Gay & Bisex
Il folletto dei boschi e l' odore di...
di PrincyTorny
29.08.2024 |
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"Ma probabilmente per il gran caldo (o forse sono vittima di un incantesimo?), fatto sta che sono lunghissimo a venire..."
Approfittando del raro evento di avere tre giorni liberi e volendo fuggire dal caldo cittadino mi sono rifugiato in montagna. È una piccola baita di famiglia, niente di che, ma ci sono affezionato. Il primo giorno me lo godo in totale relax. Ma al secondo giorno purtroppo mi rendo conto che la baitella ha proprio bisogno di qualche lavoretto urgente, quindi non posso tirarmi indietro. Già che ci sono mi occupo pure delle ortensie di nonna. Mi sembra come di sentirla, pace all’ anima sua:” Ferdy, ti raccomando i miei fiori! Dai da bere alle mie ortensie, lo sai che ci tengo!”. Lo so, lo so nonna Ale, è per questo che questo posto si chiama “Ca’ Ortensia”. Tutto bellissimo, ma a fine giornata, dopo l’ innaffiatura, dopo tutto, la stanchezza si fa sentire, e inoltre… be’ , inoltre puzzo come una pecora.A pochi metri dalla nostra baita, all’ interno di una radura boschiva, sorge un piccolo laghetto dalle limpide e fresche acque, decido di darmi una ripulita lì. Faccio pochi passi e_ provo vergogna di questa cosa ma_ ebbene sì, puzzo l’ ho già detto, eppure questo acre odore di sudore, di lavoro, di uomo , di ormone, mi inebria, e neanche me ne accorgo che mentre mi porto al naso un’ ascella pelosa, mi infilo istintivamente una mano nelle mutande dove non mi sorprendo di trovarci dentro 18 centimetri abbondanti di carne dura. Come drogato dai miei stessi miasmi, non penso a niente, anzi come un automa mi calo giù i pantaloni e me lo caccio fuori. Non mi guardo nemmeno attorno, a quest’ora , in questi boschi sperduti, chi vuoi mai che ci sia, i folletti?
Mi godo solo il momento, la magia di questi luoghi silenziosi…sì, magia e la parola giusta, e tutto magico! Assaporo questo istante di silvestre poesia tra me e me, il mio corpo sudato e ormai quasi nudo, l’ afrore e…oh, merda uno scricchiolio di foglie secche, foglie calpestate! Mi blocco a metà con la roccia viva in mano. Ma riprendo subito. Sarà qualche animaletto del bosco, che vuoi che sia? Penso. E riprendo a menarmelo e ad ansimare di gran lena. Ma probabilmente per il gran caldo (o forse sono vittima di un incantesimo?), fatto sta che sono lunghissimo a venire. Decido così di ricompormi e percorrere quei pochi passi che mi separano dalla mia meta.
Rimango sempre incantato dalla bellezza balsamica di questo posto. La pace, il silenzio interrotto solo dal melodioso canto degli uccellini…e a proposito di uccelli…la voglia torna a bussare ai piani bassi. Mi immergo velocemente nelle fresche acque giusto per sciacquarmi (ahimè!) via il sudore e per rimandare di qualche minuto l’erezione, quindi il piacere. Ficco la testa in acqua. Ah, che meraviglia. Ma quando riemergo riaprendo gli occhi, la vera meraviglia è davanti a me. Anzi gli occhi me li strabuzzo proprio dall’ incredulità. Ma è tutto vero. Ragazzi, che visione! Un twunk dagli occhi da cerbiatto, verdissimi. Pelle chiara come il latte costellata da lentiggini. Una maschia divinità in bocciolo, dai ricci capelli color rame e carnose labbra color malva. Ho paura che si spaventi, o che svanisca come un sogno. È tutto nudo e liscio fatta eccezione di un invitante rosso cespuglietto in mezzo alle forti gambe, a incorniciare un pene a riposo più che promettente. Mi avvicino piano, tipo Pocahontas dell’ omonimo film Disney. Nessuno dei due dice niente. Ci annusiamo a distanza, come animali selvatici. Sono a pochi metri da lui, dalla nuda roccia conca che gli fa da trono. E lui finalmente parla.
Lo fa con una voce fresca e sicura:” Ciao, quanti anni hai?”
Gli dico la verità, perché mentire? “36, tu?”
