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Lui & Lei

Le caviglie di Elena - Parte prima


di paolorossi01012000
03.07.2020    |    873    |    0 9.9
"Lei continua: sinuosa e lasciva..."
Liberamente ispirato a una scena di vita vissuta

Quando si parla delle caviglie di Elena, Paolo va ai matti. Da sempre. Dagli anni del liceo, da quando la vide il primo giorno, gli sono sempre piaciute. Non troppo sottili, assolutamente non sono possenti. Mettono in evidenza, la bellezza del piede, danno risalto alle gambe. Si staccano da due piedi favolosi, curati, e slanciano due gambe che sembrano scolpite: dritte, lunghe, sode, lisce… Sostengono un culo sul quale potresti perderti e sognare. Una sola armoniosa, lunghissima curva. Una curva che parte dai piedi e sale fino al sedere, perdendosi nel ventre, nei fianchi e nella schiena. È una bellissima donna Elena. È alta. Con un seno grande, pieno, tondo. Da qualunque lato lo si guardi. E due capezzoli sempre turgidi che sembrano puntati dritti negli occhi di chi la guarda. Potrebbe tranquillamente andarsene in giro senza reggiseno ma la biancheria intima è una delle sue armi di seduzione.

Lei è una donna sicura, determinata e appagata: tanto nel lavoro quanto nella vita privata. Conosce Paolo da una vita. Sono stati amici fin dal primo momento. Un grande amicizia. Amicizia, complicità e null’altro. Anche se … Paolo … Chissà …

Sicuramente la guarda. Spesso con brama. Ne ammira la bellezza, statuaria. Ma non ha mai fatto nessun passo: prima per timidezza, poi perché “Non è il caso!”.

Sia chiaro, la figa a Paolo è sempre piaciuta. Ma dall’età di vent’anni in poi non gli è mai mancata. E poi Elena gli ha dato tanti di quei consigli con le ragazze che, forse, per un lungo periodo l’ha vista quasi come una sorella. Ma più di tutto: “Guido!”.

Guido è arrivato dopo, ma è diventato da subito un grandissimo amico. E nessuno dei due, ne Paolo né Elena, si sarebbe mai sognato di fare una porcheria del genere.

Questo non impedisce, a tutti e tre, di giocare. Sia chiaro, a Elena piace esibire la sua bellezza. Ma più che il fisico, Lei esibisce la propria femminilità, il proprio modo di interpretare il concetto di donna. Lo fa ovviamente attraverso il corpo, le movenze, la voce, quello che indossa. E quello che non indossa, a volte.

Quante volte, complice Guido, si diverte a giocare “Lo sai Paolo, oggi non ho le mutande.” E gli sorride maliziosa, guardandolo negli occhi.

Occhi pieni! Fasciata da un abito largo che segue le sue forme come un velo su una statua.

Paolo Le sorride, guarda Guido, “Secondo Te, cosa dovrei fare ora? Cosa dovrei farle ad una cosi?” risponde Paolo.

Ridono tutti e tre e poi Lei per risolvere tutto dice “Mamma mia quanto Ti voglio bene: se potessi di darei un bacio! Ora!” e finisce così, tra le risate.

Scene come questa sono all’ordine del giorno. E tutti e tre le interpretano con infinite varianti senza mai dimenticare il ruolo di ciascuno e i limiti imposti dal ruolo. Non vogliono assolutamente perdere o mettere in discussione il rapporto che hanno costruito.

Elena e Guido poi sono una coppia favolosa, da fare invidia. Il loro aspetto peculiare è il loro essere esibizionisti. Ogni occasione è buona per mettere alla prova il maschietto di turno: sicuro di sé, aitante, baldanzoso. Poi di fronte a tanta femminilità e a una carica di erotismo che ti travolge più di un treno in corsa, rimangono imbambolati e senza parole. Lei sorride compiaciuta. Lui ogni volta è ammirato: dal fascino della moglie e dal modo in cui gestisce quei maschietti intraprendenti. Ma soprattutto pensa a quanto sia fortunato. Ad averla tutta per se: fedele, devota, esigente, schiava e padrona … E ce ne vuole per starle dietro. Elena è un vulcano: di bellezza e di erotismo. Forse questo è stato uno dei motivi che hanno sempre scoraggiato Paolo.

“Per Lei ci vuole uno che le corra dietro. Non un giorno o un anno. Tutta la vita!” ha sempre pensato Paolo.

Ma a Guido non manca ne la voglia ne la forza.

