Lui & Lei
Onde e desiderio


23.04.2025 |
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"«E per diventare qualcun altro, magari…»
La sua voce era bassa, calda..."
"Onde e Desiderio"
Il mare sembrava dormire, placido e blu, sotto il cielo di inizio estate. E io, appoggiato alla ringhiera del ponte, sorseggiavo un cocktail e osservavo la gente che si muoveva sul ponte come comparse in un film al rallentatore. Poi la vidi.
Martina.
Non sapevo ancora il suo nome, ma bastò uno sguardo per capire che mi avrebbe rubato il sonno.
Indossava un vestito nero leggero, scollato sulla schiena, e i capelli raccolti in modo distratto, come se avesse impiegato due secondi per sembrare perfetta. Si avvicinò al bar, ordinò un calice di vino e si mise poco lontana da me, senza guardarmi. La tensione tra di noi era sottile e magnetica, come elettricità sotto pelle.
«Certe sere sembrano fatte apposta per dimenticare chi sei» le dissi, con un mezzo sorriso.
Lei voltò il viso, socchiudendo gli occhi. «E per diventare qualcun altro, magari…»
La sua voce era bassa, calda.
"A ciò che potremmo essere" le dissi alzando il bicchiere.Brindammo, e da lì iniziò il gioco.
Passammo la serata insieme, tra risate leggere e conversazioni cariche di sottintesi. A cena, si sedette accanto a me,disse che avremmo raggirato l'imbarazzo del silenzio e non saremo parsi la classica coppia che cena a lume di candela nel ristorante di una nave.Non ci fù silenzio, abbiamo parlato abbiamo parlato tanto,forse quella bottiglia di vino ha giocato dalla nostra parte,non c'è stata inibizione. Tutto scorreva come la prua della nave sulle onde.Le sue ginocchia sfioravano le mie sotto il tavolo. A un certo punto, sentii la sua mano sfiorare la mia coscia, apparentemente per caso. Ma non lo era. Nulla in lei lo era.
Dopo cena ci spostammo in uno dei salottini semi vuoti della nave. La luce era soffusa, la musica jazz in sottofondo. Lei si tolse le scarpe, portò le gambe sul divano e si avvicinò a me.
«Ti sei mai perso con una sconosciuta?» mi sussurrò all’orecchio.
Le nostre labbra si sfiorarono. E fu allora che capii: il gioco era finito. Stavamo per bruciare.
La presi per mano e senza dire una parola la condussi nella mia cabina.
Appena entrati, mi spinse contro la porta e mi baciò con una fame che mi fece girare la testa. Le sue mani erano ovunque, nei miei capelli, sotto la mia camicia, sulla pelle. La spogliai lentamente, baciando ogni parte che si scopriva. Il seno sodo che tremava sotto le mie labbra, l’addome teso, la curva perfetta dei fianchi.
Quando rimase nuda davanti a me, si girò di spalle e si appoggiò al muro. Le passai le mani sul corpo, la baciai lungo la schiena, poi mi inginocchiai dietro di lei e la assaggiai con la lingua, lenta e profonda. Sentivo il suo respiro accelerare, le sue mani cercavano qualcosa a cui aggrapparsi.
Mi voltò, mi spinse sul letto e si sedette a cavalcioni sopra di me. Si abbassò lentamente, facendomi scivolare dentro di lei con una lentezza crudele. La sua bocca aperta, gli occhi socchiusi, il suo respiro che si spezzava ad ogni movimento. Si muoveva con padronanza, guidando il ritmo, torturandomi con quella sensualità feroce.
Poi la presi tra le braccia, la girai sotto di me e la possedetti con forza. Le gambe attorno alla mia schiena, le unghie sulla mia pelle, la voce che si rompeva in gemiti e parole sussurrate, oscenamente dolci. La presi da dietro, in piedi, contro la scrivania che dava sul mare nero. I suoi seni contro il freddo tavolo sotto di lei, la sua schiena inarcata, il suo corpo che tremava ad ogni affondo.La sentivo contrapporre tutto il suo corpo contro il mio,dandosi a me completamente sino a raggiungere l'orgasmo.Si contorse tra gemiti ed espressioni di piacere lasciandosi andare al piacere che avvolse il suo corpo.
Riprese forza mi guardò con un sorriso compiaciuto abbracciandomi,mentre con il suo interno coscia accarezzava i miei fianchi,ti voglio ancora disse mordendo le mie labbra! Lasciai che si riprendesse e Inaspettatamente mi ritrovai di nuovo avvolto dal suo corpo .
Ti voglio ancora,ti voglio ancora,ti voglio dentro esclamò,e si portò di spalle verso di me afferrando il mio cazzo e guidandomi al suo monumentale culo,che nient'altro non era che perfetto!
Fece in modo che i suoi umori salissero verso l'alto a rendere piacevole la penetrazione!Affondai dopo aver fatto spazio sentendola di nuovo immersa nel piacere con dei sussurri che non facevano altro che alimentare la mia passione nel possederla.
Venimmo insieme, urlando senza vergogna, come due onde che si infrangono l’una contro l’altra nel mezzo dell’oceano.
Restammo lì, nudi, sudati, con il suono del mare come unico sottofondo. Le sue dita tracciavano cerchi sul mio petto.
«Sai che non finirà qui, vero?» mi disse.
La guardai negli occhi.
«Lo spero con tutto me stesso.»
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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