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Lui & Lei
il secondo anno di università (1) l'amore, lo studio, il lavoro e tutto quanto
di ilromantico73
15.08.2016 |
9.777 |
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"Ti prometto che mi impegnerò al massimo e cercherò di evitare ulteriori cazzate..."
Come avevo preventivato passai una noiosissima estate con i miei genitori fatta da giornate in casa a dormire e due settimane in vacanza in un paesino vicino al mare dove i “ragazzi” più giovani giocavano a briscola nel bar del paese tra un bestemmione ed un bianchetto, e di questi una buona metà portavano già il pannolone per l’incontinenza. Per mia somma gioia dovevo anche studiare per l’appello di settembre per cui passavo le mattine dormendo, i pomeriggi facendo un po’ di mare, prevalentemente da solo, e la notte molto spesso studiavo dato che era l’unico momento in cui la calura mollava un po’ la sua presa consentendomi un minimo di concentrazione. Per fortuna arrivò presto il 20 agosto, giorno da me scelto per rientrare a Bologna, per cui salutai i miei genitori e presi il treno con un certo entusiasmo che mal celavo. In effetti questo primo anno di università era stato molto entusiasmante, avevo fatto sesso con un bel numero di ragazze, mi ero divertito, avevo trovato dei compagni di appartamento decisamente simpatici e anche dal lato studio era andata infinitamente meglio di quanto avessi temuto.Tutto questo entusiasmo si spense con un singolo sms di Francesca
Francesca “dobbiamo parlare, stasera a cena da Mario”
Perfetto, tutto bruciato in un attimo. Prima di tutto perché quel ristorante costava decisamente di più di quanto le mie finanze potevano consentirmi e poi perché era un mesetto che con Francesca c’era maretta. Non mi ero potuto permettere di seguirla all’estero con le sue amiche prima e poi non ero voluto andare in Sardegna con i suoi per evitare ulteriori danni che avrei potuto fare con sua madre Susanna. Sarebbe probabilmente stata una cena di guerra.
Arrivai a casa che era rientrato solo Ludovico, Sergio risultava ancora disperso non si sapeva bene dove, e subito dovetti chiedergli il primo finanziamento di quel nuovo anno, maledetto me. Ludovico subito si mise a ridere ricordandomi che erano oltre due mesi che non pagavo il mio debito con Alina e che mi sarebbe toccato quella settimana. Non mi esaltava la cosa, ma di sicuro c’era di peggio che dover ripagare un debito scopando una ragazza, per quanto decisamente poco attraente.
Uscii a cena con Francesca che però parve decisamente più tranquilla e rilassata di come era sembrata al telefono. Era davvero bella, con la pelle dorata dall’abbronzatura, quel bel vestitino leggero e i sandali ai piedi. Non c’era dubbio, rivederla così dopo oltre un mese mi fece nuovamente innamorare di lei, poi era così spigliata e divertente nella discussione, mi trovavo davvero in sintonia con lei, pensai che tutto sommato questo nuovo anno iniziava con le migliori premesse fino a quando lei esordì con un:
- Ci ho pensato bene, intendo dire a noi due – iniziai a temere il peggio
- Dimmi. Mi fa piacere sapere che pensi a noi – dissi cercando di fare il romantico
- Certo che ci penso, di sicuro più di quanto faccia tu – disse in tono fintamente risentito – ed ho pensato che le cose, nonostante vadano bene, potrebbero decisamente migliorare – ok forse ancora una volta mi ero preoccupato per niente – ora che le mie coinquiline se ne sono entrambe andate disdicendo il contratto, per cui è evidente che non torneranno, – ebbi un tuffo al cuore pensando a Lara che non avrei probabilmente mai più rivisto, ma stetti in silenzio mentre lei proseguì – sono sola in casa per cui ho pensato, perché non andiamo ad abitare insieme? Vieni a stare da me
Mi cadde la mascella per terra. Questo non me lo aspettavo proprio, prima di tutto perché non potevo permettermi quella casa ancora di più se solo noi due, ma poi non ero assolutamente certo di voler affrontare un passo del genere a soli 19 anni, va bene ne avrei fatti 20 a breve ma non cambiava il senso della cosa. Eravamo due ragazzi, e per quanto non mi stesse chiedendo di sposarla, era comunque un tipo di impegno che non mi sentivo di prendere, inoltre stavo davvero bene in casa con Ludovico e Sergio.
