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Inculato da un mio dipendente - parte 4


di gattino0123
02.11.2023    |    13.315    |    25 9.4
"Lancio un urlo di dolore, ma la musica fuori è alta, nessuno mi sente..."
Erano passate ormai due settimane dalla serata a casa mia con Stefano. Sotto un certo punto di vista il calcio ci aveva riuniti veramente, ero riuscito a fargli un pompino magistrale ed ero certo che gli fosse piaciuto. Avevo visto chiaramente l’eccitazione nei suoi occhi e avevo sentito il suo piacere ogni volta che facevo scorrere le mie labbra lungo la sua meravigliosa asta.

La sua reazione finale però mi era incomprensibile, era bastato un mio commento, un banalissimo “mi piaci” per beccarmi di nuovo delle offese e fare mille passi indietro. Da quella sera aveva praticamente smesso di parlarmi e, dopo un po’, avevo smesso di farlo anche io, ero stanco di ricevere risposte fredde e piene di sufficienza.

Oggi invece dovrebbe essere un giorno speciale, l’anniversario della mia azienda. Alle 18:30, come ogni anno, tutto l’ufficio viene addobbato a festa, con aperitivo sfarzoso, alcool a volontà e musica fino a tarda notte. Ogni dipendente può invitare anche degli esterni, io avrei dovuto portare una mia amica, ma al mio risveglio ricevo un suo messaggio: “scusa tesoro, mi sono svegliata con un febbrone, devo saltare la festa di stasera”. Non ci voleva, mi toccava presentarmi da solo, spero che qualche altro mio collega abbia fatto lo stesso.

La mattina in ufficio non si fa altro che parlare della festa che ci sarebbe stata tra qualche ora. Chiacchierando davanti la macchinetta del caffè, emerge che tra i miei colleghi più intimi sono l’unico che sarà da solo, porteranno tutti i propri partner, ci sarà anche la fidanzata di Stefano. Questa giornata era iniziata storta e probabilmente finirà anche peggio, mi sa che berrò giusto un drink e poi andrò via, sperando di non farmi notare da nessuno.

Claudia, una delle mie colleghe preferite, mi vede un po’ giù e prova a sollevarmi il morale: “ehi Simo, tranquillo che non starai da solo stasera, ci siamo noi. E poi, guarda quanto sei bello oggi, ci sarà la fila per intrattenersi con te”.
Di punto in bianco Stefano, che non mi rivolgeva la parola da un pezzo, si intromette nel discorso:

Stefano: “Beh, oddio, a casa mia gli uomini belli so altri, con tutto il rispetto, eh Simo”.
Claudia: “Ma non hai visto che occhi che ha? E poi ad avercelo io quel lato b così alto, sai dove starei adesso?”.
Stefano: “Ah se avere il culo da brasiliana e la faccia da bambino, tra l’altro a 30 anni suonati, vuol dire essere un bell’uomo, allora stiamo freschi”.
Claudia: “Ma pensa te! Guarda te stesso, invece di giudicare gli altri. E poi che cose maleducate che hai detto”.
Io: “Lascia stare bella, mi fido più del tuo buon gusto, non di quello di uno che ha la moto tamarra che grida so romano de Roma e ve lo devo dimostrare”.

Tra le risate generali ci allontaniamo dalla macchinetta del caffè per tornare a lavorare. D’istinto, però, mi viene voglia di aprire la fotocamera del cellulare e specchiarmi: ma non sarà che avrò davvero la faccia da bambino? Forse potrei piacergli se fossi diverso!
Mi guardo e riesco a trovarmi mille difetti in viso, finché non rinsavisco dopo qualche secondo: ehi, io mi sono sempre piaciuto, quello stronzo stava cercando di sminuirmi, prima lo faceva lavorativamente, adesso voleva intaccare anche la mia autostima, non glielo potevo permettere.

