridoio di entrata, salii le scale e raggiunsi i tavoli di studio, ovviamente solito posto anche se l'aula era praticamente deserta. Passarono le ore, avevo il cervello in fiamme, i neuroni impazziti e decisi di non far la pausa data la mole di studio ed il capitolo di 50 pagine da finire per il giorno dopo. Vicino a me si sedette un ragazzo dalle spalle larghe che però i miei occhi non focalizzarono perché troppo concentrati nello studio. Il ragazzo incominciò a sistemarsi generando rumori strisciando la propria sedia e sbattendo quaderni e penne sul tavolo. La mia concentrazione in quel momento venne meno e mi partii uno sbuffo di lamento. In quell’istante sentii una voce provenire: "Hey belle labbra! Nervosetto oggi?"
Mi ghiacciai, impallidii e mi sentii accelerare il battito; “sarà LUI? E' tornato? Sarà la mia voglia di riassaporare il suo dolce pene ed il troppo studio che mi generano allucinazioni?”. Mi girai lentamente, alzai lo sguardo ed intravidi i suoi bellissimi pettorali, il suo pelo rasato che usciva dalla polo grigia aperta, la sua barbetta curata ed il suo capello moro mediterraneo. Con un filo di voce gli chiesi come mai fosse sparito dalla biblioteca e che attendevo ancora il secondo round nei bagni. Mi rispose: "In teoria ho finito gli esami già da un pezzo, sono prossimo alla laurea ed oggi sono venuto qua per festeggiare insieme a te anche se non ho più niente da studiare, speravo di rincontrarti". Una ragazza vicino a noi si schiarì la voce indicandoci di stare in silenzio, con uno scambio di sguardi decidemmo di uscire un attimo. Raggiunta la macchinetta della caffè, punto dove i miei ed i suoi ormoni erano partiti come cani in calore, ci mettemmo a chiacchierare sul più e del meno quindi università, esami e future lauree. Il mio sguardo era assente dalla conversazione perchè abbassato sulla sua tappa dei pantaloni, così pronunciata, così gonfia e delineata dal pantalone stretto che nelle mie mutande il durello era inevitabile. Mi beccò subito e ridendo esclamò: "Mi è venuta una bella idea! Divertiamoci un po'! Magari con qualcosa di diverso e poi concludiamo in bagno! Sfoghiamo tutte le nostre voglie oggi, seguimi!". Mi fece strada salendo le scale, superammo il pianerottolo ed entrammo in una porta con una scritta sopra "Archivio". Avevo già una mezza idea su cosa ci facessimo lì. Passammo il bancone del bibliotecario e prendemmo il labirinto di scaffali colmi di libri antichi, copertine usate e ricoperte da un sottile strato di polvere. Raggiungemmo un punto cieco da occhi indiscreti e telecamere, mi spinse delicatamente verso uno scaffale, mi passò la mano avanti ed indietro prima sul durello per poi raggiungere il lato b del mio jeans stretto. Il mio buchino già iniziò a dilatarsi nel sentir la mano attraverso il jeans. Iniziammo a limonare a fondo, sentivo la sua lingua roteare come un'elica di un elicottero, a scatti raggiungeva le tonsille. Iniziai a tastare il suo pacco, lo strinsi forte, lo sentivo crescere nel pantalone. Lui allungò le sue dita verso la mia bocca ed esclamò: "Leccale bene che te le pianto in quel buchetto stretto". Detto, fatto! Passai la mia lingua tra le sue due dita e gliele portai dentro il mio slip già bagnato di sudore. Iniziò con un dito e sentii il mio buchino pulsare come fosse voglioso di ben altro.
Preso dal momento, tirai giù i suoi jeans con difficoltà dovuta dalla sua sporgenza, decisi allora di aprire la zip e slacciai il bottone. L'effetto fu più o meno come il vaso di pandora, una volta aperto ne uscì di tutto. Mi erano mancati quei 19 cm belli spessi. Lo afferrai con la mano e con l'altra tirai su la sua polo semi sudata dal caldo e dall'eccitazione. Appena i miei occhi videro i suoi capezzoli mi ci fiondai come un avvoltoio fa su un pezzo di carne. Li strinsi con le dita e li leccai con la mia lingua, mi ci attaccai succhiandoli per bene. Lui continuò a stuzzicarmi il buchetto depilato con il suo dito e mi spinse la testa più giù verso la sua torretta di controllo. Appena scesi feci un lungo sospiro e lo presi tutto in bocca, gli feci segno di tenermi dai capelli e di spingermi a colpi di zumba quel cazzone spesso da poterlo sentire fino allo stomaco. Così fece, dopo i primi colpi sentii già la mia saliva mista alla sua sborra scendermi dalla bocca verso il mento, come una bella colata di cemento lungo il mio viso. Dopo qualche minuto sussurrò a bassa voce: "Voglio scoparti quel cazzo di culo liscio, andiamo in bagno!". Ingoiando quel liquido pompato fino a prima, ci riordiammo, trovando difficoltà nel chiudere la tappa dei pantaloni dato lo spessore portato dai nostri cazzi in tiro.
Ripassammo davanti al bibliotecario preso dal suo nuovo tablet, uscimmo dal corridoio e scendemmo le scale, svoltammo in direzione dei bagni e ci chiudemmo nel primo libero. Di forza mi abbassò slip e pantalone, mi spinse con il petto in avanti mettendomi a novanta; iniziò a sputare e leccare insieme, stimolando il mio buchetto oramai quasi pronto per la penetrazione. Dopo poco si alzò e iniziò a strusciare il suo grosso pennello tra le mie chiappe, scivolò e si bloccò all'altezza del forellino. Leggera pressione e la cappella entrò. Attimi di dolore, che durarono poco perchè tamponati dal brivido di piacere. Spinse piano piano, sentii il tronchetto penetrarmi e allargare le mie pareti interne. Bruciava ad ogni avanzamento ma sopportai, una volta sentito toccarmi la prostata gli dissi di fermarsi e di iniziare ad entrare ed uscire. Prese velocità come un picchio che batte sulla corteccia dell'albero. Ansimavo di piacere, sottovoce chiesi di accelerare di più. Lui esclamò: "Sei proprio una troietta vogliosa!" si fermò un secondo, sputò ad altezza buco e iniziò a sbattermi così forte tenendomi dai fianchi che le pareti del bagno tremarono iniziando a prendere il ritmo dei suoi colpi. Iniziò a segarmi l'uccello,ero talmente voglioso che in due minuti iniziai a schizzare crema bianca su tutta la parete del bagno, colava ancora calda raggiungendo il pavimento. Dopo quella scena sentii la sua cappella gonfiarsi dentro di me, il suo cazzo venoso stava per esplodere. Lo tirò fuori e con qualche colpo di sega spruzzò come un idrante sulle mie chiappe tenere e arrossate dai colpi ricevuti. Liquido caldo colava lungo il sentiero raggiungendo il buco oramai dilatato, qualche goccia cadde nei miei slip.
Dopo quell'avventura non passai l'esame del giorno dopo, mi consolai segandomi e ripensando a quella mattinata nei bagni della biblioteca.
Spero vi sia piaciuto! Fatemi sapere nei commenti.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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