- Francesca, mi hai colto alla sprovvista, sinceramente non mi aspettavo una cosa del genere. Ho già un appartamento
- Si ma ti basta dare il preavviso e dopo due mesi sei libero – replicò lei
- Il problema non sono i due mesi, è che Ludovico mi ha sempre detto che contava su di me, insomma siamo amici, e poi non posso certo permettermi un appartamento solo noi due
- Ma sciocco, non saremmo soli, ci sono tre stanze, io resterei nella mia, te prenderesti un’altra e verrebbe una terza persona.
- Ah ho capito – messa così pareva meno grave, in effetti non voleva vivessimo da conviventi ma quasi da amici – però la cosa mi lascia lo stesso un po’ a disagio, se venisse ad abitare con noi un uomo potrebbe darti fastidio che ti guardi e se venisse una donna potrei essere un po’ in imbarazzo io… o lei
- Lo immaginavo ed è per questo che ho proposto la camera ad una persona con la quale non dovresti sentirti a disagio… mia cugina Laura
Sputai tutta l’acqua che avevo in bocca sul piatto ed iniziai a tossire, per un attimo pensai di morire soffocato:
- Tutto bene? È per via di Laura? – “certo che è per via di Laura, cazzo ma non hai capito che me la sono scopata a Natale a casa tua?” urlò il mio cervello, ma ovviamente mi limitai ad un meno compromettente
- No, scusa mi è solo andata di traverso l’acqua
- Ah ok, e quindi che ne pensi?
Cosa potevo pensarne, già l’idea di abitare nella stessa casa con Francesca mi agitava non poco, se poi ci fosse stata quella vipera e terribilmente sexy cugina sarebbe stato o un incubo o una tragedia greca.
- Sinceramente Francesca non me la sento. Sto bene così, non voglio cambiare gli equilibri in gioco, preferirei continuassimo a frequentarci come abbiamo fatto fino ad adesso
Non rispose nulla ma stette in silenzio per tutto il resto della cena, l’accompagnai a casa e lì si limitò a darmi un bacino sulla guancia e a salire in casa quasi senza salutarmi. Stavo forse buttando all’aria un anno insieme ad una ragazza stupenda? Ero combattuto, per quanto fosse bella e affascinante era sessualmente “repressa” e questo mi bloccava non poco, ma anche se fosse stata bella come era e disinibita come Lara avrei accettato di vivere con lei? Mi sembrava comunque un qualcosa di troppo presto e “vincolante” a soli 20 anni. Certo che anche perderla mi sarebbe dispiaciuto e forse con una convivenza più intensa si sarebbe sciolta anche sul lato sessuale. Mentre pensavo a queste cose mi fu fugato ogni dubbio, mi arrivò un sms:
Francesca “ci ho pensato bene, forse è meglio se ci prendiamo un periodo di pausa per capire cosa preferiamo fare delle nostre vite”
Mi stava scaricando… via sms per giunta, sarei voluto tornare indietro e sfondare la porta di casa sua a spallate, ma oltre al fatto che mi sarei fracassato una spalla mi resi conto che provavo meno dispiacere di quello che mi sarei aspettato di provare
Io “sei sicura?”
