Gay & Bisex
Il pescatore di favignana 3 - Gita al largo
di Bottony
13.02.2021 |
828 |
3
"La protezione del suo nuovo uomo e il brivido di essere posseduto dalla persona giusta..."
Sentiva il mare nelle orecchie, un leggero suono di acqua che si infrange nel corpo della barca. Sentiva un odore di salsedine e di pescato insieme a qualche profumo sintetico contenuto nel detergente per la pulizia usato quella mattina. Sentiva sulla coscia la trama di una rete e un annesso piccolo galleggiante comprimergli il fianco. La protezione da sguardi indiscreti e la sicurezza di essere a bordo. Vedeva ai lati dell’imbarcazione la vernice blu scrostarsi e far riemerge un verde acceso. Si sentiva un pesce appena pescato, buttato in barca, sottomesso alla volontà di un essere di una specie diversa.
Aveva una gamba tenuta alzata dalla grossa mano di Giuseppe compressa sul suo petto, con tutta la forza che proveniva dal corpo del suo pescatore che si accaniva contro di lui. Mentre Alberto era disteso di schiena e stava sotto il corpo taurino del suo amante, sentiva il membro sovraumano di lui rifugiarsi e poi uscire dalla caverna ospitale che era diventata il suo retto. Rivoli di sudore grondavano dalle vene dei bicipiti, dai peli e dal petto tornito di Giuseppe diretti verso quel corpo giovane e glabro. Il sole picchiava ed emanava dei raggi che, per Alberto, erano spezzati dalla massa muscolosa delle spalle voluttuose del pescatore.
Giuseppe voleva vederlo in volto, diceva, e per questa ragione non lo prendeva da dietro. Per baciarlo, gli confessava, ma sembrava più che godesse nel vedere le espressioni di Alberto quando modulava la forza, i colpi, le contorsioni, il contatto del suo fallo contro il suo antro. Non si perdeva la minima espressione, era connesso tra sguardo e inguine. Coglieva tutte le variazioni di piacere nel viso del suo amante mentre apprendeva come penetrarlo e farlo suo ora. Le pulsioni delle giovani e reattive viscere che stimolavano la sua asta lo mandavano in estasi – non riusciva a capacitarsi come potessero accoglierlo tutto nella sua estensione senza la minima resistenza ma anzi ne favorissero l’entrata e comprimessero, per afferrare meglio, tutta la sua poderosa massa. Per aumentare le forme di contatto, gli colava sulla bocca notevoli quantità di rivoli di saliva.
Alberto si dissetava con quella melma virile e vischiosa. Quando accoglieva di buon grado quel liquido, Giuseppe agiva d’istinto e, ringraziandolo, aumentava l’impetuosità delle sue martellate, come preso da un demone frenetico, dirette al buco dilatato e accogliente di Alberto che si faceva più sensibile; il suo culetto preferito, l’oro nelle sue mani.
Alberto si immagina una farfalla, che volando in alto si allontana dalla barca. Sente il piacere del contatto ma vuole vedere quella scena dall’esterno. Vola in alto con la mente sino a quando la barca diventa un punto bianco imprecisato incastonato nel blu del mare di Favignana, al largo. Vede, scendendo, il contrasto di colore di due corpi diversi. Uno scuro e villoso, l’altro chiaro, esile e sottomesso dalla stazza nerboruta dell’altro. Quel contrasto continua ad eccitarlo.
Vede la testa di Giuseppe con i suoi capelli neri, il suo collo grosso e sudato contornato di peli. Vede la sua schiena massiccia e possente irta di peluria eccitante. I muscoli inturgiditi dallo sforzo, il trapezio energico e massiccio, i suoi deltoidi sporgenti e perfettamente sferici che finiscono lì dove cominciano i potenti tricipiti, ingrossati e allenati dall’uso delle reti da pesca. Un culo tarchiato e pieno di peli neri, natiche rotonde e piene di muscoli ove la sua abbronzatura si schiarisce completamente. Cosce giunoniche e sode, irte di peluria vivida e con qualche sfogo rossiccio. Era come se quel corpo potente fosse stato perfettamente plasmato per adattarsi al corpo giovani ed energico di Alberto, intento a muoversi e dimenarsi non solo per infilare ed estrarre un membro ben fatto ed enorme da un buco accogliente, ma per regalare ai due amanti brividi come scintille da contatto tra corpi.