A letto fanno i numeri quei due: il fascino non manca, la fantasia neanche, gioventù ne hanno … Non si limitano a scopare. Quando sono insieme l’aria si carica di energia. Come una bolla calda e carica di intrigo ed erotismo.

Come l’ultima volta ad esempio. Ve la racconto.

Elena è stata dal parrucchiere perché sta provando una acconciatura per un evento importante. Torna a casa mentre Guido ha appena finito di leggere alcuni documenti, cosa da poco, una formalità. Guido ha un paio di pantaloni di lino. Leggeri e freschi. L’ideale per il caldo sole di giugno. È primo pomeriggio. Ha un’erezione tremenda. Da quando è sveglio. Quando ha fatto quel giochino di lingua a Elena. Quello che a lei tanto piace e che la farà sorridere per due giorni di fila. Ha il cazzo in tiro Guido. Non lo nasconde e non sarebbe possibile. Elena non ha bisogno di guardare, lo conosce bene. Lo ha fatto maturare per tutto il giorno ed ora è il momento di cogliere questo frutto. Gli gira intorno, fa la civetta. Gli mostra i dettagli della pettinatura, alza i capelli, scopre il collo, poi la nuca. Gli fa sentire quel buon profumo che a lui tanto piace. Gli parla di un tipo che per strada la guardava, di come l’abbia seguita per un tratto, di come lei si sia divertita a sculettare camminando disinvolta, di come si sia fermata davanti a una vetrina, abbia mostrato il seno aggiustando una spallina del reggiseno. Si è addirittura chinata per aggiustare uno dei lacci dei sandali mostrando il culo e mettendo in mostra tutto il magnifico seno. Guido è in estasi. Ogni volta gli sembra di guardare un film. Si eccita in un modo indescrivibile. Sembra che tutto il sangue serva a tenergli il cazzo turgido. La restante parte gli pompa esattamente al centro del petto. Ma quello è il battito che va a mille. In questi momenti vorrebbe prenderla per i capelli, metterla in ginocchio, e riempirle la bocca, per il solo gusto animale di dirle “Succhia Troia!”. Ma non si permette. Non per paura. E comunque non in questi momenti. In fondo, Elena, Troia un po’ e in un certo senso lo è. Nel senso pulito del termine. Ma il loro gioco, va molto oltre ed è molto più raffinato. Quando c’è da fare la Troia, con Guido e solo con Lui, Elena non si tira indietro e non ha bisogno di istruzioni o incoraggiamenti.

Adesso Lui è immobile davanti e poco distante da Lei. Elena lo guarda fisso e gli sorride. Si avvicina, lentamente. Alza una mano per aggiustare un lembo dell’abito e coprire il seno, gli sfiora i pantaloni con la mano. È una frazione, un attimo. Tanto basta a provocare un fremito. Lo guarda e gli dice “Aveva i tuoi stessi occhi. Quel porco! Occhi arrapati, da porco inerme!” e lo spinge sul divano. Lui non può resistere, si lascia andare con tutto il suo peso. È già spossato. Non può e non vuole reagire. Non vuole prendere iniziativa. Ma soprattutto non gli compete: Lui è la vittima ora. Elena con il palmo della mano gli accarezza il cazzo attraverso i pantaloni. Gli si stende sopra. Lo bacia profondamente e a lungo. Senza accorgersene Guido si ritrova con le mani distese sopra la testa. È un attimo, un lampo. La guarda. E lei, con l’indice sulle labbra. Lo smalto rosso, lucido. Gli fa cenno si tacere “Non ti muovere! Non ti permettere!” sussurra. Gli monta a cavalcioni. Delicatamente prende il nastro di seta nera, dalla testa del letto. Lo gira intorno ai polsi. Due volte. E lo lega. Largo. Come gli ha insegnato lui. L’altro capo sotto la testa del letto. Si sistema la gonna. La fica languida, calda e densa di umori poggiata sul cazzo. Nel sistemarsi il vestito ha fatto uscire tutto il profumo di sesso che si porta tra le gambe: forte, caldo, carico di umori. A Guido arriva forte. Gli arriva al cervello. Nella parte più profonda. Lei sbottona la scollatura allarga l’abito e abbassa le spalline del reggiseno. Tira fuori il seno. Ci gioca, lo accarezza. Si china fino a sfiorare le labbra di Lui e poi si rialza. Con un gesto repentino stende la mano sotto l’abito, gli tira fuori il cazzo e senza esitare ci monta sopra e comincia a dondolarsi. Ritmicamente. Lentamente. Gli sorride. “Facciamo che ti faccio sborrare in trenta secondi? Come un ragazzino di vent’anni?” dice lei.