Francesca “assolutamente sì, ti richiamo io”
Era finita, non voleva nemmeno che mi rifacessi sentire, si sarebbe limitata a non chiamarmi più. Provai una strana ed inspiegabile sensazione di sollievo, per certi versi mi sentii stranamente calmo. Mi ero sempre aspettato che da un momento all’altro una bella ragazza come lei mi avrebbe lasciato, alla fine non me la meritavo assolutamente per cui avevo sempre vissuto con questa spada di Damocle sulla testa solo aspettando l’inevitabile momento in cui mi avrebbe mollato, ma ora che era arrivato non sentivo più il peso di quel rischio ed inoltre mi sentii subito meno in colpa di tutti i tradimenti che avevo compiuto, un po’ come una sorta di assoluzione retroattiva dei miei comportamenti di merda. Ora sarei stato libero di scopare con chi mi pareva senza problemi di sorta, senza timori o remore. Già ma chi mi sarei scopato? Le amiche delle superiori non le frequentavo più, le ex coinquiline di Francesca ormai non c’erano più, Katia l’avevo persa da tempo. Mi rimaneva Alina, che però non era questa gran soddisfazione e Carla, la vicina di casa, che era decisamente rischioso oltre al fatto che non avevo idea se avrebbe più voluto fare qualcosa con me. Forse era finito l’incantesimo, non avrei più scopato per chissà quanto tempo.
Rientrai in casa
- Ciao Ludo
- Ehi che ci fai già qui? Non sei andato a scoparla?
- No. Mi ha mollato
- Cazzo. La ficona ti ha mollato?
- Già, voleva che andassimo a vivere insieme e quando le ho detto di no ha detto che preferisce prendersi una pausa
- E perché le hai detto di no?
- Come perché? Abito qua, sto bene con voi, e non posso permettermi quell’appartamento
- Ma sono sciocchezze, avevi quella ficona fissa da sola in casa potevi far sesso a ripetizione, se poi non ne potevi più tornavi qua
- Beh non sarebbe stato facile, Francesca non è che sia questa bomba del sesso
- Questo lo avevo intuito
- E poi in casa ci sarebbe stata anche sua cugina Laura
- Ma chi? La minorenne che ti sei scopato a Natale?
- Premesso che non ho idea se fosse minorenne, magari non lo era, anzi sicuramente non lo era, comunque sì proprio lei, come facevo?
- Te le scopavi entrambe
- Ludo non tutto diventa come i film porno, esistono situazioni non gestibili con il solo sesso
- Già ed è un grosso limite della realtà rispetto ai porno – in effetti era difficile dargli torto – e ascolta – disse prendendosi una pausa – ti darebbe fastidio se ci provassi io con la ficona?
- Ludo
- Sì?
- VAFFANCULO!
E me ne andai a letto.
Le lezioni non erano ancora riprese ma andavo tutti i giorni in facoltà a studiare, mi facevo quasi schifo da solo per quanto studiavo, volevo passare l’appello di settembre. Si era ormai diffusa la voce che io e Francesca ci eravamo lasciati, tutti gli uomini mi guardavano come uno sfigato che aveva avuto quello che si meritava e ronzavano intorno a Francesca come tante api intorno al miele, lei faceva la carina con tutti ma senza lasciar pensare di essere disponibile al primo approccio. Le donne al contrario mi guardavano affascinate ed intimorite, affasciante probabilmente perché si chiedevano che doti avessi per aver conquistato una ragazza come Francesca, intimorite perché pensavano che dovessi aver fatto una qualche mostruosità per farmi lasciare da una ragazza così brava e gentile come lei. Fatto sta che non riuscivo a frequentare nessuna e rimasi un po’ in disparte rispetto agli altri. Mi faceva un po’ impressione questa cosa, perché seppur non fossi mai stato un ragazzo che aveva successo con le donne normalmente ero sempre l’anima dei gruppetti di amici, non ero mai stato un solitario, probabilmente avrei dovuto scontare un anno di successi inspiegati con le donne con un anno di insuccessi anche con gli amici.