Scatta l’ora X, le 18:30, e pian piano schiere di operai trasformano l’ufficio in una grande sala da festa, piena di addobbi, cibo e drink a volontà. Sto chiacchierando amichevolmente con Claudia e suo marito, quando fanno ingresso in azienda Stefano e la sua ragazza: lui, che solitamente indossa felpe sportive e magliette, era passato da casa a cambiarsi e per l’occasione indossava una camicia blu, leggermente sbottonata e con le maniche risvoltate, che lasciavano intravedere la serie di tatuaggi sul braccio sinistro.

Al suo fianco la fidanzata, alta, portamento da modella, capelli lunghissimi neri, forse un po’ troppo truccata ma comunque bellissima. Lui avanza con la sua solita andatura fiera, la tiene per mano, attirano l’attenzione, impossibile non notarli. Dopo un po’ arriva anche da noi per presentarcela, si chiama Maria Grazia, ha uno spiccato accento romano anche lei, sembra un po’ intimidita dal contesto.

Dopo un po’ di convenevoli, le due coppie che sono in mia compagnia iniziano a parlare di vacanze di coppia, di serate di coppia, persino di film da vedere in coppia e io mi sento un pesce fuor d’acqua, in mezzo a dei discorsi che non mi appartenevano. Mentre Claudia e marito accompagnano la fidanzata di Stefano verso il buffet, lui si intrattiene un attimo con me e mi sussurra: “hai visto cosa succede a passare la vita a succhiare cazzi? Che poi si resta soli come un cane, proprio come te”.

Rimango di sasso. Sono uno che ha sempre la risposta pronta, ironica o anche ficcante se serve, ma in quel momento non ho saputo dirgli nulla. Niente di niente, sono rimasto lì impassibile, mentre lui raggiungeva la fidanzata. Stavolta quello che aveva detto mi aveva ferito veramente, è come se avesse captato il mio malessere di prima e lo avesse esternato con un sadismo raro, se mi avesse dato un pugno dritto in faccia mi avrebbe fatto meno male.

Tra l’altro, questa sua cattiveria cozzava con il suo comportamento con la fidanzata. Premuroso, affettuoso, quasi protettivo, le stringeva costantemente la vita per farle sentire la sua presenza, probabilmente lei era in imbarazzo in un contesto estraneo e lui le trasmetteva sicurezza anche con il linguaggio non verbale. Io li osservavo da lontano, quanto avrei voluto essere al suo posto, avrei voluto riceverle io tutte quelle attenzioni da Stefano. Basta, non devo più guardarli, in fondo Stefano era solo uno stronzo che mi aveva appena ferito, non meritava le mie attenzioni, sarà meglio concentrarsi su altri colleghi.

Dopo una serie infinita di drink e altrettante chiacchiere inutili con colleghi che conosco poco, decido di uscire fuori per prendere una boccata d’aria. Proprio davanti la porta mi ritrovo tutto il mio team al completo, compreso Stefano con la fidanzata, non ci voleva, non avevo voglia di rivederli, ma ormai mi hanno visto e non posso far finta di nulla, li raggiugo.

Io: “Ehi ciao, caspita se fa freschino stasera”, fingendo totale indifferenza per Stefano, non lo degno di uno sguardo.
Maria Grazia: “Già, sembra di stare con i pinguini al Polo Nord”.
Io: “Buonanotte, i pinguini stanno solo Polo Sud, almeno le basi”, la correggo con tono scocciato e alquanto antipatico. Si girano tutti a guardarmi con gli occhi spalancati ed increduli, ho sempre avuto una natura dolce e tra l’altro odio dichiaratamente i maestrini che correggono pubblicamente gli altri.

Maria Grazia: “Si, scusami. Comunque io faccio la modella per piccoli eventi, sono abituata al freddo, a volte può essere micidiale se non sai coprirti in questi momenti all’aperto”.
Io: “Oh si, deve essere proprio una tragedia”. Lei scoppia a ridere, non si era neanche accorta che la stavo prendendo in giro. O probabilmente lo aveva capito ma fingeva, d’altra parte ero il capo del suo ragazzo, come avrebbe dovuto reagire? Dio, sono una persona orribile, sto sfogando le mie frustrazioni su questa poverina che non mi ha fatto nulla, io non sono così e non voglio esserlo.

