Gay & Bisex
La mia voglia di essere Sissy - 2
di Maurocollant
12.09.2020 |
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"Era una periodo particolare della mia vita, non presi consapevolezza di ciò che la mia sessualità voleva che io fossi, la nascosi, anche con gli amici con..."
Quello che scrivo di seguito è un racconto in parte di fantasia ed in parte di cose vere che ho vissute o che vivo e si allaccia a quanto già scritto nel racconto “La mia voglia di essere Sissy”Non è stato facile essere adolescente alla fine degli anni sessanta, inizio anni settanta, l'epoca si stava aprendo a nuove idee, più libere, con nuove aspirazioni, il sessantotto non fu solo una rivoluzione culturale e sociale, lo fu anche mentale, i cui effetti non furono però visibili subito, anzi.
L'inizio sembrò mostrare una certa libertà dei costumi, ponendosi, comunque, dei limiti che erano il retaggio di un modo di vivere e di pensare ancora molto condizionato da una serie di tabù sulla vera conoscenza della propria sessualità, del proprio corpo, del proprio modo di vivere. Educazione e religione restarono comunque dei modi che condizionarono la libertà che sembrava si andasse raggiungendo.
Iniziai presto a provare il piacere della masturbazione, vergognandomi dopo ogni volta che mi sentivo appagato del mio atto manuale, all'inizio senza neanche una goccia di eiaculazione e spaventandomi e vergognandomi ancora di più quando le prime gocce di sperma uscirono nel momento dell'appagamento.
Inizia presto anche nel provare il piacere del contatto fisico, pelle a pelle, giocando a lotta con un amico, mio coetaneo e vicino di casa e, quando quel contatto fu dei nostri corpi completamente nudi, l'emozione che provavo aveva un che di magico, sentivo che la mia mente ne provava piacere e che anche il mio cazzetto esternava a modo suo quelle piacevoli sensazioni.
Inizia presto anche a trovare eccitante guardare fra le cose di mia zia, i suoi reggiseni, le sue sottovesti, le calze, i collant, meravigliosa invenzione in grado di dare piacevoli emozioni, che da quei giorni dei miei dodici anni, non mi ha più abbandonato.
Il porno di fatto non esisteva, l'educazione sessuale nemmeno, tutto doveva essere scoperto e imparato da semplici autodidatta, chi più ne sapeva più si faceva vedere bravo ed evoluto e lo raccontava agli altri in modo nascosto, segreto.
Però c'erano cose che tenevo nascoste per me, che avevo capito non potevo condividere se non con Marco quel mio amico con cui avevo scoperto il piacere del toccarci reciprocamente e con un altro amico, Enrico, che, più grande di noi, un giorno decise che ne avevamo di cose da imparare e ci insegnò che il sesso fra maschi ha i suoi piacevoli lati positivi.
Ricordo che quando stavamo assieme, in due o in tre che fosse, il mio desiderio di stare nudo con loro era così forte che cercavo il più possibile il contatto dei corpi nudi, mi piaceva abbracciarli, strusciarmi su di loro, baciare il loro viso, la bocca, il corpo, sentire il loro sesso nelle mie mani, nella mia bocca e, grazie ad Enrico, scoprire anche che quel sesso duro si poteva anche avere dentro nel culo.
Se poi, alle piacevoli sensazioni che provavo sentendo i loro corpi nudi a contatto con il mio, aggiungiamo anche il fatto che amassi indossare calze, collant e sottovesti di mia zia, posso dire ora., con certezza, che il mio principale desiderio fosse quello di essere stata la loro donna, anzi, amo di più dire che volevo essere la loro femmina, rende più questo sostantivo.
L'avvento di internet e di una miriade di siti porno mi ha fatto vedere cosa avrei voluto essere nella mia adolescenza, una femboy, dolce, delicata femminuccia, da amare, coccolare, vezzeggiare, trattare da femminuccia malgrado quella appendice di piacere che si chiama cazzo, ma che sicuramente era quel qualcosa in più che le altre femmine non hanno..
Guardo spesso video del genere gay, teen, femboy, crossdresser, ma non con il principale desiderio rivolto a quei giovani corpi efebici, certo, non mi manca quel piacere, ma il mio primo desiderio e quello di immedesimarmi in loro, voler essere nel loro ruolo, avere quel corpo glabro, giovane, femmineo, ecco, sì, prima di tutto femminile come volevo essere io nella mia adolescenza, nella mia giovinezza, nel momento in cui il mio corpo poteva essere come il loro.
Ora non è più così, per quanto riguarda il mio fisico un po' in sovrappeso, l'aspetto tutt'altro che femmineo, sicuramente gli anni hanno lasciato segni indelebili per non poter più aspirare a quel ruolo, quella parte, per soddisfare quel desiderio di femminilità che ancora mi porto dietro.
Rimane il piacere nell'indossare l'intimo femminile, nel mettere scarpe con il tacco per cercare di dare un tocco di femminile civetteria anche nell'incedere, in più, qualche volta, appago la mia voglia di essere la femmina di un amico che sa come soddisfare il mio nascosto desiderio, per lui divento Jole, la sua femmina troia.
