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Lui & Lei

La collega.


di SelvaggioSardegna
27.03.2022    |    1.091    |    6 8.5
"Muovo un po’ la mano per mettermi comodo, a quel movimento corrisponde un nuovo gemito, ti piace e ti fa male..."
Aprile/20



Voglio metterti io un dito nel culo e farti venire scopandomi, venire scopato dal mio dito!
Le ho detto: lo sai che prima di mettermi un dito in culo te lo dovrai leccare bene.
Lei mi ha risposto: No! senza niente!

M è fatta così, dolce e forte allo stesso modo. Mentre la scopi è in realtà lei che scopa te.

Era un Giovedì mattina, il sole era alto, l'aria tremula di quel tepore primaverile e senza un solo fil di vento inondava di profumi la periferia dove io e M lavoriamo.
Non lavoriamo nella stessa azienda, ma quel giorno abbiamo finito il turno allo stesso orario e come spesso accade nei parcheggi, ci capita di incontrarci.
M è una ragazza molto bella con i capelli e gli occhi neri, alta e con bellissime gambe e quel giorno indossava un giubbino in eco-pelle così stretto che quel seno abbondante avrebbe volentieri squarciato per trovare la libertà.
So che non ha un fidanzato e così avanzo la proposta per poter mangiare qualcosa assieme, vista l'ora di pranzo.
Lei un po incerta, abbozza un sorriso e accetta.
Lasciamo la sua macchina parcheggiata, e ci spostiamo con la mia.
Io son già seduto, lei prende qualcosa dalla sua macchina, si siede e nel movimento non riesco a non guardarle le gambe, si toglie il giubbino, il seno esplodendo avanza impetuoso reclamando libertà.
Una sola camicetta bianca e tra un bottone e l'altro il reggiseno nero.
Il locale è distante pochi minuti, basta prendere la super strada, sempre dritti e si arriva al centro commerciale.
Tantissima gente, scegliamo il primo locale, quello un po più vuoto rispetto agli altri, ci sediamo parliamo e ci stuzzichiamo.
Il discorso va a finire sul sesso praticamente immediatamente, facciamo il conto di chi non lo fa da più tempo.
Lei da tre mesi, io da quattro.
Parliamo dell'amore, io non amo da tre anni, lei da quattro.
Mangiamo salsiccia con patate, un caffe e andiamo via.
Abbiamo ancora tempo, il pomeriggio è appena iniziato e imbocco una strada secondaria lasciando la superstrada con il suo traffico alla nostra sinistra.
Costeggiamo un boschetto, una zona che conosco abbastanza bene.
Parliamo per tutto il percorso, rallento l'andatura ed ancora parliamo, sempre più piano fin quando diventa quasi naturale fermare l'auto.
Lei mi propone di sederci nei sedili di dietro solo per stare più comodi e cosi abbassiamo i sedili davanti e allunghiamo sopra le gambe. Nessuna barriera tra noi.
Iniziamo un gioco scemo con le mani, le mie sopra le sue, palmo contro palmo. lei deve essere così veloce da spostarne una e colpire la mia prima che io riesca a ritrarla.. è brava ma non sempre, ed ogni volta che perde le mani si invertono e tocca a me colpire.
Siamo vicini, le dita solleticano i palmi e le mani son veloci, cosi veloci che volano leggiadre e si posano sui seni.
Il tempo sembra sospeso, lei mi afferra per i fianchi, mi tira a se e mi bacia.
Un bacio forte, salato, desiderato, atteso.
La sua lingua entra copiosa come cascata nella mia bocca, viene abbattuto ogni ostacolo ed ogni parvenza di rifiuto scompare.
La sua saliva inizia a mischiarsi con la mia, le labbra asciutte diventano subito umide,le sue mani tenaglia mi trattengono forte per non lasciarmi andare.
Solo io e lei.
Vedo il seno abbondante attraverso la seta della camicetta, il petto si gonfia in un pulsare ritmico e preciso del suo respiro.