Arrivò il giorno dell’esame e lo passai, 28, dopo i due 24 di giugno non credevo che avrei visto voti più alti, mi sentivo un talento, un genio dell’economia, avrei potuto chiamare il governo e risolvere il problema del pareggio in bilancio, e tutto questo per un 28 a storia economica, chissà cosa mi sarebbe successo se fossi riuscito a passare un esame vero. Comunque sia lo avevo passato ed era questo che contava, con Sergio e Ludovico decidemmo di andare a festeggiare in un pub dove facevano anche musica dal vivo, ovviamente offriva Ludovico.
Arrivati al locale c’era una band davvero brava, l’ambiente era carino e c’erano un sacco di giovani, mi avvicinai al bancone e chiamai la barista:
- Scusa? Ehi scusa, mi daresti tre rosse medie?
- Dì la verità mi stai seguendo – disse la barista girandosi
- Oh Katia con la K e non con la C, non sapevo davvero lavorassi qua – mi sorrise
- Si certo certo, sei con Sergio, vuoi dirmi che non è una cosa pilotata? – mi girai a guardare Sergio che era già totalmente fumato seduto al tavolo con Ludovico che guardavano in un’altra direzione
- Guarda, se fosse stata un’idea di Ludovico ti direi che lo ha fatto di proposito, ma Sergio è impensabile, secondo me se andiamo insieme al tavolo a salutarlo o ci presenta o non ricorda chi sia io – rise
- Sì, conoscendo Sergio è possibile – aggiunse – allora tre rosse medie mi hai detto?
- Si esatto
- Strano ti facevo un tipo da bionde – disse in tono sarcastico
- No in realtà la rossa la trovo più… - capii solo in quel momento la battuta – ah ah ah – replicai con una finta risata – no, non ho mai badato a queste questioni cromatiche, il vero problema sarebbe averne tre insieme, quello ammetto che non saprei gestirlo
Presi le birre ed andai al tavolo, passammo la serata con diversi altri passaggi di birra, ogni tanto Katia veniva al tavolo a prendere le ordinazioni e a fare qualche battutina, Sergio me la presentò davvero ed io, lei e Ludovico scoppiammo a ridere fino alle lacrime con Sergio che ci guardava allibito e continuava a chiederci di cosa ridessimo. Finita la serata Ludovico pagò il conto e si avviarono verso casa, io feci un ultimo passaggio a salutare Katia:
- Ciao Katia, io vado, ci si becca – era quasi una domanda più che un’affermazione
- Chi lo sa? – rimaneva sul vago – ma cosa festeggiavate oggi?
- Ho passato un esame stamattina
- E perché ha pagato Ludovico?
- Perché non ho un soldo per farne due
- E lavorare ti pare brutto?
- Boh non saprei, devo studiare, non potrei fare un lavoro che impegni troppe ore, inoltre non è che sappia fare molte cose, e sappi che questo è un ampio eufemismo per dire che non so fare un cazzo
- Per fare il barista non servono grandi doti, basta un po’ di parlantina e distinguere una birra bionda da una rossa e direi che hai entrambe le qualità
- In effetti quello sì, ma non ho idea di dove andare, non conosco nessuno a Bologna e non so chi potrebbe cercare un barista
- Lo cercano qua, se vuoi ti metto una buona parola con il direttore del locale che si occupa del personale – non sapevo cosa dire, mi avrebbe fatto comodo un lavoro, quello era un bel posto e sarebbe stato fantastico, ma ci lavorava già Katia lì, sarei riuscito a tenermelo senza fare casini?
- Beh mi piacerebbe, ma non saprei, non ti darebbe fastidio se lavorassi qua? – le chiesi
- Non preoccuparti non ci provo mai con i ragazzi fidanzati
- Non sono più fidanzato – risposi, mi osservò con sguardo indagatore – mi ha lasciato
- Ha fatto bene, te lo sei meritato – replicò secca
- Su questo non posso che darti ragione – dissi sconsolato
- Comunque non preoccuparti, posso resistere al tuo fascino magnetico e lavorare con te senza saltarti addosso – mi prendeva in giro
- Sì, su questo ne ero abbastanza sicuro, allora se per te non è un problema mi farebbe piacere, cosa devo fare?