Ma è inevitabile che dentro di me il pensiero più piacevole vada indietro nel tempo, torni a quell'età in cui avevo diciotto anni, certamente anche prima... ero magro, anzi, magrissimo, biondo, capelli lunghi, ciuffo, insomma, in molti di quei femboy che ora vedo nei video, riesco a riconoscermi, a vedere me stesso come ero allora e, soprattutto, a come avrei voluto essere...
La fantasia non mi manca, anzi, certe volte è anche troppa, e così mi piace immaginare di tornare a quei tempi, di essere la femminuccia di un maschio che sappia vedere la femmina che c'è in me, la femmina umile, disponibile, devota al suo uomo, ragazzina ingenua da usare a proprio piacimento.
Vivere per lui, il mio maschio, da femmina, da ragazza, chiusa in casa ad aspettare il suo ritorno, fargli trovare la casa in ordine, le sue cose pulite e riposte dove le possa trovare, preparargli il pranzo e la cena sperando di aver indovinato ciò che desiderava mangiare.
Umilmente attendere il suo ritorno restando nuda in casa, con indosso solo le cose che mi dice lui, le cose con cui desidera trovarmi quando arriva, sento che questo ruolo poteva essere proprio il mio, di umile ragazza ventenne nata per soddisfare le esigenze, le voglie, le necessità del proprio uomo.
Lui il mio maschio, il mio master, il padrone del mio corpo, della mia mente, il mio educatore, l'uomo a cui dare rispetto e dare tutta me stessa, la natura mi ha fatto maschio con la voglia di essere femmina, e lui conosce il mio stato e sa come tirar fuori da me la mia femminilità, sa come usarla, come educarla e come farla crescere.
Mi immagino chiusa in casa, con indosso calze e reggicalze, coperta solo da un trasparentissimo babydoll, il mio sesso imprigionato da una gabbietta metallica che mi imepedisce di toccarlo, sfiorarlo, dargli quel piacere solitario a cui sono abituata, ma la gabbietta mi impedisce di farlo, riesco solo a fare pipì e sentire il dolore della costrizione nei momenti in cui, pensando al mio uomo, il mio sesso si eccita e vorrebbe ingrossarsi, indurirsi, ma la costrizione a cui è obbligato, giustamente, glielo impedisce e mi riporta alla realtà del mio stato di femmina la cui possibilità di piacere, di godere, spetta solo alla magnanimità di mio marito. Solo lui può decidere come e quando posso segarmi e godere.
E lui sa quanto io vorrei poterlo fare, perchè il suo pensiero, la sua presenza, l'idea di lui, del suo corpo nudo che mi usa, la sua voce, il suo odore di maschio, i suoi modi a volte duri e a volte durissimi, tutto di lui mi eccita e vorrei poterglielo dimostrare godendo di questa sua presenza eiaculando per lui.
Però lui sa che una femminuccia come me deve fare queste cose solo quando lo vuole lui, e per lui vedermi che mi sego diventa un momento in cui sa come umiliarmi, per il mio ridicolo cazzetto, per la mia voglia di femminilità compromessa da quel sesso maschile, da quell'atto masturbatorio fatto come lo fanno i maschi e non sgrillettandomi un clitoride celato fra le labbra di una figa vogliosa.
Lui mi deride, mi umilia come sa fare lui e io sento che questa è una cosa che mi eccita, ed eccita anche lui e vederlo appagato nella mia umiliazione mi piace, sento che fa parte del mio dovere di moglie devota ed ubbidiente, è un ruolo che sento mio.
Ho avuto diciott'anni a metà degli anni settanta, il porno cominciava allora a far vedere qualcosa di più che non fosse un seno, però c'erano solo giornaletti, ma mancavano i soldi ed il coraggio di acquistarli, si correva all'espediente di sottrarli senza essere visti, praticamente.... rubarli.
Bisognava accontentarsi di ciò che si riusciva a sottrarre senza essere visti e, quindi era poca la possibilità di scegliere.
Una volta ebbi la fortuna di “prelevare” un giornaletto che si chiamava “Doppio senso”, era prevalentemente dedicato alle tematiche gay, c'erano anche foto di uomini travestiti, con visi femminili da far invidia a molte star femmine del momento.
Scoprii che quella femminilità volevo fosse la mia, l'indossare le cose di mia zia, provare per qualche ora la sensazione che possono provare le donne, era un appagamento per la mente che non aveva eguali; scoprii che esisteva qualcosa che era ciò che volevo che mi appartenesse, un mondo che volevo fosse il mio.
Vedevo in quelle foto qualcosa che volevo essere io, quel tipo particolare di femmina che sapeva esercitare un fascino tutto femminile pur in un copro maschile.