“Avrebbe fatto bene a sfondarti la fica quel porco! Non ti avrebbe saziata ma almeno avrebbe calmato la tua voglia di fare la Troia” risponde Guido sorridendo.

E Lei, di nuovo gli sussurra con l’indice sulle labbra “Non ti muovere! non ti permettere!”.

Si muove lentamente Elena. Non sono sgroppate. Non è una cavalcata. Si dondola, il seno le balla, composto, sul petto. Destra, sinistra, su e giù. E una sinfonia.

“Sono bagnata. Ho un lago tra le gambe!” Dice lei.

Lui lo sa. Sente scendere un rivolo caldo che esce dalla fica, gli lambisce le palle arriva a perdersi, all’altezza del culo, sulle lenzuola. Lei continua: sinuosa e lasciva. “Quella puttanella della tua segretaria? Ci pensi adesso? Sarebbe altrettanto brava?” chiede Elena a Guido.

Lui sorride. Lei si china, lo bacia. Profondamente. E lentamente … Alza il bacino e scivola via. Il cazzo è scoperto. Bagnato. Dritto. Pulsa. Cerca la sua preda, il suo ristoro. Inerme. Lei si ferma. Lo guarda “Ora viene il bello. Rilassati!” Lui sente il sangue pulsare ovunque. Vorrebbe esplodere in un orgasmo. Scagliarle contro i suoi fiotti caldi. Sul viso. In bocca. Sul seno. Lei sorride e scende con la testa tra le sue gambe. Gli sfiora la cappella con la lingua. Il cazzo sobbalza, il bacino si inarca vorrebbe affondarglielo in bocca fino in fondo alla gola ma ha le mani legate. Gode e soffre. Lei scende con la lingua lungo tutta l’asta, arriva alle palle scende fino allo sfintere. Gioca sapientemente, senza fretta, con la lingua. Passando dal culo alla base del cazzo. Lecca e bacia. Un minuto, due, tre … La tensione diventa un tremolio nelle gambe. Elena cambia ritmo. Con la lingua comincia a leccare la parte bassa del cazzo. Sale fino a metà. Gira sotto la cappella senza mai toccarla. A lui manca una frazione per godere, basterebbe un istante. Ma non riesce ad afferrare l’attimo perché lei è brava a rompere il ritmo. Lei gli sorride, mentre continua a leccarlo. Si ferma per alcuni secondi. Lui rilassa il bacino. È stremato.

Riprende il tormento. Con la mano Elena gli stringe il cazzo, alla base. Con la lingua gli lecca la cappella. Poi all’improvviso … dischiude leggermente le labbra, le appoggia sulla cappella come se volesse continuare ad accarezzarlo con le labbra al posto della lingua. Ma comincia a succhiare. Senza farlo entrare. Lentamente. Dolcemente. Lui ha il culo contratto. Il cazzo dritto, fermo nella mano di lei, duro. La cappella all’ingresso della bocca. Elena respira profondamente. Guido geme. Lei stende la mano, afferra un lembo del nastro che lega le mani di Guido.

E tira.

Il nodo si scioglie.

Guido si accorge di avere le mani libere. Afferra la nuca di Elena. Con l’atra mano tra i capelli, afferra la testa. Sembra Medusa. Lei non reagisce. Anzi si rilassa e asseconda. Come quando lui le lecca la figa e Lei gli spinge la testa tra le gambe. Oppure come quando lui le mette le mani sotto al culo e la sgroppa come un cavallo. Guido è un vulcano: pronto all’estasi. La mano dietro la nuca le immobilizza tutto il corpo. La mano tra i capelli guida la sua bocca a soddisfare la fame di Guido.

“Che Troia che sei! Godo! Sborro!” È una esclamazione calda, profonda, animale.

Dalla gola di Elena solo un mugolio compiaciuto, subito soffocato da un fiotto. Caldo. E un altro più profondo, più abbondante e più denso. E poi altri, a raffica. La sua bocca è piena. Si sporca il viso. Le cola sulle gambe di guido. Lui si rilassa. Lentamente. Ritorna alla vita dopo il supplizio. La guarda. Lei gli sorride. Il respiro affannoso lentamente ritorna regolare; si guardano; sorridono.

Questo accade normalmente tra loro. Sono lava che ogni volta cola da una bocca diversa. In un modo diverso. Ma oggi sta per accadere qualcosa di diverso. Straordinario …
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