Stefano mi guarda storto, non voglio approfondire questo mio lato antipatico, con la scusa del freddo mi congedo e ritorno dentro. Vado in bagno, tra l’altro proprio quel bagno in cui avevo fatto il mio primo pompino a Stefano, mi sciacquo un po’ il viso e poi vado verso la toilette per fare pipi. Quando riapro la porta per uscire mi ritrovo Stefano davanti, con lo stesso sguardo cattivo di prima, mi spinge dentro la toilette e chiude la porta dietro di sé.

Stefano: “La prossima volta che tratti male la mia ragazza ti riempio di mazzate, capo o no, non me ne importa nulla, io ti meno. E sei già fortunato che ti sto dando un avviso, non ce ne sarà un altro”. Con i pugni afferra la mia camicia, stringendola forte.
Io: “Questi atteggiamenti da maschio tossico te li puoi anche risparmiare. Dopo mi scuso con quella poverina, è già sfortunata ad avere un fidanzato come te”.
Stefano: “Te vorresti essere al suo posto, altro che poverina”.

Dopo quelle parole scoppio, non ne posso più, mi stava prendendo di mira dalla mattina. “Si, vorrei essere al suo posto, e allora? Non capisco perché con lei sei così carino e invece a me mostri solo la tua parte peggiore. Mi offendi, mi tratti male, dirmi che sono solo come un cane è stata una delle cose più sgradevoli che tu potessi fare”.
Stefano: “Cos’è che non capisci? Lei è una ragazza e si merita questo ed altro, tu sei un ragazzo che ama stare con il cazzo in bocca, non la percepisci la differenza?

Io: “Non ti piace come sono? Non ti piace quello che faccio? Va benissimo, ma non fare lo stronzo con me”.
Stefano: “Io non faccio proprio nulla, hai solo quello che ti meriti”.
Io: “Sei solo un ragazzo viziato, un privilegiato che ha avuto tutto dalla vita e che adesso non sa stare al mondo”.

Al suono di queste parole mi gira di spalle e mi schiaccia la testa contro il muro: “non ti permettere mai più di parlare di me e della mia vita, non sai un cazzo, non sai un grandissimo cazzo, questa sera stai sbagliando troppo”. Mi preme ancora la testa contro il muro, sto per reagire ma all’improvviso sentiamo qualcuno entrare in bagno per lavarsi le mani.

D’istinto Stefano mi porta una mano in bocca per non farmi gridare, non sapendo che in realtà non avevo nessuna intenzione di farlo. Avevo tanta paura di farmi scoprire in quella situazione, urlare era l’ultima cosa che avrei voluto fare. Restiamo entrambi in silenzio, sento il suo corpo completamente schiacciato contro il mio, la sua mano stringermi forte la bocca e il suo respiro forte sul collo. È il respiro affannato di chi ha paura, una paura che in fondo è simile alla mia, nessuno dei due voleva farsi beccare e dare spiegazioni.

Mentre sentiamo scorrere l’acqua del lavandino, i nostri sguardi si incrociano, capiamo di essere nella stessa situazione. Pian piano molla la presa dalla mia bocca, con il braccio destro mi stringe forte a sé e con la mano sinistra mi accarezza i capelli, passano minuti interminabili e finalmente la persona che era entrata in bagno va via.

Sentito il rumore della porta, che ci dava finalmente il via libera, Stefano mi sbottona i pantaloni e li abbassa, poi mi rimette di nuovo la mano in bocca ma, questa volta, spinge due dita contro le mie labbra, per farmele succhiare. Istintivamente le lecco e, quando sono ben insalivate, le porta contro il mio buchino, lo inumidisce per bene. Poi si sputa sulla mano e continua a bagnare il mio culetto, ormai mi è chiaro quello che vuole fare.