Fa un cenno di assenso con il mento.
“21, non sono troppo pochi, vero papi?” e accompagna la provocazione toccandosi distrattamente l’ invitante pendolo tra le muscolose cosce. Non resisto, sono addosso alla mia preda. Il rosso fauno si lascia sovrastare. Sovrastare poi per modo di dire. Sono grande e grosso. La mia massa corpulenta è un macigno su di lui eppure è lui a dominare me. A me sembra di portare le sue mani, la bocca, il suo buco del culo dove voglio io. E invece è il ragazzino ginger che si mappa l’ intero corpo con le mie mani callose. Che si fa succhiare, leccare, slurpare uno dei cazzi eretti più belli che io abbia mai visto. È sempre lui a violare il tempio sacro del mio buco con un dito, strappandomi un gemito, e poi un altro, un altro e un altro ancora. Mi ha stregato. E questo è il suo regno, dove tutto è bellissimo, saporito al punto giusto e…di nuovo il mio odore.
“ Ti ho visto prima, più là nel bosco, col cazzo di fuori. Ho annusato il tuo profumo.”
Detto ciò mi annusa tutto, come impazzito. È fuori di testa mentre mi penetra un’ ascella con quel suo naso, che nevvero, sembra un po’ un becco. Mi eccita tutto, e sudo, eccome se sudo!!! E più sudo e più Elpidio (mi ha detto di chiarmarsi così, che ci posso fare?!) si fa liquido e impetuoso. Diventiamo parte di queste acque che inevitabilmente contribuiamo a rendere meno gelide. E nemmeno mi sorprendo quando le sue forti gambe mi attanagliano a lui. O quando il suo giovane membro mi entra in culo come una refrigerante onda. Mi prende come un tacchino e mi immola all’ altare roccioso di un Nettuno d’ acqua dolce. E che grida maschie. Ogni colpo è un verso virile, di chi gode come un pazzo. Mi trapana le budella. Mi dona profondità. Più che immolarmi vuole farcirmi, come un tacchino, appunto. Ora siamo un’ armonia di orgasmi. E anche lui che odorino che emana. Prima così pulitino, e ora, via via che mi trafora il pertugio, sa di muschio, di selvaggio, di bosco.
“ Elpidio, colpiscimi senza pietà. Riempimi!”.
È la mia voce questa, eppure non lo è. Non sono più io. Tutto diventa improvvisamente verde, macchia. “Ah, aaah! Ancora, ancora!”
Madremia quanto puzzo, e quanto cazzo sono duro!
I contorni si confondono, forse perché si sta facendo sera. Si sta facendo fosco.
SBAM, SBAM! I suoi giovani coglioni mi bussano arrogantemente contro il culo spanato, arreso, mentre mi artiglia saldamente i fianchi per prendere intimamente possesso di me.
Sono così preso dall’ inebriante aroma del piacere che non mi rendo bene conto di cosa sta succedendo attorno a noi due.
“Ah, dai, sì, ancora, di più, scopami”.
Sono a pancia all’ aria con il suo siringone piantato nel culo.
È buio. È tutto buio. Sempre più buio.
E io sono duro. Sempre più duro. Lì lì per venire.
Non vedo più niente. Il buio inghiotte tutto.
E io spruzzo. Vengo. Anche lui, credo.
Il buio inghiotte il suo cazzo. I nostri corpi si fondono. Svaniscono. Dura poco. Ma ragazzi, che orgasmo! Quanti? Tre minuti di blackout?
Mi ritrovo tutto bagnato. Sono completamente rintronato. Devo aver fatto il bagno al laghetto. Mi sento rigenerato. Sicuramente pulito e…profumato! Ora che riprendo completamente l’ uso della vista e del tatto…sono effettivamente ancora in ammollo, vicino a riva.
Respiro a pieni polmoni l’ aria fresca dell’ imbrunire. Ha un buon odore, profuma di aghifoglie. “Bello mio possibile che sia stato solo un sogno?” Chiedo chinando la testa nella sua direzione al mio pipino ormai ibernato dall’ acqua. O qualche fottuto folletto ci ha tirato un qualche scherzo?
Sento il torpore generale man mano abbandonare le mie membra. Istintivamente porto una mano sulla camicia inzuppata, all’ altezza del petto. E mi sorprendo di trovarci sopra un’ ortensia viola, le preferite di nonna Ale.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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