La bacio avidamente, quasi volessi mangiarle la bocca.
Le mie mani cercano un alternativa a quel tatto, vogliono la carne, quel contatto non basta più e così ecco che la mano furtiva, una mano ladra si infila sotto la camicetta e va a rubare il sesso compiendo il reato della palpazione donandoti il piacere.
Vorresti sfilarti la tetta dal reggiseno e mettermela in bocca.
Anche attraverso riesco a sentire i capezzoli già in tiro che sembrano voler bucare la stoffa ma ancora una volta le mani non esitano e dopo averli stimolati, agganciano il reggiseno sollevandolo con forza. Ogni mano non riesce a contenere una tetta da quanto son grandi.
Ancora la bocca, sempre le lingue, ancora baci.
Ti liberi, non puoi più avere quella elegante camicia divenuta ormai di forza. Mi lasci, e partendo dall'alto inizi a sbottonarla. Le tette sussultano al pensiero della liberta, conoscono già quale destino di piacere le attende.
Camicia e reggiseno volano via come colombe scoordinate.
Hai dei bellissimi capezzoli, finalmente li accarezzo; sento il centro del piacere eccitarsi e diventare duro.
Le dita afferrano i capezzoli e giocandoci come fossero vecchie radioline alla ricerca della sintonizzazione perfetta frizionano dolcemente. I tuoi ansimi sono protetti dai baci.
Così abbasso la testa per potertele leccare meglio.
Lo faccio con dolcezza e forza, uso la mia lingua per il tuo godimento.
Si è indurito il mio tesoro, vuole esser cosparso di attenzioni, ha bisogno che gli dedichi il mio tempo.
Te li succhio entrambi, mi alterno e li succhio forte fino a farli diventare rossi, usciranno talmente fuori che diventeranno almeno il doppio di adesso.
Li schiaccio con le dita che il dolore andrà di pari passo al piacere, e più lo faccio più senti la figa colarti nelle mutandine.
Le tette ancora nella mia bocca.
Ti tolgo i pantaloni e anche le mutandine rosa che come avevo immaginato sono fradice di te.
Le prendo e te le sfrego sui capezzoli, le pulisco alla perfezione sfregandole bene. Tutto sarà pulito, solo i tuoi seni rimangono da lucidare, e per loro è pronta la mia bocca.
La appoggio, e la mia lingua si riappropria di ciò che è stato della tua figa contemplando con dei giri e delle succhiate il nettare delle tue cosce. Passato un capezzolo, è il turno del gemello che attende dritto il proprio giro nella giostra della lingua.
Vuole esser succhiato.
Ora che è duro e in tensione, solo a sfiorarlo esplode.
Mentre ti metto un dito in bocca per farmi ciucciare anche quello, mi passi una bella bolla di saliva che ripongo delicatamente al centro del seno per poi andare a risucchiarla nuovamente e posarla sull'altro.
Mi chiedi di prenderle insieme, le lecco entrambe, nessuna differenza.
Le mie mani sentono il peso e la bocca l'impossibilità di infilarle entrambe. Sono grandi, belle e turgide.
E mentre tutto questo accade alle tue tette, la figa rossa produce la sua crema che colando arriva con un rigagnolo al ginocchio.
E lì che riprendono i baci, lecco quella riga di dolce miele a ritroso fino alla sorgente.
Infilo la lingua per appropriarmi ancora del tuo nettare.
Giro intorno e con la mano piena ti tengo il culo e spingo verso me, affinché la figa venga raggiunta in ogni angolo.
Un orgasmo lungo, tremori, sospiri, e piacere.
Cinquantotto secondi di brividi che investono anima e corpo mandandomi in visibilio.
Quella mano che non si ferma, non si limita a spingere, vuole fare di più.
Ed è ciò che fa; spingendoti verso di me il medio si discosta dalle altre dita e spinge anche lui, direttamente dal foro dell'ano.
Dentro e nel profondo caldo, sbattendomi la figa in faccia direttamente in bocca.