Resto immobile contro il muro, finché sento i suoi pantaloni sbottonarsi e il suo cazzone premere contro il mio culetto. È tanto grosso, fa un po’ di tentativi e la posizione di certo non lo aiuta ma alla fine ci riesce, penetrandomi di colpo. Lancio un urlo di dolore, ma la musica fuori è alta, nessuno mi sente. Il rumore all’esterno credo sia un incentivo anche per lui, che infatti continua a darmi dei colpi più decisi, che gli permettono di entrare bene.

Sento il mio culo aprirsi letteralmente e accogliere lentamente il suo bellissimo cazzo. Ad ogni colpo sento il suo respiro sul collo, mi eccita tantissimo sentirlo ansimare sulle mie orecchie, quasi come se volesse trasmettermi tutta la forza che ci stava mettendo. Prende la mia mano sinistra, la porta contro il muro e la stringe, continuando a scoparmi con decisione.

In quel momento non saprei dire se fossi più eccitato per il suo cazzo nel culo o per il gesto della mano, lo sentivo tanto intimo, un’intimità che cercavo da tempo da parte sua. O forse ero solo super eccitato dal contesto, mi piaceva farmi scopare da lui, non era stata una giornata facile, e questo epilogo mi stava facendo godere enormemente. Ad ogni suo colpo ripetevo continuamente dei “si”, lunghi e liberatori, come ad incitarlo ad andare più forte.

Ed effettivamente era quello che faceva, mi stringeva più forte la mano e mi dava dei colpi più decisi. Ad un certo punto sentiamo la porta del bagno che si apre di nuovo, mi irrigidisco, credo sia ora di smettere, ma Stefano mi rimette la mano destra in bocca e continua a scoparmi. Non riuscivo a crederci, era lui quello ad avere più da perdere, in fondo era dichiaratamente etero e aveva la fidanzata qualche metro più in là. E, invece, nonostante il rischio della presenza misteriosa dall’altra parte, stava continuando ad incularmi, voleva proprio fottermi.

Con la mano faceva tanta forza sulla mia bocca per non farmi emettere suoni ma, allo stesso tempo, con il pollice mi accarezzava la guancia, quasi come se volesse dirmi di non preoccuparmi. Mi sentivo tanto protetto in quel momento, ero schiacciato contro il muro ma non sentivo il suo corpo come una presenza dominante, eravamo complici in quel momento inatteso.

Io, dal canto mio, mi sentivo potentissimo: nonostante la presenza della sua ragazza, Stefano era lì con me, aveva scelto di stare con me e di scopare me. Non me ne importava nulla di lei, volevo solo prendermi quello che avevo desiderato per tutta la sera, anzi che desideravo da mesi. A mente fredda so perfettamente che è un discorso poco corretto ma in quel momento l’ormone mi rendeva egoista e desideroso dell’unico ragazzo che bramavo in quel periodo, nessuno era mai riuscito a prendermi in questo modo.

Sentiamo la porta del bagno riaprirsi e richiudersi, siamo di nuovo soli. Riprende a scoparmi con forza, ho il culo in fiamme, con le mani lo palpa per bene, cosa aveva detto qualche ora prima? Ah, si, che i bei ragazzi non hanno il culo da brasiliana, mi veniva da sorridere ripensando a come stavano andando le cose.

Dopo qualche altro colpo ben assestato, seguito da mie urla liberatorie di piacere, mi viene nel culo. Sento le mie viscere riempirsi di Stefano e il suo respiro affannato su di me, sembra che abbia appena finito una partita di calcetto, talmente è forte il suo respiro. Restiamo così per un po’, io con il suo cazzo ancora nel culo e lui con la testa appoggiata sui miei capelli, probabilmente per riprendersi un attimo.

Ci riallacciamo i pantaloni ed usciamo dal bagno, prima lui, dopo cinque minuti anche io. Ognuno continua la serata con persone diverse, lui con la ragazza e io con Claudia e altri colleghi. Io bevo altro drink e sono al settimo cielo, e pensare che stavo quasi per bidonare la festa.

Continua.
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