Era una periodo particolare della mia vita, non presi consapevolezza di ciò che la mia sessualità voleva che io fossi, la nascosi, anche con gli amici con cui facevo sesso rimaneva celata in me, sentivo quando venivo scopato che era quello che volevo, ma cercavo in qualche modo di salvare l'apparenza dell'essere maschio e volevo anche io scoparli.
Godere potevo farlo senza problemi, una sega e sborravo, ma dovevo far vedere loro che ero maschio come loro e, quindi, arrivava anche il mio turno di scopare loro, in bocca o in culo, e mostravo che, pur amando il cazzo, ero maschio.
Dentro di me non era proprio così, e anche ora che gli anni sono oltre i sessanta, è rimasto qualcosa che mi fa desiderare ancora quel ruolo di femmina che si nasconde dal periodo della pubertà, anzi, anche da prima.
Amo l'intimo femminile, sentirlo addosso, sentirlo sulla pelle è una sensazione unica, quando ho la possibilità di essere solo indosso che le cose che in quel momento mi eccitano, siano collant o calze con il reggicalze, perizoma, trasparentissime vestagliette, scarpe con tacco e allora prende il sopravvento la femmina che c'è in me, giro per casa con fare femminile, talvolta faccio anche le pulizie per atteggiarmi ad una parvenza di femminile normalità.
In quel momento divento Jole, e l'eccitazione mi fa sentire vogliosa di essere la moglie troia di un uomo dominante, di un maschio che sappia vedere la femmina che c'è dentro di me, depravata, vogliosa, ma anche servile.
Ho una coppia di amici, marito e moglie, con i quali ogni tanto ci si trova per qualche ora di divertimento, con loro indosso calze o collant, magari “prestatimi” dalla lei della coppia, amo fare pompini al mio amico assieme a lei, le nostre lingue sull'asta dura si toccano, bagnano quel cazzo voglioso, io raccolgo la saliva di lei, gioco con la sua lingua mentre il cazzo si muove nelle nostre bocche.
Più di tutto la cosa che mi piace è fare un 69 con lei, io sto sotto e lui, il marito, la scopa da dietro con l'attenzione, ogni tanto, di sfilare il cazzo dalla figa bagnatissima, e infilarmelo in bocca per darmi il piacere di quel sapore di sesso che entrambi emanano e io godo di quel sapore, godo di poter leccare la sua figa e il cazzo di lui eccitati.
Quella è la cosa che più amo fare, sentirmi sotto di loro e partecipare con loro al coito voglioso della crema che quel cazzo riverserà in quella figa calda e che il leccherò bagnata del godimento di lui dopo aver pulito quel cazzo che tanto amo.
Con il lui di quella coppia ci sentiamo spesso, capita che ci si incontri solo noi due e allora, solo allora, io divento Jole e lui fa di me la sua femmina, ciò che io desidero essere.
Non mi domina, non è nella sua indole, ma mi vuole femmina solo per lui, sa farmi eccitare ed ama che io lo faccia godere come sa fare una donna che appartiene al suo maschio e sa che uno dei suoi compiti è quello di dargli piacere, facendolo durare a lungo e accettando il suo nettare come premio del suo impegno di femmina.
In passato ho avuto un'amica, Lora, con la quale ho condiviso dei momenti di vita davvero speciali, di amore, di passione, di sconforto, di gioia, di delusione e tristezza, di ripresa, di intensa intesa affettiva, ed anche di sesso puro, intenso.
Il più delle volte eravamo amanti e vivevamo assieme i turbamenti e le delusioni dell'altra vita che vivevamo al di fuori del nostro piccolo mondo, ma altre volte la voglia di stare assieme era dominata dai sensi del piacere e così lei mi chiamava al telefono e mi ordinava come avrebbe voluto che mi presentassi a casa sua, cosa dovevo indossare sotto gli abiti della normalità.
Solitamente mi voleva con indosso le sue calze, il suo reggicalze, le sue mutandine, sapeva che la femmina che c'era, e che c'è, in me amava queste sue imposizioni.
Era piacevolissimo il sesso con lei, era ciò che di più appagante desideravo, lei sapeva i miei desideri, conosceva la mia voglia di essere sotto di lei, di sentirmi femmina assieme a lei, sapeva usare la mia parte maschile senza mai far venir meno la mia voglia di essere la sua personalissima schiava.
Certe volte, nelle giornate in cui decidevamo di incontraci, mi chiamava al telefono, sollecitandomi di arrivare da lei, e facendo questo mi umiliava, mi diceva che il mio ritardo l'avrei pagato con la sua punizione, sapeva umiliarmi al punto giusto.
La storia con lei, come già detto in altri racconti, è finita, ma il desiderio di riprendere in mano il filo di quella matassa mi è rimasto, di ritrovare il punto in cui avevamo interrotto e di poter tornare ad averla come mia padrona.
Vivere la mia bisessualità in modo completo è per me il modo per vivere il sesso in maniera totale, completa, appagante e conforme ai miei desideri, nati quando, ragazzino, sentivo in me la voglia di essere qualcuno che non ero e che, ufficialmente, non sono mai stato, ma che nel mio intimo ho sempre desiderato essere....
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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