Così Alberto scende come una goccia di sudore salata dalla chioma del suo amante, ormai zeppa, sul suo volto. Si fa strada tra i bulbi piliferi e sente la ruvidezza di quei bei ricci neri appena accennati. I capelli sulla fronte sono tutti portati indietro e tenuti fermi dal sudore costante. Sono corti ai lati e forse leggermente macchiati di bianco. La fronte sembra piccola al centro, dove parte un ciuffo di capelli dall’attaccatura molto bassa, e si estende come un triangolo al centro della fronte. Sui lati la chioma si dirada.
Così scende insieme alla goccia che si ferma per un istante tra le scanalature delle rughe della fronte di Giuseppe che nell’eccitazione e nella concentrazione ritrae per memorizzare ogni istante e godere di ogni possibile piacere di quel corpo sotto di lui, proprio il suo.
Giuseppe si sente potente ma sa che la sua forza è ben calibrata. Ogni tanto si concede di liberare parte del vigore del proprio istinto ma subito aggiusta il tiro preoccupandosi a non far male o a non reagire troppo d’impeto. Sa che ad Alberto piace il suo fare con intensità ma vuole fargli sentire la sua protezione e la sua cura, non aggressività o non curanza.
Alberto percepisce tutto dal semplice sguardo di Giuseppe. Due occhi che lo fissavano affamati di vederlo godere. La corsa della goccia di sudore si è quasi fermata dalle folta sopra ciglia nere, poi scende sul naso per tutta la sporgenza della sua grossa esenzione. Un naso ben fatto, da uomo mediterraneo, virile e consistente, attorniato da una pelle coriacea.
Sembravano due animali di razze diverse: una fatta per donare, scura, villosa, possente, risoluta, cruenta, l’altra ricettiva, docile, larga, elastica, ospitale. La lussuria di quel momento e il piacere di essersi trovati era pura esperienza vitale.
Alberto vede in lui rispecchiare l’umanità nella sua parte bella. La protezione del suo nuovo uomo e il brivido di essere posseduto dalla persona giusta. Un incastro perfetto di passione e godimento. Un click come pochi se ne sentono nella vita. È nell’estasi del piacere, proprio quando sente giuseppe contorcersi ed emanare grugniti ancestrali, pronto a liberarsi come aveva visto fare su di sé altre volte. Il culmine del piacere. Giuseppe emana un forte aroma di sudore e testosterone, di peluria maschile, quasi muschiata. Alberto sente in bocca un sapore pannoso di una consistenza vischiosa, una materia che sta per iniettarsi sul suo corpo ma che non potrà gustare di bocca. Baci agognati, baci forti, bagnati, quasi morsi. Alberto si stringe a quel corpo benevolo e voluttuoso, peloso e muscoloso. Sente vibrare l’anima. Sente un piacere interno ritmico alternato. Si sente padrone della propria esistenza proprio nel momento di concedersi all’impeto dell’orgasmo di Giuseppe. Vede la faccia di lui arrossarsi di colpo. Le sue mani stringono la sua carne. Sente ad un tratto il modo ondulato della barca, Giuseppe fermarsi dai suoi movimenti, solo la sua minchia muoversi a tratti, si sente baciare avidamente sul collo. È il momento. Il solo scalda e illumina l’amore. Si sente bagnato ma non stanno affondando. Ad un tratto il peso è diventato più difficile da sostenere. La testa gira. Cerca la sua bocca per racchiudere il momento. Un bacio umido in cui, consensualmente, si ringraziano. È desiderio reciproco. Stanno abbracciati.
Il sole picchia. Giuseppe sorride e ammira lo sguardo soddisfatto e stanco di Alberto. Lo prende da sotto le braccia. Sa che in quel punto il mare è limpido come il cielo. Lo lancia ma con l’intento di ripescarlo a mare. Si butta. Lo afferra. Gli si comprime come una cozza. Lo abbraccia. Lo bacia. Sa di sale e di un odore che non sentiva da tempo. Forse è suo. Lui ha qualcosa da offrirgli e vorrebbe dimostraglielo. Le lacrime di Alberto si sciolgono in un mare salato, ingigantiscono il mediterraneo.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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