Ti piaccio così porco, e quel dito voglio fartelo leccare dopo che lo tolgo dal culo.
Il tuo orgasmo mi ha fatto eccitare, sentirti perdere il controllo in uno squilibrio di piacere.
Mi vuoi sopra di te, avanzo, tu completamente sdraiata con la testa buttata all'indietro e le gambe in una posizione quasi innaturale mi aspetti dentro.
Son addosso a te, labbra e baci e la figa ancora tremante accoglie il membro turgido in un umido abbraccio.
Ti entro dentro con passione e forza, senza rispetto un colpo dopo l'altro, instancabilmente.
Lo vuoi così, forte. Ti piace esser presa all'improvviso, vuoi venir sorpresa come tu sorprendi me.
Allunghi una mano dietro la mia schiena, cerchi di agganciarti ma non trovi appiglio, mi graffi e scivoli veloce, arrivi alle natiche e le apri.
Voglio metterti io un dito nel culo e farti venire scopandomi, venire scopato dal mio dito!
Le ho detto: lo sai che prima di mettermi un dito in culo te lo dovrai leccare bene.
Lei mi ha risposto: No! senza niente!
Vuoi farmi venire mentre ti scopo, quando in realtà è il tuo dito che scopa me.
Io non ti dico di no, e neanche ti dico basta perché sono la tua troia adesso e tu sei la mia sotto di me.
Mi sfondi il culo mentre ti scopo la fica, e neanche tu mi dici basta, perché alla mia troietta piace.
E più continui più ti scopo forte. Mi fai male, i colpi che prendi ti incendiano; vuoi farmi male e farmi godere allo stesso tempo.
Con una sola mano, grande, forte e decisa ti sposto e la finisci a quattro zampe: petto basso culo alto.
Mi hai fatto male e per questo risuonano dentro l'auto gli sculaccioni come petardi.
Sei stata cattiva, e le mani aperte volano veloci sulle tue natiche arrossandole bene, prima destra poi sinistra ed ancora destra e sinistra. Cinque, dieci, quindici volte. Stringhe rossa di dita impresse come olio su tela.
Intanto il dito che mi hai messo in culo voglio che lo lecchi.
Mi chiedi se ti voglio punire.
Certo sei stata un po cattiva, lo devo fare. mi hai sfondato il culo senza sputarti il dito ed allora come prima cosa lo lecchi mentre ti sculaccio.
Mi dici basta, mi implori di infilarti il cazzo nella fica adesso..forte..Spingere e continuare a sculacciare.
Ma questo lo decido io, e a te fa eccitare ancora di più.
Ti apro bene le natiche e mi godo i tuoi sfinteri: sono li davanti a me, la figa gonfia, rosea, carnosa e aperta che già sbrodola per conto suo.
Ma è al culo che va la mia attenzione: lo guardo bene da vicino, con le sue mille righe convergenti che indicano l'ingresso del canale, perché questa non è solo un uscita..è anche l'ingresso del piacere.
Il tuo culo stretto, si proprio lui.
Lo vorrei leccare ma la mia saliva ti sarebbe da conforto per provare meno male, ed allora no, niente lingua.
Accosto il naso inspiro piano e poi forte, sento il tuo odore di donna, quell'odore di sesso che si sente solo tra le natiche, acidulo un po aspro.
Ora le labbra, speri esca la lingua ma non esce. Solo un piccolo bacio a stampo.
La tua figa cola, perché anche lei vuole essere protagonista di questo gioco, e lo sarà, ma più avanti..
Allontano il viso, mi metto sopra di te da dietro, ti domino.
Riprendo a sculacciarti, ancora senza soste, mani veloci e natiche arrossate.
Ti fa male, lo sento, dalla tua bocca solo gemiti di piacere e dolore.
Il palmo della mano al contatto con la tua carne esplode in un rumore sordo, venti, trenta volte.
Tu gemi e mentre lo fai ti tocchi i capezzoli approfittando del dolore misto al piacere.