- Aspetta qua, parlo al direttore e ti faccio sapere
Andò a parlare all’orecchio di uno seduto ad un tavolino con la faccia da ragioniere, questi si alzò e venne verso di me
- Sei te che vorresti fare il barista qua?
- Sì, esatto
- Perfetto cominci domani, farai pratica seguendo le indicazioni di Katia, una settimana di prova, questi sono orari, giorni e stipendio – mi disse porgendomi un foglietto piegato contenente tutte le indicazioni
- Wow – dissi rivolgendomi verso Katia – ho un lavoro
- Già – disse lei – vedi di non farmi pentire di aver messo una buona parola per te
- Non lo farò. Grazie ancora – la salutai e raggiunsi gli altri che mi aspettavano fuori dal pub.
Mi fecero i complimenti per il lavoro e Ludovico pronosticò che avrei scopato Katia all’interno del pub entro Natale, lo mandai in culo come mio solito. Mi dispiaceva imporle la mia presenza, tanto più che il boss mi aveva messo di turno con lei e avrebbe dovuto insegnarmi e sopportarmi.
Il giorno dopo fu il mio primo giorno di lavoro, mi resi conto che forse Katia non aveva fatto tutto questo per me ma per vendicarsi. Sul lavoro era un tiranno, mi dava ordini mi faceva spostare tutti i fusti di birra, mi comandava a bacchetta e mi trattava di merda per ogni errore, anche piccolo. Finito il primo turno ero stremato e mi rivolsi a Katia:
- Sei ancora incazzata con me vero?
- Di cosa parli – mi chiese stupita
- Dico, sei incazzata con me e per questo mi hai trattato così oggi, vero?
- Ti sbagli, se pensi che le cose che ti ho detto oggi le abbia dette perché sono arrabbiata perché scopavamo insieme fai meglio ad andartene, ti ho detto le stesse cose che avrei detto a chiunque, se lavori devi farlo per bene, i soldi che prenderai sono buoni e buono deve essere il tuo lavoro, se ti faccio spostare i fusti di birra è perché sei di sicuro più forte di me, dovrei spostarli io e lasciare te alla cassa che hai iniziato oggi? Pensi di essere stato assunto per fare pubbliche relazioni senza durare fatica? Pensi che se ti correggo un errore è perché non scopiamo più o perché se fai una stronzata ci rimette il pub e noi che ci lavoriamo? – non l’avevo mai vista così alterata, ed era evidente che fosse seria, che pensasse davvero quelle cose, non le era minimamente passato per la mente il nostro trascorso. Mi sentii ancora più una merda, sia per aver lavorato male che per aver frainteso così stupidamente i suoi comportamenti.
- Hai ragione. Scusami sono stato un idiota. Ti prometto che mi impegnerò al massimo e cercherò di evitare ulteriori cazzate. È il mio primo lavoro e lo avevo preso sottogamba senza rendermi conto di quanto possa essere importante anche per gli altri.
Mi sorrise, contenta che avessi capito cosa voleva dirmi. Tornai a casa con il desiderio di far meglio e con la soddisfazione di lavorare con una ragazza con una volontà così forte. Non avrei creduto che quella ragazza così carina e minuta che si faceva le canne con Sergio fosse così seria ed appassionata nel suo lavoro, anche fosse quello di barista.
I giorni successivi andò meglio, molto meglio, mi davo da fare Katia sembrava più “gentile” nei modi, l’unico vero problema è che i fine settimana erano quelli dove dovevo lavorare di più per cui mi risultava più difficile tornare a casa dai miei. Di questo mia mamma si finse inizialmente molto dispiaciuta, anche se dopo un anno le volte che mi presentavo mi guardava quasi come se non ricordasse di preciso chi ero, ma mi disse che tutto sommato era un bene che avessi trovato un lavoro che mi aiutasse nelle spese, a patto che “non danneggi lo studio” che era il suo mantra fin dai tempi delle superiori per qualsiasi cosa facessi.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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