Mi fermo, allargo le natiche ed appoggio il dito sul buco stretto, quello che non ti sei ancora fatta sfondare.
Mi chiedi di accarezzartelo e lo faccio, pensi che sarà quello il tuo piacere ma ti sbagli.
Infilo la falange, piano, la senti entrare e non fa male, la sensazione del dito dentro al culo ti piace, ma è solo l'inizio.
Continui a strizzarti i capezzoli.
Il foro dell'amore cede.
Le sue carni si aprono ed il dito si insinua. Speri in un colpo secco, ma non è così.
Senza sputo, ancora dentro, piano.
Come al rallentatore senti il dito farsi strada nel tuo foro vergine.
E lo senti ora, inizi a sentire anche il dolore, strizzi più forte i capezzoli.
Il dito sprofonda piano e dritto ti apre.
La figa cola, le tette turgide, la bocca ansima.
Il dito è tutto dentro, questo è quello che pensi, sbagli.
Non siamo arrivati, siamo a metà. Ti guardo il culo, bello con il dito che infilato a metà.
Ancora piano, ancora dentro non sai più quanto ne manchi, ti sembra sia già entrato un metro.
Piano, graffia e si inserisce.
Più il dito entra, più la figa vuole essere penetrata, ma aspetterà.
Bisogna punirti. Si mi piace punirti.
Senti il dito caldo sprofondare, ed ora è tutto tuo. Ansimi e del dito non c’è più traccia.
Lo lascio fermo, ti vedo strizzarti i capezzoli, ti piace quel dolore che mai avevi provato.
Continui a giocare ed io mi avvicino quanto posso.
Muovo un po’ la mano per mettermi comodo, a quel movimento corrisponde un nuovo gemito, ti piace e ti fa male.
La verga dura ti desidera, ti vuole e cola di piacere.
Appoggio il cazzo duro dietro di te, sulla figa che in un generoso slancio d'affetto si allarga da sola.
Lo infilo, il dito dentro non si muove.
Inizio ad ondeggiare, piano e veloce mentre il dito inizia a muoversi, solo piano per ora.
Ti scopo alla pecorina, ti piace un sacco e piace anche a me tanto che quasi vengo subito.
Resisto.
Il dito esce piano e di nuovo dentro. Ti si sta bagnando anche il culo.
Scivola dentro e fuori, inizia a prendere il ritmo del cazzo.
Sempre più forte senti l'uccello scoparti, le palle che ti sbattono addosso, il dito ormai ha strada libera, tu non ti opponi più e godi solamente.
Con il ritmo del cazzo; dentro e fuori tutti e due scivolano veloci.
Sei tu che ora ti muovi, cerchi di assecondare il movimento, vuoi tutto dentro.
Spingi per non perderti niente, ingorda.
Ti sento ansimare, è un gemito, un suono di primordiale piacere.
Il gemito diventa urlo, che diventano parole sconosciute, che diventano suoni d'orchestra stonata.
Godi, godi nella figa e nel culo, tutti e due assieme.
Ti sbatto forte, ancora più forte, ancora due colpi che diventano dieci.
E tu non capisci più niente, ti sei persa.
Sfilo il dito dal culo che rimane ancora qualche secondo aperto per il piacere, con il cazzo in mano e te lo sfrego sul buco ma non lo infilo.
Lo sego forte sul buco aperto.
Mi chiami porco, immagini ti voglia schizzare il buco del culo.
Ci appoggio la punta, lo vorresti dentro per completare la prima inculata ma non te lo infilo, lo sego ancora forte guardando la tua voragine invitarmi al ballo.
Sollevo la punta dell’uccello che inizia a innondare la schiena così tanto che ti arriva nei capelli.
Ti muovi verso di me, lo vuoi ancora.
Lo prendi in mano e te lo sfreghi sulle natiche arrossate, te lo strusci a destra e a sinistra.
Hai un lago sulla schiena.
Soddisfatta ti giri, lo prendi in bocca,lo lecchi e poi mi baci 😘
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